CINEMA A BOMBA!

martedì 30 maggio 2017

CANNES 2017. EDIZIONE SALVATA DA DONNE, VERDETTI E SERIE TV

Dall'alto: Ruben Östlund, regista di The Square, con la Palma d'Oro; Jessica Chastain consegna a Joaquin Phoenix il premio per il migliore attore; Diane Kruger migliore attrice; Nicole Kidman, in collegamento video, ringrazia per il riconoscimento speciale assegnatole dalla Giuria.  


Questa settantesima edizione del Festival di Cannes doveva essere una celebrazione del cinema d'autore in grande stile.

Diciamocela tutta: ad emergere sono state le singole personalità - Nicole Kidman, Sofia Coppola, Joaquin Phoenix, Diane Kruger - più che le opere in sé (nessun capolavoro pervenuto), e tra queste quelle che hanno maggiormente impressionato sono due serie Tv firmate da due maestri del calibro di David Lynch e Jane Campion: rispettivamente Twin Peaks e Top of the Lake: China Girl.

Questo è stato anche il Festival della polemica con Netflix: la web-Tv ha presentato in concorso due film - Okja di Bong Joon-ho (già autore dell'acclamato Snowpiercer) e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach (co-sceneggiatore di Wes Anderson) - ma si è rifiutata di proiettarli nelle sale cinematografiche francesi in concomitanza con la kermesse, suscitando il disappunto dell'organizzazione, che ad un certo punto ha minacciato persino l'esclusione dal cartellone, e del presidente della giuria Pedro Almodóvar, che infatti l'ha esclusa dal palmarès.

La manifestazione rivierasca non è uscita molto bene dalla querelle: oltre alla figuraccia (le obiezioni sono state troppo tardive, praticamente a ridosso dell'apertura), molti hanno avuto l'impressione che, impuntandosi in questo modo, Thierry Frémaux & C. non stiano cogliendo i segni di un profondo cambiamento nel modo di fare, produrre e distribuire film, che potrebbe portare in un futuro prossimo, e in modo più diffuso, a confini sempre più labili tra Internet, Tv e cinema.
A Venezia se n'erano accorti già nel 2015: una produzione Netflix (Beasts of No Nation) era entrata nella selezione ufficiale, e senza tutte queste polemiche.

A risentire della situazione è stata comunque la seconda pellicola, un commedia graffiante con un trio di attori - Dustin Hoffman, Adam Sandler e Ben Stiller - in gran forma.

A proposito, è stata proprio una commedia satirica a vincere il premio più ambito.






Finalmente un film che fa ridere e dileggia il mondo dell'arte contemporanea sbanca Cannes, tempio di un cinema d'autore spesso percepito come arty, ossia pretenzioso, pseudo-artistico, sterilmente provocatorio e palloso: premiare proprio The Square dello svedese Ruben Östlund è stata la "vendetta" o lo sberleffo estremo di una giuria costretta a vedere pellicole da temi sì seri ed impegnati, ma anche alquanto pesanti?
È stato un tentativo di sdrammatizzare?

Restiamo col dubbio, ma comunque non abbiamo nulla da ridire sulla decisione - il regista si era già fatto notare precedentemente con l'apprezzato Forza Maggiore (Force Majeure), presentato a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard - né sugli altri premi assegnati.

Ci sorprende un po' il riconoscimento per la migliore regia a Sofia Coppola, riuscita dove il padre Francis Ford non è arrivato (egli però ha vinto la Palma d'Oro nel 1979 con Apocalypse Now), ma il talento dietro alla macchina da presa di questa figlia d'arte c'è e il suo L'Inganno (The Beguiled) - storia di un gruppo di donne che, durante la Guerra di Secessione, accudiscono un soldato ferito - nonostante le perplessità della vigilia è uno dei titoli che maggiormente ha convinto, e ha buone possibilità di fare bene anche al botteghino.

Forse si tratta di una scelta "politica" - nel mondo del cinema già da qualche mese ci si lamenta (giustamente) del fatto che sono pochissime le donne alle quali viene concesso di dirigere film - nella quale, secondo noi, c'è lo zampino della giurata Jessica Chastain; ma siamo contenti lo stesso.
Speriamo che sia di incoraggiamento ad altre ragazze che vogliono intraprendere questa carriera.

Gloria anche per un'altra regista, la britannica Lynne Ramsay, che si porta a casa il premio per la migliore sceneggiatura - sebbene ex aequo con il duo Yorgos Lanthimos ed Efthymis Filippou del violento e straniante The Killing of a Sacred Deer, una vera e propria tragedia greca ambientata ai giorni nostri - per You Were Never Really Here, che è valso il premio per la migliore interpretazione maschile all'intenso protagonista Joaquin Phoenix, nel ruolo di un veterano che si pone come missione quella di salvare le ragazzine dal racket della prostituzione minorile.

Al fratello di River Phoenix manca ormai soltanto l'Oscar - è stato candidato tre volte: nel 2001 per Il Gladiatore, nel 2006 per Walk The Line-Quando L'Amore Brucia l'Anima (nei panni del cantautore Johnny Cash) e nel 2013 per The Master, che l'anno prima gli valse la Coppa Volpi a Venezia.

Prima affermazione importante, invece, per la vincitrice del premio per la migliore attrice: la bellissima tedesca Diane Kruger - già membro di giuria a Cannes 2012 (presidente Nanni Moretti) e Venezia 2015 - è stata molto apprezzata per la sua parte nella pellicola In The Fade del turco-germanico Fatih Akin, nella quale è una donna in cerca di giustizia e vendetta contro chi le ha ucciso marito e figlio in un attentato di matrice neonazi.






