CINEMA A BOMBA!

martedì 26 maggio 2015

CANNES 2015. I FRATELLI COEN HANNO SALDATO IL DEBITO (DI RICONOSCENZA)

Dall'alto: Jacques Audiard con la Palma d'Oro vinta per Dheepan; Vincent Lindon, visibilmente commosso, ritira il premio per la migliore interpretazione maschile; Valeria Golino consegna a Hou Hsiao-hsien il riconoscimento per la migliore regia.


Leggendo l'elenco delle pellicole premiate al Festival di Cannes di quest'anno si rimane piuttosto perplessi.

Suscita curiosità la condivisibile premiazione di giovani talenti: nella scorsa edizione si era voluto valorizzare il venticinquenne canadese Xavier Dolan (presente anche in questa occasione, ma nelle vesti di giurato); questa volta è toccato all'esordiente ungherese László Nemes con l'originale tragedia sull'Olocausto Il Figlio di Saul e al messicano Michel Franco con il drammatico Chronic.

Ma sono gli unici raggi di luce di un'edizione dalle molte ombre.
Che dire altrimenti di un Festival che relega quasi tutte le pellicole più interessanti alle categorie fuori concorso e finisce per ignorare le poche perle in competizione?

L'esclusione dei film italiani dal palmarès lascia infatti l'amaro in bocca, anche perché voci di corridoio davano Mia Madre di Nanni Moretti - il rappresentante italiano che aveva ricevuto più plausi da critica e pubblico - sicuro vincitore di almeno un premio.
Ma se persino un contentino come il Prix du Jury è andato al greco The Lobster di Yorgos Lanthimos, tutto lascerebbe pensare che, nonostante la massiccia presenza di film nostrani, questo non fosse proprio l'anno giusto.

Speriamo di rifarci altrove: d'altra parte - lo stesso Paolo Sorrentino lo sa bene - anche La Grande Bellezza nel 2013 era stato snobbato e ha finito poi per trionfare agli Oscar...

Le due superpotenze Stati Uniti (con la Rooney Mara dell'apprezzata storia d'amore lesbo Carol) e Cina (con il premio alla regia attribuito al veterano Hou Hsiao-sien per L'Assassina, che ha fatto incetta di consensi) non sono state invece scontentate, così come i padroni di casa.

Però è stato esagerato premiare tre film francesi su quattro in competizione: solo lo stroncatissimo Marguerite et Julien di Valèrie Donzelli è rimasto escluso.

Infatti La Loi du Marché e Mon Roi possono fregiarsi di aver fatto vincere i riconoscimenti per le migliori interpretazioni ai propri protagonisti, rispettivamente Vincent Lindon - che ha battuto la concorrenza del Michael Caine del sorrentiniano Youth-La Giovinezza che molti già danno in odore di nomination all'Oscar - ed Emmanuelle Bercot.
Quest'ultima aveva già avuto l'onore di aprire il Festival come regista, e premiarla - sebbene ex aequo - anche come attrice ci sembra francamente eccessivo.

Di Jacques Audiard sapevamo già dalla vigilia (vedi il nostro post) che con il suo Dheepan - storia di un ex guerrigliero cingalese interpretato da un attore che è stato veramente un bambino soldato nelle fila delle Tigri Tamil - sarebbe stato uno dei favoriti per la vittoria finale: dopo l'aver conquistato il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2009 con Il Profeta ed esser rimasto a mani vuote per Un Sapore di Ruggine ed Ossa (in concorso nel 2012), era ovvio che uno dei pupilli della kermesse dovesse portare a casa qualcosa.
E quel qualcosa è stato niente meno che la Palma d'Oro.

Ora, non vogliamo mettere in dubbio la bontà di queste scelte da parte della giuria capitanata da Joel e Ethan Coen; però la sensazione che rimane è sgradevole, poiché si ha come l'impressione che i riconoscimenti assegnati siano un modo per i due fratelli di saldare un debito di riconoscenza nei confronti della rassegna rivierasca, piuttosto che il frutto di considerazioni legate al merito.

