CINEMA A BOMBA!

venerdì 29 ottobre 2021

I CLASSICI: NOSFERATU IL VAMPIRO, L'OMBRA ESPRESSIONISTA DEL TERRORE

(Clicca sulla locandina per vedere il film). 



Germania, 1922
84'
Regia: Friedrich Wilhelm Murnau
Interpreti: Max Schreck, Gustav von Wangenheim, Greta Schröder, Alexander Granach, John Gottowt.


Il giovane Hutter (von Wangenheim), sposato con la trepida Ellen (Schröder), viene incaricato dal suo capo, l'agente immobiliare Knock (Granach), di occuparsi di una compravendita molto importante, per la quale dovrà recarsi nei Carpazi.

Qui incontra l'acquirente, il ricco conte Orlok (Schreck), per fargli firmare i documenti per l'acquisto di una casa nel suo stesso paese, in Germania.

Ma il nobile altri non è che il temibile vampiro Nosferatu, che si nutre del sangue delle sue vittime e che porta epidemie e morte ovunque vada.

Chi potrà fermarlo?



La trama vi suona famigliare?

Eh già, Nosferatu Il Vampiro è praticamente la trasposizione cinematografica (con qualche libertà) del celeberrimo romanzo di Bram Stoker Dracula del 1897.

I nomi sono diversi e la trama non è proprio aderentissima poiché la piccola casa di produzione che finanziò la realizzazione della pellicola non ne aveva ottenuto i diritti legali dalla vedova dello scrittore, che così intentò una causa che portò alla bancarotta della casa di produzione, alla quale fu ordinato pure di distruggere tutte le copie della pellicola.

Fortunatamente una copia clandestina fu salvata da Murnau e se oggi possiamo parlare di una delle pietre miliari della storia del cinema lo dobbiamo alla disobbedienza del geniale regista tedesco.

Nosferatu Il Vampiro è una pellicola che dopo un secolo circa fa ancora fa parlare di sé.

Capolavoro dell'espressionismo (caratterizzato da visioni distorte e allucinatorie, ottenute da architetture scenografiche geometriche spesso spigolose, uso dei contrasti chiaro-scuro, primi piani di attori pesantemente truccati e dalla marcata espressività...), essa riuscì, a differenza delle altre opere collegate a tale corrente, a portare le riprese fuori dai teatri di posa: molte scene furono infatti girate in esterni, sfruttando elementi architettonici esistenti (come gli iconici magazzini del sale a Lubecca, in mattoni e con i caratteristici tetti molto spioventi; come il Castello di Orava in Slovacchia), luci e paesaggi naturali.

Qui la natura non è benigna e rassicurante - vengono mostrati selve oscure, iene, ratti che portano la peste, cavalli impetuosi, piante carnivore, mari agitati - e rispecchia più il conte-vampiro o il folle Knock che la giovane e romantica coppia.

Gli elementi realistici contrastano però con la figura di Nosferatu - allampanato, dai movimenti a scatti, calvo, con le orecchie a punta e lunghissime unghie (veri e propri artigli), con denti affilati - che ingegnosi trucchi del montaggio rendono ancora più irreale, come una figura emersa da un incubo.

Particolarmente impressionante è il pesante trucco che copre la faccia di Max Schreck.

A proposito di questo, egli era un oscuro attore teatrale; tanto oscuro che molti pensarono che si trattasse dello stesso Murnau camuffato o addirittura di un vero vampiro (!) - teoria fantasiosa che è alla base del film del 2000 L'Ombra del Vampiro con John Malcovich e Willem Dafoe.

D'altra parte il nome Max Schreck in tedesco vuol dire "massimo spavento" ed ha dato il nome al cattivo interpretato da Christopher Walken in Batman-Il Ritorno.