I premi di consolazione sono andati al francese 120 Battements par Minute di Robin Campillo (Gran Premio Speciale della Giuria, praticamente una medaglia d'argento), su un gruppo di attivisti francesi anti AIDS nei primi anni Novanta, e al russo Loveless, storia di un bambino che scompare e dei suoi genitori che si stanno per separare e non gli vogliono bene (Premio della Giuria, ma solo perché non esiste un Premio Erode...).
Tra le pellicole più accreditate alla vittoria finale, Happy End di Michael Haneke è rimasto invece a bocca asciutta (sfuma, al momento, la terza Palma d'Oro al regista austriaco).

Zero tituli anche per Good Time dei fratelli Safdie - che ha sorpreso per la prova attoriale di un insolito Robert Pattinson - e per Wonderstruck di Todd Haynes - basato sul romanzo illustrato La Stanza delle Meraviglie dello scrittore e illustratore Brian Selznick (lo stesso di La Straordinaria Invenzione di Hugo Cabret, adattato da Martin Scorsese in un film vincitore di 5 Premi Oscar nel 2012), storia di due bambini che, in epoche diverse, sono alla ricerca di persone per loro importanti.
Non è improbabile che in futuro queste due pellicole riescano ad ottenere soddisfazione.

E Nicole Kidman?
Avevamo parlato di lei come della protagonista assoluta di questa edizione della kermesse (vedi qui), con ben tre film in programma e una serie Tv (vedi anche qui).
Ebbene, anche la giuria ha voluto renderle onore, con un premio speciale apposta per lei.

Bisogna dirlo: spesso non siamo d'accordo con le decisioni dei giurati nelle rassegne cinematografiche, troppo cerchiobottiste, politiche e/o faziose (ricordate Cannes 2015?).

Ma questa volta non possiamo proprio lamentarci: va bene così.




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lunedì 29 maggio 2017

TWIN PEAKS-THE RETURN, LAURA VIVE (E LOTTA INSIEME A NOI)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
111'
Regia: David Lynch
Interpreti: Kyle MacLachlan, Mädchen Amick, Jennifer Jason Leigh, Richard Beymer, Michael Horse, Al Strobel, Carl Struycken, Ashley Judd, Matthew Lillard, David Patrick Kelly, Russ Tamblyn, Balthazar Getty, James Marshall, Grace Zabriskie, Catherine E. Coulson, Ray Wise, Sheryl Lee.


Chi l'avrebbe detto.
David Lynch ha negato per due decenni e mezzo di voler riprendere i personaggi e il mondo di Twin Peaks, poi ha ricontattato il co-creatore Mark Frost (sceneggiatore dei due film dei Fantastici Quattro), ha chiamato a raccolta tutti i membri del vecchio cast ancora in vita (hanno risposto all'appello in 39) e - con sorpresa unanime - ha annunciato la venuta dell'attesissima terza stagione.

La storia riprende esattamente 25 anni dopo a quando l'avevamo lasciata, con l'Agente Cooper (il grande MacLachlan, con qualche ruga e i capelli tinti) ancora intrappolato nella Loggia Nera e il suo sosia malvagio (sempre MacLachlan, ma con un look da rockettaro in pensione) a fare l'assassino a pagamento in giro per gli USA.

Per evitare spoiler si può aggiungere poco o nient'altro, anche perché la trama - come da tradizione lynchiana - è ingarbugliatissima e a tratti incomprensibile.
Basti dire che l'azione si svolge - questa è una delle novità principali - in più città e in più stati, quasi sempre al di fuori della cittadina che dà il titolo alla serie.

Ci sono, tra le altre cose: una scatola di vetro monitorata 24 ore su 24 da un sistema di telecamere, il ritrovamento del cadavere di una donna decapitata in un letto (un'auto-citazione del regista da Mulholland Drive?), un arbusto fluorescente che parla, il preside di una scuola accusato di un omicidio che ricorda solo di aver sognato, un essere mostruoso che vibra (?) e uccide contemporaneamente...






I primi due episodi finora trasmessi - gli stessi proiettati in questi giorni al Festival di Cannes - non hanno tra loro uno "stacco" evidente, sembrano semmai un unico lungometraggio di quasi 2 ore.
Lynch e Frost si sono infatti approcciati al copione pensandolo come un lungo film, dividendolo in capitoli solo in fase di post-produzione.

Il cineasta settantunenne, in particolare, si è prodigato come non mai: oltre ad aver diretto e scritto tutte le nuove puntate, figura anche come attore (prossimamente riprenderà il ruolo dell'eccentrico agente Gordon Cole), produttore, co-montatore e sound designer.
Come direttore di fotografia ha invece richiamato in servizio il "tenebroso" Peter Deming, già DP di due dei massimi capolavori del maestro di Missoula: Strade Perdute e il succitato Mulholland Drive.

La lunga attesa dei fan - 26 anni dalla fine della serie, 11 dall'ultima pellicola firmata dal regista (l'impegnativo INLAND EMPIRE) - è stata ben ripagata: King David è in splendida forma e The Return ripresenta quasi tutti gli elementi che hanno fatto grande Twin Peaks.
La componente gialla-misteriosa è ovviamente dominante, mentre quella comica-surreale rimane un po' in secondo piano; c'è pure una punta di erotismo che riporta al controverso film-prequel Fuoco Cammina con Me.

Il cast è ampio e ingloba molti volti nuovi, benché i più noti - quelli di Ashley Judd, già protagonista di Bug, e della candidata all'Oscar Jennifer Jason Leigh - appaiano molto fugacemente.
Tra le attrici storiche della serie, in grande spolvero soprattutto Laura Palmer in persona (ossia Sheryl Lee, che invece avevamo faticato a riconoscere in Texas Killing Field) e la sempreverde Mädchen Amick, che riprende nel finale i panni di Shelly.

