CINEMA A BOMBA!

mercoledì 30 settembre 2015

AMERICANA. LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE, I LEFT MADELEINE (AND CARLOTTA AND JUDY) IN SAN FRANCISCO

Madeleine/Carlotta e il Golden Gate Bridge a San Francisco.
(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 

USA, 1958
128'
Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti: James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore


La bionda Madeleine (Novak) soffre di uno sdoppiamento della personalità: alle volte va improvvisamente in trance e si crede Carlotta Valdés, sua antenata che si tolse la vita proprio alla sua stessa età.

Il marito, preoccupato, si rivolge ad suo amico, "Scottie" Ferguson (Stewart) - dimessosi dalla polizia perché sofferente di vertigini , per tenerla sotto controllo.

Costui però, dopo averla salvata da un primo tentativo di suicidio, si innamora perdutamente della donna; e quando questa muore precipitando dall'alto di un campanile - egli non è riuscito ad aiutarla a causa della sua paura del vuoto - , ne diventa ossessionato tanto da riconoscerla in Judy, sconosciuta incontrata per caso, che egli cercherà di trasformare ad immagine e somiglianza della defunta.

Prima tappa del viaggio di Fede: San Francisco.
Prima tappa del nostro itinerario: un capolavoro assoluto della storia del cinema (per moltissimi "IL capolavoro assoluto"), che già sarebbe degno di memoria per i titoli di testa (firmati da Saul Bass) e per la colonna sonora di Bernard Herrmann (citata esplicitamente in The Artist).

Dici "San Francisco", pensi al suo monumento più famoso - il Golden Gate Bridge - e subito non si può non ricordare la famosa scena in cui Madeleine, nei pressi del ponte, si butta nelle gelide acque dell'Oceano per suicidarsi.

Non per niente Hitchcock aveva definito già qualche anno prima questa location come "un luogo ideale per un delitto".

Ma bisogna dire che la città tutta si presta all'ambientazione di questa storia di manipolazione e finzione, di ossessione e passione, di possesso e perdita; di questo thriller che gioca sul doppio e sulla doppiezza, sul freddo della stagione e sul caldo di una passione travolgente.

San Francisco: affacciata sull'Oceano, ma abbarbiccata sulle colline; americana e "antica", ma nello stesso tempo "europea" e moderna; non ancora capitale mondiale della controcultura beat e hippie, eppure comunque diversa rispetto a qualsiasi altra metropoli; attraente, ma piena di mistero e fascino decadente.

E così la sua nebbiolina e la sua aria pungente, la scenografica Lombard Street, le suggestive missioni Dolores e San Juan Bautista, i quadri del California Palace of the Legion of Honor, la romantica spiaggia di Cypress Point, la centrale Union Square, le maestose sequoie del Red Basin Redwoods State Park... grazie anche alla maestria registica del grande Hitch diventano sfondo di scene indimenticabili.

E, di fatto, diventano co-protagonisti accanto al perfetto James Stewart (che già nel 1939 con Mr. Smith va a Washington aveva dimostrato il suo grande talento recitativo) e alla bellissima Kim Novak (diventata con questa pellicola un'icona).

Allora Fede, com'è San Francisco? Cambiata molto rispetto al film?

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martedì 29 settembre 2015

AMERICANA, UNO SPECIALE USA



2015: anno storico per CINEMA A BOMBA!
Fede (co-direttore del blog) parte per gli Stati Uniti.

Nei prossimi giorni lo accompagneremo in un percorso cinematografico che avrà come punti di riferimento i luoghi che visiterà.

Seguiteci: ne vedrete delle belle.

Intanto buon viaggio!

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lunedì 21 settembre 2015

GLI INEDITI: A MOST VIOLENT YEAR, QUEL BRAVO RAGAZZO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2014
121'
Regia: J C. Chandor
Interpreti: Oscar Isaac, Jessica Chastain, Albert Brooks, Alessandro Nivola, David Oyelowo, Elyes Gabel, Catalina Sandino Moreno, Harris Yulin.


New York, 1981. Abel (Isaac) è un ispanico arrivato: ha una bella moglie (Chastain) e due bimbi, è proprietario di una ditta di raffinazione petrolifera e gli affari vanno a gonfie vele.

