CINEMA A BOMBA!

lunedì 25 giugno 2018

QUILIANO 2018. EASY-UN VIAGGIO FACILE FACILE, FAST & FUNERAL

(Clicca sulla locandina internazionale del film per vedere il trailer in italiano). 

Italia, 2017
91'
Regia: Andrea Magnani
Interpreti: Nicola Nocella, Libero De Rienzo, Barbara Bouchet


Isidoro (detto Easy), ex promessa dell'automobilismo, è un ragazzone ingenuo, candido e infantile.

Un giorno il fratello (De Rienzo) gli affida un compito particolare: riportare in patria in tutta fretta e in gran segreto la salma di un operaio ucraino morto sul lavoro per la caduta da un ponteggio.

Il viaggio sarà pieno di inconvenienti e colpi di scena e tutt'altro che facile facile.






Quando qualche mese fa vennero annunciati i candidati per i più prestigiosi e famosi riconoscimenti della cinematografia italiana, i David di Donatello, molta sorpresa aveva suscitato la presenza di un nome pressoché sconosciuto nella cinquina dei migliori attori.

Accanto a Renato Carpentieri (che poi vinse), Valerio Mastandrea, Antonio Albanese e Alessandro Borghi compariva infatti un tale Nicola Nocella.

I nostri Oscar nostrani solitamente non brillano per originalità, colpi di scena e imprevedibilità (ahò, ci sono sempre le solite facce e vincono sempre le stesse persone!), ma stavolta siamo rimasti sorpresi perché si è voluto valorizzare un attore "nuovo" - nonostante una ricca gavetta tra pubblicità, Tv, cinema e teatro alle spalle.

E per di più nominato per una commedia - Easy-Un Viaggio Facile Facile - che è sì passata da un festival cinematografico importante (quello di Locarno), ma che eufemisticamente non ha fatto incassi stellari.

I riconoscimenti attribuiti a Nocella per il suo ruolo si sono susseguiti di volta in volta, fino ad arrivare al recente Ciak d'Oro "Colpo di Fulmine" (assegnato dalla rivista Ciak della celebre critica Piera Detassis) e al giovane ma già prestigioso Premio Quiliano Cinema, che gli è stato consegnato domenica sera.

Bel colpo per il festival organizzato dal cineforum "Quei Bravi Ragazzi" e dalla banda del programma radiofonico Hollywood Party avere come ospite, dopo il divo dei poliziotteschi Luc Merenda, questo interprete che si sta facendo largo nella ribalta del cinema italiano e proiettare gratuitamente il film che con un passaparola lo sta facendo conoscere!

L'ex allievo di Giancarlo Giannini al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma è stato molto brillante e ha intrattenuto e divertito il pubblico dei presenti con aneddoti sul suo maestro (che imita benissimo) e sulle sue esperienze nei set di Il Figlio Più Piccolo di Pupi Avati e di Easy (possiamo catalogare ciò che ha vissuto durante le riprese dell'opera di Andrea Magnani come "esperienze estreme").

Per quel che riguarda quest'ultimo film, bisogna dire che esso è piuttosto gradevole: un viaggio on the road decisamente meno pretenzioso di quello che Walter Salles aveva tratto dal romanzo di Jack Kerouac (si veda la recensione) e che ha nelle strade e nei paesaggi ucraini un'insolita ambientazione e negli attori locali i volti giusti.

Comunque già il fatto che il protagonista sia un sempliciotto che assomiglia fisicamente e caratterialmente più a Il Buon Soldato Švejk di Jaroslav Hašek che ad un esponente della beat generation e che guidi a folle velocità un carro mortuario anziché un'auto sportiva, la dice lunga sul tono scanzonato e ironico della pellicola.

Nicola Nocella si dimostra perfetto per il ruolo, con l'aria sognante e candida di un uomo in balia degli eventi che riesce a cavarsela sempre in qualche modo - per fortuna o con l'aiuto di persone di buona volontà.