I punti rimasti aperti in questi due episodi saranno forse risolti in quelli successivi; di certo l'aspettativa era molto alta e non è stata delusa.
Di più: questa serie è l'esempio definitivo di come non esistano più confini tra cinema e televisione.

Bentornato David.
Bentornato Twin Peaks.




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domenica 28 maggio 2017

CANNES 2017. I VINCITORI

Dall'alto: una scena di The Square, vincitore della Palma d'Oro; Sofia Coppola (ultima a destra) con Elle Fanning, Kirsten Dunst, Colin Farrell, Nicole Kidman per la presentazione di L'Inganno (The Beguiled); Joaquin Phoenix in You Were Never Really Here; Diane Kruger in In The Fade.  


Il Festival di Cannes numero 70 si è concluso oggi con i premi assegnati dalla giuria capitanata da Pedro Almodóvar e comprendente, tra gli altri, la nostra Jessica Chastain, Paolo Sorrentino e Will Smith.

I nostri commenti arriveranno a breve, ma possiamo già anticipare che il palmarès è probabilmente uno dei migliori possibili di un'edizione che alla fine non è sembrata così memorabile.

Le sorprese e le conferme non mancano.

Delle prime fa parte sicuramente il vincitore della Palma d'Oro, la commedia satirica svedese The Square (pure Venezia ne aveva premiata una col massimo riconoscimento, nel 2014); ma anche i premi per le interpretazioni a due attori famosi come Joaquin Phoenix (anche in questo caso Venezia ha anticipato i colleghi francesi: nel 2012 vinse per The Master assieme al compianto Philip Seymour Hoffman) e Diane Kruger e il riconoscimento speciale e inatteso alla vera protagonista della rassegna, Nicole Kidman.

Senza parlare di Sofia Coppola, seconda donna nella storia della manifestazione ad aggiudicarsi il trofeo per la migliore regia (dopo Julija Solnceva nel lontano 1961!) - che, tra l'altro, il padre Francis Ford non è mai riuscito ad avere.
La stessa aveva già vinto il Leone d'Oro alla Mostra di Venezia nel 2010 per Somewhere.

Un'altra cineasta risulta tra i vincitori: la britannica Lynne Ramsay si porta a casa infatti il premio per la sceneggiatura - e ha fatto vincere Phoenix tra gli attori - a pari merito con uno dei favoriti della vigilia, Yorgos Lanthimos.

Costui è da annoverare tra le conferme della vigilia, assieme al solito film francese premiato (che lo meritino o no, le pellicole d'Oltralpe non rimangono mai a bocca asciutta) e al russo Loveless.

Qui vi segnaliamo nuovamente le opere presenti nella kermesse e di seguito vi riportiamo i vincitori.

Il vostro palmarès sarebbe stato diverso?






Palma d'Oro: The Square, regia di Ruben Östlund (Svezia, Danimarca, Francia, Stati Uniti d'America)

Grand Prix Speciale della Giuria (premio per l'opera più originale o innovativa): 120 battements par minute, regia di Robin Campillo (Francia)

Prix de la mise en scène (premio per la migliore regia): Sofia Coppola per L'inganno (The Beguiled) (Stati Uniti d'America)

Prix du scénario (premio per la migliore sceneggiatura): (ex aequo) Yorgos Lanthimos e Efthymis Filippou per The Killing of a Sacred Deer (Grecia) e Lynne Ramsay per You Were Never Really Here (Regno Unito)

Prix d'interprétation féminine (premio per la migliore attrice): Diane Kruger per In the fade (Aus dem Nichts), regia di Fatih Akın (Germania)

Prix d'interprétation masculine (premio per il miglior attore): Joaquin Phoenix per You Were Never Really Here (Regno Unito)

Premio della giuria (premio assegnato dalla Giuria): Loveless (Nelyubov) di Andreï Zviaguintsev (Russia)

Premio speciale di Cannes 70: Nicole Kidman





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mercoledì 17 maggio 2017

CANNES 2017. SETTANTA MI DÀ TANTO...

Il poster del 70° Festival di Cannes ritrae una giovane Claudia Cardinale.  


Il Festival di Cannes è giunto alla settantesima edizione.
Un bel traguardo per questa rassegna e un'altra bella occasione per i suoi organizzatori.

Gilles Jacob e Thierry Frémaux - rispettivamente presidente e direttore artistico - quest'anno hanno puntato su una miscela apparentemente equilibrata di opere d'autore e pellicole che strizzano l'occhio al grande pubblico.
Ma soprattutto hanno scelto di dare ampio spazio all'altra metà del cielo.

Tantissime le donne, tutte bellissime e/o bravissime: da Monica Bellucci madrina del festival a Nicole Kidman con ben 4 interpretazioni differenti (3 film + 1 serie tv), passando per Jessica Chastain nella Giuria principale - capitanata da Pedro Almodóvar e composta, tra gli altri, anche da Will Smith e dal regista di La Grande Bellezza, Paolo Sorrentino - e Uma Thurman "presidenta" di quella della sezione Un Certain Regard.
Non è neppure un caso che nella locandina dell'evento campeggi una foto giovanile della nostra Claudia Cardinale.

Scorrendo l'elenco delle pellicole in programma, si nota purtroppo anche la totale assenza di italiani nella selezione ufficiale, benché qualcuno sia riuscito a spuntare in quelle "secondarie".






