CINEMA A BOMBA!

domenica 27 novembre 2011

GLI INEDITI: HELL RIDE, BIRRE BAMBOLE E BASTARDI

(clicca sulla locandina per vedere il trailer)

USA, 2008
83'
Regia: Larry Bishop
Interpreti: Larry Bishop, Michael Madsen, Vinnie Jones, David Carradine, Dennis Hopper.

"E' il tuo destino realizzare il miglior biker movie di sempre, e sarò io a produrlo!"
Sono state più o meno queste le parole usate da Quentin Tarantino per convincere Larry Bishop a girare Hell Ride.

Figlio d'arte (suo padre Joey faceva parte del clan Sinatra), appassionato di motociclette e interprete del cult sessantottino The Savage Seven, Larry Bishop aveva esordito dietro alla cinepresa nel 1996 con la sconclusionata commedia/noir Il Tempo dei Cani Pazzi - uno degli innumerevoli prodotti d'imitazione nati sulla scia di Pulp Fiction - ma è noto soprattutto per il breve ruolo del sarcastico direttore dello strip bar di Kill Bill, quello che apostrofava Budd (Michael Madsen) con la celebre battuta: "Sei inutile come un buco di c... sul gomito."

Bishop ha chiamato a raccolta tutti i suoi amici - oltre a Quentin ideatore/produttore (che avrebbe anche dovuto comparire nella parte di Comanche) e a Madsen, ci sono David Carradine, anch'egli reduce dal capolavoro tarantiniano, l'ex calciatore gallese Vinnie Jones e il mitico Dennis Hopper, che torna a fare il centauro baffuto come ai tempi di Easy Rider - e ha interpretato, scritto e diretto un divertissement dove tutti sembrano spassarsela un mondo.

La storia segue le vicende di Pistolero e della sua banda di motociclisti - sempre impegnati ad andare a zonzo, sparare, ubriacarsi e intrattenersi con ragazze bellissime - e del loro scontro coi trucidi rivali 666ers (il nome dice tutto!).
Di mezzo ci sono un tesoro che fa gola a entrambi gli schieramenti e soprattutto una doppia storia di vendetta.

Girato con uno stile che molto deve a Kill Bill, il film di Bishop è una sorta di autocelebrativo spaghetti western su motociclette, nutrito di sparatorie, battutacce, machismo e amicizia virile, e allietato da una folta schiera di giovani donne - sempre nude o seminude - dalle anatomie sbalorditive.
Numerosi i riferimenti cinefili: dalle pellicole leoniane ai tex-mex pulp di Robert Rodriguez, passando ovviamente per il succitato Easy Rider, omaggiato fin dai titoli di testa (un'altra idea di Tarantino).

Prendere o lasciare: ma se decidete di inforcare la moto e farvi un giro, state certi che vi divertirete.

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domenica 20 novembre 2011

GLI INEDITI: TROPA DE ELITE 2 - O ENEMIGO AGORA E' OUTRO

(clicca sulla locandina per vedere il trailer)

Premessa: il BOPE (Batalhão de Operações Policiais Especiais, cioé Battaglione per le operazioni speciali di polizia) è un'unità della polizia militare specializzata in azioni di guerriglia urbana nelle favelas di Rio de Janeiro e spesso accusata di usare metodi repressivi violenti e brutali contro i narcotrafficanti.
Metodi che sono descritti dettagliatamente dal sociologo Luiz Eduardo Soares, che si è avvalso della collaborazione di due operatori del BOPE, il Maggiore André Batista e il Capitano Rodrigo Pimentel, in un libro uscito nel 2006.
Dalla prima parte di questa pubblicazione è stato tratto il film Tropa de Elite - Gli squadroni della morte, che nel 2008 ha vinto a sorpresa l'Orso d'Oro alla Berlinale, il festival cinematografico di Berlino.

Nel 2010 è uscito il seguito, Tropa de Elite 2 - O enemigo agora é outro (Ora il nemico è un altro), purtroppo ancora inedito in Italia, questa volta ispirato alla seconda parte del libro di Soares.
La trama si svolge alcuni anni dopo i fatti del primo film e vede come protagonista ancora il Capitano Nascimento (Wagner Moura), questa volta alle prese con nemici più subdoli e pericolosi: i poliziotti corrotti e violenti che, sostituiti i narcos nel controllo delle popolose baraccopoli, terrorizzano e sfruttano economicamente gli abitanti attraverso metodi degni della mafia.
Tutto ciò con la connivenza delle alte sfere politiche, che approfittano della situazione per ampliare la propria base elettorale.

Tropa de Elite 2 si sofferma maggiormente sulla critica al sistema rispetto al predecessore, ma sembra voler evitare le accuse (a nostro parere, ingiuste) che erano state mosse a quest'ultimo di essere troppo di destra.
E' un film più politico e programmatico del vincitore dell'Orso d'Oro, ma l'azione c'è, così come l'approfondimento psicologico: non sfigura troppo nel confronto, quindi, e lo dimostra il fatto di essere divenuto il maggior campione d'incassi in patria e di essere stato scelto per rappresentare il Brasile nella categoria Miglior film straniero agli Oscar 2012.
Niente male per un seguito.