Il suo personaggio, dal fisico esuberante alla John Belushi (a proposito, Nocella ha raccontato anche una spassosa esperienza che ha avuto con la vedova. PS: lo stesso ha voluto anche rimarcare di aver perso almeno 20 Kg, nel frattempo) e dalla (scarsa) loquacità alla Buster Keaton, sembra ritagliato su misura dell'attore pugliese, che di conseguenza risulta particolarmente efficace.

Pensiamo che sentiremo ancora parlare di lui, anche perché pure nei lavori precedenti - Ma che ci faccio qui! di Francesco Amato, Venti Sigarette di Aureliano Amadei, il già citato Il Figlio Più Piccolo di Pupi Avati, Il Professor Cenerentolo di Leonardo Pieraccioni - ha saputo distinguersi con personalità e bravura.

Insomma, se vi è capitato (come a noi) di essere a Valleggia domenica sera, siete stati fortunati a incontrare Nocella: un giorno potreste dire "Ehi, io l'ho conosciuto! È stato molto simpatico."

Se non vi è capitato, beh, allora non perdetevi i suoi prossimi film.




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sabato 23 giugno 2018

QUILIANO 2018. IL POLIZIOTTO È MARCIO, MILAN L'È UN NOIR MILAN

(Clicca sulla locandina americana del film per vedere il trailer in italiano). 

Italia, 1974
91'
Regia: Fernando Di Leo
Interpreti: Luc Merenda, Salvo Randone, Delia Boccardo, Richard Conte, Raymond Pellegrin, Vittorio Caprioli.


Il commissario Domenico Malacarne (Merenda) è figlio di un maresciallo dei Carabinieri (Randone), ma è senza scrupoli e corrotto.

Rimasto invischiato in un traffico di armi con una banda di malavitosi capeggiata da Pascal (Pellegrin) e Mazzanti (Conte), si troverà coinvolto in una spirale di morti e violenza dalle conseguenze drammatiche.






Quello dei poliziotteschi italiani è stato uno dei filoni più fiorenti e redditizi del cinema nostrano negli anni Settanta.

Massacrati dalla critica (di sinistra, soprattutto: erano considerati reazionari), ma adorati dal pubblico che riempiva le sale, questi film rispondevano all'esigenza di vedere qualcosa di diverso.

Vedere scene di violenza e sesso e sentire un linguaggio crudo senza censure era sicuramente una liberazione dalle costrizioni e convenzioni pre-sessantottine.

Alla base del genere c'erano alcuni polizieschi americani che trattavano in modo realistico la lotta al crimine, con "eroi" poco migliori dei cattivi che combattevano: ricordiamo che La Calda Notte dell'Ispettore Tibbs di Norman Jewison con Sidney Poitier e Rod Steiger era uscito nel 1967 (e l'anno dopo aveva vinto la bellezza di 5 Oscar, tra i quali quello per film, regia e Steiger protagonista), Ispettore Callaghan:Il Caso Scorpio è Tuo! (il primo della serie con Clint Easwood) nel 1971, mentre del 1972 è Il Braccio Violento della Legge del Maestro William Friedkin (anch'esso 5 Oscar nel 1973).

Dalle suggestioni di tali pellicole e dall'eredità degli spaghetti western nacque così un genere nuovo, che trovava nelle grigie periferie delle metropoli italiane l'ambientazione ideale di storie cupe e amare, ma piene di azione.

Il Poliziotto è Marcio uscì nel periodo di massimo fulgore dei poliziotteschi, ma ebbe problemi nella distribuzione in quanto metteva in cattiva luce le forze dell'ordine.

Tuttavia, esso fu un buon successo e fu proiettato anche all'estero, probabilmente grazie al nome di Fernando Di Leo - già autore dei fortunati Milano Calibro 9 e La Mala Ordina - e al volto di Luc Merenda - un ex modello che si era già fatto notare in Milano Trema:La Polizia Vuole Giustizia e La Polizia Accusa: Il Servizio Segreto Uccide.

Il primo verrà riabilitato come autore solo in anni recenti, grazie anche agli elogi tributatigli da Quentin Tarantino (si veda il documentario I Tarantiniani).

Il secondo diventerà uno dei divi del genere accanto a Tomas Milian, Umberto Lenzi e Franco Gasparri, ma abbandonerà il mondo dello spettacolo negli anni Novanta per dedicarsi all'antiquariato e all'arte.