Beh, almeno c'è un'italo-americana: Sofia Coppola, figlia del famoso Francis Ford (ricordate Twixt?) che sulla Croisette aveva già portato The Bling Ring nel 2013.
Stavolta ha adattato The Beguiled, romanzo già portato sul grande schermo da Don Siegel nel 1971 con protagonista Clint Eastwood (La Notte Brava del Soldato Jonathan): riuscirà a uscire dalla crisi professionale degli ultimi anni?

Ritroviamo anche l'austriaco barbuto Michael Haneke: insieme al greco Yorgos Lanthimos (candidato quest'anno agli Oscar per la sceneggiatura di The Lobster, stavolta presenta The Killing of a Sacred Deer, che ripropone la coppia di The Beguiled: Colin Farrell e Nicole Kidman) e all'americano Todd Haynes (Wonderstruck, con Julianne Moore e Michelle Williams; sulla Croisette c'era già stato nel 2015 con Carol) è il favorito per la Palma d'Oro.
Non c'è da stupirsi: Haneke è un beniamino del Festival e ha già vinto 2 volte (l'ultima nel 2012 con Amour).

Meno quotati ma potenzialmente competitivi ci sono anche Michel Hazanavicius e Noah Baumbach.
Il cineasta Premio Oscar nel 2012 per The Artist presenta Le Redoutable (su Jean-Luc Godard), con la moglie/musa Bérénice Bejo; Baumbach è più famoso come co-sceneggiatore di Wes Anderson (sì, quello di Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel) che come regista, ma il suo The Meyerowitz Stories è trainato da un cast da paura: Adam Sandler, Emma Thompson, Ben Stiller, Dustin Hoffman...

Quest'ultimo e Okja, pellicola diretta dal regista coreano di Snowpiercer, sono insolitamente targati Netflix - che comunque già a Venezia 2015 aveva piazzato in cartellone Beasts of No Nation.
La famosa rete televisiva li presenta dopo i dissidi avuti alla vigilia con gli organizzatori, che vorrebbero che fossero trasmessi anche nelle sale cinematografiche francesi (Netflix non ne ha intenzione).

E proprio la presenza di serie Tv è la grande novità di quest'anno.
In un'era in cui il confine tra grande e piccolo schermo è venuto a mancare, troviamo in cartellone anche opere d'autore come Top of The Lake, a firma della pluripremiata regista Jane Campion (un'altra donna...).
Ma il vero colpaccio di Frémaux è stato assicurarsi la proiezione delle prime due puntate di Twin Peaks, il serial di culto tornato dopo oltre 25 anni per mano di quel geniaccio di David Lynch, che avevamo lasciato alle prese coi suoi estemporanei cortometraggi.

Ma sono molte le cose interessanti che fanno capolino dal programma generale: molto atteso è ad esempio Wind River di Taylor Sheridan, già sceneggiatore di Sicario di Denis Villeneuve (recentemente nominato agli Academy Award per la regia di Arrival) e di Hell or High Water, candidato quest'anno a ben 5 Oscar (miglior film, Jeff Bridges attore non protagonista, sceneggiatura originale per lo stesso Sheridan, montaggio).

Occhio anche ai documentari, categoria sottovalutata: c'è quello di esordio di Vanessa Redgrave sui migranti e quello del più che novantenne Claude Lanzmann, già protagonista di un cortometraggio documentario candidato agli Oscar 2016.
Soprattutto troviamo An Inconvenient Sequel, atteso seguito del bellissimo e spaventoso Una Scomoda Verità, ancora con l'ex vicepresidente USA Al Gore sugli scudi.

I più raffinati potrebbero invece appassionarsi a Carne y Arena, progetto in realtà virtuale del bi-oscarizzato Alejandro G. Iñárritu (nel 2015 per Birdman e nel 2016 per The Revenant), assieme al fido direttore della fotografia Emmanuel Lubezki, che di statuette ne ha vinte 3 di fila (nel 2014, nel 2015 e nel 2016).

Infine, siete fumettari indefessi? Allora How To Talk to Girls at Parties - con Nicole Kidman e Elle Fanning (entrambe già nel film della Coppola) - potrebbe fare per voi: è tratto da una graphic novel di Neil Gaiman, il quotatissimo creatore di Sandman.

Belle donne, Nicole Kidman ubiqua, serie tv che conquistano la stessa dignità delle opere cinematografiche, pellicole intriganti o addirittura innovative...
Ci sono tutte le carte in regola per un Festival di Cannes davvero memorabile.




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martedì 16 maggio 2017

CANNES 2017. I FILM IN E FUORI CONCORSO

La protagonista di Cannes 2017, Nicole Kidman, dall'alto: in L'Inganno (al centro) di Sofia Coppola, con Kirsten Dunst (seconda da sinistra), Colin Farrell ed Elle Fanning (accanto all'attore); in una scena di The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos di nuovo con Colin Farrell; in versione punk (o David Bowie in Labirinth o Ivana Spagna anni Ottanta) in Hot to talk to Girls at Parties; nella miniserie Tv diretta da Jane Campion Top of the Lake: China Girl.  


Anniversario "tondo" per il Festival di Cannes, quest'anno: l'edizione numero 70 avrà luogo sulla Croisette dal 17 al 28 Maggio.

La kermesse francese riesce sempre ad attirare la nostra attenzione, grazie ad un (solitamente) buon dosaggio tra glamour e impegno e alla presenza di tanti divi e registi talentuosi.

Ora, non sempre le pellicole presentate si sono dimostrate all'altezza delle nostre aspettative; però in passato ci siamo occupati di alcune di queste.

Dall'edizione del 2012 venivano Moonrise Kingdom di Wes Anderson, Mud di Jeff Nichols, Re della Terra Selvaggia di Benh Zeitlin, No-I Giorni dell'Arcobaleno di Pablo Larraín e i brutti On The Road di Walter Salles e Holy Motors di Leos Carax.