Però la sua ascesa dà fastidio a molti, al punto che qualcuno fa regolarmente picchiare i suoi dipendenti e gli ruba le autocisterne.

Come se non bastasse, gli si mette alle calcagna uno zelante procuratore afroamericano (Oyelowo), proprio mentre il nostro deve chiudere un'importante operazione commerciale.

J.C. Chandor è uno dei registi più interessanti degli ultimi anni: insieme ai colleghi Jeff Nichols (quello di Take Shelter e Mud) e Ned Benson (splendido esordiente con The Disappearance of Eleanor Rigby) guida una nuova generazione di Autori che promette più che bene.

Avevamo scritto del suo All Is Lost del 2013 ed avevamo già segnalato A Most Violent Year come film da vedere.
E ora che lo abbiamo visto - nonostante in Italia sia ancora inedito - possiamo dire che l'attesa è stata ripagata ampiamente.

Il cineasta del New Jersey porta avanti anche in questa occasione il suo discorso sull'uomo contemporaneo che si trova ad affrontare forze molto più grandi di lui: nella sua pellicola d'esordio Margin Call del 2011 parla di un gruppo di analisti di una grande banca di investimenti di fronte all'inizio della crisi finanziaria; in quella con Robert Redford di un uomo solo in balia della forza della natura.

Stavolta tocca ad un imprenditore (Isaac) che prova a lavorare onestamente in condizioni veramente proibitive: la moglie (Chastain) è la figlia di un boss malavitoso ed è una maneggiona; i suoi concorrenti sono sleali e senza scrupoli; il prevenuto procuratore distrettuale (Oyelowo) lo mette sotto pressione con le sue indagini martellanti; i suoi dipendenti sono sull'orlo di una crisi di nervi per i continui atti criminali subiti (siamo nella New York del 1981 - anno statisticamente tra i più violenti nella storia della Grande Mela - e sono ancora lontani i tempi della Tolleranza Zero di Rudolph Giuliani).

Probabilmente non è un caso che il nome del protagonista sia Abel, vittima di un mondo dove tutti i Caino sembrano accanirsi contro questo loro fratello; mentre il cognome è Morales (che suona quasi come morals, ossia "morale"), ad indicarne l'integrità.
In pratica l'anti-Michael Corleone, il personaggio interpretato da Al Pacino nella saga de Il Padrino di Coppola.

Se riuscirà a rimanere fermo nei suoi principi, questo non ve lo sveliamo - anche perché vi toglieremmo il gusto di seguire lo svolgimento della storia.

L'azione volutamente frenata, una fotografia livida, i paesaggi della metropoli freddi (non solo per il clima), i vestiti d'epoca (tra i quali degli elegantissimi Armani rigorosamente del 1981!), la colonna sonora di Alex Ebert (vincitore del Golden Globe 2014 per la precedente pellicola chandoriana): tutto contribuisce a questo senso di attesa e il regista si dimostra davvero efficace nel tenere sotto pressione fino alla fine una materia pronta a deflagrare da un momento all'altro.

La specialità di Chandor, però, è la direzione degli attori, dai quali riesce a ottenere sempre notevoli prove: in Margin Call aveva a disposizione un cast che comprendeva Kevin Spacey, Demi Moore, Stanley Tucci, Jeremy Irons, Paul Bettany, Simon Baker; in All Is Lost un Robert Redford in grandissimo spolvero.

Per A Most Violent Year ha potuto contare su interpreti di un certo livello per le parti secondarie - David Oyelowo (già visto in Interstellar, Selma), Albert Brooks (Taxi Driver, Drive), Alessandro Nivola (American Hustle, Selma), Elyes Gabel (World War Z, Interstellar), Catalina Sandino Moreno (Maria Full of Grace - per il quale venne candidata agli Oscar nel 2005 come migliore attrice -, Cristiada).

Ma soprattutto sono i protagonisti a lasciare il segno.
Di Jessica Chastain, se continua così, non smetteremo mai di tessere le lodi: anche in questo caso la sua performance è eccellente.
Lo sappiamo che rischiamo di essere un po' ripetitivi quando si tratta di lei, ma con un'attrice così...

