CINEMA A BOMBA!

venerdì 29 dicembre 2017

STAR WARS: EPISODIO VIII - GLI ULTIMI JEDI, UN CIAONE A GEORGE LUCAS

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2017
152'
Regia: Rian Johnson
Interpreti: Mark Hamill, Carrie Fisher, Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Peter Mayhew, Gwendoline Christie, Benicio del Toro, Laura Dern, Kellie Marie Tran, Simon Pegg, Justin Theroux, Warwick Davis, Tom Hardy, Gary Barlow, Gareth Edwards, Frank Oz, Joseph Gordon-Levitt (cameo vocale)


Il Primo Ordine, erede dell'Impero, ormai controlla tutto: distrutto il Senato e pertanto anche la Repubblica, ha ridotto al lumicino la Resistenza, sempre guidata dal Generale Organa (l'ex Principessa Leia) e sempre più esigua numericamente.

La giovane Rey (Ridley), trovato Luke Skywalker (Hamill), ha il compito di convincerlo ad unirsi ai ribelli.
Ma costui è cambiato: si è volontariamente isolato da tutti, è divenuto disilluso e fatalista.
Sicuri che possa servire veramente alla causa?

La stessa ragazza è piena di titubanze, accentuate dalla scoperta di avere una connessione psico-fisica con il membro di spicco del Primo Ordine Kylo Ren (Driver), che a sua volta vive una lotta interiore tra bene (il rimorso per aver ucciso il padre) e male (l'attrazione per le gesta del nonno materno Anakin Skywalker/Darth Vader).






Si sta avanzando a grandi passi verso la completa "degeorgelucasizzazione" dell'universo Star Wars.

È sempre un piacere rivedere Mark Hamill e Carrie Fisher, ma senza Harrison Ford sembra di assistere ad un episodio di Happy Days con Richie e Sottiletta, ma senza Fonzie.
La fuoriuscita del vecchio Han Solo - unica vera pecca dell'altrimenti bellissimo Star Wars: Il Risveglio della Forza - pesa come un macigno.

Con questo ottavo capitolo inoltre scompaiono (?) altri due personaggi storici della saga: una, proprio la Principessa Leia, per la morte l'anno scorso dell'attrice che la incarnava, qui pertanto alla sua ultima interpretazione (ci manchi, Carrie!); l'altro, invece, lo lasciamo scoprire a voi.

Rimagono alcuni personaggi di contorno e pochi altri riferimenti, giusto per giustificare l'appartenenza al franchise: storie, tono, personaggi, atmosfere... ormai sono diversi, molto meno George Lucas e molto più Walt Disney.

Tante sono le conseguenze.

Anzitutto il proliferare di personaggi buffi: attenzione genitori, è in arrivo un'invasione di pupazzetti!

Inoltre, il trionfo di un politically correct su cui è legittimo nutrire qualche dubbio: manca ancora un personaggio gay, ma nel frattempo si nota un proliferare di attori di etnie diverse - ci sono bianchi, neri, gialli, ispanici... -, mentre le donne stanno assumendo un ruolo preponderante.

Noi ci vediamo un tentativo più furbo che sincero di rappresentare le minoranze ed evitare polemiche - si vedano i casi Oscars so white e della questione femminile a Hollywood - ma d'altra parte il prodotto deve fare cassa e ogni pesante contestazione potrebbe influire sull'incasso finale.

Detto questo, non è una cattiva idea quella di dare maggiore visibilità e spessore alle donne: nella nuova trilogia la personalità più carismatica è comunque quella di Rey e, sebbene Leia sia diventata una saggia nonnetta rassicurante, interessante è invece la parte che è stata affidata a Laura Dern, mentre la Rose di Kellie Marie Tran (di origini vietnamite) ottiene parecchio spazio.

A Gwendoline Christie (la Brienne di Tarth di Games Of Thrones), quasi irriconoscibile sotto l'armatura da Stormtrooper, invece è stata "regalata" una scena di combattimento: inutile ai fini dello svolgimento della trama, ma va bene così.

I soggetti maschili, per contro, perdono il confronto.