Ricordiamo che la Croisette è sempre stata molto generosa con i due autori americani: da qui sono passati e sono stati acclamati Barton Fink (1991: Palma d'Oro assegnata all'unanimità, miglior regia e miglior attore a John Turturro), Mister Hula Hoop (1994), Fargo (1996: miglior regia), Fratello, Dove Sei? (2000), L'Uomo che non c'era (2001: miglior regia), The Ladykillers (2004: premio per Irma P. Hall come attrice), Non è un Paese per Vecchi (2007) e Inside Llewyn Davis (Grand Prix Speciale della Giuria nel 2013).

Dopo le premiazioni, resta comunque una certezza: la storia d'amore tra i fratelli Coen e Cannes non è certo finita qui.
Se mai finirà...

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domenica 24 maggio 2015

CANNES 2015. I VINCITORI

Jacques Audiard, regista di Dheepan - vincitore della Palma d'Oro 2015. 


Grandissima delusione per l'Italia a Cannes 2015: nemmeno un riconoscimento per i nostri rappresentanti Nanni Moretti (che molti, alla vigilia, davano come favorito), Matteo Garrone e Paolo Sorrentino.

I padroni di casa della Francia, al contrario, vincono grosso: Palma d'Oro, miglior attore e migliore attrice (ex aequo).

Sono stati premiati davvero i migliori?
C'entra qualcosa il fatto che i fratelli Coen - presidenti di giuria - vengano invitati spesso sulla Croisette e che altrettanto spesso portino a casa un riconoscimento importante?
Speriamo di no, che sia soltanto una coincidenza e il frutto di scelte condivise da parte dei giurati; ma il sospetto di un cambio di favori è forte.

Lasciamo considerazioni più approfondite al prossimo post.

Nel frattempo, ecco l'elenco dei vincitori:


Palma d'Oro al miglior film: Dheepan, regia di Jacques Audiard (Francia)

Grand Prix Speciale della Giuria (assegnato al film che mostra maggiore originalità o spirito di ricerca): Saul fia (Il Figlio di Saul), regia di László Nemes (Ungheria)

Prix d'interprétation féminine (assegnato alla migliore attrice): Emmanuelle Bercot, Mon Roi (Francia); ex aequo con Rooney Mara, Carol (USA)

Prix d'interprétation masculine (assegnato al miglior attore): Vincent Lindon, La Loi du Marché (Francia)

Prix de la mise en scène (assegnato al miglior regista): Hou Hsiao-hsien, Nie yin niang (L'Assassina) (Taiwan)

Prix du scénario (assegnato al miglior sceneggiatore): Michel Franco, Chronic (USA)

Premio della giuria: The Lobster, regia di Yorgos Lanthimos (Grecia)

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martedì 19 maggio 2015

MICHAEL KEATON. UNO SCONOSCIUTO ALLA PORTA, TI PIACE IL TUO VICINO?

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1990
102'
Regia: John Schlesinger
Interpreti: Michael Keaton, Melanie Griffith, Matthew Modine, Tippi Hedren, Mako, Laurie Metcalf, Dan Hedaya, Beverly D'Angelo, John Schlesinger.


San Francisco. Una giovane coppia squattrinata (Griffith e Modine) acquista uno stabile nel lussuoso quartiere di Pacific Heights (che poi è anche il titolo originale, anche se la casa nella realtà si trova in un altro quartiere), con la prospettiva di pagare il mutuo affittando gli appartamenti al piano terra.
Peccato che scelgano il locatario sbagliato: Carter Hayes (Keaton, doppiato da Tonino Accolla nella versione italiana), truffatore senza scrupoli che nasconde un segreto...

All'indomani dello straordinario successo di Batman, Michael Keaton è divenuto una star e uno degli attori più ricercati di Hollywood grazie soprattutto alla propria versatilità.
Prima commediante in film quali Night Shift e Mister Mamma, il nostro si era poi cimentato in altri registri: drammatico (Clean and Sober), grottesco (il burtoniano Beetlejuice) e supereroistico (appunto Batman).

Ma un ruolo di cattivo al cubo ancora gli mancava: Hayes è il personaggio più diabolicamente malvagio della carriera del nostro.
Un degno erede dell'ex dentista nazista impersonato in modo magistrale da Laurence Olivier in Il Maratoneta (1976), altra opera del regista inglese John Schlesinger (autore altresì di Un Uomo da Marciapiede, che gli valse l'Oscar per la miglior regia nel 1970).

Sono più di quanto si pensi le analogie tra i due: l'impudenza derivata dalla ricchezza, l'assoluta mancanza di una moralità nel perseguire i propri piani, il fascino unito a metodi apparentemente cortesi, la capacità di rovinare la vita agli altri...

