CINEMA A BOMBA!

lunedì 29 maggio 2023

CANNES 2023. RICORDEREMO LE PALME ALLA CARRIERA

Justine Triet solleva la Palma d'Oro. 


Quando abbiamo analizzato i film in cartellone al Festival di Cannes di quest'anno, ci siamo chiesti se i premi in palio sarebbero andati a pellicole e autori semi-sconosciuti o a nomi più blasonati.

La Giuria guidata dallo svedese Ruben Östlund - vincitore della Palme d'Or un anno fa - non si è lasciata tentare e ha assegnato i riconoscimenti più importanti a film che solo i cinefili più indefessi possono trovare appetibili.

A trionfare è stato un legal thriller francese diretto da una regista relativamente giovane, la 44enne Justine Triet, 3a donna a vincere in 76 anni (evviva la parità di genere!).
Anatomie d'une chute - letteralmente: "anatomia di una caduta" - ha ricevuto anche la Palme... Dog, ossia il premio assegnato al miglior interprete canino, in questo caso un border collie di nome Messi.

E gli italiani? Sono rimasti a bocca asciutta: Moretti, Bellocchio e Rohrwacher, rappresentanti - almeno i primi due - di un cinema gauche che in genere piace ai Transalpini, non sono riusciti a strappare nemmeno un riconoscimento minore.
Come loro anche altri autori di caratura internazionale: l'eccentrico Wes Anderson, il ricercato Todd Haynes, l'indomito Ken Loach.

Il tedesco giramondo Wim Wenders si è consolato con il premio per il miglior attore (il giapponese Kōji Yakusho per il suo Perfect Days), mentre l'anarchico finlandese Aki Kaurismaki ha dovuto accontentarsi del Premio della Giuria (per la tragicommedia Kuolleet lehdet).

Che cosa rimarrà della kermesse di quest'anno?
Di certo la consueta passerella di star e pellicole di grido: hanno marcato presenza, tra gli altri, il western morale di Martin Scorsese Killers of the Flower Moon, il nuovo Kitano (l'autore di Outrage per una volta non ha diretto un Yakuza movie), il movimentato giallo di Robert Rodriguez Hypnotic e l'ultimo Indiana Jones col sempreverde Harrison Ford.

A proposito dell'ex Han Solo, la sua Palma d'Oro alla carriera è stato uno dei momenti più "alti" di questa edizione, così come quella parimenti assegnata ad un altro vecchio leone di Hollywood: Michael Douglas, alias Hank Pym di Ant-Man.

Ecco, vogliamo ricordare Cannes 2023 così: coi volti sorridenti di questi due grandi attori che, in modo diverso, hanno fatto la storia del cinema.
Quanto può essere giusta e bella la Settima Arte, a volte.


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domenica 28 maggio 2023

CANNES 2023. I VINCITORI

Harrison Ford (a sinistra) con la Palma d'Oro alla carriera. 


Il film vincitore della 76° Festival di Cannes è Anatomie d'une chute, della 44enne regista francese Justine Triet.

Tutti gli italiani sono rimasti a bocca asciutta, eppure in concorso non ce n'erano pochi...

In attesa di un'analisi più approfondita (ossia il nostro consueto post di commento), leggete qui sotto l'elenco dei premiati!


Palma d'Oro: Anatomie d'une chute, regia di Justine Triet (Francia)

Grand Prix Speciale della Giuria (premio per l'opera più originale o innovativa): The Zone of Interest, regia di Jonathan Glazer (Regno Unito, Stati Uniti d'America)

Prix de la mise en scène (premio per la migliore regia): La Passion de Dodin Bouffant, regia di Trần Anh Hùng (Francia)

Prix du scénario (premio per la migliore sceneggiatura): Yūji Sakamoto per Kaibutsu, regia di Hirokazu Kore'eda (Giappone)

Prix d'interprétation féminine (premio per la migliore attrice): Merve Dizdar per Kuru otlar üstüne (Turchia, Francia, Germania, Svezia)

