CINEMA A BOMBA!

mercoledì 29 novembre 2023

I CORTI: THE LAST RONIN ANIMATION, NE RIMARRÁ SOLTANTO UNA (TARTARUGA NINJA)

L'Ultimo Ronin disegnato da Kevin Eastman (clicca per vedere il corto). 

Svezia, 2022
4'
Regia: Magnus Edlund
Voci originali: Andrej K. Lindwall, Zac Clayton.


Una tartaruga ninja con la bandana nera è reduce da una cruenta battaglia che non sembra essere finita molto bene.
Gravemente ferito e fortemente sfiduciato, il rettile antropomorfo si accinge a compiere il seppuku, il suicidio rituale degli antichi samurai.

Idea che più stupida non si può, anche perché arriva qualcuno a ricordargli che la sua missione non è ancora finita...


Dimenticate l'esuberanza giovanilista e scanzonata di Tartarughe Ninja: Caos Mutante.
Qui si fa sul serio.

L'Ultimo Ronin è una graphic novel tra le migliori storie delle Tartarughe Ninja mai pubblicate: ambientata in un futuro alternativo in cui solo uno dei 4 fratelli è sopravvissuto, è considerato il capolavoro di Kevin Eastman (il co-creatore dei Turtles è il principale artefice dell'opera) ed è stato un best seller secondo il New York Times.

Lo svedese Edlund, fan della miniserie e creator di YouTube, ha adattato col suo team una delle scene iniziali del volume per mezzo della computer grafica.
Il risultato è sbalorditivo per realismo e accuratezza dei dettagli.

Un lavoro dettato unicamente dalla passione per la storia e dall'amore per i personaggi, che ricorda in qualche modo un altro breve fan film: Uncharted con Nathan Fillion (con la differenza che quello era un live action).

Di The Last Ronin sono in arrivo sia un seguito fumettistico sia un adattamento videoludico (per PlayStation), ma allora perchè non un lungometraggio?
Questo corto è la dimostrazione che le carte in regola ci sarebbero.
Eccome, se ci sarebbero.


Etichette: , , , , , , , ,

mercoledì 22 novembre 2023

THE KILLER, LA POCO ESALTANTE VITA DI UN ASSASSINO PROFESSIONISTA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA, 2023
118'
Regia: David Fincher
Interpreti: Michael Fassbender, Tilda Swinton, Arliss Howard, Charles Parnell, Kerry O'Malley, Sala Baker, Sophie Charlotte, Gabriel Polanco.


Lunghi appostamenti, noia, paranoia, concentrazione, pasti veloci, riposi brevi, solitudine, socialità inesistente, poca tranquillità...

La vita dell'assassino prezzolato non è proprio il massimo, soprattutto se poi sbagli bersaglio, se i tuoi committenti si rifanno sulle persone alle quali vuoi bene, se stai scappando e nello stesso tempo vuoi vendicarti.

E se hai a che fare con gente che ha pochi scrupoli come te.


In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove era uno dei titoli più attesi, The Killer è l'adattamento cinematografico di una graphic novel francese e il ritorno di David Fincher al suo genere più congeniale.

E' vero, The Social Network era stato un successo di critica e di pubblico, sebbene troppo prematuro nel suo J'accuse a Mark Zuckerberg (quante ne ha combinate, successivamente, il creatore di Facebook!); sì, Mank era un prodotto di ottima fattura, pur rivelandosi troppo livoroso e ingiusto nei confronti di Orson Welles; ma è con film come Se7en, The Game, Fight Club, Panic Room, Zodiac, Gone Girl-L'amore bugiardo che il regista di Denver ha dato il meglio di sé, rinnovando e reinventando quella categoria cinematografica nota come neo-noir.

The Killer si situa in questa scia, ma stavolta, a differenza delle opere precedenti, il protagonista è un assassino di professione, algido, freddo, calcolatore, meticoloso.

Non un antieroe romantico e decadente, quindi, ma un metodico esecutore il cui cinismo e disincanto lo rendono immune da una qualsiasi forma di empatia nei confronti delle sue vittime.

Fincher lavora di sottrazione, con sobrietà, mantenendo il controllo (come il suo protagonista) e i toni cupi e lividi che caratterizzano i suoi lavori migliori.