Mark Hamill si è pubblicamente lamentato di come è stato rappresentato il suo Luke Skywalker, molto differente da quello della trilogia originale.
Si è poi scusato per le esternazioni, ma pensiamo non avesse poi tutti i torti.

Finn (Boyega), centrale in Il Risveglio della Forza, è protagonista di una sottotrama ambientata in un mondo-casinò assieme a Rose - sottotrama che non pare fondamentale ai fini dello sviluppo della saga e che pertanto pone il personaggio in secondo piano, ma che ha il merito di introdurre il balbuziente ma abile ladruncolo/hacker DJ di Benicio del Toro (lo rivedremo in futuro?).

Accantonando il comunque non memorabile Leader Supremo Snoke, in questa pellicola ci sono due villain: il "classico cattivo" Generale Hux (Gleeson) - niente di particolarmente originale, per ora - e il più tomentato, complesso e incostante Kylo Ren/Ben Solo - c'è il tentativo di riabilitarlo, ma per valutarlo appieno avremo bisogno ancora del capitolo conclusivo: sospendiamo il giudizio.

Di Oscar Isaac conosciamo il talento (si vedano, tra gli altri, A Most Violent Year, Cristiada, Drive), ma sebbene il suo Poe Dameron abbia molto spazio pensiamo che potenzialmente possa dare di più.

Gli Ultimi Jedi - il titolo italiano è errato: quello originale è da intendersi al singolare ed è riferito al solo Luke (Rian Johnson dixit) - ha polarizzato il pubblico tra chi lo considera uno dei migliori di tutta la saga e chi invece afferma che, pur essendo superiore alla seconda trilogia, non risulta invece all'altezza di quella originale.

Tale dicotomia si è riflessa in parte sugli incassi, buoni ma forse un po' al di sotto delle aspettative; inoltre la disneyzzazione ha reso Star Wars un prodotto quasi per famiglie e ciò ha fatto storcere il naso a più di un fan.

Ciononostante, il film è ben fatto, spettacolare al punto giusto (il combattimento con la Guardia di Snoke è particolarmente suggestivo, giocato com'è sulle tonalità di rosso, colore molto ricorrente nelle inquadrature), con un buon ritmo; è lungo ma non pesante e adempie egregiamente al suo compito di intrattenere il pubblico.
Missione compiuta per il regista Rian Johnson!

Come L'Impero Colpisce Ancora e L'Attacco Dei Cloni, questo è un capitolo intermedio e come tale va giudicato: è prematuro osannarlo, così come affossarlo.

Ma se del primo mancano i colpi di scena clamorosi e del secondo lo sviluppo del Lato Oscuro in quello che diventerà il personaggio più iconico della serie, la connessione Rey-Kylo Ren - fulcro dell'intera trilogia - promette tuttavia sviluppi interessanti, così come l'ascesa di quest'ultimo e la concorrenza con Hux, lo svelarsi dell'Equilibrio della Forza.

Insomma, l'epopea di Star Wars sta andando avanti anche senza il suo ideatore George Lucas, ma ormai, nel bene e nel male, è un'altra cosa.
E ce ne dovremo fare una ragione.




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domenica 24 dicembre 2017

I CLASSICI: FESTA IN CASA MUPPET, UN (PU)PAZZESCO CANTO DI NATALE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1992
86'
Regia: Brian Henson
Interpreti: i Muppet, Michael Caine.


Se esiste un racconto che nell'immaginario collettivo è diventato la storia natalizia per eccellenza, questo è Il Canto di Natale di Charles Dickens.
Chi non conosce l'odissea dell'avaro ed egoista Scrooge, che vessa il povero dipendente Cratchit, ma poi viene redento la notte della Vigilia dalla visita di 3 spiriti?

Un classico della letteratura di cui esistono diversi adattamenti cinematografici, a cominciare dal memorabile mediometraggio animato Canto di Natale di Topolino che vi avevamo recensito qualche anno fa.

Ma la versione targata Disney non è l'unica pensata per il pubblico più giovane.
Perché non farne un musical su misura per i mitici Muppet?






Primo film girato dopo la scomparsa del "papà" Jim Henson, Festa in Casa Muppet è uno dei più riusciti lungometraggi con protagonisti i famosi pupazzi parlanti.
Il colpo di genio è stato assoldare nella parte di Scrooge un (grande) attore in carne ed ossa che interagisse con Kermit la Rana e compagni.