La figura di Nosferatu col temmpo è servita da fonte di ispirazione per diversi film - dal fedele remake di Werner Herzog Nosferatu, Il Principe Della Notte del 1979 con Klaus Kinski all'italiano Nosferatu a Venezia, sempre con Kinski, del 1988, senza scordare il Freddy Kruger di Nightmare e il mostro del più recente Babadook.

Alla fama sinistra della pellicola contribuirono, oltre alla trama, oltre alle traversie produttive e distributive, anche i continui riferimenti all'esoterismo (lo sceneggiatore Alin Grau ne era affascinato), le successive letture ex post in chiave politica - siamo nel 1922, in piena Repubblica di Weimar: la Germania era reduce dalla disastrosa sconfitta della Prima Guerrra Mondiale e stava vivendo una gravissima crisi economica e sociale, mentre si stava affacciando sulla scena politica un tale Adolf Hitler (il putsch di Monaco è del 1923) - ma anche la prematura morte in un incidente stradale nel 1931 all'età di 43 anni dello stesso regista Murnau e la profanazione della sua tomba nel 2015 (ignoti ne trafugarono la testa, da allora mai più recuperata).

Il bianco e nero, gli effetti di luce ed ombra, la costruzione delle scene, il senso di minaccia che grava su tutto il film, la figura spettrale di Max Schreck/conte Orlok/Nosferatu: a circa 100 anni dalla sua uscita, Nosferatu Il Vampiro riesce ancora ad affascinare e a inquietare.

Per Halloween, negli scorsi anni, vi abbiamo spaventato in modi diversi, con horror che vanno da Halloween a Nightmare, da Venerdì 13 - Jason X a Plan 9 From Outer Space, da Lo Squalo a Auguri per la tua Morte, da Dal Tramonto all'Alba a Bubba Ho-Tep.

Questa volta tenete al riparo il vostro collo: non si sa mai...



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giovedì 21 ottobre 2021

I DOC: JODOROWSKY'S DUNE, IL PIU' AMBIZIOSO FILM MAI REALIZZATO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



Francia/USA, 2013
90'
Regia: Frank Pavich
Con: Alejandro Jodorowsky, Michel Seydoux, H.R. Giger, Chris Foss, Nicolas Winding Refn, Amanda Lear, Richard Stanley, Brontis Jodorowsky


Immaginate.

Un regista visionario, un vero surrealista, che voleva fare un film nel quale gli spettatori potessero provare le sensazioni che si hanno quando si assume LSD.

Un romanzo cult (Dune di Frank Herbert) considerato infilmabile per ricchezza di suggestioni, complessità, spiritualità, trama e numero di personaggi - tanto difficle da trasporre sullo schermo che perfino un regista talentuoso come Denis Villeneuve, con i sofisticati effetti speciali a disposizione al giorno d'oggi e con un budget da kolossal, ha avuto difficolta a realizzare (eppure il suo Dune ne è una buona versione).

Un cast che comprendeva attori noti come David Carradine (della serie Tv anni Settanta Kung Fu; poi Bill nel Kill Bill di Quentin Tarantino) e Udo Kier (della Factory di Andy Warhol; caratterista visto, tra gli altri, in Iron Sky), l'adolescente figlio del regista e gente del calibro del pittore superstar Salvador Dalì, del grande regista Orson Welles, del frontman dei The Rolling Stones Mick Jagger e persino di Amanda Lear!

Una colonna sonora firmata dai Pink Floyd.

Uno storyboard - cioè la rappresentazione preliminare in immagini delle scene da girare - con i disegni del geniale fumettista francese Jean Giraud "Moebius" e degli illustratori Chris Foss e H.R. Giger.

Un film che, nelle intenzioni dei "Guerrieri Spirituali" - cioè delle persone coinvolte nella realizzazione della pellicola -, avrebbe dovuto essere profetico e cambiare la storia del cinema.

Che capolavoro il Dune diretto da Alejandro Jodorowsky!

Peccato solo che non si fece mai.

Questo interessantissimo documentario ce ne mostra la storia.