Riguardo ad Oscar Isaac - che ha recitato in film quali il Robin Hood di Ridley Scott, Drive, Cristiada, Inside Llewyn Davis-A Proposito di Davis - qui offre un'interpretazione che impressiona per intensità, espressività, presenza scenica.

La sua scelta era stata caldamente consigliata al regista dalla nostra Jessica - i due erano compagni di corso alla Juilliard School - e si è rivelata ottima: il "ragazzo" ha talento e carisma da vendere.

[P.S. Avete notato che bella rimpatriata di attori per questo film?!]

A breve i due ritorneranno sul grande schermo con due tra i film più attesi dell'anno: il grande pubblico imparerà a conoscere lui grazie al ruolo di Poe Dameron in Star Wars-Il Risveglio della Forza (settimo capitolo della saga di Guerre Stellari); mentre lei sarà l'affascinante Lady Lucille Sharpe in Crimson Peak di Guillermo del Toro.

Che i riflettori della ribalta su Jessica Chastain e Oscar Isaac convincano i distributori italiani a sfruttare il traino e a far uscire finalmente nelle sale anche il meritevole A Most Violent Year?

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martedì 15 settembre 2015

VENEZIA 2015. LA FINE DEI FESTIVAL?

(Il direttore della Mostra Alberto Barbera) 


E se la 72a Mostra del Cinema di Venezia segnasse la fine dei festival cinematografici?

Prendiamo un anno topico per le kermesse di questo tipo: il 2011 (anno di nascita del nostro blog, non a caso).
A Cannes vengono presentati - e premiati - film che entrano di diritto nella Storia: da The Tree of Life di Terrence Malick con Jessica Chastain al francese The Artist col simpatico Jean Dujardin (poi plurioscarizzato l'anno successivo), passando per il discusso Drive del danese Nicolas Winding Refn.

Pochi mesi dopo, a Venezia, siamo stati testimoni diretti di una sfilata notevole di pellicole di alto livello: il bellissimo Le Idi di Marzo di George Clooney, l'ancora inedito Wilde Salomé di Al Pacino con - ancora lei! - Jessica Chastain, il disturbante Killer Joe del Maestro William Friedkin con un Matthew McConaughey pre-Oscar e pre-Interstellar, il cartone cecoslovacco Alois Nebel (che in una memorabile proiezione notturna fece appisolare James Franco nella fila davanti alla nostra), il poliziesco d'autore Texas Killing Fields...

E dopo?
Negli anni successivi la qualità delle proposte cinematografiche è calata progressivamente e in modo inesorabile.
Se prima mettevamo in discussione più che altro le scelte delle varie giurie, ora guardiamo con preoccupazione alla media delle pellicole in rassegna.

Già in un vecchio post di qualche anno fa avevamo provato a profetizzare un adeguamento dei festival alle esigenze del grande pubblico, piuttosto che a quelle della critica, sempre più minoritaria e autoreferenziale.

Previsione - ci duole ammetterlo - completamente errata.
È vero che i direttori artistici lavorano col materiale che hanno: annate di film generalmente mediocri producono inevitabilmente mostre mediocri.

Tuttavia, è davvero possibile che i film selezionati siano davvero il meglio che ci sia in circolazione?
Che senso può avere continuare a segnalare e onorare pellicole che quasi nessuno poi conoscerà e andrà a vedere?

Diciamoci la verità: tali rassegne non fanno più da volano alle piccole e medie produzioni - chi paga il biglietto nelle sale difficilmente sceglie un film che ha vinto la Palma d'Oro o il Leone d'Oro - e neppure le grandi case di produzione ormai sono interessate a presentare le proprie anteprime - quelle che davvero suscitano interesse e hanno appeal - in un contesto in cui vengono fatte sentire fuori posto.

La scorsa edizione di Cannes e questa di Venezia sembrano suggerire che mai come ora si è fatto ampio il divario fra spettatori comuni e intellettuali.
E se questa fosse la fine dei festival?
Né il Lido né la Croisette lo meriterebbero.