Del 2013 erano La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino e All Is Lost di J.C. Chandor.

Del 2014 avevamo considerato The Disappearance of Eleanor Rigby di Ned Benson e Whiplash di Damien Chazelle, mentre del 2015 gli italiani Mia Madre di Nanni Moretti e il deludente Il Racconto dei Racconti di Matteo Garrone, insieme al cartone animato della Pixar Inside Out e a Mad Max: Fury Road di George Miller.

Nessuna opera uscita da Cannes 2016 è stata da noi recensita finora - ma già l'anno scorso ci eravamo lamentati per un' edizione sottotono.

E quella di quest'anno come sarà?

Un primo commento arriverà con il prossimo post, ma possiamo subito individuare una protagonista: Nicole Kidman.

L'avevamo lasciata qualche mese fa candidata a Golden Globe e Oscar per la sua commovente interpretazione in Lion di Garth Davis.

Qui sulla Croisette è ultrapresente con ben 3 film - due, quello di Sofia Coppola e quello di Lanthimos, molto attesi - e una serie Tv (diretta nientemeno che da Jane Campion).

Aria di rilancio in grande stile per la talentuosa diva australiana - e ne saremmo lieti.

Di seguito riportiamo l'elenco completo dei film in competizione e di quelli che, secondo noi, sono più interessanti.
A presto per il post di commento!






CONCORSO

120 battements par minute, regia di Robin Campillo (Francia)
In the fade (Aus dem Nichts), regia di Fatih Akın (Germania), con Diane Kruger
The Meyerowitz Stories, regia di Noah Baumbach (Stati Uniti d'America), con Adam Sandler, Emma Thompson, Ben Stiller, Dustin Hoffman
L'inganno (The Beguiled), regia di Sofia Coppola (Stati Uniti d'America), con Nicole Kidman, Colin Farrell, Elle Fanning, Kirsten Dunst
Rodin, regia di Jacques Doillon (Francia), con Vincent Lindon
Happy End, regia di Michael Haneke (Austria), con Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Mathieu Kassovitz
Wonderstruck, regia di Todd Haynes (Stati Uniti d'America), con Julianne Moore, Michelle Williams
Le Redoutable, regia di Michel Hazanavicius (Francia), con Louis Garrel, Bérénice Bejo
Okja, regia di Bong Joon-ho (Corea del Sud), con Tilda Swinton, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Giancarlo Esposito
Hikari, regia di Naomi Kawase (Giappone)
The Killing of a Sacred Deer, regia di Yorgos Lanthimos (Grecia), con Colin Farrell, Nicole Kidman, Alicia Silverstone
A Gentle Creature, regia di Sergei Loznitsa (Ucraina)
Jupiter's Moon, regia di Kornél Mundruczó (Ungheria)
L'amant double, regia di François Ozon (Francia), con Jacqueline Bisset
You Were Never Really Here, regia di Lynne Ramsay (Regno Unito), con Joaquin Phoenix
Good Time, regia di Joshua Safdie e Ben Safdie (Stati Uniti d'America), con Robert Pattinson, Jennifer Jason Leigh, Barkhad Abdi
The Day After (Geu-Hu), regia di Hong Sang-soo (Corea del Sud)
Loveless (Nelyubov), regia di Andreï Zvyagintsev (Russia)
The Square, regia di Ruben Östlund (Svezia, Danimarca, Francia, Stati Uniti d'America), con Dominic West






Un Certain Regard
Barbara, regia di Mathieu Amalric (Francia)
L'Atelier, regia di Laurent Cantet (Francia)
Fortunata, regia di Sergio Castellitto (Italia)
Las hijas de Abril, regia di Michel Franco (Messico)
Wind River, regia di Taylor Sheridan (Stati Uniti d'America, Canada, Regno Unito), con Jeremy Renner, Elizabeth Olsen
Dopo la guerra (Après la guerre), regia di Annarita Zambrano (Francia), con Barbora Bobulova, Giuseppe Battiston

Fuori concorso
Les fantômes d'Ismaël, regia di Arnaud Desplechin (Francia), con Mathieu Amalric, Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg - [FILM D'APERTURA]
Blade of the Immortal (Mugen Non Junin), regia di Takashi Miike (Giappone, Regno Unito)
How to Talk to Girls at Parties, regia di John Cameron Mitchell (Regno Unito, Stati Uniti d'America), con Elle Fanning, Nicole Kidman
Visages, villages, regia di Agnès Varda e JR (Francia)
D'après une histoire vraie, regia di Roman Polanski (Francia, Belgio), con Eva Green, Emmanuelle Seigner

Proiezioni di mezzanotte
Sans pitié (Bulhandang), regia di Byun Sung-Hyun (Corea del Sud)

Proiezioni speciali
An Inconvenient Sequel, regia di Bonni Cohen e Jon Shenk (Stati Uniti d'America), con Al Gore [Documentario]
Promised Land, regia di Eugene Jarecki (Stati Uniti d'America) [Documentario]
Napalm, regia di Claude Lanzmann (Francia) [Documentario]
Sea Sorrow, regia di Vanessa Redgrave (Regno Unito), con Ralph Fiennes, Emma Thompson [Documentario]






Virtual Reality Film
Carne y Arena, regia di Alejandro González Iñárritu e fotografia di Emmanuel Lubezki (Stati Uniti d'America)

