CINEMA A BOMBA!

martedì 29 giugno 2021

I CLASSICI: SOUL, ALL' ANIMA DEL JAZZ!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2020
100'
Regia: Pete Docter
Voci originali: Jamie Foxx, Tina Fey, Graham Norton, Donnell Rawlings, Angela Bassett.


Joe (Foxx) sogna una carriera da pianista jazz, ma al momento campa facendo l'insegnante di musica in una scuola pubblica.
Proprio quando sembra essere arrivata la sua occasione, ha un incidente e finisce in coma.

La sua anima si ritrova quindi in una sorta di limbo: per poter tornare nel proprio corpo si allea con 22 (Fey), un'altra anima che, al contrario, non ha mai voluto andare sulla Terra.

Ma il loro piano non va esattamente come previsto...
Riusciranno i due a trovare la propria "scintilla" e realizzare i rispettivi desideri?



Soul è stata una delle opere-simbolo del 2020, l'annus horribilis del cinema.
Questo anche grazie al traino dei 2 Oscar vinti appena un paio di mesi fa: miglior film d'animazione e miglior colonna sonora originale (le musiche sono state composte dal jazzista Jon Batiste e dai... Nine Inch Nails!).

Due premi meritatissimi, che hanno confermato il verdetto dei precedenti Golden Globe e che rappresentano il vero punto di forza della pellicola diretta dall'esperto Pete Docter.

Se stilisticamente e tematicamente siamo dalle parti di Inside Out (non a caso il regista è il medesimo) - animazione "adulta" che affronta temi importanti, non molto adatta ai bambini - musicalmente potrebbe essere l'anti Whiplash.

Là il jazz era sinonimo di ossessione e follia, qui invece impersonifica il talento e la creatività.
La musica come gioia di vivere, non come (auto)condanna.



Pur con un finale che lascia soddisfatti a metà (la soluzione delle tribolazioni del protagonista non è esposta con grande chiarezza), Soul è un lungometraggio che si lascia guardare volentieri.

Merito anche di un bel cast vocale.
Nella versione originale la "sfida" principale è tra i due protagonisti: da un lato un sobrio Jamie Foxx (già Django Unchained e futuro nuovo Spawn), dall'altro la mattatrice Tina Fey (la ricordate in L'Uomo dell'Anno?), che ha riscritto - non accreditata - buona parte dei dialoghi del proprio personaggio.

Nei ruoli di contorno spuntano altre due vecchie conoscenze del nostro blog: Donnell Rawlings (co-protagonista di Hollyweed) e Angela Bassett (la regina madre di Black Panther).

In attesa di recensire Luca, il nuovo cartone Disney-Pixar diretto dall'autore di La Luna e ambientato in Liguria, vale la pena vedere o rivedere questo pellicola, che ci ricorda come un semplice film d'animazione sia in grado di toccare - per mezzo di immagini e suoni - il cuore degli spettatori.

E, a volte, anche la loro... anima.



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venerdì 18 giugno 2021

I CLASSICI: I DOMINATORI DELL'UNIVERSO, PER IL POTERE DI GREYSKULL (NON DEL BUDGET)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1987
106'
Regia: Gary Goddard
Con: Dolph Lundgren, Frank Langella, Courtney Cox, Chelsea Field, Christina Pickles, Meg Foster.


Nel mondo fantastico di Eternia, l'armata del malvagio Skeletor (Langella) attacca e conquista il Castello di Greyskull.

Con l'aiuto dello gnomo-inventore Gwildor, il guerriereo buono He-Man (Lundgren) e i suoi amici riescono a entrare nella Sala del Trono, ma - circondati dalle truppe dell'algida Evil-Lyn (Foster) - scappano attraverso un portale multidimensionale e finiscono sulla Terra.

Qui dovranno farsi aiutare dalla giovane Julie (Cox) e dal suo fidanzato a ritrovare la Chiave Cosmica.
Solo così potranno tornare a Eternia e sconfiggere Skeletor...



