CINEMA A BOMBA!

lunedì 30 novembre 2020

I CORTI: C'È UN MOSTRO NELLA MIA CUCINA, SALVATE IL GIAGUARO

(Clicca sull'immagine per vedere il cortometraggio)  

Irlanda/Regno Unito, 2020
2'
Voce narrante originale: Wagner Moura.


Un bambino si sveglia di notte con un po' di appetito.
Scende le scale, si reca in cucina, apre il frigo e alle sue spalle compare... un giaguaro!?!

Che cosa ci fa questo animale in cucina?
Non dovrebbe essere nella giungla?



Finanziato da Greenpeace UK e realizzato dall’agenzia Mother, C'è un Mostro nella mia Cucina! è un cortometraggio prodotto dall'emergente Cartoon Saloon.

Quest'ultimo è uno studio di animazione irlandese che negli scorsi anni è stato nominato all'Oscar in ben 4 occasioni: nel 2010 con The Secret of Kells, nel 2015 con Song of the Sea, nel 2018 con The Breadwinner e lo scorso anno con Late Afternoon.

Narrato da Wagner Moura, ossia il Pablo Escobar di Narcos e il Capitano Nascimento dei due Tropa de Elite (nel doppiaggio italiano la voce è di Giobbe Covatta), questo brevissimo video è una riflessione sull'impatto che l'agricoltura industriale e l'eccessiva produzione di carne hanno sugli ecosistemi e la biodiversità.

Scopriamo così che ben l'80% della deforestazione globale è causato dalla volontà di fare spazio all'agricoltura destinata alla mangimistica degli allevamenti intensivi, che a loro volta rappresentano una bella fetta dell'inquinamento mondiale e sono tra i principali responsabili della crisi climatica in atto.



Il giaguaro, felino autoctono della giungla sudamericana, non è un predatore pericoloso da cui guardarsi: è un essere vivente da difendere e preservare.

Per aiutarlo - questa è la tesi del corto - basterebbe cambiare le nostre abitudini alimentari, riducendo il consumo di carne e aumentando quello di verdure e legumi.

Per questo, C'è un Mostro nella mia Cucina! potrebbe piacere a chi ha apprezzato documentari "ecologici" come If a Tree Falls, Una Scomoda Verità e The Smog of the Sea, ma anche reportage animalisti e cruelty-free come Behind the Mask.

Con un piccolo sforzo, possiamo contribuire tutti a salvare il nostro pianeta e la sua fauna.
Parafrasando il titolo di un vecchio film con Jack Lemmon... Salvate il giaguaro!


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lunedì 23 novembre 2020

SEAN CONNERY. DA 007 ALL'OSCAR: SCOTLAND FOREVER!

Sean Connery (con occhiali e barba) insieme a Harrison Ford sul set di Indiana Jones e l'Ultima Crociata.  


Sir Sean Connery è stato uno dei più grandi attori di tutti i tempi.

Adorato per il suo fascino rude e un po' animalesco, ammirato per l'indubbio carisma e per le spesso sottovalutate doti recitative, il nostro ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo del cinema e nel cuore di molti fan.

Scozzese e orgoglioso di esserlo (non ha mai nascosto l'amore per la madrepatria e si è battuto fino all'ultimo per la sua indipendenza dal Regno Unito), Sean divenne celeberrimo per il ruolo di James Bond, ossia l'agente segreto 007.
Fu il primo a ricoprire il ruolo. Il più iconico, il più amato.

Abbandonò la parte per non rimanenvi imprigionato e per dimostrare di essere un attore a tutto tondo.
Ci riuscì, diventando un divo del cinema e recitando - quasi sempre da protagonista - in una miriade di film.

Non potendo recensirle tutte, abbiamo provato a selezionare 8 pellicole che potessero riassumere sufficientemente la sua brillante carriera (escludendo volutamente Indiana Jones e l'ultima Crociata, che riprenderemo in un futuro speciale dedicato all'avventuriero creato da Lucas e Spielberg).

Speriamo di esserci riusciti...
Pronti? Via!



Agente 007 - Missione Goldfinger (1964)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


Sean Connery ha legato la sua fama principalmente al personaggio di James Bond, agente segreto con licenza di uccidere nato dalla penna di Ian Fleming, che lo ha reso celeberrimo in tutto il mondo.