Prix d'interprétation masculine (premio per il migliore attore): Kōji Yakusho per Perfect Days (Germania, Giappone)

Premio della Giuria: Kuolleet lehdet, regia di Aki Kaurismäki (Finlandia)


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sabato 27 maggio 2023

ANT-MAN & THE WASP: QUANTUMANIA, IL RAZZISMO SPIEGATO A SUA FIGLIA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2023
124'
Regia: Peyton Reed
Interpreti: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michelle Pfeiffer, Michael Douglas, Kathryn Newton, Jonathan Majors, David Dastmalchian, Corey Stoll, Mark Oliver Everett, Tom Hiddleston, Owen Wilson, Bill Murray.


Qualche anno dopo aver salvato l'umanità dal perfido Thanos, Scott (Rudd) vive un'esistenza felice con la fidanzata Hope (Lilly) e i genitori di lei (Pfeiffer e Douglas).

Adora anche la figlia Cassie (Newton), avuta dalla sua ex moglie: un'adolescente che possiede un cervello da un milione di dollari e gli dà qualche grattacapo.

La ragazza ha costruito un aggeggio per comunicare col Regno Quantico e involontariamente viene risucchiata dentro con tutta la famiglia.
Come faranno Ant-Man e compagnia a venirne fuori senza intaccare l'equilibrio dell'universo?


2016 - Ant-Man + Captain America: Civil War.
2018 - Ant-Man & the Wasp.
2019 - Avengers: Endgame.

Questa è la 5a volta di Paul Rudd nei panni di Ant-Man e la 4a di Evangeline Lilly - indimenticata Kate di Lost - in quelli di Wasp.
Confermato pure Peyton Reed in cabina di regia: come Jon Watts di Spider-Man e James Gunn dei Guardiani della Galassia prima di lui, ha avuto la possibilità di dirigere tutti i capitoli della propria trilogia.

Come si dice, squadra che vince non si cambia?
Non proprio, qualcosa in realtà è cambiato davvero: Rudd non è più co-sceneggiatore e in generale il tono della serie si è fatto più serio.

Con poche eccezioni - il cameo di Bill Murray, ad esempio - l'umorismo scanzonato del primo film, che ai tempi aveva spinto qualche critico ad un arrampiscato paragone con l'allora concorrente Deadpool (anche lo sboccato merecenario di Ryan Reynolds entrerà prossimamente nel Marvel Cinematic Universe ), è quasi sparito.

Una scelta stilistica in linea con tutte le pellicole del MCU successive ad Endgame e che ricorda da vicino l'evoluzione (involuzione?) del succitato trittico dei Guardiani della Galassia.
Quantumania presenta alcune similitudini con la recentissima opera di Gunn, a cominciare dal sospetto che crea più imbarazzo e disagio... la Marvel sta diventando razzista?!?

A nostro parere, sinceramente, no.
Eppure il fatto che per due volte di fila il malvagio di turno sia uno psicopatico di etnia africana, contrastato da un gruppo di eroi per lo più caucasici, non ci pare un'idea geniale né aiuta a confutare il pregiudizio (alla faccia del Black Lives Matter, no?).

Là si trattava di un nazistoide chiamato Alto Evoluzionario, qui di un megalomane di nome Kang (Majors lo interpreta con una solennità da Marlon Brando che non ce l'ha fatta), ma il personaggio è essenzialmente lo stesso.
Del primo non sentiremo facilmente più parlare, il secondo dovrebbe tornare nei prossimi film degli Avengers e sostituire Thanos come super-cattivo.

Se i punti deboli della pellicola risiedono nella scelta dell'avversario e in un copione non troppo ispirato, i punti di forza sono: la durata relativamente breve ("solo" 2 ore: quasi un cortometraggio per lo standard a cui siamo stati abituati!), gli effetti speciali, le scenografie à la Star Wars e le performance degli attori principali.