Ma l'eleganza crepuscolare del film è fredda come i personaggi di Michael Fassbender (un'interpretazione, la sua, che si avvicina per intensità a quella in Hunger) e Tilda Swinton (malinconica come in A Bigger Splash), che nulla hanno a che fare con omologhi quali, per esempio, il paterno Jean Reno del Léon di Luc Besson, il fascinoso Alain Delon di Le Samouraï di Jean-Pierre Melville, lo spietato Keanu Reeves di John Wick, lo psicopatico Tom Cruise di Collateral di Michael Mann, il filosofico Forest Whitaker del Ghost Dog di Jim Jarmusch.

Il risultato?
Una pellicola impeccabilmente ben confezionata, che riesce a tenere desta l'attenzione nonostante le poche scene d'azione e l'anticlimax; un thriller meno pessimista rispetto ad altre opere del cineasta, ma comunque fosco.

Ad ogni modo, è difficile che lo spettatore possa provare empatia nei confronti del personaggio interpretato da Fassbender, troppo distaccato: un contrappasso per un criminale che non prova pietà, compassione, pena nei confronti delle sue vittime.

Non è che anche The Killer tra qualche tempo si ritroverà dimenticato, condannato a quello stesso anonimato tanto cercato dal suo protagonista?

Tutto sommato, speriamo di no.


Etichette: , , , , , , ,

sabato 18 novembre 2023

C'E' ANCORA DOMANI, LE DONNE CHE FECERO LA REPUBBLICA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



Italia, 2023
118'
Regia: Paola Cortellesi
Interpreti: Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Vinicio Marchioni, Romana Maggiora Vergano, Giorgio Colangeli.


Campione d'incassi a sorpresa, C'è ancora domani è sulla bocca di tutti in questo periodo.

Un film italiano così importante non poteva che ricevere un trattamento speciale da parte di CINEMA A BOMBA!

Ed ecco quindi che abbiamo chiesto un parere in merito ad una nostra grande fan - Debora (che aveva già partecipato ad una memorabile puntata del BOMBCAST!, il podcast di CINEMA A BOMBA!).

Ecco la sua recensione.


Anche se ambientato nella Roma del Dopoguerra, il nuovo film di Paola Cortellesi è estremamente attuale.
Dal 1946, infatti, non è cambiato molto, in certi aspetti.
C'è ancora domani racconta la storia comune di quelle donne sottomesse da una società maschilista e da un retaggio patriarcale che le relegava nell'unico ruolo casalingo-domestico e nella gestione della prole.

Racconta la storia della rivoluzione silenziosa di quelle donne picchiate dai mariti alle quali era impedita ogni forma di crescita intellettuale, dall'istruzione all'attività lavorativa.
Racconta anche la storia di quelle donne che non si sono ribellate ma che hanno posto le basi per garantire alle proprie figlie un futuro migliore e libero.

Il film ha affrontato argomenti delicati quali la violenza domestica, il rapporto madre-figlia, le disuguaglianze sociali, ma soprattutto il coraggio di essere donna.

Una straordinaria Paola Cortellesi, nel suo primo film da regista e protagonista, ha omaggiato la Costituzione ricordando a tutti che i diritti di cui godiamo oggi, per i quali i nostri nonni e nonne hanno combattuto, non vanno dati per scontati, dal diritto di voto a tutti i passi avanti che si sono fatti sinora per l'emancipazione femminile.

Nel film - interamente in bianco e nero - la protagonista Delia, moglie del marito violento Ivano (Valerio Mastandrea) e madre di tre figli, si destreggia tra diversi lavoretti per portare i soldi a casa in una quotidianità tormentata.

Vittima delle continue angherie del marito e del suocero, si ritrova preoccupata per l'imminente matrimonio di sua figlia adolescente con un ragazzo borghese, nel quale teme il ripetersi di atteggiamenti morbosi e possessivi come nella sua relazione.

La figlia, Marcella (Romana Maggiora Vergano) si scontra spesso con la madre invitandola, quasi con disprezzo, a ribellarsi alle violenze, ma rischia lei stessa di impantanarsi in un matrimonio infelice.

Il finale a sorpresa sarà di rivalsa, una rivoluzione nelle condizioni di Delia e nel rapporto con sua figlia.

Ma anche una rivoluzione per tutte le donne.


Debora

Etichette: , , , ,

martedì 14 novembre 2023

KILLERS OF THE FLOWER MOON, L'ORO NERO E IL CUORE NERO DEL CAPITALISMO AMERICANO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA, 2023
206'
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Robert De Niro, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Brendan Fraser, John Lithgow, Tantoo Cardinal, Jason Isbell, Sturgill Simpson, Scott Shepherd, Gene Jones.


