CINEMA A BOMBA!

mercoledì 29 novembre 2017

JUSTICE LEAGUE, NON É LA MARVEL

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
120'
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Ben Affleck, Gal Gadot, Ezra Miller, Jason Momoa, Ray Fisher, Amy Adams, Jeremy Irons, Diane Lane, J.K. Simmons, Connie Nielsen, Ciarán Hinds, Joe Morton, Billy Crudup, Amber Heard, Henry Cavill.


Superman è morto.
La criminalità e la sfiducia della popolazione civile sono in crescita, a Gotham come a Metropolis.

Le preoccupanti apparizioni dei Parademoni anticipano la venuta del temibile Steppenwolf (Hinds), bramoso di mettere le mani sui 3 cubi del potere che gli permetterebbero di riportare l'umanità all'età della pietra.

Batman (Affleck) decide di mettere insieme una squadra per affrontare la minaccia: l'amazzone Wonder Woman (Gadot), il re degli abissi Aquaman (Momoa), il velocista Flash (Miller) e il metaumano Cyborg (Fisher).






Prendiamo una scena, una di quelle apparentemente slegate da un contesto.

Siamo in un imprecisato e freddo villaggio del Nord (le riprese sono state fatte in Islanda).
Il gigantesco hipster Aquaman, durante la tempesta, si toglie la camicia mostrando una muscolatura possente e vistosi tatuaggi che gli coprono buona parte del petto depilato, tracanna un'intera bottiglia di whiskey come se fosse acqua, getta platealmente la bottiglia per terra, si avvia spavaldo verso il mare impetuoso e senza pensarci due volte si tuffa virilmente tra le onde.

Sembra la pubblicità di un profumo per uomo, ma in fondo è la chiave di lettura per interpretare questo nuovo film firmato Zack Snyder (e in parte Joss Whedon - sì, proprio il regista dei "rivali" Avengers! - chiamato per supervisionare la post-produzione dopo un grave lutto che ha colpito il collega e a dirigere alcune scene aggiuntive): c'è un sicuro effetto scenico, ma c'è anche epicità, machismo.
E tanta auto-ironia.

Mentre Batman v Superman: Dawn of Justice era stato considerato troppo pomposo e serioso (ma noi, come potete leggere, non abbiamo condiviso le stroncature piovute addosso al kolossal snyderiano) e il successivo Suicide Squad risultava un goffo tentativo di correggere il tiro, la Warner Bros. aveva trovato la formula giusta con Wonder Woman.

Justice League continua sulla stessa scia di WW, presentando sì i tópoi dei film supereroistici, ma anche - prendendo spunto dai tanti successi della Marvel - momenti scanzonati e di alleggerimento.

Possiamo allora dire: "Justice League... assemble?!?"

Non proprio.
Perché se è chiaro che il supergruppo rappresenta il corrispettivo DC degli Avengers, è altrettanto vero che possiede caratteristiche che lo rendono unico.

Volendo divertirsi a fare il gioco delle corrispondenze, Flash sarebbe Spider-Man, in quanto personaggio "comico"; Superman, Capitan America, come leader tutto di un pezzo; Batman, Iron Man, come playboy ricco e tormentato; Aquaman, Thor, per la fisicità; Cyborg potrebbe essere Visione in quanto essere "elettronico".

Ma Wonder Woman?
L'eroina più famosa dei fumetti è... unica! Il fatto che un personaggio femminile sia centrale nella narrazione e riconosciuto dagli altri componenti come autorevole e degno della leadership - non ce ne voglia Scarlett Johansson, ma la sua Vedova Nera risulta in confronto piuttosto sciapa - è qualcosa di piuttosto insolito nel mondo del cinema, specie quello supereroistico.

Certo, aiuta che l'Amazzone sia stata protagonista assoluta di un film a lei dedicato, baciato da ottimi riscontri di critica e pubblico, e che Gal Gadot abbia una notevole presenza scenica; ma la differenza con l'universo Marvel (a forte impronta maschile) si fa comunque sentire.

Poi c'è l'appeal di due tra i più famosi personaggi dell'affollato e variegato mondo dei fumetti, personaggi che nonostante il tempo che passa - Superman è stato creato nel 1933, Batman 6 anni dopo - continuano ad avere legioni di fan, anche grazie a numerose trasposizioni cinematografiche.

Con particolare riferimento all'Uomo Pipistrello, chi non ha apprezzato la trilogia diretta da Christopher Nolan?
Chi non è rimasto stupefatto dall'immaginario di Tim Burton in Batman e Batman- Il Ritorno?