Rudd batte ai punti una Lilly più sprecata che mai (smettetela di aggiungere ipocritamente Wasp ai titoli: è sempre più uno specchietto per le allodole), Douglas riesce a tenere testa ad una Pfeiffer in gran forma, ma Newton surclassa tutti: è lei la rivelazione e la vera protagonista della storia, speriamo di rivederla in futuro.

Chi ritroveremo quasi di certo è Ant-Man: forse non in un 4° capitolo "solista" (finora l'unico Avenger ad aver avuto più di una trilogia è Thor), ma probabilmente nei prossimi, attesi episodi della squadra.
La Disney-Marvel ha già annunciato l'uscita di Avengers: The Kang Dinasty nel 2025 e Avengers: Secret Wars l'anno successivo.

Difficilmente saranno all'altezza di quei knock down + knock out che erano stati Infinity War e Endgame, però concediamo loro un po' di fiducia.
Potremmo tornare a... meravigliarci.


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venerdì 26 maggio 2023

GLI INEDITI: TURTLES FOREVER, POTERE TARTARUGA!

(Clicca sulla locandina per vedere il film intero). 

USA, 2009
81'
Regia: Roy Burdine, Lloyd Goldfine
Voci originali: Michael Sinterniklaas, Sam Riegel, Wayne Grayson, Greg Abbey, Veronica Taylor, Marc Thompson, Peter Laird, Kevin Eastman.


New York City, 2003.
Quattro tartarughe antropomorfe, addestrate all'arte del ninjitsu dal loro maestro, il topo umanoide Splinter, rimangono sconcertate nel vedersi in TV mentre combattono contro la gang dei Purple Dragons.

Recatesi alla tana dei malviventi, scoprono che questi sosia sono in realtà versioni di loro stessi provenienti da una dimensione alternativa ambientata nel 1987.

Che cosa è successo? E se ci sono due gruppi di Turtles, allora ci saranno anche due Shredder (il loro acerrimo nemico)?
Per dipanare la matassa, ci sarà bisogno anche di una tarta-versione in bianco e nero proveniente dal 1984...


Uscito 2 anni dopo TMNT, questo secondo lungometraggio animato non è il seguito dell'ottimo film diretto da Kevin Munroe, bensì una combinazione tra la prima e la seconda serie a cartoni, e funge da conclusione di entrambe.

È un'opera celebrativa dei primi 25 anni delle Tartarughe Ninja, nate come fumetto underground nel 1984: un omaggio a tutti gli appassionati, un tributo a uno dei franchise più bizzarri e di successo della storia.

Purtroppo inedita in Italia, è assai divertente per l'interazione tra Turtles "vecchie" (adorabilmente infantili) e "nuove" (più serie e cool).
Ma il colpo di genio è stato aver introdotto anche una versione animata delle controparti fumettistiche originali, che si muovono e parlano esattamente come nella prima storia pubblicata da Peter Laird e Kevin Eastman.

Proprio i due co-creatori si concedono un autoironico cammeo nell'ultima scena, l'unica in live action.
Una ciliegina sulla torta per tutti i tarta-fan che si rispettino.

Ad oggi, a Turtles Forever - praticamente uno Spider-Man: No Way Home delle TMNT - sono seguite altre due pellicole animate, ognuna ambientata in un proprio universo: Batman vs. Teenage Mutant Ninja Turtles, in cui - come esplicitato nel titolo - i 4 fratelli si incontrano/scontrano con l'Uomo Pipistrello per eccellenza, e Tartarughe Ninja: Caos Mutante, ennesimo ed attesissimo reboot.

Il primo ve lo recensiremo prossimamente, il secondo uscirà ad agosto.
Rimanete sintonizzati: c'è ancora tanto da scoprire sul mondo dei ninja anfibi più amati di sempre.


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venerdì 19 maggio 2023

I CLASSICI: TMNT, QUATTRO MOSTRI PER QUATTRO FRATELLI

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA/Hong Kong, 2007
87'
Regia: Kevin Munroe
Voci originali: Chris Evans, Sarah Michelle Gellar, Patrick Stewart, Laurence Fishburne, Mako, Kevin Smith.