Quando nel 1974 il regista cileno naturalizzato francese (e dal cognome ucraino) iniziò a mettere mano al progetto, egli aveva alle spalle tre film molto controversi - Fando Y Lis e soprattutto l'atipico western El Topo e il grottesco La Montagna Sacra.

Il successo (si può dire underground) di questi ultimi due lo spinse a cimentarsi in un'impresa sommamente ambiziosa e un po' megalomane.

Assicuratosi la collaborazione dei grossi nomi che abbiamo citato prima, pronto a iniziare le riprese, incassati i complimenti dagli studios per l'ottimo lavoro svolto in fase di storyboard (recapitato preliminarmente), Jodorowsky ricevette però una bella mazzata: nessun grosso produttore si dimostrò disposto a finanziare un progetto così faraonico e soprattutto ad affidarlo ad un regista così poco hollywoodiano.

Così il progetto naufragò, con sommo dispiacere di quanti vi erano coinvolti.

Ma non tutto andò perduto.

Le immagini dello storyboard furono riciclate da Jodorowsky e Moebius nella miniserie fantascientifica a fumetti L'Incal, ma servirono anche da ispirazione per pellicole quali Star Wars, Alien, Flash Gordon, Blade Runner, Dune di David Lynch, I Dominatori dell'Universo.

Senza contare che Chris Foss ha poi collaborato a molti successi hollywoodiani (Superman, Alien, A.I.-Intelligenza Artificiale, Guardiani della Galassia), mentre H.R. Giger ha legato il suo nome agli effetti speciali della saga di Alien, arrivando a vincere un Oscar per il capostipite.

Insomma, l'impatto del Dune di Jodorowsky fu grandissimo: senza di esso la fantascienza al cinema sarebbe stata molto diversa.

E chissà cosa sarebbe successo, se solo fosse stato realizzato...



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giovedì 14 ottobre 2021

I CORTI: DESTINO, QUANDO WALT DISNEY INCONTRO' SALVADOR DALI'

(Clicca sulla locandina per vedere il cortometraggio). 



USA, 2003
6'32"
Regia: Dominique Monféry
Soggetto: Walt Disney
Sceneggiatura: Salvador Dalì, John Hench


[Premessa: la trama non è molto convenzionale.]

In un paesaggio desertico, una ragazza bellissima si imbatte in un'isolata struttura piramidale sulla cui faccia è rappresentato in altorilievo un uomo - senza volto e con un colibrì al posto del cuore - appoggiato ad un orologio sostenuto da una figura più piccola e da una testa.

La ragazza danza in un misterioso paesaggio fatto di orologi flosci, manichini senza volto; sale lungo una torre che sembra un torso umano, fugge da esseri con un solo grande occhio al posto della testa che la spogliano, si rifugia all'interno di una conchiglia che poi precipita dentro ad un occhio mentre lei ne esce prima e si aggira tra telefoni ammaccati.

Essa si riveste poi d'ombra continua a danzare fino a che la sua testa non diventa un soffione, i cui semi volanti risvegliano la vita: dalle sculture della piramide escono un colibrì, una figura di pietra che poi si trasforma in un uomo, delle formiche che poi assumono la forma di uomini in bicicletta, mentre il tempo riprende a scorrere inesorabile.

L'uomo e la donna si vedono, si innamorano; ma all'improvviso si creano increspature nel deserto e dal nulla appaiono mura che li separano.

Lui vede lei in varchi nelle pareti e nel profilo di due figure misteriose che si incontrano frontalmente.

La donna diventa una figura stilizzata che danza e che muove la propria testa senza volto come se fosse una palla, per poi lanciarla verso l'uomo, che la colpisce al volo con una mazza da baseball.

La palla viene presa da un guantone, che nelle mani dell'uomo si tramuta in un cuore, che egli stringe al proprio fino a farlo sparire.

Alla fine si ritorna alla piramide, intatta e solitaria nel deserto; ma qualcosa è cambiato rispetto all'inizio: da un buco nella struttura, si intravede la figura stilizzata della ragazza che spande semi di soffione.