Eventi del 70º anniversario
Top of the Lake: China Girl, regia di Jane Campion e Ariel Kleiman (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti d'America), serie Tv con Nicole Kidman
24 Frames, regia di Abbas Kiarostami (Iran)
Twin Peaks (2 episodi), regia di David Lynch (Stati Uniti d'America), serie Tv con Kyle MacLachlan, Laura Dern, Monica Bellucci, Jennifer Jason Leigh, Sheryl Lee, Amanda Seyfried, Naomi Watts, Ashley Judd, Robert Forster, Tom Sizemore
Come Swim, regia di Kristen Stewart (Stati Uniti d'America) [Cortometraggio]

Quinzaine des Réalisateurs
A Ciambra, regia di Jonas Carpignano (Italia, Francia, Germania)
Bushwick, regia di Cary Murnion e Jonathan Milott (Stati Uniti d'America) con Dave Bautista
Patti Cake$, regia di Geremy Jasper (Stati Uniti d'America)
L'amant d'un jour, regia di Philippe Garrel (Francia)
Cuori puri, regia di Roberto De Paolis (Italia), con Barbora Bobulova
The Florida Project, regia di Sean Baker (Stati Uniti d'America) con Willem Dafoe
I Am Not a Witch, regia di Rungano Nyoni (Regno Unito, Francia)
Jeannette: The Childhood of Joan of Arc, regia di Bruno Dumont (Francia)
L'intrusa, regia di Leonardo Di Costanzo (Italia)
Nothingwood, regia di Sonia Kronlund (Francia, Germania) [Documentario]
West of the Jordan River (Field Diary Revisited), regia di Amos Gitai (Israele)

Settimana Internazionale della Critica
Sicilian Ghost Story, regia di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Italia)
Brigsby Bear, regia di Dave McCary (Stati Uniti d'America), con Claire Danes, Mark Hamill, Greg Kinnear





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lunedì 8 maggio 2017

GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 2, SPAZIO ALLE RISATE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
136'
Regia: James Gunn
Interpreti: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Michael Rooker, Karen Gillan, Pom Klementieff, Kurt Russell, Sylvester Stallone; voci originali di Bradley Cooper e Vin Diesel


I Guardiani della Galassia - che, ricordiamo, sono l'umano Peter Quill/Star-Lord (Pratt), gli alieni Gamora (Saldana) e Drax il Distruttore (Bautista), il procione antropomorfo Rocket Racoon e l'uomo-albero (anzi, bimbo-albero) Groot (in originale, le voci sono rispettivamente di Bradley Cooper e Vin Diesel) - sono ingaggiati per difendere delle potenti e preziose batterie dalle mire di un mostro pluritentacolato intergalattico.

Ma le cose non vanno come previsto e il gruppo sarà costretto a fuggire dai propri datori di lavoro.

Nella fuga, Peter incontra Ego (Russell), suo padre, una sorta di dio in grado di creare pianeti.
Il rapporto tra i due non sarà idilliaco, e a farne le spese potrebbe essere l'intero universo.






Bissare il successo di un film popolare è sempre arduo, per un seguito, e la sfida che doveva affrontare Guardiani della Galassia Vol. 2 era particolarmente impegnativa.

Perché doveva confrontarsi sia con il capitolo precedente, sia con un altro temibile concorrente di casa Marvel - quel Deadpool che ha fatto ridere milioni di spettatori in tutto il mondo con le sue battute politicamente scorrette e sessualmente esplicite.
Ovvero due pellicole che, pur non diventando campionesse d'incassi, hanno già raggiunto lo status di cult con risultati al botteghino più che lusinghieri.

Abbiamo visto che nell'universo della Casa delle Idee i "secondi capitoli", per quanto dignitosi, non risultano quasi mai al livello degli originali.

Ciò vale, infatti, per Spider-Man, I Fantastici Quattro, Iron Man, Capitan America (che però può vantare un sequel, Captain America: Civil War, superiore al capostipite) e Avengers, mentre gli X-Men e Hulk (perché il primo capitolo non è proprio riuscito) rappresentano un'eccezione.

Anche questo film rispetta la regola?
A voi la sentenza.

La trama è un po' scema: dà l'idea di essere solo un pretesto; il personaggio interpretato da Kurt Russell è assurdo; il rapporto tra le due sorelle Gamora e Nebula non è interessante; le canzoni (anni Ottanta, questa volta) scelte come colonna sonora non sono efficaci e non lasciano il segno come nel precedente.

Ma dall'altra parte, la sceneggiatura è ricca di battute e situazioni brillanti e divertenti (si ride, parecchio); i protagonisti sono sempre simpatici - Baby Groot è irresistibile (prevediamo invasione di pupazzetti...), Rocket ha un po' meno spazio ma non perde il suo spirito caustico, come Star-Lord, mentre persino il grosso Drax riesce a strappare parecchie risate; la regia è vivace; gli effetti speciali risultano esuberanti e fantasiosi.






Apprezzabile anche l'aver dato rilievo al personaggio di Yondu, interpretato dal bravo caratterista Michael Rooker, che forse ricorderete nello spassoso cortometraggio Cameo School a fianco di Stan Lee.

A proposito dell'anziano fumettista: qui si prende il lusso di comparire due volte (la seconda in una delle ben 5 scene post credits) nei panni di un astronauta che dice di aver lavorato come corriere per la Fed-Ex (ossia il suo ruolo in Captain America: Civil War. Che il suo, in realtà, sia un personaggio ricorrente? Chissà...).

Interessanti, poi, le presenze del vincitore del Golden Globe e candidato all' Oscar Sylvester Stallone (entrerà a far parte stabilmente del mondo Marvel?), Miley Cyrus (solo nella versione originale: presta la voce ad una macchina), Howard il Papero (alla seconda comparsata, dopo il primo GdG. A quando un film dedicato a questo bizzarro eroe dei fumetti? È vero, nel 1986 avevano fatto Howard e il Destino del Mondo, ma non era quel che si dice un capolavoro...) e dei Guardiani della Galassia originali (ne avevamo parlato qui. Riusciranno a trovare un posticino nel prosieguo della saga?).