Qualche anno dopo aver sconfitto Shredder, le Tartarughe si sono divise: Leo si è trasferito in Sudamerica, Mickey fa l'animatore alle feste di compleanno, Donnie lavora in un call center e Raffo ha iniziato a fare il vigilante notturno.

April e Casey ora vivono insieme e commerciano in oggetti antichi; uno dei loro clienti, un miliardario, li incarica di ritrovare delle antiche statue di pietra.
C'è una minaccia che incombe sull'umanità e i 4 fratelli dovranno riunirsi per fronteggiarla...


Uscito dopo la prima trilogia coi costumi da Muppet e prima del dittico moderno prodotto da Michael Bay (di tutti e 5 questi live action potete leggere le recensioni qui), questo è stato il primo lungometraggio animato dedicato ai rettili ninja più amati al mondo.

La loro storia è nota: creati nel 1984 dai fumettisti indipendenti Kevin Eastman e Peter Laird (il secondo figura qui come produttore esecutivo e consulente creativo), hanno ottenuto rapidamente un successo planetario grazie a cartoni animati, giocattoli e merchandise di vario genere.

Nel 2007 la "turtlemania" non era più all'apice, ma questo film contribuì a rilanciare il marchio (che tutt'oggi continua a godere di ottima salute).
Il merito è sopratutto di Kevin Munroe, regista e sceneggiatore che è riuscito ad accontentare i fan di ogni ordine e grado: sia quelli dei fumetti originali, più cupi e "seri", sia quelli delle serie animate, più leggere e adatte ai bambini.

Oltre all'ottima grafica 3D (specie per quegli anni), la qualità più apprezzabile della pellicola è l'originalità.
Senza tradire lo spirito dei personaggi, Munroe e il suo team hanno realizzato una storia un po' diversa, con risvolti narrativi non scontati, privilegiando l'azione sull'umorismo (che pure non manca).

Nella versione originale c'è un cast vocale da leccarsi le bandane: da Chris Evans post Fantastici 4 ma pre Capitan America alla un po' sparita Sarah Michelle Gellar (Buffy), dal grande vecchio Patrick Stewart (il Professor Xavier degli X-Men) all'onnipresente fanboy Kevin Smith, passando per Laurence Fishburne - lo ricordiamo col gilet in Batman v Superman - in veste di narratore.

Ambientato in un universo a sé stante, che conserva pochi riferimenti alla trilogia cinematografica originale e ignora completamente il quasi dimenticato telefilm L'Avventura Continua, TMNT - acronimo di Teenage Mutant Ninja Turtles - è uno dei migliori film sulle Tartarughe Ninja in assoluto.
L'unico vero difetto? Non ha avuto un seguito.

Archiviate momentaneamente le pellicole in live action, il prossimo capitolo della saga si avvarrà nuovamente dell'animazione, ma sarà pure l'ennesimo reboot.
Fortemente voluto dal comico Seth Rogen (uno dei doppiatori di Cip e Ciop Agenti Speciali), si chiamerà Tartarughe Ninja: Caos Mutante e uscirà in estate.

Da buoni tarta-fan, non ci resta che aspettare.
Magari con una bandana colorata sugli occhi e una fetta di pizza in mano.


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martedì 16 maggio 2023

CANNES 2023. I FILM IN E FUORI CONCORSO

(La locandina del 76° Festival di Cannes). 


La 76a edizione della seconda kermesse cinematografica più importante del mondo segna anche - in termini di strategia - un cambio di rotta che è in realtà un ritorno al passato.

Dopo aver preso anni di sonore sberle morali dalla concorrente Mostra del Cinema di Venezia capitanata da Alberto Barbera, l'eterno direttore artistico del Festival di Cannes, Thierry Frémaux, ha cercato di assicurarsi più opere di intrattenimento che ha potuto, come era solito fare negli anni più floridi della propria gestione.