Rilanciamo quindi l'appello a Thierry Frémaux e Alberto Barbera: prima che sia troppo tardi, cercate di essere più coraggiosi e modernizzate le vostre kermesse, ad esempio coinvolgendo - anche nelle giurie - i giovani e il pubblico che va a vedere prodotti mainstream e diffidando da chi si sbrodola all'idea della proiezione di una pellicola di un qualche Paese asiatico che persino Google Maps avrebbe difficoltà a trovare, magari diretta da un regista sconosciuto anche in patria e recitata da attori non professionisti.

Va bene, non vi chiediamo di far concorrere solo i reboot dei remake degli spin-off di qualche saga di origine fumettistica, ma almeno di alternare potenziali blockbuster e film hollywoodiani a cinema "d'autore".
La formula del 2011 andava bene.

Ma l'ideale sarebbe tornare allo spirito degli anni Ottanta, quando Carlo Lizzani (non propriamente un regista per tutti) come direttore di una Mostra che sembrava avviluppata in una crisi senza sbocchi aveva avuto l'ardire di proporre opere veramente popolari quali L'Impero colpisce ancora, I Cancelli del Cielo, I Predatori dell'Arca Perduta, E.T. l'Extra-Terrestre, Poltergeist-Demoniache Presenze... accanto a prodotti d'essai e aveva risollevato le sorti della rassegna senza farle perdere autorevolezza.

Insomma, ci piacerebbe esclamare, parlando agli amici: "Wow! Ma hai visto cosa danno a Cannes/Venezia quest'anno? Non possiamo mancare!"

Non deludeteci: il futuro è nelle vostre mani.
(Giusto per non caricarvi di responsabilità.)

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domenica 13 settembre 2015

VENEZIA 2015. I VINCITORI


Dall'alto: il regista Lorenzo Vargas col Leone d'Oro; l'italiana Valeria Golino con la Coppa Volpi; l'eccentrico Charlie Kaufman sul red carpet.


Alla fine ha vinto una pellicola venezuelana: Desde Allà, scritto dal regista Lorenzo Vigas in collaborazione col messicano Guillermo Arriaga, ex-sceneggiatore storico di Alejandro G. Iñárritu (autore premio Oscar dell'ottimo Birdman con Michael Keaton, guarda a caso presentato proprio a Venezia lo scorso anno).

Una Mostra che quest'anno parla molto spagnolo, dato che il Leone d'Argento è stato assegnato all'argentino Pablo Trapero per il drammatico El Clan.

Americani e francesi hanno strappato comunque qualche premio: il bizzarro sceneggiatore Charlie Kaufman (quello di Essere John Malkovich, Il Ladro di Orchidee e Se Mi Lasci Ti Cancello), co-autore del cartone per adulti Anomalisa, si è portato a casa il Gran Premio della Giuria; a L'Hermine di Christian Vincent sono andati quello per la miglior sceneggiatura e quello per il miglior protagonista (Fabrice Luchini).

Ma c'è spazio anche per un po' di gloria italiana: l'immarcescibile Valeria Golino ha conquistato la Coppa Volpi grazie all'apprezzata interpretazione di Per Amor Vostro.

In definitiva, un'edizione che - come e più che in passato - ha fatto e farà discutere.
Ma per i commenti aspettate il prossimo post...


LEONE D'ORO al miglior film: Desde Allá di Lorenzo Vigas

LEONE D'ARGENTO per la miglior regia: Pablo Trapero per El Clan

GRAN PREMIO DELLA GIURIA: Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA: Abluka (Frenzy)

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile: Fabrice Luchini per L'Hermine

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile: Valeria Golino per Per Amor Vostro

PREMIO OSELLA per la migliore sceneggiatura: Christian Vincent per L'Hermine

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI ad un attore o attrice emergente: Abraham Attah per Beasts of No Nation


LEONE D'ORO ALLA CARRIERA: Bertrand Tavernier

PREMIO JAEGER-LE COULTRE GLORY TO THE FILMMAKER: Brian De Palma

PERSONAL TRIBUTE TO VISIONARY TALENT AWARD: Jonathan Demme

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martedì 1 settembre 2015

VENEZIA 2015. FILM IN E FUORI CONCORSO

Dall'alto: una scena di Everest, film di apertura della 72a Mostra del Cinema di Venezia; Matthias Schoenaerts, Tilda Swinton, Dakota Johnson e Ralph Fiennes, protagonisti di A Bigger Splash di Luca Guadagnino; Guardie Svizzere, protagoniste del documentario L'Esercito Più Piccolo del Mondo di Gianfranco Pannone.