Salvador Dalì (1904 - 1989) è stato senza dubbio uno degli artisti più significativi e celebri del Novecento, figura di spicco della corrente del surrealismo.

Egli si interessò molto al cinema, considerandolo un mezzo efficace per dare dinamicità e movimento alla sua arte - superando così l'inevitabile staticità della tela.

L'incontro tra l'eccentrico pittore e la Settima Arte diede risultati memorabili - egli lavorò con Luis Buñuel nel 1929 per Un chien andalou (la scena iniziale dell'occhio tagliato da un rasoio è una delle più famose - e tuttora disturbanti - della storia del cinema) e nel 1930 per L'âge d'or, con Alfred Hitckcock nel 1945 per Io ti salverò (in particolare, per la sequenza onirica), e fu coinvolto nell'ambizioso e mai realizzato Dune di Alejandro Jodorowsky del 1975.

Ma sicuramente la collaborazione più sorprendente fu quella con Walt Disney.

L'imprenditore, già molto celebre, conobbe l'artista e gli chiese di occuparsi di un cartone animato che avrebbe dovuto essere ancora più ambizioso di Fantasia del 1940: Destino, nelle intenzioni del primo, avrebbe dovuto essere il trait d'union tra arte e animazione "popolare".

Dalì, da parte sua, in 8 mesi preparò disegni e bozzetti, mettendo molto di suo nell'operazione, che secondo i suoi intendimenti avrebbe dovuto essere una summa della sua arte e una sorta di manuale per comprendere le simbologie alla base dei suoi quadri - orologi floschi, oggetti ammaccati, manichini senza volto, deserti, formiche... -: nel prologo, prevedeva di fare un'apparizione per dare una spiegazione chiara e intelligibile di quanto mosrato sullo schermo.

Tuttavia il progetto si arenò a causa di problemi economici del gruppo e fu accantonato.

Più di 50 anni dopo, esso fu riesumato dal nipote di Disney, Roy, che volle completarlo: affidò agli studios francesi il compito di decifrare, riordinare e montare il materiale lasciato da Dalì e dal suo collaboratore John Hench.

Il risultato è questo cortometraggio di poco più di 6 minuti, uscito nel 2003, realizzato con animazione classica e qualche intervento di computer grafica.

Un lavoro encomiabile, affascinante, che rende giustizia al classico "tocco Disney" e al genio indiscusso di una delle personalità più eclettiche del secolo scorso.

Un cartone animato misterioso e simbolico, unico nel suo genere.

Insomma, un vero capolavoro (non solo di animazione).



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domenica 10 ottobre 2021

DUNE, LE NOUVEAU PARFUM BY DENIS VILLENEUVE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA/Ungheria/Canada, 2021
155'
Regia: Denis Villeneuve
Interpreti: Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Zendaya, Josh Brolin, Jason Momoa, Stellan Skarsgård, Dave Bautista, Charlotte Rampling, Javier Bardem


Arrakis (detto Dune) è un pianeta desolato, arido, popolato da vermoni giganteschi e voraci e dal selvaggio e fiero popolo dei Fremen.

Ma è anche pieno di spezia, una sostanza necessaria per i viaggi interstellari e quindi di vitale importanza per l'impero intergalattico.

Per volere dell'Imperatore, lo sfruttamento del pianeta passa dalla crudele casata degli Harkonnen - guidata dal Barone Vladimir (Skarsgård) e dal suo braccio destro Rabban (Bautista) - a quella degli Atreides.

Questa è composta dal Duca Leto (Isaac), dalla moglie Lady Jessica (Ferguson) - che fa parte della misteriosa sorellanza delle Bene Gesserit - e dal loro gracile erede Paul (Chalamet), che fa strani sogni ricorrenti nei quali vede una ragazza Fremen (Zendaya) e terribili avveninenti (probabilmente futuri).

