CINEMA A BOMBA!

mercoledì 25 febbraio 2015

OSCAR 2015. MAI CON QUESTA ACADEMY, SEMMAI COL KEATON

Dall'alto: Michael Keaton omaggia Alejandro G. Iñárritu, regista di Birdman; Julianne Moore con l'Oscar come miglior attrice protagonista; J.K. Simmons, miglior non protagonista.


Una Notte degli Oscar può essere ricordata più per gli esclusi e gli sconfitti che per coloro che hanno vinto?
Sembrerebbe di sì: l'uomo-simbolo di questa edizione - Micheal Keaton, mai così bravo - è rimasto clamorosamente a bocca asciutta, sorpassato a destra da Eddie Redmayne.
Un colpo di scena che ha scatenato subito furiose polemiche.

Chiariamo subito: il giovane britannico (miglior attore protagonista) non ha affatto demeritato; la sua interpretazione in La Teoria del Tutto è straordinaria, ma si ha l'impressione che sulla sua vittoria abbia pesato soprattutto l'appoggio pubblico dello scienziato Stephen Hawking, che Redmayne impersona nel film.

E non dimentichiamo che Hollywood ha da sempre un debole per le "prove dell'handicap", quando cioè il protagonista di una pellicola è un personaggio affetto da una qualsiasi infermità o malattia che induca spettatori e critici alla compassione.
Questo potrebbe spiegare anche il trionfo annunciato della Julianne Moore di Still Alice, che ha dovuto calarsi nei panni di un'insegnante affetta da morbo di Alzheimer per potersi finalmente aggiudicare la statuetta come migliore attrice protagonista dopo 4 nomination andate a vuoto.

Ma l'ex Batman non è l'unico sconfitto: tra i delusi vanno annoverati anche gli esclusi eccellenti.

Neppure nominato lo spassoso The LEGO Movie nella categoria del miglior film d'animazione: al suo posto è stato premiato Big Hero 6, probabilmente perché prodotto dalla potente Disney; mentre quello che secondo noi è il migliore e più divertente cartoon dell'anno si è dovuto accontentare solo di una nomina per la migliore canzone.

Analogo destino per la superdiva Jessica Chastain: suvvia, neanche una nomination per la sua pluripremiata interpretazione in A Most Violent Year?!

Numerosi anche gli sconfitti.
Boyhood, 6 candidature e un solo Oscar vinto da Patricia Arquette come non protagonista (non male per l'indimenticata Alabama del tarantiniano Una Vita al Massimo), ha patito la lunga distanza: presentata in anteprima al Sundance Film Festival - la festa del cinema indie organizzata da Robert Redford - nel Gennaio 2014, la pellicola di Richard Linklater non è riuscita a replicare il successo degli ultimi Golden Globe.

Anche il campione di incassi American Sniper (ha incassato più di tutti i suoi rivali messi insieme), nonostante 6 nomination, ha avuto solo un premio per il miglior montaggio sonoro, proprio com'era successo al memorabile Zero Dark Thirty nel 2013.

Per tacere di Foxcatcher (5 nomine e nessun Oscar, nonostante il premio alla regia strappato a Cannes 2014), del divertente Guardiani della Galassia e soprattutto del capolavoro Interstellar (solo un riconoscimento per gli effetti speciali visivi).

Ma allora chi ha vinto?
Anzitutto Alejandro G. Iñárritu, che grazie a Birdman si è portato a casa 3 delle 4 statuette conquistate dal film con Michael Keaton: miglior film, regia e sceneggiatura (l'ultima è andata al grande Emmanuel Lubezki: secondo Oscar consecutivo per il direttore di fotografia caro a Terrence Malick).
L'autore messicano ha dimostrato un talento e un'immaginazione notevoli, bissando il trionfo dello scorso anno del connazionale Alfonso Cuarón (miglior regia per Gravity).

Altrettanti Oscar, ma meno pesanti, per Grand Budapest Hotel: colonna sonora (Alexandre Desplat era doppiamente candidato, anche per The Imitation Game. 8 candidature e finalmente prima vittoria), scenografia, trucco e acconciatura, ma soprattutto costumi.
9 nomination e ben 4 riconoscimenti - dopo Barry Lyndon, Momenti di Gloria e Marie Antoinettte - per la costumista torinese Milena Canonero, una delle più eleganti signore della cerimonia e unico orgoglio nostrano della serata.
Bravissima!