Anni Venti del Novecento. I membri della Nazione Osage, popolo di Nativi americani delle Grandi Pianure, ballano sotto una pioggia sporca.

Le terre della riserva in Oklahoma dove sono stati confinati si rivelano infatti piene di petrolio e all'improvviso essi si ritrovano ricchissimi.

Ma i giacimenti fanno gola ad avidi possidenti e avventurieri bianchi, che cercano di accasarsi con le donne indiane o di diventare tutori degli uomini per cercare di entrare in possesso dei preziosi terreni.

Lo stolido e ingenuo Ernest Burkhart (DiCaprio), spinto dall'astuto, spregiudicato e potente zio William Hale (De Niro), si sposa con la benestante ereditiera indiana Mollie (Gladstone).

Intorno a lei si forma, intanto, una scia di morti inspiegabili e misteriose che stanno falcidiando gli Osage.


Il cuore del capitalismo americano è nero, ha l'odore del petrolio misto al sangue e ha come suono il fruscio dei soldi.

Malaffare (Quei bravi ragazzi, ma anche il più recente The Irishman), gioco d'azzardo ( Casinò), imbrogli finanziari ( The Wolf of Wall Street): Martin Scorsese da sempre punta il dito contro la società americana, rea di essere corrotta e fondata sulla violenza e la sopraffazione (come dimostrato anche in Gangs of New York).

In Killers of the Flower Moon, sontuosa opera di quasi tre ore e mezza presentata in anteprima al Festival di Cannes 2023, il cineasta italo-americano alza il tiro: tali violenza e sopraffazione si fanno addirittura sterminio freddo e determinato di un popolo.

Non c'è un vendicatore che a suo modo si fa una sua giustizia sommaria (come in Taxi Driver): stavolta gli Osage subiscono il massacro, con la consapevolezza che gli Uomini Bianchi non ascolteranno il loro grido di dolore, non avranno a cuore le loro sorti, non daranno loro giustizia.

E anche quando questa in un qualche modo arriverà, sarà troppo tardi.

Come nel sottovalutato Silence, il pessimismo scorsesiano si fa cupo - ancora più cupo, se si pensa che la pellicola è l'adattamento di un saggio a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti.

Ed è rappresentato magnificamente dai protagonisti: la dolce ma disincantata Molly (bravissima Lily Gladstone) assiste con dolore e un senso di impotenza alle morti delle persone a lei più care; l'imbelle Ernest (un'altra memorabile interpretazione di Leonardo DiCaprio) è in balia degli eventi e si trova invischiato nei machiavellici piani dello zio, William Hale.

All'apparenza rispettabile, rassicurante, bonario, amichevole, generoso, il personaggio interpretato magistralmente da Robert De Niro si dimostra nei fatti cinico, crudele, rapace, brutale, manipolatore.

Attenzione, dice Scorsese, non fatevi ingannare da modi gentili e toni melliflui: i tanti William Hale della storia degli Stati Uniti hanno reso più ricca e prospera l'America, spesso con il sorriso tra le labbra.

Ma a che prezzo?


Etichette: , , , , , , , , , , , ,

lunedì 6 novembre 2023

THE CAINE MUTINY COURT-MARTIAL, L'ULTIMA LEZIONE DEL MAESTRO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2023
109'
Regia: William Friedkin
Interpreti: Kiefer Sutherland, Jason Clarke, Lance Reddick, Monica Raymund, Jake Lacy, Dale Dye.


Il tenente Greenwald (Clarke), avvocato militare, accetta con riluttanza di difendere il giovane ufficiale di Marina Maryk (Lacy) in un processo che vede questi accusato di ammutinamento nei confronti del capitano Queeg (Sutherland).

L'imputato ha preso il comando della nave - la Caine del titolo - durante un violento uragano nel Golfo Persico.
Eccesso di zelo o inevitabile extrema ratio per sottrarre il comando ad un uomo dispotico e ossessivo, inadeguato al ruolo?


Ho scoperto che [...] dei tanti strumenti nell'arsenale di Billy, la gentilezza era uno dei più efficaci.

Parole del due volte premio Oscar Guillermo del Toro, chiamato dalla Paramount a supervisionare - per mere questioni assicurative - le due settimane di riprese dell'ultimo lavoro firmato William Friedkin (il cineasta messicano si è limitato a guardare il collega al lavoro e, come egli stesso ha raccontato, si è goduto lo spettacolo).