Tale decisione porterà ad una sanguinosa guerra tra le due famiglie, tra intrighi di potere, interessi economici, rivalità personali.

La popolazione locale, intanto, pensa che finalmente sia giunto il salvatore che li libererà dalla schiavitù.



Presentato in anteprima alla 78a Mostra del Cinema di Venezia - dove era il titolo più atteso della vigilia - Dune è l'adattamento cinematografico del noto omonimo romanzo di fantascienza di Frank Herbert, parte di una fortunata saga.

Per molti anni l'opera di Herbert è stata considerata infilmabile, sia per il numero di effetti speciali che sarebbero stati necessari per ricrearne l'articolato mondo, sia per la complessità della trama e per il numero di personaggi, sia sulla difficoltà di rendere i tanti monologhi interiori che ne caratterizzano la narrazione.

A cimentarsi nella (difficile) trasposizione per il grande schermo del complesso libro ci avevano già provato Alejandro Jodorowsky nel 1975 - con un visionario e ambizioso progetto che purtroppo non vide mai la luce e che avrebbe dovuto contare sulla presenza di Salvador Dalì, Mick Jagger e Orson Welles come attori e del disegnatore Moebius e dei Pink Floyd come collaboratori; ne rimane solo uno storyboard e un documentario che ne parla - e David Lynch - che nel 1984 ne firmò una versione non particolarmente fedele, massacrata dagli interventi della produzione e che si rivelò un flop al botteghino (salvo poi assumere negi anni lo status di cult).

La serie di libri è stata comunque costante fonte di ispirazione per diversi autori - tra i quali George Lucas per il suo storico Star Wars e per la conseguente saga di successo, che ha attinto ai romanzi e ai disegni preparatori del Dune di Jodorowsky.

Villeneuve aveva in mente già da tempo idee per trasferire sullo schermo lo spirito e l'immaginario dei romanzi herbertiani, da lui molto apprezzati.

Il risultato è un film tutto sommato fedele al materiale originario, sebbene limitato ad una parte del primo romanzo della saga e con qualche limite.

La descrizione del fantasioso mondo di Dune occupa gran parte del film: molto suggestiva e affascinante, attenta anche ai minimi particolari, essa però rallenta la narrazione, già caratterizzata da scarni dialoghi e lunghi silenzi (intendiamoci: questi non sono necessariamente dei difetti), con lunghi piani sequenza.

Le ripetute immagini di tramonti e albe nel deserto, poi, con vesti svolazzanti e il volto glam di una Zendaya con insoliti occhi azzurri, danno a lungo andare l'impressione quasi di trovarsi di fronte ad una insistente pubblicità di profumi.

La colonna sonora di Hans Zimmer è straniante e ricorda quella "industriale" di Ludwig Göransson per Tenet, non risultando tuttavia eccessivamente invadente.

La fotografia, la scenografia e i costumi sono sontuosi, adatti ad un kolossal come questo.

Per ciò che concerne gli attori, paradossalmente Brolin e Momoa sarebbero stati quasi perfetti a personaggi invertiti; ma per il resto, il cast è azzeccato.

Chalamet si dimostra una buona scelta, come protagonista (era stato efficace anche in Interstellar); Isaac è molto espressivo (ma che sia anche bravo lo sappiamo già: si veda A Most Violent Year), Ferguson fin troppo (non è un bene); Zendaya (ricordate gli Spider-Man con Tom Holland?), Rampling e Bardem sono incisivi, ma compaiono poco; Skarsgård e Bautista sono cattivi piuttosto convincenti.

La versione del regista canadese è forse meno mistica e lisergica rispetto all'originale letterario, ma presenta comunque stimolanti agganci con la contemporaneità: la crisi climatica, lo sfruttamento delle risorse e del lavoro, il potere invasivo di gruppi economici sempre più ricchi, la manipolazione delle menti, i giochi di potere, la dipendenza sempre più necessaria (o patologica?) dalla tecnologia...