La vera rivelazione è stata Whiplash di Damien Chazelle (un regista da tenere d'occhio): 3 Oscar su 5 nomine.
Oltre a quelli per montaggio e sonoro, spicca il premio come attore non protagonista al caratterista J.K. Simmons: nella parte di un direttore di conservatorio stile sergente di Full Metal Jacket, il J.J. Jameson dello Spider-Man di Sam Raimi aveva l'occasione della vita ed è stato in grado di sfruttarla.

Poche sorprese - o nessuna - nelle categorie cosiddette minori.
Paweł Pawlikowski è riuscito, con Ida, laddove non sono arrivati suoi connazionali più blasonati come Andrzej Wajda, Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Zanussi: portare in Polonia l'Oscar per il miglior film straniero.
Ma l'Academy, premiando Leviathan - critica alla società russa ai tempi di Putin - o Timbuktu - dove si mette alla berlina il fondamentalismo islamico - avrebbe dimostrato più coraggio e un maggiore aggancio all'attualità di questi giorni.

Se a Citizenfour, miglior documentario, ha giovato il nome del regista Steven Soderbergh nell'elenco dei produttori esecutivi, a Selma non sono bastate le polemiche politiche delle scorse settimane: premiata solo la canzone cantata da John Legend e dal rapper Common, dopo che erano stati snobbati sia il protagonista David Oyelowo (ma almeno una nomination poteva starci) sia la regista Ava DuVernay.

Meritati infine gli Oscar alla carriera all'attrice Maureen O'Hara e allo sceneggiatore francese Jean-Claude Carrière, mentre è sacrosanto quello assegnato al maestro dell'animazione giapponese Hayao Miyazaki, che con opere quali Porco Rosso (al quale proprio Michael Keaton aveva prestato la voce nella versione in inglese: ma guarda un po' che coincidenza...), La Città Incantata, Il Castello Errante di Howl e Si Alza il Vento ha ridefinito il modo di fare cinema d'animazione.
Lui va in pensione, ma il suo Studio Ghibli - che già aveva prodotto il bellissimo La Collina dei Papaveri - continuerà a divulgare nel mondo la sua sensibilità artistica.

Speciale finito, quindi?
Sì e no: per quanto riguarda strettamente gli Oscar 2015 abbiamo concluso, ma alle porte c'è un nuovo Speciale, dedicato al vincitore morale di questa edizione.
Ormai avrete capito di chi si tratti...proprio lui, Michael Keaton.

Lo avevamo in programma già dall'estate scorsa, ma ora più che mai è divenuto attuale.
Rimanete con noi, quindi: c'è da rendere giustizia all'attore dell'anno.

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lunedì 23 febbraio 2015

OSCAR 2015. I VINCITORI

Dall'alto: Milena Canonero, vincitrice per i Migliori Costumi di Grand Budapest Hotel; pieno di Oscar per Alejandro González Iñárritu e il suo Birdman; J.K. Simmons, Patricia Arquette, Julianne Moore e Eddie Redmayne.


20 su 24 (FRA e FEDE 16).
Ecco gli Oscar che abbiamo azzeccato nelle previsioni di ieri.
Certo non siamo riusciti a bissare il successo dello scorso anno (23 su 24!), ma comunque non male, considerando anche la grande incertezza della vigilia.

Dopo l'ottima accoglienza all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, Birdman ha sovvertito l'esito dei Golden Globe - dove invece gli era stato preferito l'indipendente Boyhood - aggiudicandosi 4 statuette che pesano: miglior film, regia, sceneggiatura originale e fotografia.
La più netta vittoria da 3 anni a questa parte, quando a trionfare fu il francese The Artist.

Altrettanti riconoscimenti sono andati anche a Grand Budapest Hotel, benché tutti in categorie tecniche, compresa quella per i migliori costumi della nostra Milena Canonero.
Complimenti a questa grande artista italiana: è la sua quarta statuetta!