Dopo una lunga trattativa il ruolo è andato a Sir Michael Caine, che vi si è approcciato come se stesse recitando per la Royal Shakespeare Company.
Un'interpretazione così professionale e sublime che lo stesso attore inglese caro a Christopher Nolan la annovera tra le proprie migliori in assoluto!

Pur con qualche libertà artistica (gli ex soci di Scrooge sono due, Crachit non è l'unico dipendente del vecchio affarista, alla fine Fezziwig è ancora vivo), il film risulta piuttosto fedele allo spirito del classico dickensiano, ed è pieno di trovate buffe e momenti divertenti che lo rendono adatto ai più piccoli e caldamente consigliato a tutte le famiglie.

Dopo il succitato Canto di Natale di Topolino, Una Poltrona per Due, National Lampoon's Christmas Vacation e Star Wars: Holiday Special, quest'anno aggiungete Festa in Casa Muppet alla vostra collezione!

Buon Natale e Buone Feste da tutta la Redazione di CINEMA A BOMBA!




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domenica 17 dicembre 2017

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE PARTE 1 E PARTE 2, LA FINE È SOLO L'INIZIO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2010
146'
Regia: David Yates
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Robbie Coltrane, Michael Gambon, Brendan Gleeson, John Hurt, Rhys Ifans, Jason Isaacs, Bill Nighy, Alan Rickman, Timothy Spall, Richard Griffiths, Fiona Shaw, David Thewlis, Imelda Staunton, Tom Felton, Domhnall Gleeson, Natalia Tena, Julie Walters, Bonnie Wright.


(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2011
130'
Regia: David Yates
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Ralph Fiennes, Helena Bonham Carter, Gary Oldman, Maggie Smith, Ciarán Hinds, Robbie Coltrane, Michael Gambon, John Hurt, Jason Isaacs, Alan Rickman, David Thewlis, Tom Felton, Natalia Tena, Julie Walters, Bonnie Wright.


Harry Potter e i suoi amici sono in fuga: rintanatisi a casa Weasley, vengono attaccati dai Mangiamorte di Voldemort e costretti a riparare a Londra.

Qui i nostri iniziano la ricerca degli Horcrux, che racchiudono i vari pezzi dell'anima del Signore Oscuro.

Costretti a spostamenti continui, Harry, Ron ed Hermione capiranno che non sarà facile ritrovare gli oggetti magici e torneranno ad Hogwarts per lo scontro definitivo col loro nemico, durante il quale scopriranno il vero ruolo di Piton nella vicenda...






Poco più di dieci anni fa, il 21 Luglio 2007 (poco dopo l'anteprima mondiale del film Harry Potter e l'Ordine della Fenice), usciva in lingua originale Harry Potter e i Doni della Morte, settimo e conclusivo romanzo della saga creata da J.K. Rowling (in Italia abbiamo dovuto aspettare fino a Gennaio dell'anno successivo).

72 milioni di copie vendute in pochissimi giorni e un successo editoriale sensazionale aiutano solo in parte a capire quanto grande era in tutto il mondo l'attesa di conoscere come andava a finire la storia del maghetto occhialuto e dei suoi amici.

I fan già da subito si dimostrarono entusiasti, anche perché finalmente ci si rese conto che l'intera saga era stata pensata fin da subito come una vicenda lineare e che l'autrice era riuscita con parecchia abilità a nascondere dettagli importantissimi ai fini della trama in particolari e stiuazioni che sembravano a prima vista insignificanti.

Tutti i nodi, quindi, vengono al pettine e tracciano il percorso che porterà, colpo di scena su colpo di scena, allo sviluppo ultimo della narrazione e al gran finale - l'attesissimo e inevitabile scontro tra Harry e il suo arcinemico Lord Voldemort.
Uno scontro che regala più di una sorpresa...

Diviso in due parti per questioni di botteghino (come pure Lo Hobbit, romanzo breve "allungato" al cinema fino a diventare una trilogia!), ma anche per evitare eccessivi tagli, I Doni della Morte possiede un tono cupo, plumbeo, da attesa e da resa dei conti.