In proposito, Justice League segna tra le altre cose il clamoroso ritorno del compositore Danny Elfman, già autore delle musiche del dittico burtoniano.
Un recupero vintage sottolineato dalla ripresa del tema del film dell'89 nella sequenza di apertura, che oltretutto omaggia esplicitamente la prima apparizione del Cavaliere Oscuro sul grande schermo.

Più controverso potrebbe essere quello che noi consideriamo come un altro punto di forza: la regia di Zack Snyder.






Lasciateci spezzare una lancia in suo favore.
Insultato e deriso dalla stragrande maggioranza dei critici cinematografici (praticamente tutti), il regista del Wisconsin secondo noi è uno dei più rigorosi adattatori di fumetti e graphic novel che ci siano in circolazione, per lo meno dal punto di vista visivo.

Le scene ricche di dettagli sono costruite in modo maniacale e sembrano uscite dalle tavole di un albo: i colori sono vividi, i contorni netti, le pose plastiche.
Lo avevamo notato già con 300, L'Uomo d'Acciaio e Batman v Superman, ma anche in questo nuovo capitolo molte scene sembrano "disegnate".

Una su tutte, quella - quasi immobile - nella quale Flash si lancia nel vuoto per aiutare Wonder Woman a recuperare la spada potrebbe essere opera di Jim Lee (non a caso co-autore della serie a fumetti che ha ispirato questo film) o di un altro artista di punta della DC.
Per noi si tratta di un pezzo di gran virtuosismo registico.

Indiscutibile è invece la sceneggiatura, briosa e brillante, approntata da Chris Terrio - che aveva vinto l'Oscar nella categoria nel 2013 per Argo e successivamente contribuito al copione di BvS - con l'apporto, probabilmente incisivo, del già citato Joss Whedon.

Azzeccati gli attori.
Se da un lato Gal Gadot, come abbiamo detto, è perfetta e in grado da sola di bucare lo schermo, dall'altro Ben Affleck si conferma il miglior Uomo Pipistrello dai tempi di Michael Keaton.
Di Henry Cavill, poi, non si può dire che gli manchi il physique du rôle per impersonare Superman.

I nuovi ingressi se la cavano bene: Ezra Miller (già visto in Animali Fantastici e Dove Trovarli, ricordate?) è divertente e offre un'interpretazione di Flash molto diversa da quella della serie tv dedicata al personaggio; Jason Momoa (Khal Drogo in Game of Thrones) è una buona scelta nel ruolo di Aquaman; Ray Fisher come Cyborg è adeguato, benché un po' in secondo piano.

Abbiamo poi un nuovo Commissario Gordon.
A prendere il posto del Gary Oldman della Trilogia firmata Christopher Nolan non è stato chiamato un attore qualsiasi, bensì J.K. Simmons, il J.J. Jameson dello Spider-Man di Sam Raimi e meritatissimo Premio Oscar per Whiplash.
Ottima scelta.

I confermati Jeremy Irons, Diane Lane e Amy Adams sono come sempre bravissimi, anche se avremmo preferito che almeno quest'ultima avesse più spazio.
Più in sordina invece Ciarán Hinds, costretto a dar voce a un cattivo troppo prevedibile e stereotipato.

Eh già, la rappresentazione dei cattivi è purtroppo uno dei Talloni di Achille del DC Extended Universe: pensavamo che il Doomsday di BvS - che sembrava uscito direttamente da un adattamento tolkeniano (la serie firmata Peter Jackson deve piacere molto a Snyder, perché anche la sequenza della battaglia con le Lanterne Verdi pare presa di peso da Il Signore degli Anelli...) - e la pessima Incantatrice di Suicide Squad fossero semplici incidenti di percorso, ma ahinoi...

Speriamo nel Deathstroke di Joe Manganiello (corrispettivo "serio" dello spassoso Deadpool marveliano), che compare a sorpresa nell'ultimissima scena post credits a fianco di Lex Luthor (Jesse Eisenberg).

Tra i delusi possiamo annoverare anche... i fan dei gilet!
In BvS li indossavano praticamente tutti, mentre questa volta resiste il solo Bruce Wayne/Ben Affleck (che comunque li porta con stile, dobbiamo ammettere).

Insomma, a parte i gilettari, non lasciatevi influenzare da critici mugugnoni e prevenuti o fan duri e puri: Justice League è un prodotto di intrattenimento senza eccessive ambizioni autoriali, ma gradevole e visivamente stuzzicante.
Il tipico film che si va a vedere volentieri al cinema con gli amici.

In definitiva, meglio quindi gli Avengers o la Justice League?

La parola ora spetta a voi, cari lettori.