Purtroppo, a macchiare l'edizione di quest'anno è stata la clamorosa mancata assegnazione dell'Oscar come miglior attore a Michael Keaton, che proprio di Birdman è l'anima e il corpo.
Una decisione controversa che ha già innescato polemiche roventi e riguardo alla quale CINEMA A BOMBA! si esprimerà presto nel post di commento.

Per ora, eccovi l'elenco completo dei vincitori di ogni categoria!


MIGLIOR FILM

Birdman, regia di Alejandro González Iñárritu

MIGLIOR REGIA
Alejandro González Iñárritu – Birdman

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Eddie Redmayne - La teoria del tutto (The Theory of Everything)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Julianne Moore - Still Alice

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
J.K. Simmons - Whiplash

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette - Boyhood

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Big Hero 6, regia di Don Hall e Chris Williams

MIGLIOR FILM STRANIERO
Ida, regia di Paweł Pawlikowski (Polonia)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Birdman - Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
The Imitation Game - Graham Moore

MIGLIOR COLONNA SONORA
Alexandre Desplat - Grand Budapest Hotel

MIGLIOR CANZONE
Glory da Selma - John Stephens e Lonnie Lynn - cantata da John Legend e Common


Dietro le quinte di Birdman.

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Emmanuel Lubezki - Birdman

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher - Interstellar

Costumi di Milena Canonero per Grand Budapest Hotel

MIGLIORI COSTUMI
Milena Canonero - Grand Budapest Hotel

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Frances Hannon e Mark Coulier - Grand Budapest Hotel

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Adam Stockhausen - Grand Budapest Hotel

MIGLIOR MONTAGGIO
Tom Cross - Whiplash

MIGLIOR SONORO
Craig Mann, Ben Wilkins and Thomas Curley - Whiplash

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Alan Robert Murray e Bub Asman - American Sniper

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Citizenfour, regia di Laura Poitras

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
Crisis Hotline: Veterans Press 1, regia di Ellen Goosenberg Kent

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
The Phone Call, regia di Mat Kirkby

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO
Winston (Feast), regia di Patrick Osborne

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domenica 22 febbraio 2015

OSCAR 2015. LE NOSTRE PREVISIONI



Molto difficile ripetere l'exploit dell'anno scorso: nelle nostre previsioni abbiamo azzeccato 23 Premi Oscar su 24 (FRA ne ha presi ben 19!), mentre sono stati 17 (14 FRA) nel 2013 e 21 (FEDE 17) nel 2012.

Difficile, perché quest'anno un favorito certo non c'è; anzi, sono ben tre i contendenti alla posta più alta: Boyhood, Birdman e Grand Budapest Hotel.

Tre pellicole che rappresentano le punte di diamante di quel cinema indie che sembra essersi preso una bella rivincita sui grandi blockbuster.
Anche se, va detto, i grandi nomi di Hollywood non hanno fatto uscire film nel 2014 - ad eccezione di Clint Eastwood con il suo coinvolgente American Sniper, che non per niente è stato l'unico tra i candidati al premio più ambito ad aver fatto accorrere gente nelle sale.

Qualunque sia l'esito finale, abbiamo l'impressione che questa edizione degli Academy Awards non passerà alla storia come una delle più memorabili.
A meno che non rappresenti una svolta nelle premiazioni cinematografiche, dando visibilità a quegli autori indipendenti che, non potendosi permettere grandi budget e quindi un grande pubblico, puntano su originalità, narrazione e passaparola.

Chi saranno comunque i vincitori?
Consigliamo di dare un'occhiata al nostro Speciale Oscar 2015 per conoscere nel dettaglio tutti i candidati.

Per noi della redazione di CINEMA A BOMBA! le stelle che brilleranno nella notte più attesa dell'anno cinematografico saranno...