Il divo scozzese lo ha interpretato per ben 7 volte - in Licenza di uccidere (1962), Dalla Russia con amore (1963), Missione Goldfinger (1964), Thunderball-Operazione Tuono (1965), Si vive solo due volte (1967), Una cascata di diamanti (1971), Mai dire mai (1983, non ufficiale, remake di Thunderball; diretto da Irvin Kerschner, lo stesso di L'Impero colpisce ancora).

Ed è proprio con Missione Goldfinger, il migliore della serie, che esplode definitivamente la Bond-mania: ritmo, sceneggiatura brillante, molta azione, gadget futuristici, ben 3 bellissime Bond Girl (Tania Mallet, la recentemente scomparsa Honor Blackman e l'iconica Shirley Eaton tutta ricoperta d'oro), nemici indimenticabili (perfetti Gert Fröbe nella parte del magnate che dà il titolo al film e il wrestler Harold Sakata in quelli del letale maggiordomo coreano Oddjob), una sigla che rimane nelle orecchie (chi non ha mai canticchiato il motivo interpretato da Shirley Bassey?)...

Il regista Guy Hamilton ha saputo amalgamare molto bene materiali di prima qualità e ha avuto in Connery uno 007 pressoché impeccabile per fascino, ironia e sex appeal.

Chi non ha mai visto Agente 007 - Missione Goldfinger non può capire quanto e come Sean Connery sia entrato nell'immaginario collettivo.


Il Vento e il Leone (1975)
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Uno scozzese che interpreta un capo berbero?

Beh, succede in Il Vento e il Leone, storia di un guerrigliero che si oppone al colonialismo franco-spagnolo in Marocco e che per attirare l'attenzione del mondo rapisce una bella vedova americana (Candice Bergen) e i suoi figli, suscitando la reazione del sanguigno Presidente USA Theodore Roosevelt (Brian Keith, straordinario).

Non fatevi ingannare dalla premessa: la prova attoriale di Connery è una delle più convincenti per carisma e presenza scenica e la pellicola è tra le migliori che ha fatto.

Film avventuroso e romantico (nel miglior senso del termine), Il Vento e il Leone può contare anche su una colonna sonora molto suggestiva (di Jerry Goldsmith) e sulla regia di quel personaggione che è John Milius.

A proposito di quest'ultimo: costui ha diretto Un Mercoledì Da Leoni e Conan Il Barbaro e ha sceneggiato, tra gli altri, Ispettore Callaghan: il caso "Scorpio" è tuo!!, Corvo rosso non avrai il mio scalpo, Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, Apocalypse Now, Caccia a Ottobre Rosso.

Non vi abbiamo impressionato?

Beh, allora pensate che il personaggio di Walter, interpretato da John Goodman in Il Grande Lebowski dei fratelli Coen, è ispirato proprio a lui.

Quindi immaginate un film diretto da un tale soggettto e con Sean Connery: basterebbe solo questo per rendere Il Vento e il Leone un film da vedere assolutamente.



L'Uomo che volle farsi Re (1975)
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E qui arriviamo all'interpretazione più amata dal nostro Sean - e non solo da lui.

Questa volta egli fa coppia con Michael Caine (futuro attore feticcio di Christopher Nolan) - e che coppia! - ed è diretto da un altro grandissimo del cinema: John Huston (che qualcuno conoscerà solo per essere il padre di Anjelica, la Morticia dei film di La Famiglia Addams).

Ma il regista di Il Mistero del Falco (suo strepitoso esordio), Il Tesoro della Sierra Madre, Giungla d'Asfalto (che ha lanciato Marilyn Monroe), La Regina d'Africa, Moby Dick La Balena Bianca, La Bibbia, L'Uomo dai 7 Capestri, Fuga per la Vittoria, L'Onore dei Prizzi, The Dead-Gente di Dublino è stato tra i cineasti più apprezzati (a ragione) di tutti i tempi e tra i maggiori autori di pellicole avventurose "di spessore".

L'Uomo che volle farsi Re è il suo adattamento dell'omonimo racconto di Rudyard Kipling (autore, lo ricordiamo, di Il Libro della Giungla).

Ed è un adattamento con sceneggiatura, colonna sonora (di Maurice Jarre), scenografie, costumi e ambientazioni sontuosi.