Il bel tributo di GdT potrebbe benissimo essere nostro.
Il compianto cineasta di Chicago - scomparso lo scorso agosto, poche settimane prima di compiere 88 anni - è stato una figura fondamentale per questo blog.

Ricordiamo: l'incontro sul red carpet di Venezia nel 2011, dove coniammo per lui l'epiteto - poi usato anche da altri - di Maestro (sic, con la maiuscola); le occasionali interazioni via social, in cui Billy ci aveva inorgoglito chiamandoci "my italian friends"; la campagna da noi condotta affinchè venisse insignito del Leone d'Oro alla carriera; lo Speciale del 2013, le recensioni, gli articoli e l'episodio del podcast che in varie occasioni gli dedicammo.

The Caine Mutiny, presentato postumo proprio alla scorsa Mostra del Cinema, è una chiusura del cerchio non solo per noi, ma anche per lo stesso Friedkin, che aveva avviato la carriera girando documentari per la tv (medium al quale era tornato solo occasionalmente).

In origine c'è un'acclamata pièce teatrale del romanziere premio Pulitzer Herman Wouk, già adattata per le sale nel 1954 (con Humphrey Bogart nel ruolo di Queeg) e per il piccolo schermo nel 1988 (con la regia di Robert Altman).
Billy ha riscritto personalmente il copione, modificando alcuni dettagli e rendendolo contemporaneo.

Il nostro non è nuovo al genere legal thriller, avendo già girato in passato l'ottimo La Parola ai Giurati (altro remake di un celebre film degli anni 50) e il controverso Regole d'Onore: questa pellicola condivide col primo lo svolgimento dell'intreccio in un'unica stanza (o quasi), col secondo l'ambientazione militare.

Il regista non tradisce la dimensione teatrale, ma riesce a trascenderla, mantenendo alta la tensione nonostante la totale assenza di azione (in questo il Maestro era davvero... un maestro!) e adottando una messinscena tanto minimale quanto geniale.
Si vedano i movimenti della macchina da presa: l'inquadratura si stringe quando i personaggi hanno il controllo o sono in una posizione di superiorità, mentre si allarga per enfatizzarne la debolezza o i momenti di difficoltà.

Un film che si affida alla forza della parola, quindi, ma anche alle performance dei suoi interpreti.
In un cast di grande livello fanno macchia Reddick nella parte del giudice (all'attore di Lost e Godzilla vs. Kong, morto anch'egli poco dopo le riprese, è dedicata la pellicola) e Sutherland nei panni di Queeg (bravo il protagonista di 24 a non imitare Bogart).

Ma più di tutti emerge Jason Clark, cui Billy cuce addosso il ruolo della vita come precedentemente aveva fatto con Michael Shannon in Bug e con Matthew McConaughey in Killer Joe.
L'interprete di Zero Dark Thirty e Oppenheimer offre una prova sublime, esaltata dal monologo conclusivo che è il climax e la chiave di volta di tutto il lungometraggio.

Un finale che è un ribaltamento inaspettato, la virtuale rivincita del capitano del Bounty (riferimento ad un altro famoso ammutinamento cinematografico!), il testamento morale dell'intero film e probabilmente del suo autore.
È un invito a pensare e ad agire fuori dagli schemi, così come Friedkin ha sempre fatto nel corso della sua lunga carriera.

L'inquadratura che chiude l'opera, un attimo prima che una canzone funk accompagni i titoli di coda (scelta bizzarra), è l'ultima zampata di un vecchio leone, il colpo di coda di un cineasta come non ce n'è quasi più.
A parziale consolazione di ciò, condividiamo l'affermazione dell'amico e critico britannico Mark Kermode: è morto l'uomo, ma almeno ci rimangono i suoi film.

Grazie di tutto, Billy.
Grazie di tutto, Maestro.


[PS: se volete approfondire l'argomento, qui sotto trovate una filmografia parziale, in ordine cornologico; cliccate sui link per leggere le nostre recensioni e guardare i trailer!]

1971: Il Braccio Violento della Legge.
1973: L'Esorcista.
1977: Il Salario della Paura.
1986: Vivere e Morire a Los Angeles.
1990: L'Albero del Male.
1995: Jade.
2006: Bug.
2011: Killer Joe.
2017: The Devil and Father Amorth.


Etichette: , , , , , , , , , ,