Dune è un Villeneuve al 100%, nel bene e nel male: egli è uno dei registi più ricchi di immaginazione, più dotati di talento in circolazione, capace di utilizzare al meglio gli effetti speciali e di costruire scene di sicuro impatto, nonché di stimolare riflessioni non banali sul nostro mondo; i suoi film però sono lenti, con poco ritmo e pochissime battute di alleggerimento, e richiedono molta concentrazione e attenzione - si vedano Arrival e Blade Runner 2049.

Insomma, non lo consiglieremmo a chi al cinema cerca intrattenimento facile e ritmo forsennato.

Per quel che riguarda un giudizio complessivo sul film che stiamo recensendo, beh, in tutta onestà, considerato la mancanza di finale che lascia sospesa la trama, aspettiamo di vederne il seguito, che speriamo si faccia, per valutare per intero se il progetto di Villeneuve sia una grandiosa e memorabile operazione cinefila, il riuscito omaggio di un fan ad una saga letteraria amata, oppure un coraggioso ma deludente tentativo di adattare per il cinema l'intricatissimo mondo di Frank Herbert.

Vedremo (speriamo presto).



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sabato 2 ottobre 2021

PAW PATROL - IL FILM, LE ZAMPE SULLA CITTÀ

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Canada, 2021
86'
Regia: Cal Brunker
Voci originali: Jimmy Kimmel, Iain Armitage, Will Brisbin, Marsai Martin, Ron Pardo, Tyler Perry, Kim Kardashian.


I Paw Patrol sono un sestetto di cuccioli di cane, di razze diverse e ognuno con un'abilità che lo distingue dagli altri.
Li guida un ragazzino di nome Ryder e la loro missione è salvare le persone in difficoltà.

Dal piccolo paese costiero Adventure Bay si spostano nella metropoli Adventure City per limitare i danni del loro acerrimo nemico, l'egotista gattofilo Humdinger, che ne è appena diventato il sindaco.

L'arrivo nella grande città risveglia brutti ricordi in Chase, il pastore tedesco caposquadra, ma ad aiutarli qui trovano Liberty, una bassotta vagabonda col sogno di diventare anche lei un membro della pattuglia...



Per chi non lo sapesse, Paw Patrol è una serie animata prodotta in Canada, un vero e proprio cult per i bimbi in età prescolare di tutto il mondo.
L'adattamento cinematografico - atteso da almeno un anno e mezzo - è finalmente uscito nelle sale, accompagnato da un hype degno dei migliori blockbuster della Disney.

Le aspettative dei più piccini non sono state mal riposte: produzione ad alto budget, effetti digitali migliorati, intreccio semplice e accattivante, tanta azione e un ritmo così sostenuto che quasi non ci si accorge dell'ora e mezzo di durata.

Ma soprattutto ci sono loro: i cuccioli tanto amati dai bambini, cui si aggiunge qui la new entry Liberty, alla quale in verità viene concesso quasi troppo spazio.

Tra i personaggi della serie mancano l'husky Everest e il chihuahua Tracker (li vedremo in un ipotetico seguito?), mentre Capitan Turbot e la sindaco Goodway - ovviamente accompagnata dalla gallina Cicaletta - compaiono solo per un attimo all'inizio e alla fine, ma nel complesso il film - nonostante l'inconsueta ambientazione urbana - può risultare facilmente familiare anche ai fan di più stretta osservanza.

Il doppiaggio italiano è più che dignitoso; in quello originale si possono apprezzare le voci di alcuni vip, su tutti il talk showman Jimmy Kimmel (il reporter televisivo) e Kim Kardashian, chiaccherata moglie del rapper Kanye West (la barboncina altezzosa).

In attesa di scoprire se Liberty diventerà un personaggio canonico e verrà inserita nella serie, non resta che recarsi al cinema e godersi questo primo lungometraggio in compagnia del/dei proprio/i figlio/i.
Ne vale la pena.



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