Scorrendo l'elenco che trovate in fondo, potete quindi notare la presenza del tanto discusso quanto atteso Indiana Jones e il Quadrante del Destino, come sempre interpretato da Harrison Ford (stavolta invece i grandi Steven Spielberg e George Lucas non sono della partita, purtroppo).

Così come balza all'occhio il ritorno di un altro grande cineasta: l'italoamericano Martin Scorsese, che nel western Killers of the Flower Moon torna a lavorare con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro dopo quella "prova generale" che era stata The Audition.

Nelle categorie secondarie - ammesso che poi siano davvero tali - fanno inoltre capolino: il giapponese Takeshi Kitano, per una volta in trasferta dai propri film sulla Yakuza; il premio Oscar Steve McQueen, che firma un documentario; il cineasta tex-mex Robert Rodriguez, con un giallo che vede protagonista l'ex(?) Batman Ben Affleck.

Ma i film in concorso, piuttosto?
Qui troviamo un'ampia rappresentanza italiana, con 3 registi intellettuali che piacciono tanto Oltralpe: l'onnipresente Alice Rohrwacher, il navigato Marco Bellocchio (lo ricordiamo mentre vagava assonnato per il Lido di Venezia, qualche anno fa) e soprattutto Nanni Moretti.

L'autore di Mia Madre è uno beniamini del Festival, ha già vinto anni or sono con lo straziante La Stanza del Figlio (battendo David Lynch che per tutta risposta lo minacciò scherzosamente di morte, non dimentichiamolo) ed è uno dei favoriti per la vittoria.

Nanni se la dovrà vedere con una concorrenza agguerritissima: si va dal sempre stilosissimo Wes Anderson (questa volta "orfano" di Bill Murray) al giramondo Wim Wenders, dal finlandese indie - e amico di Joe Strummer - Aki Kaurismaki all'indomito Ken Loach, che sulla Croisette ha già trionfato 2 volte.

C'è molto pane per i denti dei cinefili, e chissà se la Giuria guidata dal regista svedese Ruben Östlund - vincitore lo scorso anno - si farà tentare dai grandi nomi oppure punterà verso pellicole e autori meno conosciuti.

C'è un solo modo per saperlo... aspettare fino alla premiazione!
Nel frattempo leggete qui sotto l'elenco completo dei candidati.


CONCORSO
Anatomie d'une chute, regia di Justine Triet (Francia)
Asteroid City, regia di Wes Anderson (Stati Uniti d'America)
Banel et Adama, regia di Ramata-Toulaye Sy (Francia, Senegal)
Black Flies, regia di Jean-Stéphane Sauvaire (Stati Uniti d'America)
La chimera, regia di Alice Rohrwacher (Italia, Stati Uniti d'America, Svizzera, Francia)
Club Zero, regia di Jessica Hausner (Austria, Regno Unito, Germania, Francia, Danimarca)
L'Été dernier, regia di Catherine Breillat (Francia)
Les Filles d'Olfa, regia di Kaouther Ben Hania (Tunisia, Francia, Germania)
Firebrand, regia di Karim Aïnouz (Regno Unito)
Kaibutsu, regia di Hirokazu Kore'eda (Giappone)
Kuolleet lehdet, regia di Aki Kaurismäki (Finlandia)
Kuru otlar üstüne, regia di Nuri Bilge Ceylan (Turchia, Francia, Germania, Svezia)
May December, regia di Todd Haynes (Stati Uniti d'America)
The Old Oak, regia di Ken Loach (Regno Unito)
La Passion de Dodin Bouffant, regia di Trần Anh Hùng (Francia)
Perfect Days, regia di Wim Wenders (Germania, Giappone)
Qīngchūn, regia di Wang Bing (Cina, Lussemburgo, Paesi Bassi, Francia)
Rapito, regia di Marco Bellocchio (Italia, Francia, Germania)
Le Retour, regia di Catherine Corsini (Francia)
Il sol dell'avvenire, regia di Nanni Moretti (Italia, Francia)
The Zone of Interest, regia di Jonathan Glazer (Regno Unito, Stati Uniti d'America)