Insomma, i fan di stretta osservanza saranno deliziati dalle citazioni e dalle tante Easter eggs (i piccoli riferimenti al mondo Marvel); tutti gli altri si potranno godere una pellicola di intrattenimento che assolve il proprio compito in modo egregio, pur senza tante pretese né soverchie ambizioni.

Epica, azione, ritmo incalzante e alleggerimento umoristico ben bilanciati: James Gunn & C. hanno trovato la formula giusta per far apprezzare a tutti questa improbabile squadra di simpatiche canaglie.

Se la prossima volta si continuerà su questa strada e si correggeranno gli errori più gravi - in futuro sarebbe meglio una trama meno squinternata - non ce ne sarà per nessuno!

P.S. A noi, tutto sommato, è piaciuto di più il primo episodio.
Ma voi cosa ne pensate?
Fateci sapere.

P.P.S I Guardiani torneranno nell'ormai affollatissimo Avengers: Infinity War, insieme agli Avengers al completo (ovvio), ma anche a Spider-Man, Ant-Man, Dottor Strange...
Date le premesse, sarà mica il film Marvel più figo di sempre?!?




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lunedì 1 maggio 2017

MARVEL. ANT-MAN E DOCTOR STRANGE, LE SECONDE FILE (MA NON TROPPO)

Ant-man nelle versioni a fumetti e cinematografica.  


Di tutti i personaggi che ruotano intorno agli Avengers, Ant-Man e il Dottor Strange sono sempre stati - vuoi per il nome poco suggestivo, vuoi per la "concorrenza" di eroi più blasonati come Capitan America e Thor - tra i meno importanti e considerati.
Eppure, e i film di cui sono protagonisti lo dimostrano, sono supereroi che si prestano ad essere portati sul grande schermo.

Prendiamo il primo.
Nato nel lontano 1962 dalla mente di Stan Lee (sempre lui...) e dalla matita dell'indimenticato Jack Kirby, il nostro ha come vera identità quella dello scienziato Hank Pym, poi il suo posto viene preso dal ladruncolo Scott Lang e infine dall'agente dello SHIELD Eric O'Grady.






Ant-Man (2015)

Il trailer di Ant-Man.

La pellicola a lui dedicata, uscita nel 2015, racconta la sua seconda incarnazione, ossia quella di Scott Lang (Paul Rudd), delinquente da due soldi ma col cuore d'oro: affezionatissimo alla figlioletta e dotato di un coraggio - e di un'etica - da eroe.

Quando penetra in casa dell'anziano Hank Pym (Michael Douglas, grande recupero vintage) e indossa la tuta sperimentale da questi ideata, cambia e viene convinto dallo scienziato e dalla bella Hope (Evangeline Lilly, già elfa innamorata nella trilogia de Lo Hobbit) a diventare Ant-Man.

La sua missione è recuperare il prototipo della tuta, finito in mano all'ambizioso e malvagio Darren (Corey Stoll, già tra i protagonisti della serie Tv House of Cards), ex allievo di Pym, che intende usarlo a fini militari.
Ma prima il nostro dovrà penetrare nella base degli Avengers per recuperare un dispositivo...

Pubblicizzato un po' impunemente come il film "comico" della Marvel, Ant-Man ha in realtà poco a che spartire con altre pellicole cui la definizione calza meglio: Deadpool e Guardiani della Galassia, su tutti.
Siamo semmai vicini all'umorismo goliardico e brillante di Iron Man (il che non è affatto un male).

Buona parte della riuscita della pellicola è infatti merito dei dialoghi e delle scene "leggere", cui hanno contribuito - in modi e tempi diversi - ben 4 sceneggiatori, tra i quali lo stesso Paul Rudd e il talentuoso Edgar Wright, regista di successo (Hot Fuzz, Scott Pilgrim vs. The World) e già co-autore del copione del sottovalutato Le Avventure di Tintin.

Per il resto, siamo di fronte al classico prodotto del Marvel Cinematic Universe, ossia una robusta iniezione di azione e divertimento per famiglie.
E il consueto cammeo del vecchio Stan Lee? C'è, c'è: basta avere pazienza e arrivare in fondo alla pellicola...

Abbiamo visto di nuovo l'Uomo-Formica l'anno scorso, nel corale Captain America: Civil War, in cui il nostro entrava a far parte degli Avengers - in quota Iron Man - e durante la famigerata battaglia all'aeroporto si trasformava in Giant-Man, per la gioia dei suoi fan (tra cui un entusiasta Kevin Smith).

Non è chiaro se il personaggio comparirà nell'atteso Avengers: Infinity War; di certo è già in lavorazione Ant-Man & The Wasp, che uscirà nel 2018 e vedrà Evangeline Lilly assurgere a co-protagonista, come lasciava intendere la breve scena a metà dei titoli di coda di Ant-Man.
Siamo curiosi di seguire le nuove avventure di questo strano duo: ha del potenziale, nel suo... ehm, piccolo.






Il Doctor Strange disegnato e quello interpretato da Benedict Cumberbatch.  


Il Doctor Strange, invece, è nientemeno che Stephen Strange, un arrogante neurochirurgo di fama, egocentrico, bohemien, che, in seguito ad un terribile incidente d'auto, perde la piena funzionalità delle mani.

Per guarire le prova tutte e dilapida una fortuna, finché non sente parlare dell'Antico, un potente taumaturgo che abita nell'Himalaya.