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domenica 13 novembre 2011

GLI INEDITI DI CINEMA A BOMBA!


Va bene, va bene; lo ammettiamo: ci manca il Lido di Venezia.
Sono passati circa due mesi dalla Mostra del Cinema, siamo tornati alla vita di tutti i giorni, ma l'atmosfera del Movie Village, l'attesa di godersi pellicole in anteprima mondiale, i big del cinema incontrati per strada o visti da vicino sono difficili da dimenticare.
E recensire film in piena notte dopo essere tornati da un'intensa giornata turistica e cinefila è stata un'esperienza decisamente faticosa ma appagante (cogliamo l'occasione per ringraziare i tanti - tanti davvero - che ci hanno seguito e che continuano a seguirci).

Cosa resta, quindi, di un festival importante a livello internazionale? Per noi, ottimi ricordi.
Ma cosa accade a tutti i film proiettati?
Quelli dei registi o con gli attori più noti approderanno nelle sale cinematografiche con diverse fortune. Alcuni transiteranno per i cinema d'essai. Certi usciranno direttamente in dvd.
La maggior parte, almeno in Italia, non verrà neppure distribuita.

Le esigenze commerciali degli operatori del settore sacrificano spesso lavori che meriterebbero, invece, maggiore attenzione. E questo vale non solo per le pellicole presentate nelle varie rassegne, ma anche e soprattutto per quelle che rimangono ai margini dei grandi circuiti distributivi.
A farne le spese - strano, ma vero - sono pure autori che hanno fatto la storia o che sono molto più che semplici promesse.

Per dar giustizia e visibilità a queste opere abbiamo pensato ad una sezione a loro dedicata, GLI INEDITI DI CINEMA A BOMBA!, piena di sorprese e novità.
E' il nostro modesto omaggio al cinema dimenticato e, quindi, al cinema tout court, a quel mondo che riesce sempre a emozionarci, a divertirci, a farci riflettere. Anche inaspettatamente.

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domenica 6 novembre 2011

MALICK VS. SOKUROV, LA DIFFERENZA TRA UN CAPOLAVORO E UN FIASCO

(a sinistra Terrence Malick, a destra Aleksander Sokurov; visto come siamo bravi con Photoshop?)


Abbiamo resistito finchè abbiamo potuto. Abbiamo letto, ascoltato, discusso.
Però adesso è giunto il momento di dire la nostra.

Ormai da settimane, anzi da circa un paio di mesi - ossia da quando fu presentato a Venezia - la critica più o meno specializzata si è quasi unanimamente sperticata in lodi (uniche eccezioni: CINEMA A BOMBA! e Herald Tribune) per il Faust del regista Aleksander Sokurov (clicca sul link per leggere la nostra recensione), vincitore annunciato - malignando si potrebbe dire "a tavolino" - del Leone d'Oro.

Fin qui nulla di male, il giudizio è discutibile quanto si vuole, ma si sa: de gustibus non disputandum est.
Il problema è iniziato quando molti, troppi recensori hanno cominciato ad accostare la pellicola russa a quella vincitrice della Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes: The Tree of Life di Terrence Malick.

Non che manchino i punti di contatto: entrambi sono film per palati fini, volti a soddisfare i fanatici della messinscena, entrambi diretti da cineasti di culto niente affatto prolifici e poco noti al grande pubblico, entrambi impegnativi e ambiziosi.
La diversità non è nella premessa, è nel risultato.

Se da un lato il regista texano è riuscito a raccontare la storia di una famiglia legandola a un discorso più ampio sull'origine del mondo, il senso della vita e la ricerca di Dio, Sokurov sembra aver perso di vista il tema della sua opera - l'ὕβρις (leggasi "hùbris", ossia "tracotanza") di un medico egomaniaco che pretende di imporre il primato della scienza su quello divino - limitandosi a un mero collage di scenette grottesche, utili solo ad esaltare la notevole fotografia "fiamminga" del francese Bruno Delbonnel e, a tratti, il sex appeal della giovanissima attrice Isolda Dychauk.

Volendo allargare il discorso ai due festival, si potrebbe affermare che il confronto tra le due pellicole rappresenta anche la differenza tra una rassegna di qualità e una da migliorare, tra un giudizio coraggioso ed un altro più scontato (insieme al cinema "d'autore", Cannes ha considerato anche il "genere", incarnato là dal danese Winding Refn: perchè Venezia non ha risposto premiando Friedkin o la Mann?).

Ma, in fondo, si tratta soprattutto della differenza tra un film appassionante e uno soporifero, tra uno riuscito e uno sfocato.
La differenza tra un capolavoro e un fiasco.

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