Giunta alla sua 72a edizione, la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia non riesce ancora a ritornare ai fasti dell'era Marco Müller (direttore artistico dal 2004 al 2011).

Fiaccata negli ultimi anni dalla crisi economica e dalle scelte delle grandi case di produzione - snobbare i festival tout court oppure preferirle Cannes e/o Toronto - la gloriosa kermesse guidata ancora da Alberto Barbera stenta a trovare una via che le permetta di sopravvivere e di far parlare di sé almeno nelle riviste specializzate.

È vero, 12 mesi fa c'era Birdman di Alejandro González Iñárritu, destinato a trionfare nell' ultima edizione degli Oscar; ma il non avergli assegnato neppure un premio è stato un clamoroso autogol che ha messo in secondo piano il fatto di essere stato scelto per aprire la Mostra.

Quest'anno le vacche sono ancora più magre: assenti i grandi nomi in regia (era prevista la proiezione di un corto, The Audition, firmato Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Brad Pitt; ma è stata annullata all'ultimo per cause tecniche) e i film sulla carta più interessanti, come Crimson Peak di Guillermo del Toro con Jessica Chastain, Tom Hiddleston, Charlie Hunnam e Mia Wasikowska.
Una delle poche speranze di destare attenzione è affidata ad Everest, film di apertura fuori concorso con un cast di tutto rispetto.
Speriamo bene...

Poco stuzzicanti infatti le pellicole in competizione: basti pensare che il favorito sulla carta è Aleksandr Sokurov (ricordate il suo Faust a Venezia 2011?), mentre gli outsider sono Jerzy Skolimowski e Atom Egoyan...

Potrebbero riservare sorprese invece Laurie Anderson (vedova di Lou Reed, performance artist e musicista) Charlie Kaufman (già sceneggiatore di Essere John Malkovich di Spike Jonze, Confessioni di una Mente Pericolosa di George Clooney, Se mi Lasci Ti Cancello di Michel Gondry), Xavier Giannoli (il suo Marguerite si ispira alla vita di Florence Foster Jenkins, la cantante lirica più stonata della storia; su questo personaggio è in arrivo anche un biopic con Meryl Streep) e il nostro Luca Guadagnino (ma il suo è un remake di un film francese, La Piscina di Jacques Deray con Alain Delon, Romy Schneider e Jane Birkin); Tom Hooper - già vincitore dell'Oscar per Il Discorso del Re e autore di Les Misérables - porta in Laguna un'opera che farà discutere ma che probabilmente piacerà alla Hollywood liberal.

Consoliamoci con i divi che potrebbero sbarcare al Lido - uno su tutti: Michael Keaton, recente protagonista del nostro seguitissimo Speciale; ma non dimentichiamo due cineasti di primo piano come Alfonso Cuarón (che aveva aperto Venezia 2013 con Gravity, poi vincitore morale dei successivi Oscar), presidente di giuria nel concorso principale, e Jonathan Demme (quello di Stop Making Sense, Il Silenzio degli Innocenti, Philadelphia), suo omologo per la selezione Orizzonti - e con i programmi delle sezioni collaterali, ricchi e variegati.

Molti i cortometraggi - notiamo con piacere, tra gli altri, la presenza di Zero, diretto da David Victori (autore del notevole La Culpa) e prodotto nientemeno che da Ridley Scott e Michael Fassbender insieme a YouTube - e i documentari.

Tra questi, segnaliamo In Jackson Heights del maestro del genere Frederick Wiseman (Leone d'Oro alla carriera l' anno scorso assieme alla grande direttrice di montaggio Thelma Schoonmaker); L'Esercito Più Piccolo del Mondo di Gianfranco Pannone, che parla della quotidianità delle Guardie Svizzere al tempo di Papa Francesco; De Palma, ritratto del regista di Scarface, Gli Intoccabili, Carlito's Way che è stato in competizione a Venezia 2012; Winter on Fire, sugli avvenimenti di Piazza Maidan che hanno sconvolto l'Ucraina; The Event, sui fatti convulsi che portarono al definitivo crollo dell'Unione Sovietica nel 1991.