Non è da tutti riuscire a interpretare un ruolo odioso in un film cult senza rovinarsi la reputazione: in questo caso ce l'hanno fatta sia Olivier - che aveva messo in gioco il prestigio derivante dall'essere riconosciuto come uno dei migliori attori britannici di sempre - sia Keaton.

È il suo Hayes infatti il fulcro di tutta la vicenda, colui che si ricorda maggiormente dopo aver visto la pellicola, il catalizzatore di tutti i sentimenti (malevoli) del pubblico; e ai pur bravi Melanie Griffith e Matthew Modine non resta che fare da comprimari.
Come comprimaria - secondaria e pure muta - è Tippi Hedren, musa di Alfred Hitchcock in Gli Uccelli e Marnie, nonché madre della stessa Griffith (le due, tuttavia, non compaiono insieme in alcuna scena).

Una "partecipazione straordinaria" casuale?
Ovviamente no: la sceneggiatura di Daniel Pyne (curiosamente ispirata a una spiacevole esperienza personale) e la messinscena del regista sono zeppe di temi e riferimenti al maestro del brivido: i protagonisti innocenti, coinvolti per caso in un intrigo più grande di loro; il cattivo reso più interessante e perversamente affascinante dei buoni; il manierismo tecnico di alcune sequenze tra cui una nel climax che riporta direttamente a Psyco.

Peccato che Schlesinger - che pure fa una comparsata degna del suo illustre collega (è l'uomo nell'ascensore) - non sia Hitchcock.
Cosicché il film regge bene per 3/4 per poi scendere nel finale, un po' troppo prevedibile ed edificante.
Un errore che non farà qualche anno dopo Barbet Schroeder in Soluzione Estrema, dove Keaton interpreta un ruolo per molti versi simile (ma questo ve lo racconteremo un'altra volta).

Uno Sconosciuto alla Porta, "forse il primo thriller su uno sfratto nella storia del cinema" (cit. Janet Maslin del New York Times), è un giallo psicologico che turba e disturba, da non far vedere ad affittuari e aspiranti tali (o al contrario a loro altamente consigliabile, per la stessa ragione).

Michael, però - detto sinceramente - ti avremmo preferito nella parte del locatario loco...

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mercoledì 13 maggio 2015

CANNES 2015. I FILM IN E FUORI CONCORSO

Dall'alto: una scena da Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone; la locandina di Mia Madre con Nanni Moretti e Margherita Buy; Paolo Sorrentino sul set di Youth - La Giovinezza con Michael Caine e Mădălina Ghenea.


Come riportato nel nostro post precedente, la novità principale del Festival di Cannes di quest'anno - che durerà dal 13 al 24 Maggio - è la presenza massiccia del cinema italico, con ben 3 pellicole di alto profilo in concorso.

Non sarà facile per la giuria capitanata dai fratelli Coen assegnare la Palma d'Oro.
Per fortuna gli autori de Il Grande Lebowski sono attorniati da un bel numero di accorti professionisti del settore: le dive Sophie Marceau e Sienna Miller, il regista Guillermo del Toro (co-sceneggiatore della trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson e autore dell'attesissimo Crimson Peak con la nostra Jessica Chastain) e l'attore Jake Gyllenhaal, solo per dirne alcuni.

Secondo noi, i nostri alfieri se la dovranno vedere soprattutto con altrettanti autori nordamericani: gli statunitensi Todd Haynes (Far From Heaven-Lontano dal Paradiso, I'm Not There-Io Non Sono Qui) e Gus Van Sant (Belli e Dannati, Will Hunting-Genio Ribelle, Scoprendo Forrester), e il canadese Denis Villeneuve (Incendies-La Donna Che Canta).
Ma occhio all'apprezzato Jacques Audiard (Il Profeta e Un Sapore di Ruggine e Ossa, presentato a Cannes 2012): gioca in casa.

In realtà, come sempre più spesso accade, le pellicole nel complesso più intriganti si trovano al di fuori della competizione principale.
A partire dal cinema d'animazione, dove si registra una bella "sfida" tra Inside Out della Pixar e il francese Il Piccolo Principe.