"Per il potere di Greyskull!"
Chi, tra coloro che sono cresciuti negli anni 80, non ha mai gridato questa frase giocando coi Masters?

Prodotti dalla ditta Mattel, He-Man e compagnia erano i pupazzetti - allora non si parlava di action figures - più popolari del mondo, almeno prima dell'avvento delle Tartarughe Ninja.

A cementarne il successo era stata anche una leggendaria serie di cartoni animati, seguita a ruota da audiocassette, libretti, costumi di carnevale e merchandise di vario genere.

Facile quindi immaginare l'aspettativa che si creò dopo l'annuncio della realizzazione di un lungometraggio live action, il primo film della storia del cinema basato su una linea di giocattoli (non è, come credono molti, un adattamento dell'omonima serie televisiva).

La delusione, invece, fu cocente: all'uscita i critici lo dileggiarono e il pubblico disertò le sale.
Solo col passare degli anni questo fantasy fantascientifico - a metà strada tra Conan il Barbaro e Star Wars - è diventato un cult del cinema camp.

La ragione di questo fiasco risiede principalmente nella produzione a risparmio: nel copione di David Odell - già sceneggiatore di Supergirl (ovviamente il lungometraggio con Helen Slater, non la recente serie tv con Melissa Benoist) - la storia avrebbe dovuto svolgersi interamente a Eternia, poi l'azione venne spostata sulla Terra per mere ragioni di budget.

L'ambientazione originale si intravede quindi solo nell'incipit e nel finale, peraltro limitata quasi del tutto alla Sala del Trono.
Se si aggiungono effetti speciali non proprio all'avanguardia (neppure per i tempi) e l'assenza di alcuni personaggi chiave (la tigre, il maghetto Orko), allora il gioco è fatto.



La parte migliore è invece rappresentata dal cast.
Se da un lato Lundgren - spassoso in The Expendables 2 - si rivela un He-Man adeguato al ruolo (se non altro per aver girato tutti i combattimenti senza controfigura), dall'altro la scelta di Langella come Skeletor è geniale.

Grande attore di formazione teatrale, rivisto recentemente ne Il Processo ai Chicago 7 (era il giudice carogna), Frank venne convinto ad accettare il ruolo dal figlio di 4 anni.
Ancora oggi lo considera il fiore all'occhiello della propria carriera.

Nel reparto femminile si segnalano una giovane Courtney Cox pre-Friends e la solita imperscrutabile Meg Foster (nel caso ve lo foste chiesto: no, non porta lenti a contatto, i suoi occhi sono davvero così!).

Occhio alla breve scena post-credits: lasciava aperta la porta ad un seguito che però non è mai stato girato (ma, per la cronaca, alcuni costumi e scenografie vennero riciclati per Cyborg, polpettone post-apocalittico con Jean-Claude Van Damme).

In questi giorni il più geek dei registi hollywoodiani, Kevin Smith, sta lanciando su Netflix il reboot della serie animata, dal titolo Masters of the Universe: Revelation.
A giudicare dai commenti, il trailer di lancio ha risvegliato l'entusiasmo negli appassionati del franchise.

In attesa di giudicare la fondatezza di una tale hype, a nostalgici e fan potrebbe far piacere (ri)vedere quello che ad oggi è rimasto l'unico adattamento cinematografico dedicato agli eroi che hanno segnato la loro infanzia.



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domenica 6 giugno 2021

I CORTI: I SERPENTI DELLA NOTTE + SEGNO DI MORTE, PILLOLE DI "MAESTRIA"

Dall'alto: due sequenze tratte rispettivamente da I Serpenti della Notte e Segno di Morte


I SERPENTI DELLA NOTTE
USA, 1985
18'
Regia: William Friedkin
Interpreti: Scott Paulin, James Whitmore Jr., Robert Swan, Exene Cervenka.