UN CERTAIN REGARD
Augure, regia di Baloji (Congo, Belgio, Paesi Bassi, Germania, Sudafrica)
Āyehā-ye zamini, regia di Ali Asgari e Alireza Khatami (Iran)
Baavgai bolokhson, regia di Zoljargal Purevdash (Mongolia)
Los colonos, regia di Felipe Gálvez (Cile, Argentina, Danimarca)
Crowrã, regia di João Salaviza e Renée Nader Messora (Portogallo, Brasile)
Los delincuentes, regia di Rodrigo Moreno (Argentina, Brasile, Cile, Lussemburgo)
Hé biān de cuòwù, regia di Wei Shujun (Cina)
How to Have Sex, regia di Molly Manning Walker (Regno Unito)
Hwaran, regia di Kim Chang-hoon (Corea del Sud)
Kadhib ʾabyaḍ, regia di Asmae El Moudir (Marocco, Egitto)
Les Meutes, regia di Kamal Lazraq (Belgio)
The New Boy, regia di Warwick Thornton (Regno Unito, Australia)
Une nuit, regia di Alex Lutz (Francia, Belgio)
Rán dōng, regia di Antony Chen (Cina)
Le Règne animal, regia di Thomas Cailley (Francia)
Rien à perdre, regia di Delphine Deloget (Francia)
Rosalie, regia di Stéphanie Di Giusto (Francia)
Simple comme Sylvain, regia di Monia Chokri (Canada)
Wadāʿan Jūlyā, regia di Mohamed Kordofani (Sudan, Egitto, Germania, Francia, Arabia Saudita, Svezia)

FUORI CONCORSO
L'Abbé Pierre: Une vie de combats, regia di Frédéric Tellier (Francia)
Elemental, regia di Peter Sohn (Stati Uniti d'America) - film di chiusura
Geomijip, regia di Kim Ji-woon (Corea del Sud)
The Idol, regia di Sam Levinson – serie TV, 2 episodi[5] (Stati Uniti d'America)
Indiana Jones e il Quadrante del Destino (Indiana Jones and the Dial of Destiny), regia di James Mangold (Stati Uniti d'America)
Jeanne du Barry - La favorita del re, regia di Maïwenn (Francia) - film d'apertura
Killers of the Flower Moon, regia di Martin Scorsese (Stati Uniti d'America)

CANNES PREMIERE
L'Amour et les Forêts, regia di Valérie Donzelli (Francia)
Bonnard, Pierre et Marthe, regia di Martin Provost (Francia, Belgio)
Cerrar los ojos, regia di Víctor Erice (Spagna, Argentina)
Eureka, regia di Lisandro Alonso (Argentina, Francia, Germania, Portogallo, Messico)
Kubi, regia di Takeshi Kitano (Giappone)
Perdidos en la noche, regia di Amat Escalante (Messico, Germania, Danimarca, Paesi Bassi)
Le Temps d'aimer, regia di Katell Quillévéré (Francia, Belgio)

PROIEZIONI SPECIALI
Anselm, regia di Wim Wenders – documentario (Germania)
Bread and Roses, regia di Sahra Mani – documentario (Stati Uniti d'America, Afghanistan)
As filhas do fogo, regia di Pedro Costa – cortometraggio (Portogallo)
Little Girl Blue, regia di Mona Achache (Francia)
Man in Black, regia di Wang Bing – documentario (Francia, Cina)
Occupied City, regia di Steve McQueen – documentario (Regno Unito, Paesi Bassi, Stati Uniti d'America)
Retratos fantasmas, regia di Kleber Mendonça Filho – documentario (Brasile)
Strange Way of Life, regia di Pedro Almodóvar – cortometraggio (Spagna)
Le Théorème de Marguerite, regia di Anna Novion (Francia)

