CINEMA A BOMBA!

domenica 28 ottobre 2012

I CLASSICI: DRIVE, ANATOMIA DI UN CULT (POST)MODERNO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2011
100'
Regia: Nicolas Winding Refn
Interpreti: Ryan Gosling, Carey Mulligan, Albert Brooks, Ron Pearlman, Christina Hendricks, Russ Tamblyn.


Emergente di talento o manierista velleitario?
Nicolas Winding Refn (ricordate Bronson?) è uno di quei personaggi in grado di dividere nettamente la critica fra estimatori adoranti e feroci detrattori.
Autore di culto ed ex enfant prodige del cinema danese, è un abitué dei festival di tutto il mondo, ma da noi si è fatto conoscere solo con Drive, presentato a Cannes 2011 e ivi insignito - un po’ a sorpresa - del premio per la miglior regia (mentre la Palma d’Oro veniva destinata all’ottimo The Tree of Life di Malick).

La storia segue le gesta di un meccanico – un sorta di aggiornamento dell’Uomo Senza Nome leoniano – che di giorno lavora come stuntman e di notte arrotonda facendo l’autista per le rapine.
La sua vita cambia quando decide di aiutare una giovane madre con un marito ex galeotto in debito con la mafia.
Il pilota si ritrova così a fronteggiare una banda di piccoli gangster capeggiati da un trucido boss.

Una pellicola che sembra studiata apposta per trasudare coolness da ogni poro: attori azzeccati (emergono il lanciatissimo Gosling, quello di Le Idi di Marzo, e il comico Brooks in un ruolo per lui inusuale), un copione con tutti i luoghi comuni al posto giusto, accattivanti musiche rétro, continui riferimenti grafici agli anni 80 e una cura particolare dei dettagli.

Numerosissimi i riferimenti più o meno colti (la favola della rana e dello scorpione è un leitmotiv, peraltro ripreso dalla giacca dello stilosissimo protagonista), specie in campo cinematografico, segno di un postmodernismo che ha spinto alcuni a tirare in ballo Tarantino.
Ma Quentin c’entra poco. I debiti più evidenti sono nei confronti dei noir metropolitani di William Friedkinin primis Vivere e Morire a Los Angeles – e Michael Mann, ma gli omaggi sono molteplici: da Walter Hill a Luc Besson, da Sam Peckinpah a Gaspar Noé.

Fra adrenalinici inseguimenti e silenzi esistenziali, romanticherie al ralenti e subitanee esplosioni di Grand Guignol, c’è spazio persino per un dito inguantato minaccioso come una pistola e per una forchetta da cucina che dà un po’ troppo nell’occhio.

Né genio né bluff, quindi: NWR è un artigiano furbetto con qualche asso nella manica, che ha trovato in Ryan Gosling il proprio Steve McQueen e più di ogni altra cosa conferma l’ottimo stato di salute del nuovo cinema scandinavo (vedi pure Iron Sky), anche quando è in trasferta yankee.

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lunedì 22 ottobre 2012

I CORTI: LA CULPA, LA VERTIGINE DELLA VENDETTA

(Clicca sulla copertina per vedere il film) 

Spagna, 2010
12'
Regia: David Victori
Interpreti: Carlus Fàbrega, Mar Ulldemolins, Cesc Gòmez, Pol Estadella.


Per la sezione I CORTI, CINEMA A BOMBA! vi propone il cortometraggio vincitore a Venezia della prima edizione del Your Film Festival.

Questo concorso, nato dalla collaborazione tra Youtube, la compagnia aerea Emirates, la Biennale di Venezia e la compagnia di produzione Scott Free Production (quella del grande Ridley Scott!), ha lo scopo di lanciare nuovi talenti registici attraverso il conferimento di un premio di 500 mila dollari al migliore video da utilizzarsi per la realizzazione di un'opera patrocinata dal celebre regista e dal talentuoso attore Michael Fassbender (ricordate Hunger?), che l' anno scorso si aggiudicò la Coppa Volpi come miglior attore per Shame.