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lunedì 27 novembre 2017

HARRY POTTER E L'ORDINE DELLA FENICE, TUTTI PER HARRY (ED HARRY PER TUTTI)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2007
138'
Regia: David Yates
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Imelda Staunton, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Michael Gambon, Jason Isaac, Robbie Coltrane, Tom Felton, Brendan Gleeson, Alan Rickman, Gary Oldman, Maggie Smith, Fiona Shaw, Richard Griffiths, David Thewlis, Emma Thompson, Robert Hardy, Evanna Lynch, Natalia Tena.


Dopo il tragico epilogo del Torneo Tremaghi, il Ministro della Magia Cornelius Caramell (Hardy) cerca di far passare sotto silenzio - per varie ragioni, molte delle quali poco nobili - il ritorno del temuto Lord Voldemort: promuove un'azione disciplinare nei confronti di Harry Potter, reo di aver usato la magia in presenza di un babbano (ma era per salvare l'odioso cugino Dudley da un attacco dei Dissennatori) e una campagna stampa volta a screditarlo.

Prende inoltre il controllo di Hogwarts attraverso la melliflua ma inflessibile Dolores Umbridge (Staunton), che si scontrerà con Albus Silente (Gambon) e con tutti gli altri insegnanti.

Harry, come se non bastasse, è vittima di terribili visioni premonitrici.

Ma questa volta ad affrontare la sua nemesi e i suoi fedeli Mangiamorte - tra i quali spiccano Lucius Malfoy (Isaac) e la perfida Bellatrix Lestrange (Bonham Carter) - non sarà da solo.

Al suo fianco ci saranno l'Ordine della Fenice - una società segreta di oppositori di Voldemort composta da vecchie conoscenze - e il sedicente Esercito di Silente - un gruppo di studenti che si allena di nascosto in incantesimi di difesa.






Intrighi, corruzione, connivenze, macchine del fango, potere repressivo, ottusità, nessuno scrupolo...

Irrompe la politica, impersonificata (al peggio) da Caramell e Umbridge, che con le loro azioni ostacolano e intralciano - consapevolmente o inconsapevolmente? - gli unici che sono in grado di contrastare Voldemort e i suoi accoliti.

Harry Potter e l'Ordine della Fenice non rappresenta solo un'opera di intrattenimento leggero, ma questa volta si connota anche come un J'accuse contro ogni limitazione e negazione dei diritti civili (si vedano le punizioni inflitte dall'insegnante ministeriale), l'abuso di potere e il clientelismo.

Fatto piuttosto insolito per un blockbuster, sotto accusa viene messa pure la stampa: già in Harry Potter e Il Calice di Fuoco era comparsa la giornalista Rita Skeeter (Miranda Richardson), specializzata nel taroccare le interviste per rendere più appetibili gli articoli, con buona pace dell'etica deontologica.

Ma questa volta sotto tiro finisce tutto il sistema, e in particolare un modo di fare giornalismo tanto ossequioso nei confronti delle autorità quanto spietato nei confronti della vittima designata, demolita a colpi di fake news e notizie sensazionalistiche ed esagerate.

Attuale, vero?

Ma tranquilli, la componente di denuncia non soffoca le altre.

Ecco che allora riescono a trovare il giusto spazio il primo bacio di Harry con Cho Chang e nuovi personaggi come l'estrosa Ninfadora Tonks (Tena) e soprattutto la svaporata (e amatissima dai fan della saga) Luna Lovegood (Lynch), protagonista di momenti surreali e divertenti.

Ma il clou è la spettacolare e avvincente battaglia finale al Ministero della Magia tra Voldemort e i Mangiamorte da una parte e l'Ordine della Fenice e l'Esercito di Silente dall'altra, battaglia che da sola vale il prezzo del biglietto.
E nella quale il maghetto occhialuto non è più da solo contro il suo storico nemico.

Non temere, Harry: come si dice, l'unione fa la forza.





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venerdì 17 novembre 2017

HARRY POTTER E IL CALICE DI FUOCO, UNA COPPA CHE SCOTTA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2005
157'
Regia: Mike Newell
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Michael Gambon, Brendan Gleeson, Gary Oldman, Jason Isaacs, Alan Rickman, Tom Felton, Miranda Richardson, Robert Pattinson.


Mentre Harry Potter e i suoi amici stanno assistendo alla finale di Coppa del Mondo di Quidditch, i temibili Mangiamorte seminano il panico minacciando il ritorno di Voldemort, il Signore Oscuro.

Tornati alle lezioni, gli studenti conoscono un nuovo professore, il burbero Alastor Moody (Gleeson, ve lo ricordate in Six Shooter, no?) e si preparano ad assistere al Torneo Tremaghi, delle specie di Olimpiadi tra scuole di magia.