Dopo Kurt Cobain: Montage of Heck sul leader dei Nirvana e Amy (presentato a Cannes 2015) su Amy Winehouse, non poteva mancare anche al Lido l'omaggio ad un'icona musicale: questa volta tocca a Janis Joplin.

E a proposito di omaggi: per festeggiare i cento anni dalla nascita del leggendario cineasta Orson Welles durante la serata di pre-apertura verrà proiettato Il Mercante di Venezia, pellicola che si pensava perduta.

Insomma: chi vuole i divi, sarà accontentato; chi vuole documentari e cortometraggi stimolanti, potrebbe rimanere soddisfatto; chi vuole vedere film che passeranno alla storia... beh, abbiamo l'impressione che non li troverà qui (però mai dire mai).

Ecco trailer, trame, interviste, curiosità sulle pellicole della Mostra di Venezia 2015: consigliamo comunque di darci un'occhiata.
Non ve ne pentirete.


FILM IN CONCORSO

Abluka (Frenzy), regia di Emin Alper (Turchia/Francia/Qatar)
Heart of a Dog, regia di Laurie Anderson (USA)
Sangue del mio sangue, regia di Marco Bellocchio (Italia/Francia/Svizzera), con Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Toni Bertorelli, Roberto Herlitzka
Looking for Grace, regia di Sue Brooks (Australia)
Equals, regia di Drake Doremus (USA), con Nicholas Hoult, Kristen Stewart, Guy Pearce, Jacki Weaver
Remember, regia di Atom Egoyan (Canada/Germania), con Christopher Plummer, Martin Landau, Bruno Ganz, Jürgen Prochnow
Beasts of No Nation, regia di Cary Fukunaga (USA), con Idris Elba
Per amor vostro, regia di Giuseppe M. Gaudino (Italia/Francia), con Valeria Golino, Adriano Giannini
Marguerite, regia di Xavier Giannoli (Francia/Repubblica Ceca/Belgio)
Rabin, The Last Day, regia di Amos Gitai (Israele/Francia)
A Bigger Splash, regia di Luca Guadagnino (Italia/Francia), con Tilda Swinton, Dakota Johnson, Ralph Fiennes, Matthias Schoenaerts, Corrado Guzzanti
The Endless River, regia di Oliver Hermanus (Sud Africa/Francia)
The Danish Girl, regia di Tom Hooper (Gran Bretagna/USA), con Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Matthias Schoenaerts, Ben Whishaw, Amber Heard
Anomalisa, regia di Charlie Kaufman e Duke Johnson (USA), con voci di Jennifer Jason Leigh, David Thewlis
L'Attesa, regia di Piero Messina (Italia/Francia), con Juliette Binoche
11 minut, regia di Jerzy Skolimowski (Polonia/Irlanda)
Francofonia, regia di Aleksandr Sokurov (Francia/Germania/Paesi Bassi)
El Clan, regia di Pablo Trapero (Argentina/Spagna)
Desde allá, regia di Lorenzo Vigas (Venezuela/Messico), con Alfredo Castro
L'Hermine, regia di Christian Vincent (Francia), con Fabrice Luchini
Behemot, regia di Zhao Liang (Francia/Cina)

FILM FUORI CONCORSO

Black Mass - L'ultimo gangster (Black Mass), regia di Scott Cooper (USA), con Johnny Depp, Joel Edgerton, Benedict Cumberbatch, Dakota Johnson, Kevin Bacon, Sienna Miller, Juno Temple
Everest, regia di Baltasar Kormákur (USA), con Jason Clarke, Josh Brolin, Robin Wright, Keira Knightley, Sam Worthington, Jake Gyllenhaal, Emily Watson [FILM D'APERTURA]
Mr Six (Lao pao er), regia di Hu Guan (Cina) [FILM DI CHIUSURA]
Go with Me, regia di Daniel Alfredson (USA/Canada/Svizzera),con Anthony Hopkins, Julia Stiles, Ray Liotta, Hal Holbrook
Non essere cattivo, regia di Claudio Caligari (Italia)
Spotlight, regia di Thomas McCarthy (USA), con Michael Keaton, Mark Ruffalo, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci
La calle de la Amargura, regia di Arturo Ripstein (Messico/Spagna)
The Audition, regia di Martin Scorsese (USA) [CORTO], con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Brad Pitt, Martin Scorsese [PROIEZIONE CANCELLATA]
Dove eravamo rimasti (Ricki and The Flash), regia di Jonathan Demme, con Meryl Streep, Kevin Kline