SEGNO DI MORTE
USA, 1992
29'
Regia: William Friedkin
Interpreti: Yul Vazquez, Sherrie Rose, Tia Carrere, Gregg Allman, Steve Jones.


Che lo conosciate come Billy, Hurricane (a causa del suo carattere temepestoso) oppure Maestro (ricordate la nostra gag di quasi un decennio fa a Venezia?), dovreste sapere che William Friedkin è uno dei più grandi cineasti viventi.

Premio Oscar per Il Braccio Violento della Legge e autore di alcuni dei lungometraggi più memorabili della storia del cinema (dall'epocale horror L'Esorcista al grottesco neo-pulp Killer Joe, passando per il poliziesco cult Vivere e Morire a Los Angeles), il regista di Chicago iniziò la propria carriera dalla televisione.

Siccome il primo amore non si scorda mai, il nostro è occasionalmente tornato al piccolo schermo nel corso degli anni, con risultati tuttavia altalenanti.

Un paio dei contributi più significativi ve li presentiamo di seguito.
Qual è dei due il vostro preferito? Scrivetelo nei commenti!



I Serpenti della Notte (1985)

Notte. In uno sperduto diner di provincia entra un uomo misterioso.
È un reduce dal Vietnam, pieno di rimorsi per aver abbandonato i propri commilitoni nella giungla e vittima di un incubo ricorrente in cui proprio la sua vecchia unità ritorna dal mondo dei morti per vendicarsi.

Lo sceriffo sospetta che sia lui il responsabile della strage avvenuta in un motel lì vicino, e lo tempesta di domande sempre più insistenti.
Il soldato svela il proprio temibile segreto, e all'improvviso...

Non aggiungiamo altro per non rovinare il colpo di scena di finale.
Che pure è previdibile e tutto sommato non fondamentale: il punto di forza di questo episodio della serie Ai Confini della Realtà (in originale The Twilight Zone) è in realtà l'atmosfera sospesa della prima parte, carica di tensione e pronta a esplodere in efficaci effetti pirotecnici.

Girato on location in soli 5 giorni con una perizia da lungometraggio, è in pratica l'unico excursus televisivo che Friedkin nomina nella propria autobiografia.
Non è un caso: si tratta di uno dei migliori cimenti del Maestro col piccolo schermo.

La morale antibellicista è nascosta tra le righe del racconto, ma neppure tanto.
Alla faccia dei detrattori che da sempre etichettano Billy come un regista "reazionario" (uh-uh, come no).

Da segnalare, nel ruolo della cameriera, Exene Cervenka del gruppo country-punk X (vedi The Decline of the Western Civilization).



Segno di Morte (1992)

Il cantante di un emergente gruppo grunge/metal odia a tal punto la moglie del suo chitarrista e migliore amico che... si fa tatuare la sua faccia sul petto.

Peccato che il tatuaggio prenda vita: basterà asportarselo e far fuori la ragazza per liberarsi della maledizione?

La trama non è certo la cosa migliore di questo corto, realizzato per la serie tv I Racconti della Cripta (in originale Tales from the Crypt).
Non lo è neppure il fatto che la band si chiami Exorcist, lampante - e poco originale - riferimento al film più famoso di Friedkin, per l'appunto L'Esorcista.

Benché inferiore a I Serpenti della Notte, questo grandguignolesco mini-horror vale però per il sotteso umorismo nero (merito più del regista che del copione, probabilmente) e per le comparsate di alcuni veri musicisti.

In ruoli secondari si possono infatti scorgere Gregg Allman degli Allman Brothers e Steve Jones dei Sex Pistols (vedi Oscenità e Furore).

Notevole anche il reparto femminile, con la mora Tia Carrere (Relic Hunter, Sol Levante) in una parte alla Yoko Ono e la bionda Sherrie Rose come groupie a contendersi fisicamente la scena.


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