MIGLIOR FILM
Birdman, regia di Alejandro González Iñárritu (FEDE, FRA)
Boyhood, regia di Richard Linklater (ANG)

MIGLIOR REGIA
Alejandro González Iñárritu - Birdman (FEDE, ANG)
Richard Linklater - Boyhood (FRA)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Michael Keaton - Birdman (FEDE, ANG)
Eddie Redmayne - La Teoria del Tutto (FRA)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Julianne Moore - Still Alice (FEDE, FRA)
Reese Witherspoon - Wild (ANG)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Ethan Hawke - Boyhood (ANG)
J. K. Simmons - Whiplash (FEDE, FRA)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Patricia Arquette - Boyhood (FEDE, FRA)
Laura Dern - Wild (ANG)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo - Birdman (FEDE)
Richard Linklater - Boyhood (ANG)
Wes Anderson - Grand Budapest Hotel (FRA)

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Jason Hall - American Sniper (ANG)
Damien Chazelle - Whiplash (FEDE, FRA)

MIGLIOR FILM STRANIERO
Ida, regia di Paweł Pawlikowski (Polonia) (FRA)
Leviathan, regia di Andrej Petrovič Zvjagincev (Russia) (FEDE)
Storie pazzesche, regia di Damián Szifrón (Argentina) (ANG)

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Boxtrolls, regia di Graham Annable e Anthony Stacchi (ANG)
Dragon Trainer 2, regia di Dean DeBlois (FEDE, FRA)

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Emmanuel Lubezki - Birdman (FEDE)
Robert Yeoman - Grand Budapest Hotel (FRA)
Roger Deakins - Unbroken (ANG)

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Adam Stockhausen - Grand Budapest Hotel (FEDE, FRA)
Nathan Crowley - Interstellar (ANG)

MIGLIOR MONTAGGIO
Joel Cox e Gary D. Roach - American Sniper (ANG)
Sandra Adair - Boyhood (FEDE, FRA)

MIGLIOR COLONNA SONORA
Alexandre Desplat - Grand Budapest Hotel (FEDE, FRA, ANG)

MIGLIOR CANZONE
Everything Is Awesome, musica e parole di Shawn Patterson - The LEGO Movie (ANG)
Glory, musica e parole di John Stephens e Lonnie Lynn - Selma (FRA)
I'm Not Gonna Miss You, musica e parole di Glen Campbell e Julian Raymond - Glen Campbell: I'll Be Me (FEDE)

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher - Interstellar (FEDE, FRA, ANG)

MIGLIOR SONORO
John Reitz, Gregg Rudloff e Walt Martin - American Sniper (FEDE, FRA)
Gary A. Rizzo, Gregg Landaker e Mark Weingarten - Interstellar (ANG)

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Alan Robert Murray e Bub Asman - American Sniper (FRA)
Martin Hernández e Aaron Glascock - Birdman (FEDE)
Richard King - Interstellar (ANG)

MIGLIORI COSTUMI
Milena Canonero - Grand Budapest Hotel (FEDE, FRA)
Anna B. Sheppard e Jane Clive - Maleficent (ANG)

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Bill Corso e Dennis Liddiard - Foxcatcher (ANG)
Frances Hannon e Mark Coulier - Grand Budapest Hotel (FEDE)
Elizabeth Yianni-Georgiou e David White - Guardiani della Galassia (FRA)

MIGLIOR DOCUMENTARIO
Citizenfour, regia di Laura Poitras (FEDE, FRA)
Il Sale della Terra, regia di Juliano Ribeiro Salgado e Wim Wenders (ANG)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
Crisis Hotline: Veterans Press 1, regia di Ellen Goosenberg Kent (FRA)
Joanna, regia di Aneta Kopacz (ANG)
White Earth, regia di Christian Jensen (FEDE)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Parvaneh, regia di Jon Milano (ANG)
The Phone Call, regia di Mat Kirkby (FEDE, FRA)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DI ANIMAZIONE
The Bigger Picture, regia di Daisy Jacobs (ANG)
Winston (Feast), regia di Patrick Osborne (FEDE, FRA)

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lunedì 16 febbraio 2015

I CLASSICI: THE LEGO MOVIE, UN CARTOON CHE "È MERAVIGLIOSO"!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2014
100'
Regia: Phil Lord, Chris Miller
Interpreti: Will Ferrell e le voci originali di Chris Pratt, Will Arnett, Morgan Freeman, Elizabeth Banks, Liam Neeson, Jonah Hill, Channing Tatum, Anthony Daniels, Billy Dee Williams, Shaquille O'Neal.