DOCUMENTARI

Winter on Fire, regia di Evgeny Afineevski (Ucraina)
De Palma, regia di Noah Baumbach e Jake Paltrow (USA)
Janis, regia di Amy Berg (USA)
The Event (Sobytie), regia di Sergei Loznitsa (Paesi Bassi/Belgio)
Gli uomini di questa città io non li conosco - Vita e teatro di Franco Scaldati, regia di Franco Maresco (Italia)
L'Esercito Più Piccolo del Mondo, regia di Gianfranco Pannone (Città del Vaticano/Italia/Svizzera)
Afternoon (Na ri xiawu), regia di Tsai Ming-liang (Taiwan)
In Jackson Heights, regia di Frederick Wiseman (USA)
Human, regia di Yann Arthus-Bertrand (Francia)
I Ricordi del Fiume, regia di Gianluca e Massimiliano De Serio (Italia)

CORTOMETRAGGI

New Eyes, regia di Hiwot Admasu Getaneh (Francia/Germania)
E.T.E.R.N.I.T., regia di Giovanni Aloi (Francia/Italia)
En defensa propia, regia di Mariana Arriaga (Messico)
Violence en Réunion, regia di Karim Boukercha (Francia), con Vincent Cassel
It seems to hang on, regia di Kevin Jerome Everson (USA)
Monkey (Hou), regia di Shen Jie (Cina)
Tarântula, regia di Aly Muritiba e Marja Calafange (Brasile)
55 pastillas, regia di Sebastián Muro (Argentina)
Seide, regia di Elnura Osmonalieva (Kirghizistan)
Champ des possibles, regia di Cristina Picchi (Canada)
Dvorišta-Backyards, regia di Ivan Salatic (Montenegro)
The Young Man Who Came From The Chee River (Jer gun muer rao jer gun), regia di Wichanon Somumjarn (Thailandia)
Belladonna, regia di Dubravka Turic (Croazia)
Oh Gallow Lay, regia di Julian Wayser (USA)
Zero, regia di David Victori (USA/Gran Bretagna/Spagna/Messico)

Nelle sezioni cosiddette collaterali, i titoli secondo noi più interessanti sono:

Pecore in erba, regia di Alberto Caviglia (Italia) [ORIZZONTI]
The Childhood of a Leader, regia di Brady Corbet (Gran Bretagna/Ungheria/Belgio/Francia), con Robert Pattinson, Bérénice Bejo, Liam Cunningham [ORIZZONTI]
Italian Gangster, regia di Renato De Maria (Italia) [ORIZZONTI]
A War (Krigen), regia di Tobias Lindholm (Danimarca) [ORIZZONTI]
Free in Deed, regia di Jake Mahaffy (USA/Nuova Zelanda) [ORIZZONTI]
Man Down, regia di Dito Montiel (USA), con Shia LaBeouf, Kate Mara, Gary Oldman, Jai Courtney [ORIZZONTI]
Milano 2015, scritto e diretto da Elio, Roberto Bolle, Silvio Soldini, Walter Veltroni, Cristiana Capotondi, Giorgio Diritti (Italia) [GIORNATE DEGLI AUTORI]
Viva la Sposa, regia di Ascanio Celestini (Italia, Belgio, Francia), con Ascanio Celestini, Alba Rohrwacher [GIORNATE DEGLI AUTORI]
Viva Ingrid!, regia di Alessandro Rossellini (Italia) [GIORNATE DEGLI AUTORI]
Lolo, regia di Julie Delpy (Francia) [GIORNATE DEGLI AUTORI]
The Daughter, regia di Simon Stone (Australia), con Geoffrey Rush, Miranda Otto, Sam Neill [GIORNATE DEGLI AUTORI]

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