Degni di nota anche il reboot di Mad Max con Tom Hardy al posto di Mel Gibson - ma con l'australiano George Miller di nuovo gagliardamente dietro alla cinepresa - e l'ultimo film di Woody Allen con la sua nuova musa Emma Stone (seconda collaborazione consecutiva dopo Magic in the Moonlight) e con il ruvido attore Joaquin Phoenix (quello di The Master e Her-Lei).

Ma ecco a voi in dettaglio il programma della 68a edizione del Festival di Cannes: trailer e notizie di tutte le pellicole in concorso e di quelle più interessanti fuori concorso vi aspettano!

Come direbbe il Joker di Jack Nicholson in Batman: "Ça va commencer le Festival!"


CONCORSO
Dheepan, regia di Jacques Audiard (Francia)
La Loi du Marché, regia di Stéphane Brizé (Francia) con Vincent Lindon
Marguerite et Julien, regia di Valérie Donzelli (Francia)
Il Racconto dei Racconti - Tale of Tales, regia di Matteo Garrone (Italia, Francia, UK) on Salma Hayek, Vincent Cassel, John C. Reilly, Alba Rohrwacher, Massimo Ceccherini
Carol, regia di Todd Haynes (UK, USA) con Cate Blanchett, Rooney Mara
Nie yin niang (L'Assassina), regia di Hou Hsiao-hsien (Taiwan)
Shan He Gu Ren (Mountains may depart), regia di Jia Zhangke (Cina)
Umimachi Diary, regia di Hirokazu Kore-eda (Giappone)
Macbeth, regia di Justin Kurzel (UK, Francia, Stati Uniti) con Michael Fassbender, Marion Cotillard
The Lobster, regia di Yorgos Lanthimos (Grecia) con Colin Farrell, Rachel Weisz, Léa Seydoux
Mon Roi, regia di Maïwenn (Francia) con Vincent Cassel
Mia Madre, regia di Nanni Moretti (Italia, Francia), con Margherita Buy, John Turturro, Nanni Moretti
Saul fia (Il Figlio di Saul), regia di László Nemes (Ungheria)
Youth - La Giovinezza, regia di Paolo Sorrentino (Italia, Francia, Svizzera, UK) con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Jane Fonda
Louder Than Bombs, regia di Joachim Trier (Norvegia, Francia, Danimarca, USA) con Jesse Eisenberg, Isabelle Huppert
The Sea of Trees, regia di Gus Van Sant (USA) con Matthew McConaughey, Ken Watanabe, Naomi Watts
Sicario, regia di Denis Villeneuve (Canada, USA) con Emily Blunt, Benicio del Toro, Josh Brolin, Jeffrey Donovan
Chronic, regia di Michel Franco (USA) con Tim Roth
The Valley of Love, regia di Guillaume Nicloux (Francia) con Gérard Depardieu, Isabelle Huppert


Qui di seguito, invece, riportiamo le opere presenti nelle altre sezioni che hanno attirato la nostra attenzione:

La Tête Haute, regia di Emmanuelle Bercot (Francia) - Film d'apertura [Fuori Concorso] con Catherine Deneuve
Irrational Man, regia di Woody Allen (USA) [Fuori Concorso] con Emma Stone, Joaquin Phoenix
Inside Out, regia di Pete Docter e Ronnie del Carmen (USA), film di animazione della Pixar [Fuori Concorso]
Mad Max: Fury Road, regia di George Miller (USA) [Fuori Concorso] con Tom Hardy, Charlize Theron
Il Piccolo Principe (The Little Prince), regia di Mark Osborne (Francia) [Fuori Concorso]
Ice and the Sky (La Glace et le ciel), regia di Luc Jacquet (Francia) [Fuori Concorso]

Louisiana-The other side, regia di Roberto Minervini (Italia, USA) [Un Certain Regard]
Amnesia, regia di Barbet Schroeder (Svizzera, Francia) [Proiezioni Speciali]
A Tale of Love and Darkness, regia di Natalie Portman (Israele) [Proiezioni Speciali] con Natalie Portman
Amy, regia di Asif Kapadia (UK), documentario su Amy Winehouse [Proiezioni di Mezzanotte]

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martedì 12 maggio 2015

CANNES 2015. CINEMA ITALIANO ALLA RISCOSSA?

Il manifesto del 68° Festival di Cannes con Ingrid Bergman. 