Emmet è uno qualunque, uno che non riesce a distinguersi dalla folla: vive come vivono tutti, guarda i programmi televisivi che guardano tutti (tra questi, la sitcom di culto Tesoro, dove sono i miei pantaloni?!), ascolta la musica che ascoltano tutti (in particolar modo il tormentone È meraviglioso!), ha un lavoro normale, ma non ha dei gran rapporti con le persone che lo circondano.

Eppure potrebbe essere proprio lui "quello Speciale", l'unico che in base ad una profezia sarebbe in grado di salvare l'universo da una terribile minaccia.
Almeno è quello che sperano la graziosa ribelle Wildstyle e il saggio mago Vitruvius...

Guai a sottovalutare un film d'animazione come questo: The LEGO Movie è infatti il miglior cartoon degli ultimi anni (cioé almeno da Le Avventure di Tintin) per più di un motivo.

Innanzitutto è divertente, molto: sceneggiatura brillante, dialoghi spassosi, personaggi azzeccati (Batman è irresistibile, tanto è vero che già si pensa di dedicargli uno spin-off tutto per lui), un motivetto (È meraviglioso! è la versione in italiano di Everything is awesome, candidata all'Oscar come miglior canzone, unica nomination che la pellicola è riuscita a strappare ad un'Academy mai così orba) che ci piace tanto e che rimane in testa.

Poi un'animazione molto originale, che dà l'idea che il film contenga veri componenti LEGO - e in effetti tutti i pezzi che si vedono, con pochissime eccezioni, esistono veramente ma sono stati modellati col computer.
Si è preferito così, anziché utilizzare la tecnica dello stop-motion come invece è stato fatto in numerosi e popolari video su Youtube con protagonisti i pupazzetti gialli (qui è stata usata esclusivamente per i titoli di coda).

È intellettualmente stimolante: oltre a palesi rimandi al 1984 di George Orwell, sono presenti pure inaspettati riferimenti classici.
Alla commedia Gli Uccelli dell'autore greco Aristofane, per esempio: nell'opera, la città fondata da uomini e volatili si chiama "Νεφελοκοκκυγία" (leggi Nephelokokkygía), la cui traduzione in inglese è "Cloud Cuckoo Land", ossia il nome di uno dei mondi attraversati dai protagonisti (nella versione italiana è chiamata "la Terra del Cucù").
E lo stesso nome di Vitruvius è preso in prestito dall'omonimo scrittore latino, celebre teorico dell'architettura che con i suoi studi sulle proporzioni umane aveva anche ispirato l'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci che vediamo tutti i giorni riprodotto sulle monete da 1 Euro.

È un film che risveglia il lato nerd sopito in ognuno di noi.
Rappresenta infatti - tenetevi forte! - il primo film dove compaiono insieme i due supereroi della DC Comics Batman e Superman e dove esordisce sul grande schermo il personaggio di Wonder Woman.
Se vi dicessimo che ha bruciato l'attesissimo Batman v Superman: Dawn of Justice firmato Zach Snyder, con Ben Affleck ed Henry Cavill nei ruoli principali e un cast che comprende nientepopodimeno che Amy Adams, Diane Lane, Laurence Fishburne, Jesse Eisenberg, Jeremy Irons e Holly Hunter?
Ebbene, è proprio così.

E voi, fan di Guerre Stellari, siete in attesa dell'ormai imminente settimo episodio della vostra saga preferita, Il Risveglio della Forza, prodotto dalla Disney e diretto dal J.J. Abrams della serie tv Lost?
Ne frattempo vi farà piacere sapere che qui Anthony Daniels e Billy Dee Williams hanno ripreso i personaggi di Star Wars che li hanno resi celebri: il robot petulante C-3PO e l'orgoglioso pilota Lando Calrissian.
Solo come doppiatori - e nella versione originale - ma è un gradito ritorno, no?

A proposito di doppiaggio, a dare la voce in inglese a diversi personaggi sono state chiamate star del calibro di Chris Pratt (l'ormai popolarissimo Starlord di Guardiani della Galassia), Morgan Freeman, Liam Neeson, Elizabeth Banks, Jonah Hill, Channing Tatum e Shaquille O'Neal (che doppia se stesso in versione LEGO).
In italiano possiamo vantare la presenza, tra gli altri, di Pino Insegno (Lord Business), Michele Gammino (il padre di Poliduro), Luca Ward (Lando Calrissian), Claudio Santamaria (Batman, proprio come in Il Cavaliere Oscuro -Il Ritorno e nei precedenti episodi della trilogia diretta da Christopher Nolan) e di altri bravissimi professionisti del settore.