Tra i tanti corti presentati, gli utenti di Youtube ne hanno scelto dieci, proiettati al pubblico nella Sala Web nella cornice prestigiosa della Mostra del Cinema di Venezia; tra questi, la giuria presieduta dal divo tedesco-irlandese ha premiato il film La Culpa del giovane cineasta catalano David Victori.

E' la storia di un'ossessione, quella che vive l'anonimo protagonista. Sconvolto dalla morte della giovane moglie incinta, uccisa da un balordo durante un tentativo di borseggio, il nostro riesce a rintracciare l'ormai imborghesito assassino, solo per scoprire che la giustizia fai-da-te non è una via d'uscita così semplice.

Dopo un avvio realistico, Victori vira verso il surreale, facendoci come entrare nella testa - e negli incubi - del tormentato giustiziere.

L'atmosfera vagamente à la Lynch con la quale sono descritti i suoi rimorsi contribuisce a creare un senso di claustrofobia, rappresentato dal Paradosso di Penrose (una scala che scende sempre solo per ritornare al punto di partenza in un giro infinito, già sfruttata in Inception), sorta di labirinto borgesiano (da Jorge Luis Borges) in cui si trova intrappolata la coscienza del protagonista, incapace di uscirne.

Almeno fino a quando la vertigine della vendetta non lascia spazio alla pace della misericordia.

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martedì 16 ottobre 2012

IRON SKY, GUARDA CHE LUNA (CON LA SVASTICA)

(Clicca sulla copertina per vedere il trailer) 

Finlandia/Germania/Australia, 2012
93'
Regia: Timo Vuorensola
Interpreti: Julia Dietze, Udo Kier, Peta Sargente, Stephanie Paul, Götz Otto, Christopher Kirby, Aglaja Brix, Jim Knobeloch.


Presentato fuori concorso all'ultima Berlinale, ora è uscito anche nelle sale italiane Iron Sky, in parte finanziato dagli utenti della Rete dopo una campagna pubblicitaria e di marketing online martellante e durata anni.

In un futuro neanche troppo lontano, una spedizione lunare nata per fini propagandistici (la rielezione a Presidente degli Stati Uniti di una donna che ricorda molto - fisicamente e caratterialmente - Sarah Palin) scopre una base militare sconosciuta pullulante di nazisti.
Questi, temendo un'invasione dei Terrestri, attaccano a loro volta il pianeta per conquistarlo.

Più che un film di fantascienza si tratta di un film di fantastoria dal carattere goliardico: agli spettatori italiani verranno subito in mente il film e gli sketch televisivi di Corrado Guzzanti ( Fascisti su Marte), ma siamo piuttosto dalle parti di Bastardi senza gloria e Werewolf women of the SS, finto trailer diretto da Rob Zombie contenuto all'interno della precedente opera tarantiniana Grindhouse.

La revisione in chiave pseudostorica del III Reich ha in queste pellicole un carattere farsesco, ma in Iron Sky assume altresì una connotazione di critica smaccata nei confronti della politica statunitense, soprattutto di quella di parte repubblicana: a titolo di esempio, i discorsi nazionalsocialisti sono ripresi di pari passo nei comizi del Presidente, che fa stampare i propri manifesti elettorali con caratteri gotici simili a quelli della propaganda hitleriana, mentre l'astronave ammiraglia dell'esercito USA è intitolata a George W. Bush.

Naturalmente le citazioni/prese in giro dei capisaldi della fantascienza cinematografica non mancano, così come i cliché del genere parodistico.

Insomma, da un'idea intrigante e da una produzione indipendente ci si aspettava forse una maggiore originalità.
Tuttavia, questa baracconata fumettosa e trash è a suo modo divertente e funziona: gli attori, non molto noti al di fuori della Germania (ad eccezione del caratterista Udo Kier), sono efficaci; gli effetti speciali sono sorprendenti, considerando il budget non certo hollywoodiano.

Un plauso al regista e ai suoi collaboratori lo si deve comunque per aver creduto a questo ambizioso progetto, per averlo portato avanti caparbiamente e per aver trovato un modo di finanziamento innovativo (una raccolta fondi via Internet; solo successivamente si sono accodati i finanziatori veri): Iron Sky è indizio che il cinema indipendente è vivo ed è più forte della crisi economica grazie alla forza delle proprie idee.

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