Si mette così in viaggio, lo trova, ma questi si rifiuta di guarirlo e si offre di insegnarli invece le arti mistiche.

Strange cambierà stile di vita, imparerà velocemente a padroneggiare la magia - parliamo di cose tipo trasmutare la materia, generare campi di forza, viaggiare tra mondi paralleli, spostare oggetti col pensiero... - e , anche grazie alla Cappa della Levitazione (un mantello che può colpire gli avversari e gli consente di volare) e ad un amuleto che amplifica i poteri della mente, diventerà il più potente stregone della Terra, impegnato a tempo pieno a difendere il pianeta da minacce di natura magica.

Siamo nel 1963.
La Beat Generation sta aprendo la strada al movimento hippy - On The Road e I Vagabondi del Dharma di Jack Kerouac sono del 1957 e 1958: il misticismo orientale e la psichedelia stanno diventando di moda, sebbene non siano ancora esplosi definitivamente.

In questo contesto di ribellione giovanile, la coppia Stan Lee-Steve Ditko dà vita al Doctor Strange, la cui prima apparizione è nell'albo antologico Strange Tales.

Le sue storie avranno un immediato successo, soprattutto tra gli studenti dei college, grazie alle immagini allucinogene e allucinate e alle storie piuttosto surreali - gli autori hanno però sempre smentito indignati l'uso di sostanze stupefacenti per creare un immaginario così bislacco - ma l'interesse, tuttavia, scemerà con gli anni: verrà ripreso qua e là, ma senza il riscontro di pubblico iniziale.

Quando, qualche anno fa, la Marvel annunciò una pellicola a lui dedicata, il livello di popolarità era tale che molti si domandarono chi fosse mai questo personaggio, mentre tra i fan della casa fumettistica ci fu una certa curiosità nel vedere come sarebbe stato trattato questo supereroe divenuto ormai di secondo piano.






Doctor Strange (2016)

Il trailer di Doctor Strange.

Prima sorpresa del film: gli interpreti.

A incarnare lo Stregone Supremo è stato chiamato uno degli attori più popolari sui social: quel Benedict Cumberbatch che avevamo incontrato al Lido in occasione della presentazione di La Talpa, che è divenuto popolare come protagonista della serie Tv Sherlock, che è stato candidato all'Oscar come miglior attore protagonista nel 2015.

Nei panni dell'Antico, la versatile attrice - vincitrice, tra gli altri di un Premio Oscar (per Michael Clayton nel 2008) e di una Coppa Volpi (nel 1992), e già vista in Moonrise Kingdom e Grand Budapest Hotel - Tilda Swinton, mentre il ruolo del cattivo è affidato a Mads Mikkelsen, premiato come miglior attore a Cannes 2012.

In ruoli di contorno ci sono Chiwetel Ejiofor (candidato all'Oscar come attore protagonista nel 2014 per 12 Anni Schiavo) e Rachel McAdams (nomination nel 2016 come attrice non protagonista per Il Caso Spotlight e nel cast del malickiano To The Wonder).

Cioè cinque attori molto apprezzati da critica e pubblico e molto premiati, al servizio di una pellicola con qualche ambizione, ma pur sempre pensata per incassare il più possibile.

Altra sorpresa è il regista, Scott Derrickson, specializzato in horror (The Exorcism of Emily Rose e Liberaci dal male, a tema esorcismo).

Utilizzando effetti speciali mirabolanti - candidati agli Oscar - che devono e rimandano molto a Inception, egli riesce a rendere in modo suggestivo le atmosfere misticheggianti e psichedeliche tipiche del fumetto, adattandole ai gusti contemporanei.

Sorpresa, ancora: il film funziona e si discosta come stile e narrazione (non sempre chiarissima, a dire il vero) dalle altre pellicole targate Marvel, trovando una propria originalità e un proprio motivo di esistere.

Certo, se vi piacciono opere più rarefatte, intimiste e senza troppi fronzoli, Doctor Strange non fa per voi, ridondante com'è di trucchi al computer; ma se cercate un po' di intrattenimento senza tanti pensieri...

Troveremo l'eroe interpretato da Cumberbatch nei prossimi Thor: Ragnarok di quest'anno e Avengers: Infinity War del prossimo.

Gli Avengers si sono arricchiti di un nuovo interessante personaggio e siamo curiosi di vedere come interagirà con Captain America, Iron Man & C.

Vediamo se saprà aggiungere magia alla magia dei più tradizionali eroi Marvel.


Beh, il nostro lungo e intenso Speciale finisce con questo post.

Giusto per rinfrescarvi la memoria, ci siamo occupati di:

X-Men,
Spider-Man,
DareDevil,
Hulk,
I Fantastici Quattro,
Iron Man,
Capitan America,
Thor,
Avengers,
Guardiani della Galassia,
nonché, appunto, Ant-Man e Doctor Strange e, precedentemente, Deadpool.

Praticamente, alcuni tra i film più popolari e fortunati degli ultimi anni, vere e proprie pietre miliari del cinema di intrattenimento capaci di influenzare enormemente l'immaginario collettivo e la recente cultura pop.
E di fruttarci un bel po' di visualizzazioni, ad essere sinceri.

Una cosa è sicura: non smetteremo certo di occuparci della fabbrica di sogni, film e soldi creata da Stan Lee e soci: molti sono ancora i personaggi da sfruttare commercialmente - prossimamente vedremo monografie dedicate a Black Panther e Captain Marvel e già da tempo se ne parla per Occhio di Falco e Vedova Nera - e molte le pellicole pianificate per i prossimi anni - ne avremo almeno fino al 2019, al ritmo di tre all'anno.

Ma siamo sicuri che i nostri eroi non si fermeranno lì.




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