CINEMA A BOMBA!

mercoledì 20 luglio 2022

GLI INEDITI: HE NEVER DIED, ROLLINS È UN VERO ANGELO (MA NON FATELO ARRABBIARE)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA/Canada, 2015
99'
Regia: Jason Krawczyk
Con: Henry Rollins, Kate Greenhouse, Jordan Todosey, Steven Ogg, Booboo Stewart, Don Francks.


Jack (Rollins) è un cinquantenne solitario: vive per conto proprio in uno squallido appartamento, conserva in frigo sacche di sangue rimediate da un infermiere dell'ospedale, gioca a bingo e mangia veg in un diner dove lavora una bella cameriera bionda che gli fa il filo (Greenhouse).

Ha due lunghe cicatrici sulla schiena e gode di una rendita multimilionaria.
A parte qualche forte emicrania e le visioni occasionali di un vecchio barbuto che lo fissa in silenzio, nella sua vita non c'è altro.

Almeno finché non riceve la visita inaspettata di una ragazza adolescente (Todosey), la figlia che non sapeva di avere.
Questo incontro imprevisto metterà in moto una serie di sanguinosi eventi a catena che porteranno Jack a venire a patti col passato e riconsiderare la propria esistenza.


Cantante punk/metal (prima coi seminali Black Flag, poi con la sua Rollins Band), scrittore e poeta, stand-up comedian, viaggiatore e autore di reportage, DJ radiofonico, podcaster, attivista e commentatore politico, presentatore tv, fotografo, doppiatore...

Henry Rollins è una delle personalità più poliedriche e interessanti del pianeta.
Ovviamente è anche un bravo attore e la principale ragione per vedere questo film.

Carismatico e imponente, il nostro regge sulle proprie spalle l'intera pellicola, scritta e diretta da un esordiente ambizioso ma ancora un po' acerbo.
Lo spunto possiede una certa originalità, ma lo sviluppo narrativo non manca di qualche inciampo (ad esempio, la sottotrama del misterioso anziano col cappello andava approfondita, benché nel finale si intuisca che cosa rappresenti).

Attenzione alle apparenze: He Never Died (titolo un po' "spoilerante") non è né un dramma esistenziale né - nonostante l'ampio spreco di emoglobina - uno splatter-horror.
Semmai è una commedia brillante durante la quale si ride spesso e che include almeno una scena cult: quella in cui il nostro snocciola alla sua perplessa amica tutti i mestieri che ha svolto nella vita.

Grazie a (o per colpa di) un protagonista memorabile, questo lungometraggio è fondamentale essenzialmente per i fan di Rollins, mattatore capace di passare da angioletto indifeso a belva feroce con un solo cambio di sguardo.
Consigliabile a tutti gli altri, se di bocca buona.

Buona estate e - per chi non le avesse già fatte - buone vacanze da CINEMA A BOMBA!


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mercoledì 13 luglio 2022

I CLASSICI: ALICE IN WONDERLAND, COME ESTRARRE UN BIANCONIGLIO DAL CAPPELLO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2010
108'
Regia: Tim Burton
Con: Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Crispin Glover, Anne Hathaway.
Voci originali: Alan Rickman, Stephen Fry, Frank Welker, Michael Gough, Christopher Lee.


L'adolescente Alice (Wasikowska) ritorna a Wonderland dopo 13 anni.
Non ricorda più nulla di quella esperienza, eccetto alcuni flashback che le appaiono in sogno.

Qui ritrova i suoi vecchi amici - tra questi l'eccentrico e generoso Cappellaio Matto (Depp) - ancora impegnati a resistere contro la malvagia Regina Rossa (Bonham Carter) in difesa della buona Regina Bianca (Hathaway).

Il suo compito è quello di uccidere il mostruoso Ciciarampa (Lee) nel Giorno Gioiglorioso e riportare la pace nel Sottomondo...


9 anni prima di Dumbo, Tim Burton aveva già realizzato uno dei tanti auto-rifacimenti in live action di cui la Disney non sembra riuscire a fare a meno.
Per fortuna, questo è anche uno dei migliori.