Qui è a fianco del grande attore teatrale Salvo Randone, dell'interprete, regista e sceneggiatore Vittorio Caprioli, di Richard Conte (don Barrese in Il Padrino di Francis Ford Coppola), della giovane Delia Boccardo (futura star della telenovela Incantesimo), ma i primi piani sono soprattutto per lui e per la sua faccia da fascinosa canaglia.

La recitazione è quella che è (bravo però Randone) e anche le scazzottate non sempre sono ben eseguite, ma la storia è interessante, il ritmo buono, la colonna sonora efficace (è di Luis Bacalov, Premio Oscar nel 1996 per Il Postino di Michael Radford con Massimo Troisi e Philippe Noiret) e ci sono scene d'azione veramente notevoli (l'inseguimento in auto all'inizio lungo i Navigli e le strade di Milano è spettacolare).

Il Poliziotto è Marcio, a distanza di più di quarant'anni e senza le incrostazioni della critica ideologica, è ancora un film molto gradevole da vedere ed è testimonianza delle capacità, idee e professionalità profuse in un genere che per troppo tempo e ingiustamente è stato definito di "serie B".

Il Premio Quiliano Cinema ha fatto bene quindi a riproporlo (gratis!).

E il riconoscimento a Luc Merenda è una bella rivincita per i cosiddetti "noir all'italiana".




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giovedì 21 giugno 2018

QUILIANO 2018. NO, C'È LLA MERENDA!!!

Il logo della seconda edizione del Premio Quiliano Cinema. 

I due attori premiati. Dall'alto: il divo dei poliziotteschi Luc Merenda in Il Poliziotto è Marcio; l'emergente e pluripremiato Nicola Nocella in una scena di Easy-Un Viaggio Facile Facile


Un'ottima notizia: è tornato il Premio Quiliano Cinema!

L'evento, organizzato dal cineclub "Quei Bravi Ragazzi" del borgo ligure, avrà luogo sabato 23 e domenica 24 giugno tra il parco prospiciente la bella chiesetta romanica di San Pietro in Carpignano (a due passi dal casello autostradale di Savona) e il Teatro Nuovo della frazione Valleggia (dove avverranno le proiezioni).

E noi non vediamo l'ora di andarci - cosa che consigliamo anche a voi.

L' anno scorso l'esordio era stato un boom, con un folto pubblico che aveva partecipato alle iniziative proposte.

Il cartellone (molto ricco e stuzzicante) prevedeva, tra le altre cose, la premiazione di due registi: il promettente Francesco Amato e il popolare Maurizio Nichetti, che avevano presenziato anche alla proiezione di due film da loro diretti - rispettivamente, Cosimo e Nicole con Riccardo Scamarcio e Ratataplan, un gioiello di comicità surreale.

La bontà della selezione delle opere ci aveva fatto auspicare una seconda edizione della rassegna.

Fortunatamente, eccola qui.

Quest'anno però si cambia (anche se la formula resta simile), poiché il premio verrà assegnato stavolta a due attori, ma con lo stesso criterio: uno emergente e l'altro più noto.






Innanzitutto, segnatevi questo nome: Nicola Nocella.

Classe 1981, il pugliese è un volto noto di tv e cinema: fisico alla John Belushi ma verve tutta italiana, è comparso nelle serie Caterina e le sue figlie 2, L'onore e il rispetto, R.I.S. Roma 2 e 3 e in pellicole quali Ma che ci faccio qui! di Francesco Amato (sì, proprio il Francesco Amato premiato l'anno scorso!), Venti Sigarette di Aureliano Amadei, Il Figlio Più Piccolo di Pupi Avati, Il Professor Cenerentolo di Leonardo Pieraccioni.

Ma è con Easy-Un Viaggio Facile Facile, un insolito viaggio on the road, che si è messo in luce e ha dimostrato il suo talento recitativo, tanto da riuscire ad aggiudicarsi numerosi riconoscimenti.