E se i film più attesi quest'anno a Cannes fossero film italiani?
Strano, ma vero: il nostro Paese, nell'anno dell'Expo di Milano, è sotto gli occhi del mondo anche in campo cinematografico.

Ben tre sono le opere nostrane presenti in competizione quest'anno (più una, Louisiana-The Other Side di Roberto Minervini, nella sezione Un Certain Regard); in realtà sono coproduzioni internazionali, ma concorrono per i nostri colori.

Trattasi degli ultimi lavori dei cavalli attualmente più conosciuti e apprezzati della nostra scuderia, tre registi che sono ormai habitué della Croisette e possono vantare un notevole palmarès rivierasco: il primo, un premio per la miglior regia (Caro Diario, 1994) e una Palma d'Oro (La Stanza del Figlio, 2001); il secondo, un Premio della Giuria (Il Divo, 2008); il terzo, due Grand Prix (Gomorra e Reality, nel 2008 e 2012).

Il primo, naturalmente, è Nanni Moretti, che torna al tema drammatico dell'elaborazione di un lutto 14 anni dopo la pellicola che gli aveva fatto vincere il massimo riconoscimento della kermesse.
Mia Madre, con Margherita Buy, lo stesso Moretti e John Turturro non è però un inedito, essendo già uscito nelle nostre sale, con un ottimo riscontro di critica e pubblico.

Il secondo, Paolo Sorrentino - reduce dal successo planetario del suo La Grande Bellezza culminato con la vittoria ai Golden Globe e agli Oscar nella categoria del miglior film straniero - questa volta si avvale di un cast internazionale veramente notevole per raccontare le vicende di un anziano direttore di orchestra, ospite assieme ad un amico regista dell'esclusivo Schatzalp Hotel di Davos nelle Alpi svizzere (lo stesso albergo citato da Thomas Mann in La Montagna Incantata).

Youth-La Giovinezza può fregiarsi infatti della presenza di interpreti del calibro di Michael Caine, Harvey Keitel, Jane Fonda e Rachel Weisz.
Ma anche di un direttore della fotografia come Luca Bigazzi, uno dei migliori al mondo.

Il terzo, Matteo Garrone, è invece quello che ha destato la maggiore curiosità: il suo Il Racconto dei Racconti è liberamente tratto da tre fiabe dall'opera barocca Lo Cunto de li Cunti del napoletano Giambattista Basile, e rappresenta una rarità nella cinematografia italica.
Pochi infatti sono i nostri cineasti che si sono cimentati in racconti fantastici con effetti speciali, pochissimi quelli di livello: possiamo citare, ad esempio, il Vittorio De Sica di Miracolo a Milano e il Gabriele Salvatores di Nirvana e del recente Il Ragazzo Invisibile.

Il trailer di questo film (che vi mostreremo nel prossimo post) è molto accattivante, e non solo per la presenza di Salma Hayek: coniugare il fantasy con il cinema d'autore italiano in una mega produzione è una sfida ambiziosa, che speriamo il cineasta di Roma possa vincere.
Notevole che la colonna sonora sia firmata da Alexandre Desplat (alla seconda collaborazione con Garrone, dopo Reality), fresco vincitore dell' Oscar per Grand Budapest Hotel, ma anche autore delle musiche di The Tree of Life, Le Idi di Marzo, Moonrise Kingdom, Argo, Zero Dark Thirty...

Insomma, ci aspettiamo molto dai nostri rappresentanti.
Forse troppo: la speranza è che il loro eventuale successo spinga i nostri produttori e distributori a osare di più.
In qualità, originalità, appeal internazionale già da troppi anni non siamo messi proprio benissimo...

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lunedì 11 maggio 2015

MICHAEL KEATON. BATMAN, LA NUOVA EPICA CHE HA FATTO EPOCA

(Clicca sull'immagine per vedere il trailer). 


USA, 1989
121'
Regia: Tim Burton
Interpreti: Michael Keaton, Jack Nicholson, Kim Basinger, Robert Wuhl, Pat Hingle, Billy Dee Williams, Michael Gough, Jack Palance, Jerry Hall.


"Quell'estate era pazzesca, non potevi girarti intorno senza vedere il bat-segnale da qualche parte. La gente ce l'aveva stampato in testa. Era semplicemente l'estate di Batman. E se tu eri un fan dei fumetti, era una cosa dannatamente figa."