Tutto gira alla perfezione, in questo film, a partire dall'alchimia dei due protagonisti: più gigione Caine, più carismatico Connery - che offre un'interpretazione molto incisiva e decisamente memorabile -, essi impersonano due imbroglioncelli che, sulle orme di Alessandro Magno, si recano nel montuoso Kafiristan (attualmente si chiama Nurestan ed è una regione dell'Afghamistan, al confine con il Pakistan).

Il loro obiettivo è di imporsi alle (a loro dire) arretrate tribù locali grazie all'uso delle armi da fuoco e di diventare dei signori della guerra.

Ma le cose non andranno proprio come sperato.

Colonialismo (nel 1975, un tema ancora attuale), rapporto tra Occidente "evoluto" e Oriente "sottosviluppato" e tra modernità e tradizione, massoneria, ambizione sfrenata e superomismo, l'incidenza della fortuna e del caso nella vita dell'Uomo, esotismo...: c'è molto in questo racconto di avventura, che per ritmo, contenuti, suggestioni, aspirazioni si pone, secondo noi, tra i migliori e più compiuti esempi del genere.

Un film da non perdere, quindi; e non solo per la presenza di Sean Connery.


Gli Intoccabili (1987)
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Chicago, anni 30.
Il giovane agente del Tesoro Elliot Ness (Kevin Costner) mette insieme una squadra speciale di Intoccabili - cioé di integerrimi - per far fronte alla corruzione dilagante e trovare il modo di incastrare il boss della malavita, Al Capone (Robert De Niro).

I suoi uomini sono: un contabile imbranato (Charles M. Smith), una giovane recluta italoamericana (Andy Garcia) e soprattutto un navigato poliziotto irlandese (Sean Connery).

Il copione del drammaturgo-cineasta David Mamet, le musiche di Ennio Morricone, i vestiti di Giorgio Armani, il cast da capogiro: funziona tutto in questo gangster movie, uno dei migliori degli anni 80.
Brian De Palma è il più manierista dei registi di Hollywood, ma qui realizza il proprio capolavoro.

Tra le sequenze memorabili: l'imboscata a cavallo con le guardie canadesi, omaggio al cinema western; l'agguato "casalingo" del killer, girato con una soggettiva di sapore hitchcockiano; la sparatoria alla stazione ferroviaria mentre una carrozzina cade dalle scale, esplicito ammiccamento a La Corazzata Potëmkin.

Costner è già un protagonista carismatico, De Niro è impressionante nella sua interpretazione da Actor's Studio (sotto gli indumenti indossa la vera biancheria appartenuta a Capone!), ma il migliore è proprio Connery, che infatti vinse con questo film il suo unico premio Oscar.



Caccia a Ottobre Rosso (1990)
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1984. Il capitano sovietico Marko Ramius (Connery), al comando di un sottomarino nucleare all'avanguardia, decide di disertare assieme ad un gruppo di ufficiali.

Fa rotta verso gli Stati Uniti per chiedere asilo politico e per consegnare il sommergibile.

I suoi movimenti sono intercettatti dall'esercito USA, che teme un attacco nucleare; ma solo un analista della Cia, Jack Ryan (Alec Baldwin), intuisce le intenzioni del militare.

Intenzioni che sono invece note all'esercito dell'URSS, che vuole distruggere il mezzo per impedire che finisca in mani nemiche.

Parte così una caccia serrata da entrambe le parti per fermare Ramius e il suo equipaggio.

Film di propaganda - nel 1989 era crollato il Muro di Berlino e l'Unione Sovietica, già in crisi, sarebbe collassata l'anno successivo - o di puro intrattenimento, Caccia a Ottobre Rosso è stato comunque uno dei maggiori incassi del 1990 ed è una delle pellicole più celebri ambientate a bordo di sottomarini.

Ritmo, suspence, azione sono condotti in modo brillante dallo specialista John McTiernan (Predator, Trappola di Cristallo, Mato Grosso, Last Action Hero, Die Hard-Duri a Morire), che porta sullo schermo efficacemente un romanzo di Tom Clancy e che fa esordire il personaggio di Jack Ryan - successivamente interpretato da Harrison Ford in Giochi di Potere e Sotto il Segno del Pericolo, da Ben Affleck in Al Vertice della Tensione, da Chris Pine in Jack Ryan-L'Iniziazione e da John Krasinski nella serie televisiva Jack Ryan.

A rubare la scena a tutti è ancora una volta lui: Sean Connery.