Insomma, ecco perché abbiamo stigmatizzato l'esclusione di The LEGO Movie nella categoria del miglior film d'animazione nel nostro precedente post e ribadiamo anche in questa occasione la nostra disapprovazione.

La migliore risposta ai giurati dell'Academy però l'ha data Philip Lord, uno dei registi: su Twitter ha commentato "It's okay. Made my own!" ["Tutto a posto. Me ne sono fatto uno io"], sotto l'immagine di un Oscar fatto di mattoncini LEGO.

Che simpatico "brick-one"...

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martedì 10 febbraio 2015

THE THEORY OF EVERYTHING, PER AMARE NON CI VUOLE UNA SCIENZA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

Regno Unito, 2014
123'
Regia: James Marsh
Interpreti: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie Cox, David Thewlis, Emily Watson, Stephen Hawking (voce).


Stephen Hawking - fisico, matematico, cosmologo, astrofisico britannico - è probabilmente lo scienziato vivente più famoso e conosciuto del mondo, per almeno due ragioni.
La prima è di sicuro la sua immagine pubblica: malato di SLA dall'età di 21 anni (ma più probabilmente di atrofia muscolare progressiva), è costretto all'immobilità e a parlare tramite un sintetizzatore vocale.

L'altra ragione è rappresentata dalle sue teorie innovative: dallo Stato di Hartle-Hawking (secondo cui l'universo non avrebbe confini) alla Radiazione di Hawking (ossia la scoperta che i buchi neri emettono calore), passando per il multiverso (ipotesi che prevede l'esistenza di universi alternativi e paralleli al nostro).

Come tutti i biopic che si rispettino, la vicenda è raccontata con uno schema classico e rodato: giovinezza-amore-successo, poi tragedia-lotta-affermazione, infine complicazioni-risoluzione-lieto fine, non senza qualche sorpresa lungo il cammino.

La Teoria del Tutto, uscito da pochissimo nelle sale e candidato dall'Academy a 5 statuette (esattamente come Whiplash, Foxcatcher e Interstellar), è tratto dal libro autobiografico di Jane Wilde, prima moglie di Hawkins.
E come tutti i biopic che si rispettino, è sviluppato secondo uno schema classico e rodato: giovinezza-amore-successo, poi tragedia-lotta-affermazione, infine complicazioni-risoluzione-lieto fine.

Se l'Oscar per il miglior film - dovendo competere contemporaneamente con Birdman, Boyhood e Grand Budapest Hotel - sarà difficile da conquistare, per quelli relativi a miglior sceneggiatura e colonna sonora le possibilità sono più numerose.

Ma il piatto forte della pellicola sono le interpretazioni: non a caso i due protagonisti - Eddie Redmayne e Felicity Jones - sono entrambi candidati.
Il primo, apprezzato attore teatrale, era nel supercast di Les Misérables (nella parte di Marius), ma è questo ruolo che lo ha reso famoso e gli ha fatto vincere numerosi riconoscimenti, come il Golden Globe per il miglior attore drammatico.

La sua trasformazione in Hawking è impressionante e credibile, frutto di un lungo e complicato lavoro di preparazione fisica e studio delle espressioni facciali.
È lui il più insidioso rivale di Michael Keaton nella conquista della statuetta per la migliore interpretazione maschile, forte anche del debole che tradizionalmente l'Academy ha per i personaggi con disabilità dotati di talento (si veda, a titolo di esempio, Rain Man e Il Mio Piede Sinistro, i cui protagonisti - rispettivamente Dustin Hoffman e Daniel Day-Lewis - sono stati infatti premiati con l'Oscar).

Certamente è favorito sull'amico Benedict Cumberbatch - anch'esso presente nella stessa categoria - che, ironia della sorte, è stato il primo ad interpretare il celebre scienziato invalido (in un film per la Tv).