I personaggi sono cresciuti insieme agli attori che li interpretano - vale soprattutto per i tre giovani protagonisti, benché solo la Watson abbia poi realizzato una carriera di successo - e scopriamo cose su di loro che non immaginavamo.
Veniamo a sapere che Albus Silente non era tutto 'sto stinco di santo, che Piton non era quell'infamone che credevamo, mentre anche Neville Paciock si dimostra ben diverso da come lo avevamo conosciuto.

Nonostante alcun momenti morti nella prima parte e qualche libertà di troppo rispetto al romanzo nella seconda, il finale della storia risulta incalzante e ben confezionato.
I fan della saga non possono rimanere delusi.

Occhio al finale, un flashforward che mostra i protagonisti 20 anni dopo: è anche l'inizio di Harry Potter e la Maledizione dell'Erede, opera teatrale ideata da J.K. Rowling (ma scritta insieme al commediografo Jack Thorne e al regista John Tiffany), la cui fortunata versione cartacea è in pratica l'8° romanzo della serie.
Ne vedremo prima o poi anche un'adattamento cinematografico?

Per il momento, la scrittrice britannica è impegnata come sceneggiatrice e produttrice della nuova serie-prequel iniziata l'anno scorso con Animali Fantastici e Dove Trovarli (alla regia ancora il fido David Yates), cui dovrebbero seguire altre 4 pellicole.

Insomma, per i fan del mondo di Harry Potter c'è ancora molto da vedere.
E da amare.






Nel frattempo, se non funziona la formula "Accio CINEMA A BOMBA!" per ripescare i post precedenti del nostro Speciale Harry Potter, potete sempre dare un'occhiata ai link riportati qui sotto:

- Harry Potter e La Pietra Filosofale,
- Harry Potter e La Camera dei Segreti,
- Harry Potter e Il Prigioniero di Azkaban,
- Harry Potter e Il Calice di Fuoco,
- Harry Potter e L'Ordine della Fenice,
- Harry Potter e Il Principe Mezzosangue.

Grazie a tutti per averci seguito: un altro grande successo!





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sabato 9 dicembre 2017

I CORTI: CE QUE JE SAIS, ADIEU MONSIEUR HALLYDAY

Johnny Hallyday a fianco di William Friedkin. (Clicca sull'immagine per vedere il video). 

Francia, 1998
4'
Regia: William Friedkin
Interpreti: Johnny Hallyday.


Il 6 Dicembre 2017 è morto Johnny Hallyday, uno dei più amati e apprezzati cantanti francesi, interprete di grandi successi (uno anche in italiano: Quanto T'Amo).
Per i suoi connazionali è stato una specie di Elvis, per i suoi ottusi detrattori italiani solo un Ligabue o un Vasco transalpino.

Alla carriera musicale l'artista parigino aveva sempre affiancato quella cinematografica, arrivando a lavorare con registi del calibro di Jean-Luc Godard (Detective), Costa-Gavras (Consiglio di Famiglia), Patrice Leconte (L'Uomo del Treno) e Johnnie To (l'autore di Life Without Principle lo aveva scelto come protagonista di Vendicami).

Questo cortometraggio, che in realtà è un videoclip, rappresenta l'equilibrio tra le due anime di Hallyday, che ha la possibilità di mostrare le proprie doti canore in un contesto attoriale dove può godere della direzione di uno dei più grandi di Hollywood: William Friedkin alias "il Maestro", regista tra le altre cose di L'Esorcista e Killer Joe.

Che cosa? Un cineasta da Oscar che firma un video musicale?
Sì, perché nonostante tutto Billy è avvezzo al medium, avendo già diretto due clip a metà degli anni 80: To Live and Die in LA dei Wang Chung (singolo della colonna sonora di Vivere e Morire a Los Angeles) e Self-Control dell'ormai purtroppo dimenticata Laura Branigan.






Qui l'ambientazione rimanda inevitabilmente ad un'altra sua opera, quella che lo ha reso famoso: Il Braccio Violento della Legge, il cui titolo originale - forse non a caso - è The French Connection.
In una New York deserta, grigia, crepuscolare e spettrale che sembra riflettere lo stato d'animo del protagonista, Hallyday si muove con uno sguardo che buca lo schermo.