Alleggerendo i toni dark che sono il suo marchio di fabbrica e sbizzarrendosi tra CGI e 3D, il regista di Beetlejuice ha dato un'interpretazione molto personale ad Alice nel Paese delle Meraviglie, celeberrima fiaba di Lewis Carroll.

Il Cappellaio Matto è stato promosso a co-protagonista (chissà se questa cosa era già prevista nel copione o se il ruolo è stato espanso dopo l'ingaggio di Depp), mentre Alice è diventata un'icona femminista, una moderna paladina dell'emancipazione.
Si noti il finale: è uno dei meno "disneyani" mai prodotti dalla Casa di Topolino.

Nel derby tra ex Misérables, Helena Bonham Carter batte ai punti Anne Hathaway, se non altro perché riesce a rendere il grottesco del proprio personaggio senza cadere nel caricaturale (e la seconda è penalizzata da un trucco inadeguato).
Ma a livello recitativo il meglio lo danno i doppiatori: in lingua originale si può infatti godere di alcuni cammei di prim'ordine.

Tra Fry col suo Stregatto creepy e i numerosi contributi del veterano Welker (ricordate Curioso come George?), spuntano il distinto Michael Gough (Alfred del dittico "batmaniano" di Burton) nella parte del Dodo e il carismatico Christopher Lee (Saruman nei film della Terra di Mezzo) come voce del Jabberwocky.

Questi due vecchi leoni del cinema - il primo è qui alla sua ultima interpretazione - in realtà hanno rispettivamente solo tre e due battute, ma possiamo facilmente immaginare che si siano divertiti un mondo.

Non è necessario aver letto il romanzo d'origine né tantomeno aver visto il classico animato del 1951 per apprezzare questo adattamento, bizzarro racconto allegorico di cui alla fine non è difficile condividere la morale: noi siamo le scelte che facciamo e la vita è un continuo mutamento.

E in fondo è questa la vera meraviglia.


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lunedì 4 luglio 2022

ANDALUSA. UN CHIEN ANDALOU, L'OCCHIO DELLA MANDRIA

(Clicca sulla locandina per vedere il corto). 

Francia, 1929
21'
Regia: Luis Buñuel
Con: Simone Mareuil, Pierre Batcheff, Luis Buñuel, Salvador Dalì.


Dopo The Limits of Control eccovi un altro capitolo di ANDALUSA, lo speciale ispirato al viaggio di nozze di Deb & Fran!


Il cortometraggio che vi presentiamo oggi non è soltanto considerato l'acme del surrealismo video: è una delle opere più famose e significative della storia del cinema.
Frutto della collaborazione tra l'irriverente filmmaker Luis Buñuel e l'eccentrico artista Salvador Dalì (entrambi sarebbero poi comparsi come personaggi in Midnight in Paris di Woody Allen), Un Chien Andalou viene ricordato soprattutto per la scioccante sequenza iniziale.

In questa un dottore (lo stesso Luis) affila un rasoio, tiene aperta la palpebra di una donna e - in un disturbante primo piano - taglia un occhio a metà.
In realtà il bulbo in questione non apparteneva a un essere umano, ma ad un bovino già defunto; ciò non toglie comunque nulla all'impatto della scena, uno dei primi episodi splatter su celluloide.

Volutamente, il film da qui in avanti non acquista alcuna linearità: la trama semplicemente non esiste, i due autori spagnoli in trasferta transpirenaica si limitano e si divertono a mettere una in fila all'altra una sequela di scenette apparentemente scollegate tra loro.

Opera di forte valenza simbolica e psicanalitica, Un Cane Andaluso va ricordato per un altro momento memorabile: quello della mano bucata da cui esce un nugolo di formiche, immagine apparsa in sogno a Dalì prima dell'inizio delle riprese.

Lo stesso Dalì tenterà altre incursioni nella Settima Arte (con la Disney nell'ambizioso Destino, con Alfred Hitchcock nel deludente Io ti Salverò, con Alejandro Jodorowsky nel suo mai nato adattamento di Dune), ma questa rimarrà la sua unica collaborazione con Buñuel.

Una collaborazione degna di ogni antologia del cinema.


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