Ai tempi si è parlato più del presunto costo esagerato del parrucchino che indossa in scena e del fatto che egli abbia interpretato un personaggio russo con un marcato accento scozzese piuttosto che del film, che resta uno dei migliori prodotti d'azione hollywoodiani a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta del Novecento.

La verità è che parrucchino o non parrucchino, accento o non accento, il nostro ha sempre garantito con la sua presenza buoni riscontri al botteghino, essendo uno dei volti e dei divi più riconoscibili e apprezzati dal pubblico di tutto il mondo.

Anche in questo caso, Connery ha dato al personaggio carisma e spessore, rendendolo una sorta di Capitano Nemo moderno e dinsincantato.

Un'altra grande prova da parte di un attore in grado di lasciare il segno sia nel cinema d'autore che nei blockbuster.


Sol Levante (1993)
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Los Angeles. Una giovane squillo viene trovata uccisa durante una festa negli uffici di un grattacelo, sede di una rampante multinazionale giapponese.

Per scoprire l'omicida, il poliziotto incaricato del caso (Wesley Snipes) è costretto a chiedere la consulenza del saggio John Connor (Sean Connery), esperto di cultura nipponica...

Tratto liberamente da un controverso romanzo di Michael Crichton (Jurassic Park), questo adattamento non vale tanto per l'intreccio in sé - il regista Philip Kaufman l'ha pesantemente rielaborato, modificando senza logica le etnie di alcuni personaggi e, ancora peggio, l'identità dell'assassino - quanto per la presenza di Connery.

Barba bianca e indumenti neri, il divo scozzese è palesemente a proprio agio in un personaggio scritto su misura per lui.
Non gigioneggia e non necessita di troppi dialoghi: usa il proprio carisma come una katana e buca lo schermo con uno sguardo.

Da segnalare, in ruoli di contorno, la partecipazione di Harvey Keitel (reduce da Le Iene e prossimo a Pulp Fiction e Dal Tramonto all'Alba) e Steve Buscemi (memorabile, qualche anno più tardi, ne Il Grande Lebowski).



Entrapment (1999)
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Una giovane agente assicurativa (Catherine Zeta-Jones) è incaricata di incastrare un anziano e abilissimo ladro di opere d'arte (Sean Connery).
Si finge una sua "collega" e preparano insieme prima il furto di una maschera cinese, poi addirittura un colpo leggendario a Kuala Lumpur.

Lei comincia a prenderci gusto, lui sospetta che lei faccia il doppio gioco.
A complicare le cose, tra i due nasce un sentimento...

Una trama assurda con protagonista una delle coppie più improbabili della storia del cinema. Eppure... funziona!
Nonostante la differenza d'età quasi quarantennale (!), la storia d'amore tra i due protagonisti risulta inaspettatamente credibile.

Il merito non è certo dell'inverosimile sceneggiatura, ma di due attori in stato di grazia.
Zeta-Jones, oltre che bellissima, è sorprendentemente atletica (le acrobazie sulle travi nella sala del castello sono effettuate senza controfigura) e appare a proprio agio soprattutto nel registro brillante.
Dal canto suo, Connery si concede un'ultima, divertita performance da romantico guascone.

Curiosità: anche produttore, l'ex 007 è riuscito a rimanere sotto la soglia del budget, risparmiando ben 2 milioni di dollari.
Scozzese in tutto e per tutto.


Scoprendo Forrester (2000)
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Un brillante studente afroamericano (Rob Brown), in cattivi rapporti col proprio professore di letteratura (F. Murray Abraham), entra in contatto col famoso romanziere William Forrester (Sean Connery), che da decenni vive da recluso dopo aver vinto il Premio Pulitzer per la sua unica opera letteraria.

Questi intuisce da subito il talento del ragazzo e i due decisono di darsi vicendevolmente una mano: il vecchio insegnerà al giovane l'arte della scrittura, il giovane aiuterà il vecchio a fare pace col proprio passato e uscire finalmente dal proprio isolamento.

Un rifacimento di Will Hunting, con il buon Sean al posto del compianto Robin Williams?
Non esattamente, ma i punti in comune sono parecchi e - guarda caso - il regista è lo stesso: Gus Van Sant.

Con un personaggio ispirato a J.D. Salinger e J.K. Toole, Connery offre la sua ultima, maiuscola interpretazione.
Il giovane Brown gli tiene testa ed è una rivelazione; peccato sia sparito dai riflettori.
Occhio pure alla comparsata di Matt Damon nel finale.