La seconda, nella parte di Jane Wilde, è invece il volto decisamente meno noto tra tutte le attrici nominate - l'altra non famosissima è la Rosamund Pike di Gone Girl, che però è stata Bond Girl in La Morte può attendere a fianco di Pierce Brosnan - ma è riuscita a spuntarla su Amy Adams (Big Eyes) e Jennifer Aniston (Cake).
La nomination quasi certamente non porterà all'Oscar - salvo clamorosi colpi di scena dovrebbe essere Julianne Moore ad aggiudicarselo - ma servirà comunque a farla conoscere e a darle opportunità: in questo film se la cava egregiamente e non sfigura accanto al bravo collega.

Oltre alla scelta del cast, apprezziamo il tocco con il quale il regista James Marsh e lo sceneggiatore Anthony McCarten hanno trattato la vicenda umana di Hawking: il rischio era di risultare lacrimevoli e pietistici.
Scampato pericolo: La Teoria del Tutto si fa vedere, senza risultare troppo pesante.

In fondo, più che la storia di un disabile, La Teoria del Tutto è una realistica storia d'amore (con colpo di scena finale).

PS: come il film suggerisce, Stephen Hawking è anche una persona dotata di grande umorismo e autoironia. A titolo di esempio, andatevi a guardare qui le sue apparizioni in Star Trek e I Simpson!

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lunedì 2 febbraio 2015

I CLASSICI: GRAND BUDAPEST HOTEL, L'UOMO CHE AMAVA LE NONNE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA/Germania/Gran Bretagna, 2014
100'
Regia: Wes Anderson
Interpreti: Ralph Fiennes, Tony Revolori, Willem Dafoe, Edward Norton, Adrien Brody, Saoirse Ronan, Jeff Goldblum, Mathieu Amalric, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Owen Wilson, F.Murray Abraham, Jude Law, Tom Wilkinson, Jason Schwartzman, Léa Seydoux, Bob Balaban, Bill Murray.


Oggi: uno scrittore (Wilkinson) racconta dell'incontro avvenuto al Grand Budapest Hotel a metà degli anni 80 tra se stesso giovane e rampante giornalista (Law) e il vecchio proprietario dello stabile (Murray Abraham), che a sua volta rievoca la propria giovinezza come fattorino al servizio di Monsieur Gustave (Fiennes), concierge del rinomato albergo.

A questo punto inizia la storia vera e propria, che ruota intorno all'omicidio dell'anziana e facoltosa Madame D. (Swinton, truccatissima), di cui viene accusato proprio M. Gustave, focoso amante della stessa vegliarda.
Seguono peripezie e colpi di scena a non finire.

Wes Anderson ha una capacità unica: sorprende e convince sia i critici che il vasto pubblico, rimanendo fedele al proprio personalissimo stile.
Non si spiegherebbero altrimenti gli oltre 175 milioni di euro (!) incassati al botteghino né le 9 candidature agli Oscar (tra le quali quelle per miglior film e migliore regia) del suo nuovo capolavoro, Grand Budapest Hotel.

Giunto all'ottava pellicola (la settima consecutiva con Bill Murray nel cast!), il regista texano lascia a casa i suoi abituali co-sceneggiatori e fa tutto da solo, adattando liberamente i libri dello scrittore viennese Stefan Zweig e aggiungendo al proprio stile una punta di spregiudicatezza e un fondo di amarezza in più.

Con il solito cast da capogiro (ma avete letto tutti i nomi?!), Wes non si limita a predicare ai convertiti e firma la propria opera più ambiziosa.
C'è la forma, cioè lo stile e gli straordinari contributi tecnici ( i costumi di Milena Canonero sono meritatamente candidati, così come fotografia e scenografia), ma anche il contenuto.

Grand Budapest Hotel non è più soltanto la classica commedia surreale "alla Anderson" stile Moonrise Kingdom: è anche un film d'azione, una parabola sull'insicurezza umana e sull'avidità, una riflessione malinconica sul tempo che passa.

Rushmore e Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou sono lontani: il film con Ralph Fiennes punta in alto, a una o più statuette, ed è probabile che le aspettative non vengano deluse.

Intanto c'è già il Golden Globe come miglior commedia/musical.
Non male per un regista indipendente.

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