Il volto stropicciato dalle rughe e dall'età, l'inconfondibile voce potente e intensa, la solita presenza scenica: Friedkin confeziona un piccolo gioiello di virtuosismo registico e di stile sfruttando fascino e carisma del maturo rocker francese e il paesaggio urbano di una Brooklyn in chiaroscuro e malinconica.

Il potenziale da "uomo vissuto ma ancora virile" verrà esaltato, poi, soprattutto dai successivi e già citati film di Leconte e To, dei quali si dimostrerà un protagonista perfetto; ma è il Maestro che per primo lo ha messo in mostra.

Pensiamo quindi che questo videoclip possa essere un degno omaggio ad un grande cantante che col tempo si è dimostrato anche ottimo attore, ad un uomo di spettacolo che verrà ricordato a lungo in Francia e non solo.

Adieu, Monsieur Hallyday.




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martedì 5 dicembre 2017

HARRY POTTER E IL PRINCIPE MEZZOSANGUE, APRITE GLI OCCHI

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

Regno Unito/USA, 2009
153'
Regia: David Yates
Interpreti: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Jim Broadbent, Helena Bonham Carter, Warwick Davis, Michael Gambon, Alan Rickman, Maggie Smith, Timothy Spall, Tom Felton, David Thewlis.


Ad Hogwarts, Harry Potter e i suoi amici frequentano il 6° anno scolastico. Lui è diventato capitano della squadra di Quidditch, Piton (Rickman) ha finalmente ottenuto la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure, il nuovo insegnante di Pozioni è il Professor Lumacorno (Broadbent).

La spensieratezza dei primi anni è svanita: Voldemort e i suoi sgherri, ormai a piede libero, seminano il panico anche nel mondo dei Babbani.

Nel frattempo Harry trova per caso un vecchio manuale di pozioni appartenuto a un misterioso e sedicente "Principe Mezzosangue". Con esso inizia a prendere buoni voti nella materia in cui andava meno bene, insospettendo Hermione e Ron.

Ma il tempo stringe: il maghetto occhialuto viene assoldato dal preside Albus Silente per scoprire insieme un modo per sconfiggere una volta per tutte il Signore del Male, ormai prossimo a sferrare un attacco durissimo proprio alla scuola...






Considerato dai più come un capitolo di passaggio, il ponte tra gli avvenimenti descritti nel precedente L'Ordine della Fenice e il successivo I Doni della Morte, Il Principe Mezzosangue è un romanzo - e un film - che fa aspettare.

Per quasi tutta la sua durata sembra succedere poco, quando in realtà ogni dettaglio, ogni indizio e ogni rivelazione preparano la strada al cataclismatico finale.
L'ultimo atto è deflagrante, ma è nel suo insieme che andrebbe visionata questa sesta pellicola.

Da un punto di vista stilistico, la cosa che più colpisce sono i colori.
Non è un caso che questo capitolo sia l'unico della saga ad essere stato nominato agli Oscar per la miglior fotografia.

David Yates, ormai fisso in cabina di regia, si è avvalso infatti della collaborazione di Bruno Delbonnel, di cui avevamo molto apprezzato la fotografia "fiamminga" del Faust di Aleksander Sokurov, controverso Leone d'Oro a Venezia 2011.

Il DP francese ha optato per scelte cromatiche ispirate con ogni probabilità ai quadri di Rembrandt, giocando con le luci e soprattutto con le ombre.
Senza il suo apporto, il film sarebbe risultato di molto minor impatto.

A livello di casting, si segnala soprattutto l'introduzione del massiccio Jim Broadbent.
Il suo Lumacorno, professore elitario e ingenuo, è tra i personaggi descritti dalla Rowling quello che più differisce dalla sua versione letteraria.

Il Principe Mezzosangue è talmente ricco di colpi di scena (alcuni davvero scioccanti), interpretazioni intense e invenzioni visive che resta davvero difficile considerarlo un episodio minore e interlocutorio.

Va riscoperto godendosene ogni frammento.
E ogni immagine.




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