Il soggetto di questa monografia girerà ancora un lungometraggio prima di ritirarsi (La Leggenda degli Uomini Straordinari, adattamento "kitschissimo" di un fumetto di Alan Moore, lo stesso di V per Vendetta), interrompendo la pensione solo per interpretare un'ultima volta James Bond in un videogioco (!) e per doppiare un film d'animazione indipendente (Sir Billi, che forse un giorno vi recensiremo).

Ciao Sean, sei stato uno dei più grandi. Ci mancherai.
Ora e sempre... Scotland Forever!


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mercoledì 18 novembre 2020

BORAT-SEGUITO DI FILM CINEMA, OFFRESI FIGLIA DISPERATAMENTE

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Regno Unito/USA, 2020
96'
Regia: Jason Woliner
Interpreti: Sacha Baron Cohen, Maria Bakalova, Rudolph Giuliani, Michael Pence, Dani Popescu, Tom Hanks


Anni dopo il suo reportage dagli USA, il giornalista kazako Borat Sagdiyev è caduto in disgrazia: il suo Paese ha attirato insulti e derisione, mettendo in imbarazzo i pezzi grossi del regime.

Il presidente del Kazakistan gli offre però un'occasione per redimersi: portare un prezioso dono a Trump o a qualcuno del suo entourage per ingraziarsi i favori degli Stati Uniti. 

All'arrivo in America, Borat scopre che sua figlia (Bakalova) si è imbucata clandestinamente. E così gli viene in mente un'idea. 


A ben 14 anni dall'uscita del primo film, è tornato Borat, con un seguito giunto a sorpresa, girato in gran segreto.

E a pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane, che a distanza di settimane non hanno ancora un risultato definitivo - sebbene sembri certa la sconfitta di Trump e l'affermazione di Joe Biden.

Sacha Baron Cohen, dopo aver irriso l'american way of life, qui mette nel mirino il trumpismo e la risposta USA all'emergenza epidemiologica legata al Covid-19.

Il metodo è simile a quello del predecessore - una sorta di candid camera che coinvolge gente ignara, con scene montate nel contesto di una narrazione cinematografica - ma con risultati diversi.

E discontinui: sebbene le parti con gente comune risultino meno credibili e spontanee, rimangono più impresse invece quelle che vedono protagonisti loro malgrado Michael Pence e Rudolph Giuliani.

Il vicepresidente è quello che ha avuto meno problemi, essendo stato vittima di un'incursione, durante un comizio, del comico inglese vestito da Trump, con in spalla la brava e simpatica Bakalova, pronta per essergli offerta in dono.

Il servizio di sicurezza, in questo caso, è riuscito a sventare la boutade

L'ex sindaco di New York, invece, è finito nei guai.

Ha iniziato una finta intervista in una stanza d'albergo con la Bakalova nei panni della figlia di Borat, mentre questa cercava di sedurlo (pur dichiarando di essere minorenne), e l'ha continuata nella stanza da letto; qui si è sdraiato e ha cominciato a trafficare dentro i pantaloni. 

A questo punto ha fatto irruzione Baron Cohen impersonando Borat, e gli ha offerto la ragazza.

Giuliani si è poi difeso affermando di aver agito così per togliersi il microfono, ma non sono in pochi a non aver creduto a questa versione - a noi la mente è andata a un film come Bombshell.

Fatto sta che l'avvocato personale di Trump è stato sommerso dalle polemiche, proprio a pochi giorni dal voto, scatenando anche le ire del tycoon, che si è sentito attaccato, seppure indirettamente. 

Non sappiamo quanto il clamore dello scandalo abbia danneggiato The Donald, ma di certo è servito come pubblicità per il film, che è andato direttamente in streaming su Amazon Prime Video e che sta riscuotendo un ottimo successo sia di critica che di pubblico.

Qualcuno parla anche di chance di Oscar, ma sinceramente la cosa ci sembra un tantino esagerata: rispetto all'originale, questo seguito è  inferiore per mordente, ritmo, originalità e irriverenza.

Tuttavia l'aver osato contaminare farsa cinematografica e politica reale rappresenta una presa di posizione militante molto coraggiosa e sicuramente più efficace di tanti discorsi di star hollywoodiane. 