PROIEZIONI DI MEZZANOTTE
Acide, regia di Just Philippot (Francia, Belgio)
Kennedy, regia di Anurag Kashyap (India)
Hypnotic, regia di Robert Rodriguez (Stati Uniti d'America)
Omar la fraise, regia di Elias Belkeddar (Francia)
Silence, regia di Kim Tae-gon (Corea del Sud)


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lunedì 8 maggio 2023

GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 3, COMUNQUE ANDRÀ L'ADDIO NON È UNA POSSIBILITÀ

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2023
150'
Regia: James Gunn
Interpreti: Chris Pratt, Zoe Saldaña, Dave Bautista, Karen Gillan, Pom Klementieff, Sean Gunn, Will Poulter, Nathan Fillion, Michael Rooker, Sylvester Stallone.
Voci originali: Bradley Cooper, Vin Diesel, Maria Bakalova, Seth Green, Linda Cardellini.


Dopo gli eventi dello Speciale natalizio, i Guardiani si ritrovano in una pericolosa missione per salvare Rocket (Cooper) dalle brame di un afro-nazi-psicopatico chiamato Alto Evoluzionario.

Entra in campo anche la "nuova" Gamora (ricordate Avengers: Endgame?), ora tra le fila dei pirati interstellari Ravagers guidati da Stakar (Stallone).
E se questa fosse l'ultima avventura per Star-Lord (Pratt) e compagni?


2014 - Guardiani della Galassia
2017 - Guardiani della Galassia Vol. 2
2018 - Avengers: Infinity War
2019 - Avengers: Endgame
2022 - Thor: Love and Thunder + Guardiani della Galassia: Holiday Special

Eccoci alla 7a apparizione dei GdG nel Marvel Cinematic Universe (in breve MCU), il 3° capitolo di una trilogia iniziata quasi un decennio fa.
Al timone della nave (spaziale) c'è ancora una volta il sempre più lanciato James Gunn, ex regista di horror da poco promosso co-direttore dei DC Studios.

Prima di lasciare la Marvel per passare definitivamente alla Distinta Concorrenza, per la quale ha già firmato il trucido The Suicide Squad (a proposito: anche questo ve lo recensiremo a stretto giro), il cineasta coi capelli a spazzola ha voluto e potuto concludere la storia dei "suoi" Guardiani.

Lanciata inizialmente come la serie comica dell'universo degli Avengers, col passare del tempo quella dei Guardiani è diventata sempre più cupa e drammatica, come dimostra questo nuovo capitolo (con l'eccezione del family friendly Holiday Special, ma quello fa storia a sé).

Non che l'umorismo sia venuto meno, anzi: anche stavolta si ride spesso e di gusto, ma la spensieratezza degli esordi - come già era parso nel Vol. 2, nonostante la presenza "disneiana" di Baby Groot - è quasi sparita.

In compenso è aumentata molto la dose di violenza, al punto che sconsigliamo la visione ai bambini.
Questa (discutibile) scelta stilistica può essere spiegata col cambio di tono subìto dal MCU post-Endgame, ma più probabilmente è un retaggio dell'esperienza "a mani libere" di Gunn col succitatato semi-reboot della Suicide Squad.

Vol. 3 ha l'ambizione di toccare - al di là della matrice fumettistica - alcuni temi importanti: l'amicizia e i legami familiari (topoi presenti nel corso di tutta la serie), la crudeltà nei confronti degli animali, l'elaborazione del lutto, la necessità di venire a patti col proprio passato e di reinventarsi un futuro.

A momenti il film rischia di sprofondare nel Grand Guignol, o - peggio ancora - nel torture porn, ma poi si riprende e riesce pure a commuovere, specie nel finale.
Però non arriva mai a quella dimensione epica cui il suo autore evidentemente tendeva.