Per la competizione - che prevede 3 impegnative prove di abilità - vengono selezionati 4 ragazzi tra cui lo stesso Harry, benché teoricamente troppo giovane per prendervi parte.
Che sia una trappola ordita da qualcuno per metterlo in pericolo?






Arrivati al quarto film, c'è un nuovo cambio dietro la cinepresa: fuori il messicano Alfonso Cuarón (futuro premio Oscar per Gravity) e dentro Mike Newell (Quattro Matrimoni e un Funerale, Donnie Brasco), primo regista britannico della serie.

Una prova difficile per il nuovo arrivato, che doveva rendere giustizia al romanzo di J.K. Rowling che molti fan considerano il migliore della saga.

Newell si è limitato a una direzione diligente e professionale, affidandosi all'adattamento di Steven Kloves (sempre lui) e alle indicazioni fornite dalla stessa Rowling e dal produttore David Heyman.






Questo capitolo si segnala per la prima vera apparizione del cattivissimo Lord Voldemort (un inquietante Ralph Fiennes senza naso, grazie agli effetti speciali) e per la partecipazione del divo di Twilight, Robert Pattinson, in una parte marginale ma incisiva.

Qualche dubbio sull'interpretazione di Albus Silente da parte di Michael Gambon - molto diversa da quella più autorevole di Sir Richard Harris in La Pietra Filosofale e La Camera dei Segreti - che tuttavia non inficia la riuscita di una pellicola che appassiona ancora i fan più affezionati e può divertire pure chi non rientra in questa categoria.




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domenica 12 novembre 2017

HARRY POTTER E IL PRIGIONIERO DI AZKABAN, L'APPARENZA INGANNA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2004
142'
Regia: Alfonso Cuarón
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Julie Christie, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Richard Griffiths, Gary Oldman, Alan Rickman, David Thewlis, Fiona Shaw, Maggie Smith, Timothy Spall, Emma Thompson, Tom Felton, Robert Hardy, Julie Walters.


Non c'è pace per Harry Potter.
Dopo i primi due movimentati anni scolastici a Hogwarts, anche il terzo si apre con una minaccia per lui: è fuggito dal carcere di massima sicurezza per maghi il pericoloso criminale Sirius Black (Oldman), accusato di essere il braccio destro di Lord Voldemort.

Per proteggere Harry dalla sua vendetta e tutti gli studenti dalla sua violenza omicida, il Ministro della Magia Caramell (Hardy, recentemente scomparso) chiama alcuni custodi della prigione, i terrificanti Dissennatori, creature spettrali in grado di risucchiare l'anima del condannato e di svuotare di ogni pensiero felice chiunque si trovi nelle loro vicinanze.

Chi sarà più pericoloso?






Un torvo e minaccioso ricercato che non è quello che sembra.
Un morto che non è poi così morto.
Un topo che, si scoprirà, non è un topo qualsiasi.
Un professore accattivante che però nasconde un terribile segreto.
Una mappa della scuola di Hogwarts apparentemente lasciata in bianco, ma che in realtà rivela solo a poche persone particolari interessanti.
Un albero picchiatore che non mena fendenti a caso.

E il tempo - persino il tempo! - che si comporta in modo strano.

Nulla è ciò che sembra in questo terzo capitolo della saga.

Sebbene Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban non sia il migliore della serie, ai fini degli sviluppi futuri si dimostrerà invece molto importante e pertanto consigliamo di non sottovalutarlo.

Anche perché comunque rimane un racconto che riesce a tenere alta l'attenzione, con i suoi numerosi colpi di scena - ma quello concernente Crosta, il topo di Ron, lascia un po' perplessi - e capovolgimenti di prospettiva, ben dosati man mano che la trama procede: J.K. Rowling gioca sulle apparenze e si diverte a sovvertirle, svelando scenari inaspettati.

Alfonso Cuarón - futuro primo messicano a vincere un Oscar per la migliore regia (per quel Gravity che aveva aperto la Mostra del Cinema 2013) - l'ha assecondata, riuscendo nel contempo a dare continuità al tono "fanciullesco" che contraddistingueva Harry Potter e La Pietra Filosofale e alla svolta dark di Harry Potter e La Camera dei Segreti, accentuando ancora di più quest'ultima.

Questo grazie all'introduzione delle figure degli inquietanti Dissennatori e dell'ambiguo Sirius Black - che ha la faccia poco rassicurante di Gary Oldman, candidato sì agli Oscar 2012 come miglior attore protagonista per La Talpa, sobrio Commissario Gordon nella trilogia noliana del Cavaliere Oscuro e già acclamatissimo nel prossimo L'Ora Più Buia nei panni di Winston Churchill, ma più che altro noto al grande pubblico per ruoli piuttosto sulfurei (Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola, Léon di Luc Besson, Air Force One di Wolfgang Petersen).