Questo ricordo del cineasta-fumettista Kevin Smith rende bene l'idea di quella che era chiamata "Batmania": l'eccitazione derivante dall'uscita della prima vera pellicola dedicata all'Uomo Pipistrello.

Aspettativa ben riposta: non si tratta solo del miglior capitolo della serie cinematografica; nel suo genere il film di Burton - uscito a 50 anni esatti dalla nascita del personaggio - è un capolavoro assoluto, una pietra miliare capace di cambiare l'estetica cinematografica per sempre.

Trattasi di quei casi rari in cui i singoli elementi collimano perfettamente tra loro, concorrendo al risultato finale.
Un giovane regista visionario, già animatore Disney; interpreti ben scelti e di alto livello, quando non proprio divi; una colonna sonora accattivante ed evocativa; una squadra di tecnici di prim'ordine.
E poi il copione, iniziato da Sam Hamm e rielaborato dal Warren Skaaren di Beetlejuice con Charles McKeown e Jonathan Gems (ma questi ultimi due non sono accreditati).

Vediamo le origini del Joker (Nicholson), gangster già fuori di testa che diventa un supercriminale sfigurato e psicotico dopo un'accidentale caduta in una vasca di acido; la sua guerra privata con Batman (Keaton), misterioso vigilante notturno dietro la cui maschera si nasconde il tormentato miliardario Bruce Wayne.
E conosciamo anche due reporter - lui maldestro e simpatico (Wuhl), lei bellissima e affascinata dai pipistrelli (Basinger) - che indagano per conto proprio su entrambi i "mostri"...

Burton e i suoi collaboratori scombinano le carte e fanno di testa propria, a costo di scontentare i più oltranzisti fan del fumetto.
Via le tradizionali calzamaglia grigia e cappa blu del protagonista, al cui posto troviamo un minaccioso costume nero in lattice; via la vetusta batmobile del fumetto, sostituita da un elegante Chevrolet Impala rimaneggiata.
Via soprattutto Robin, ingombrante e francamente inutile "spalla" del Cavaliere Oscuro.

Ecco invece la Gotham City inquietante e gotica di Anton Furst (meritatissimo Oscar per la miglior scenografia), influenzato da Metropolis di Fritz Lang, capolavoro muto in bianco e nero del 1927; le musiche trascinanti di Danny Elfman, cui si contrappongono le canzoni pop di Prince; i costumi e il trucco perfetti.

Si notino anche i tanti omaggi culturali: dalla letteratura (Il Corvo di Edgar Allan Poe) alla pittura (le riproduzioni di opere di Tamara de Lempicka, di cui lo stesso Jack Nicholson è un collezionista, e Giorgio de Chirico), passando ovviamente per i fumetti (il riferimento a Corto Maltese, personaggio ideato dal nostro Hugo Pratt).

Ma forse il principale punto di forza della pellicola è il cast.
Geniale la scelta di affidare il ruolo principale a Michael Keaton: inizialmente osteggiato dai fan del fumetto, che lo conoscevano solo come attore di commedie quali Night Shift, Mister Mamma e 4 Pazzi in Libertà, il nostro riuscì a convincere tutti con una performance grandiosa, rimanendo ancora oggi il Batman per eccellenza nell'immaginario collettivo.

A rubargli la scena ci pensa però il memorabile Joker di Nicholson, magistralmente doppiato nella versione italiana da Giancarlo Giannini (curiosità: 19 anni dopo, ne Il Cavaliere Oscuro, toccherà al figlio Adriano dare la voce al personaggio).
Il grande Jack è un fiume in piena, un fuoco di fila di battute e sentenze memorabili, una scelta perfetta per un cattivo folle e carismatico che non ha eguali nella storia del cinema.

Ottimi anche gli attori di supporto: su tutti spiccano la statuaria Kim Basinger, in una parte che le permettere di dimostrare di avere anche buone doti recitative, e Robert Wuhl, il cui Alexander Knox funge da personaggio "comico" del film.
Il caratterista, già visto in Good Morning Vietnam, trova qui il ruolo della vita. Peccato non compaia più nei film successivi.

Si ritrova, in questa pellicola, un tema che è centrale in tutta la cinematografia burtoniana: il tentativo di riscatto da parte del "diverso" nei confronti di chi l'ha messo ai margini.
In Batman, l'eterna lotta tra il bene e il male diventa però la battaglia tra due freak che si somigliano più di quanto non vorrebbero e per i quali il mondo non sarà mai un posto "normale".

