CINEMA A BOMBA!

lunedì 24 agosto 2015

MIA MADRE, LA STANZA DI NANNI

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Italia, 2015
106'
Regia: Nanni Moretti
Interpreti: Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti.


Margherita (Buy) è una regista affermata di pellicole a sfondo sociale, ma è anche una donna in crisi, specie da quando sua madre (Lazzarini), ex insegnante di lettere classiche, è ricoverata in ospedale.
Ad aiutarla c'è il fratello maggiore Giovanni (Moretti), a impensierirla ulteriormente ci sono invece una figlia adolescente e un attore hollywoodiano (Turturro), protagonista del suo nuovo film.

Senza troppi preamboli: presentato in concorso a Cannes 2015, dove è rimasto inspiegabilmente senza premi, Mia Madre è una delle opere italiane più riuscite degli ultimi anni, in assoluto una delle più ispirate di Moretti.

In questo ideale proseguimento dell'altrettanto toccante La Stanza del Figlio, con cui invece dalla Croisette portò a casa la Palma d'Oro (con grande "scorno" di un autoironico e divertito David Lynch, che sperava di vincere con Mulholland Drive), il regista romano affronta nuovamente il tema di un lutto privato e dell'autocritica che ne deriva.

Nonostante il titolo, la vicenda non è incentrata tanto sulla figura della madre, che pure funge da catalizzatore, quanto su quella di Margherita (madre a sua volta), sulla sua difficoltà di stabilire un vero rapporto umano con familiari, amici, colleghi, amanti.
La figlia non le dice tutto, il fratello le appare sempre più premuroso e saggio, persino gli ex alluni di sua madre sembrano averla conosciuta meglio di lei.

Di Nanni si possono discutere la simpatia, le idee politiche, l'abbandono della dimensione collettiva - che tanto piace ai suoi estimatori più intellettuali - in favore di quella privata.
Ma non la sensibilità, il senso della misura, l'abilità nella direzione degli attori, la capacità di alleggerire i momenti più drammatici alternandoli con intermezzi comici, affidati principalmente a John Turturro.

Il divo italoamericano - che i lettori del nostro blog ricorderanno per Vivere e Morire a Los Angeles e Il Grande Lebowski - è davvero in grande spolvero e strappa parecchie risate, ma anche gli altri protagonisti sono in stato di grazia.
Lo stesso Moretti è ottimo in un ruolo insolitamente sobrio e di secondo piano, ma Buy e Lazzarini qui trovano probabilmente il ruolo della vita (e devono al regista una riconoscenza infinita).

Si presume che i giurati del Festival francese da qualche mese dormano male; in ogni caso dovrebbero farsi un bell'esame di coscienza.
Mia Madre è con ogni probabilità il film italiano dell'anno.
Altamente consigliato.

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mercoledì 19 agosto 2015

IL RACCONTO DEI RACCONTI, IL PASTICCIO DEI PASTICCI

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Italia, 2014
125'
Regia: Matteo Garrone
Interpreti: Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones, John C. Reilly, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini.


Una regina egoista (Hayek) sacrifica il marito per avere un figlio.
Un re erotomane (Cassel) si invaghisce di una donna che non ha mai visto, ignaro che questa sia in realtà una vecchia.
Il sovrano di un altro reame (Jones) dà in sposa sua figlia a un orco.

Queste tre storielle che si alternano rappresentano la trama dell'ultimo film del pluripremiato Matteo Garrone, presentato in concorso allo scorso Festival di Cannes, da cui tornò però a mani vuote.
Non è difficile capire il perché.

Siamo chiari: Garrone è uno dei pochi registi italiani che possiamo esportare senza vergognarcene, e un certo talento visionario - questa pellicola, nonostante tutto, lo conferma - non si può dire che gli manchi.
Difetta invece di senso della misura e rigore narrativo.

Da un copione scritto a otto mani (troppe) il regista romano ha cavato un film che punta molto sullo sfarzo visivo (ottimi i costumi di Massimo C. Parrini e le scenografie curate da Dimitri Capuani e Alessia Anfuso), ma che nel complesso risulta sconclusionato e a tratti perfino spiacevole.

Alla fine delle oltre due ore di durata, solo una delle tre storie arriva a una conclusione. Le altre non finiscono: si interrompono.
Per tacere di certi compiacimenti un po' morbosetti, specie nell'episodio delle vecchie sorelle: si può anche cercare di fare dell'umorismo sul decadimento fisico nella tarda età, ma qui si ha il forte sospetto che dietro si celino badilate di cinismo.

Si salvano gli interpreti, molti dei quali stranieri: tra la sempreverde messicana Salma Hayek e il piccolo inglese Toby Jones (era nel cast de La Talpa, ricordate?) quello che se la cava meglio è il francese Vincent Cassel in un ruolo di simpatico mascalzone lussurioso.

Aiuta attorniarsi di un cast internazionale? Certo, specie considerata la pochezza recitativa di molti attori nostrani. Però - ne sa qualcosa anche Gabriele Muccino - non basta per accreditarsi come un Autore.
E peccato che Ceccherini non proferisce parola: qualcuna delle sue triviali battute avrebbe almeno rallegrato la serata.

Il consiglio non richiesto che vorremmo dare a Matteo è in definitiva questo: torna sulla terraferma e ricomincia da capo.
Moretti e Sorrentino ti aspettano.

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