In compenso il cast è quasi sempre da applausi: a parte un cattivo troppo sopra le righe e un nuovo ingresso non particolarmente incisivo, gli altri interpreti danno il massimo.
Questa volta i migliori sono Cooper (praticamente il vero protagonista della vicenda) e Bautista, ed è un piacere ritrovare Saldaña in un personaggio vecchio ma nuovo.

In secondo piano emerge un esilarante Fillion, mentre è curioso notare la presenza dell'italo-americana Cardellini, che nella versione originale dà la voce alla lontra Lylla pur avendo già un ruolo nel MCU (è la moglie di Occhio di Falco degli Avengers).

Fanno capolino anche altri personaggi amati dal pubblico: da Howard il Papero (ma perché non lo fanno comparire di più?) alla deliziosa cagnolina Cosmo (doppiaggio originale e motion capture di Maria Bakalova, quella di Borat 2).

Nel complesso, come capitolo conclusivo della storia questo Volume 3 ci starebbe anche, se non fosse per una scena post-credits che lascia intendere che non sia ancora il momento per metterci una pietra sopra.
Ci sarà prima o poi una puntata numero 4? O magari uno spin-off?

Parafrasando una recente canzone pop italiana si può affermare che, comunque andrà, per i Guardiani della Galassia l'addio non sembra essere una possibilità.


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mercoledì 3 maggio 2023

I CLASSICI: NOTTING HILL, PERDINDIRINDINA!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

UK/USA, 1999
124'
Regia: Roger Michell
Con: Julia Roberts, Hugh Grant, Rhys Ifans, Hugh Bonneville, Micha Burton, Emily Mortimer, Alec Baldwin (non accreditato).


Notting Hill, quartiere residenziale di Londra.
Qui Will (Grant) gestisce una libreria e condivide un appartamento con uno squinternato coinquilino (Ifans).

La routine di tutti i giorni cambia quando un giorno irrompe nella sua vita la superdiva hollywoodiana Anna Scott (Roberts).
Tra i due scocca la scintilla, ma è davvero possibile una relazione sentimentale tra due persone tanto diverse?


I due protagonisti provano ad entrare in un giardino, di notte: lui, cercando di scavalcare il cancello, inciampa e d'istinto esclama "Perdindirindina!" (in originale dice "Whoopsidaisies!").
Se non avete presente questa scena probabilmente non avete mai visto Notting Hill.

Commedia romantica tra le più famose della storia del cinema moderno, è opera soprattutto dello sceneggiatore Richard Curtis, co-creatore di Mr. Bean e già autore del copione di Quattro Matrimoni e un Funerale (un altro lungometraggio di successo per certi versi simile a questo).

Con quest'ultimo condivide l'inserimento di una protagonista femminile americana in un contesto al 100% inglese e la partecipazione di Hugh Grant.
L'attore londinese - rivisto recentemente in Glass Onion - offre in questo film la migliore interpretazione della propria carriera, un delicato equilibrio di goffaggine e humour britannico.

A contendergli la scena c'è una Julia Roberts in splendida forma.
L'ex Pretty Woman infonde al proprio personaggio una grazia elegante e una vulnerabilità rara, rendendolo credibile e riaffermando una verità di cui spesso ci dimentichiamo: anche i VIP sono esseri umani e - in molti casi, almeno - persone normalissime, come tutti noi.

L'alchimia tra i due protagonisti mette in ombra il resto del cast, ma ci sono almeno un paio di comprimari che riescono a lasciare il segno: Bonneville, che anni dopo avremmo rivisto nel dittico dedicato all'orso Paddington (a proposito, un giorno ve lo recensiremo), e soprattutto Ifans (il Dr. Lizard del primo Amazing Spider-Man), qui nel ruolo della vita.

Attori in stato di grazia, dialoghi brillanti, una regia "leggera" e la ballata When You Say Nothing At All di Ronan Keating a trainare la colonna sonora: pezzi di un puzzle che vanno a comporre l'immagine di un'opera, nel suo genere, memorabile.

Una pellicola imperdibile per chi è stato almeno una volta a Londra (e a Notting Hill, chiaro).


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