E i posti che fanno da teatro alle scene che maggiormente rimangono impresse non a caso sono tutt'altro che normali: un museo devastato senza pietà dal vandalismo iconoclasta di Joker e dei suoi sgherri; le tenebrose vie della metropoli, simili ad un girone dantesco, invase dai carri mortali di una parata che sembra più un sabba di streghe che un Carnevale; la Cattedrale neogotica di vertiginosa altezza corredata da mostruosi gargoyle dove si consuma lo scontro decisivo.

In questo film c'è tutto ciò che ha ridefinito la nuova epica dei kolossal hollywodiani odierni: se nelle epoche d'oro del cinema gli eroi erano presi dalla storia, dalla mitologia, dalla Bibbia, con il Batman di Tim Burton - ancor più che con il Superman con Christopher Reeve - si è dato il via allo sfruttamento intensivo dei supereroi tratti dai fumetti che dura fino ai giorni nostri.

La seconda giovinezza artistica di Michael Keaton dopo il plurioscarizzato Birdman è un'occasione ghiottissima per (ri)scoprire questo classico della storia del cinema.
Buon divertimento e, come direbbe il Joker, "Fatevi una faccia felice!"

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lunedì 4 maggio 2015

MICHAEL KEATON. 4 PAZZI IN LIBERTÀ, QUALCUNO VOLÓ SUL NIDO DEL... KEATON

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1989
113'
Regia: Howard Zieff
Interpreti: Michael Keaton, Christopher Lloyd, Peter Boyle, Stephen Furst, Lorraine Bracco, Dennis Boutsikaris, Philip Bosco, James Remar.


Quattro ospiti di una clinica psichiatrica - uno iperattivo con violenti e incontrollati scatti d'ira (Keaton), uno ossessivo compulsivo che vuole farsi passare per un medico (Lloyd), uno che si crede Gesù Cristo (Boyle) e infine un cicciobombo che parla solo citando spezzoni di telecronache sportive (Furst) - fanno un'uscita con il professore che li ha in cura a New York.

Qui il dottore, dopo aver assistito ad un omicidio, viene tramortito dai criminali (due poliziotti!) e finisce in ospedale.
Sicché i quattro si ritroveranno da soli nella Grande Mela a girare...come dei matti.

The Dream Team è il titolo originale di questa commedia, ma si potrebbe anche riferire al potenziale del cast.
Anzitutto Michael Keaton (fresco reduce del fortunato Beetlejuice) e Christopher Lloyd (dopo Chi ha incastrato Roger Rabbit e prima del seguito di Ritorno al Futuro), che avevano già lavorato insieme in Mister Mamma.
Quindi Peter Boyle (il Frankenstein Junior dell'omonimo cult di Mel Brooks) e Stephen Furst (che molti ricorderanno come Sogliola in Animal House e nel sofisticato Zattere, Pupe, Porcelloni e Gommoni).

Potenziale che è rimasto, purtroppo, in parte inespresso, o per errori di sceneggiatura o per indecisione di regia: i personaggi di Lloyd e Furst risultano un po' ripetitivi e non sono supportati da battute esilaranti, le situazioni sono talvolta un po' fiacche, il tema dei pazzi in libertà poteva essere sviluppato in una chiave più brillante e con maggiore brio.

A far le spese di queste pecche sono stati Keaton e Boyle, di una spanna sopra gli altri: le gag migliori sono le loro, ma risultano così isolate da sembrare semplici sketch nel deserto.
Il loro talento non si discute, ma certo avrebbero meritato uno script meno farraginoso e una direzione più esperta.

Al protagonista del nostro Speciale viene riservata la parte più importante, che sembrerebbe una sorta di parodia di quella che ha Jack Nicholson in Qualcuno volò sul Nido del Cuculo (i due reciteranno insieme quello stesso anno, in Batman).
Keaton se la cava di nuovo più che onorevolmente, mettendo a frutto le proprie doti istrioniche come già aveva fatto in Night Shift-Turno di Notte: pochi riescono a sembrare psicotici come lui.
Roba da matti!

Insomma, questa commedia è come la maionese: nonostante i buoni ingredienti è finita per... impazzire.

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