A proposito del cast, questo si arricchisce massicciamente con la presenza di attori del calibro di Michael Gambon (al suo esordio come Albus Silente dopo la morte del connazionale Richard Harris nel 2002), David Thewlis (volto noto che è comparso, tra gli altri, in Il Grande Lebowski, La Teoria Del Tutto, Wonder Woman), Timothy Spall (vincitore per Turner del premio per la migliore interpretazione maschile a Cannes 2014) e delle bravissime Julie Christie (la bellissima Lara di Il Dottor Zivago del 1965) ed Emma Thompson (sempre ottima; negli ultimi anni l'avevamo molto apprezzata per Saving Mr. Banks) in piccole parti.

In particolare, tenete d'occhio i personaggi impersonati da Oldman, Thewlis (il professor Lupin) e Spall (Peter "Codaliscia" Minus): li ritroveremo ed avranno uno spazio importante nel prosieguo.

Quindi, non siate troppo sicuri che Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban sia soltanto un episodio intermedio, di passaggio.

D'altra parte, vi abbiamo già avvisati: nulla è ciò che sembra...




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lunedì 6 novembre 2017

HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI, ANIMALI FANTASTICI E CONVITATI DI PIETRA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2002
161' - 174 (versione estesa)
Regia: Chris Columbus
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Richard Harris, Kenneth Branagh, John Cleese, Robbie Coltrane, Richard Griffiths, Jason Isaacs, Alan Rickman, Maggie Smith, Fiona Shaw, Julie Walters, Tom Felton, Bonnie Wright, Warwick Davis.


Ignorando l'avvertimento di un elfo domestico, che gli aveva intimato di non tornare a scuola a causa di un non precisato pericolo, Harry (Radcliffe) sale a bordo di un auto volante insieme a Ron (Grint) e raggiunge Hogwarts.
Qui si verificano strani incidenti: alcuni studenti vengono trovati pietrificati e si sparge la voce che la misteriosa Camera dei Segreti sia stata aperta.

Nel frattempo, i ragazzi sono alle prese con un nuovo professore - il famoso e vanesio Allock (Branagh), per cui Hermione (Watson) stravede - e Harry trova un vecchio diario...
E se in quelle pagine si trovasse la chiave per risolvere il mistero?






Squadra che vince non si cambia: confermati il regista Chris Columbus (Mamma Ho Perso l'Aereo, Mrs. Doubtfire), lo sceneggiatore Steven Kloves (che adatterà tutti i capitoli della serie, tranne L'Ordine della Fenice), l'intero cast (cui si aggiunge un divertente e divertito Kenneth Branagh) e in sostanza la troupe del precedente Harry Potter e la Pietra Filosofale, grande successo al botteghino solo un anno prima.

Quel che cambia è l'approccio: pur trattandosi ancora di un prodotto destinato a giovani e giovanissimi, si possono notare gli inserimenti di maggiori elementi dark e orrorifici: si pensi soprattutto alla sequenza nel bosco coi ragni giganti e alla lotta tra Harry e il serpentone.

Insomma, il pubblico del primo film è un po' cresciuto e questo secondo capitolo sembra adattarsi all'età degli spettatori.
Questa peculiarità - pensiamo voluta - si ripeterà nelle pellicole successive, ed è probabilmente una delle ragioni della loro enorme popolarità.






Siamo di fronte, purtroppo, anche all'ultima apparizione di Sir Richard Harris sul grande schermo.
Il grande attore britannico - interprete, tra le altre cose, di Un Uomo Chiamato Cavallo e Il Gladiatore - lascerà a Michael Gambon i panni del saggio preside Albus Silente a cominciare dal terzo film, ma qui si concede una grande uscita di scena.

Tra gli altri attori fanno macchia Jason Isaac (i cui suggerimenti hanno contribuito non poco a delineare l'aspetto e il comportamento di Lucius Malfoy), il sempre ottimo Alan Rickman e il giovane Tom Felton, che abbiamo rivisto adulto nella serie tv The Flash.

La Camera dei Segreti forse non è il capitolo più entusiasmante della saga dedicata al maghetto occhialuto, ma resta uno dei più importanti per lo sviluppo della storia.

Fate attenzione allo scontro conclusivo: come i lettori più affezionati sanno bene, c'è almeno un dettaglio che si rivelerà fondamentale nel finale della serie...




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