Da questo punto di vista, Borat-Seguito di Film Cinema potrebbe aprire la strada ad un nuovo e più aggressivo modo di fare satira.

Chissà se Baron Cohen tra qualche anno sarà considerato un pioniere o solo un caso isolato.

O peggio.

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sabato 7 novembre 2020

ENOLA HOLMES, ELEMENTARE SHERLOCK!

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USA, 2020
121'
Regia: Harry Bradbeer
Con: Millie Bobby Brown, Helena Bonham Carter, Sam Claflin, Adeel Akhtar, Fiona Shaw, Henry Cavill.


1884. Le sedicenne Enola Holmes (Brown) vive serenamente in un vecchio maniero di campagna insieme alla madre femminista (Carter) e alla sparuta servitù.

Quando l'amato genitore scompare apparentemente nel nulla, riallaccia i rapporti coi fratelli maggiori che non vede da anni: l'acido Mycroft (Claflin) e il comprensivo Sherlock (Cavill).

Ma la madre, prima di fuggire, le ha lasciato degli indizi per farsi ritrovare: Enola, sfruttando la propria innata intelligenza, parte quindi alla sua ricerca...



Tratto dalla serie di romanzi The Enola Holmes Mysteries della scrittrice Nancy Springer, questo lungometraggio è l'evento Netflix del momento.

E non potrebbe essere altrimenti, data la presenza di due delle star più in vista degli ultimi anni: l'affermato Henry Cavill (alias Superman) e l'emergente Millie Bobby Brown, che tutti conoscono come Undici della serie tv di culto Stranger Things (un altro marchio Netflix, non a caso).

Proprio quest'ultima - accreditata anche come produttrice (a soli 16 anni!) - è il vero asso nella manica: porta sulle spalle l'intero film con notevole disinvoltura e creatività (è stata sua l'idea di permettere a Enola di rivolgersi direttamente agli spettatori, rompendo il cosiddetto forth wall).

Nonostante l'età ancora verde, non si dovrebbe più parlare di lei come di una "giovane promessa".
È una conferma, una realtà.



Ma Enola Holmes non è soltanto quello che si definisce un "film di attori": ammirevoli sono anche i contributi tecnici, in particolare le scenografie e gli splendidi costumi d'epoca.

Girata quasi del tutto con una steadycam (una cinepresa a spalla, più maneggevole di quelle tradizionali, usata per conferire maggiore fluidità ai piani sequenza), la pellicola scorre leggera e piacevole, benché l'intreccio risulti alla fin fine un po' subordinato ai personaggi.

Gli appassionati del'investigatore creato da Sir Arthur Conan-Doyle possono apprezzare l'accurata ricostruzione d'epoca e il susseguirsi di colpi di scena, ma potrebbero storcere il naso per l'assenza di Watson, storico braccio destro di Sherlock, e per l'insolito Lestrade "etnico" (l'attore che lo interpreta è di origine pakistana-keniota).

I fan di Harry Potter - un altro celeberrimo soggetto letterario inglese - ritrovano dal canto loro due volti noti: Helena Bonham Carter e Fiona Shaw comparivano appunto nella popolare saga cinematografica dedicata al maghetto.
Non solo: lo sceneggiatore Jack Thorne è lo stesso drammaturgo che ha scritto il discusso - e, a nostro giudizio, bellissimo - spettacolo teatrale Harry Potter e la Maledizione dell'Erede.



Agli eredi di Conan-Doyle invece il film non è piaciuto affatto, tanto che recentemente hanno fatto causa alla produzione, rea di aver rappresentato uno Sherlock Holmes fuori dai canoni.
In effetti l'ombroso, scorbutico, freddo personaggio che tutti conosciamo è qui dipinto come un uomo affabile, simpatetico, umano.

Una polemica che tuttavia ci suona sterile, dato che l'interpretazione (ottima) di Cavill non si discosta troppo da quella già poco ortodossa di Robert Downey Jr. nei due adattamenti diretti da Guy Ritchie, pur con meno idiosincrasie e un maggiore aplomb.

Enola Holmes, la cui premessa può sembrare a prima vista una variante al femminile de Il Fratello più Furbo di Sherlock Holmes di Gene Wilder, è un lungometraggio imperdibile che lascia presagire una prossima, futura serialità.

Noi ce lo auguriamo.
A patto, ovviamente, che vengano confermati Millie Bobby Brown e Henry Cavill.


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