E proprio Easy verrà proiettato domenica sera (gratuitamente!) alla presenza del protagonista, che in questa occasione verrà premiato - anche con un'opera in ceramica del rinomato artista Gianni Celano Giannici.

Quale chance migliore per conoscere un interprete del quale sentiremo ancora parlare in futuro!

Per di più, sembra anche parecchio simpatico e alla mano.

Sabato sarà invece il giorno di Luc Merenda.

L'ex attore e modello francese è stato uno dei volti più riconoscibili dei poliziotteschi italiani, assieme ai compianti Tomas Milian, Maurizio Merli e Franco Gasparri.

Prima presenterà la sua autobigrafia, Una Vita a Briglie Sciolte, poi verrà omaggiato con il riconoscimento che dà il nome al festival, dopodiché sarà presente alla proiezione di Il Poliziotto è Marcio, del quale è la star e che rappresenta una delle pellicole più interessanti della sua carriera - diretta nientemeno che dal maestro del genere Fernando Di Leo, uno dei cineasti che maggiormente ha influenzato il regista di Pulp Fiction e Django Unchained Quentin Tarantino, come ha dimostrato il documentario I Tarantiniani, proposto proprio a Quiliano l'anno scorso.

Siamo sicuri che il divo saprà ammaliare ancora il pubblico con il suo fascino canagliesco e da duro.

Ma il programma non si esaurisce qui.

L'allegra brigata del programma radiofonico Hollywood Party - composta da Steve Della Casa, Alessandro Boschi, Claudio De Pasqualis e Francesca Levi - animerà altri incontri con il pubblico (la presentazione del libro Il cinema secondo Steve di Della Casa, la proiezione del documentario su Roma Voi siete qui, l'interessantissima masterclass dal titolo La grande stagione degli anni 70 e il cinema di genere).

E poi ci sono gli ottimi apericinema a cura della Pro Loco di Quiliano (poi non dite che non vi abbiamo detto che si mangia bene, eh...).

Vi rimandiamo alla pagina Facebook ufficiale per il programma completo, le novità, le curiosità, i retroscena del Premio Quiliano Cinema e per conoscere le persone che con passione hanno promosso questa sfiziosa iniziativa.

Noi di CINEMA A BOMBA! seguiremo da vicino la kermesse.

Speriamo di incontrarci là!




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domenica 17 giugno 2018

BOMBCAST: EP. 005 - VENOM (TRAILER)

(Clicca sulla locandina per ascoltare/scaricare il file). 


Nuovo episodio del BOMBCAST, il podcast di CINEMA A BOMBA!

Commenteremo a nostro piacere il trailer di Venom, ennesima pellicola targata Marvel, la cui uscita è prevista in autunno.

Cercheremo inoltre di accordarci sulla possibilità che essa faccia parte o meno del MCU (Venom esiste nello stesso universo di Spider-Man?).

Infine, parleremo del creatore grafico del personaggio - Todd McFarlane - e dei suoi piani di scrivere/dirigere un reboot di Spawn, altro famosissimo fumetto da lui ideato!

E se le nostre elucubrazioni non vi bastano, qui sotto potete gustarvi il trailer.
Da paura? Da paura.



Il trailer di Venom.




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giovedì 7 giugno 2018

SOLO: A STAR WARS STORY, HAN TI PRESENTO CHEW

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2018
135'
Regia: Ron Howard
Interpreti: Alden Ehrenreich, Emilia Clarke, Woody Harrelson, Thandie Newton, Paul Bettany, Donald Glover, Joonas Suotamo, Phoebe Waller-Bridge, Warwick Davis, Anthony Daniels, Ray Park.


Il giovane Han Solo (Ehrenreich) è un criminale di piccola tacca che vive nel pianeta di Corellia.

Cerca di andarsene, ci riesce, ma è costretto a dividersi dalla sua bella, Qi'ra (Clarke).

Per tornare da lei, dapprima si arruola nella fanteria dell'Impero - dove conosce il gigante peloso Chewbacca (Suotamo) - e poi entra in una banda di criminali spaziali guidata da Tobias Beckett (Harrelson), che lavora per il boss malavitoso Dryden Vos (Bettany).

Un colpo andato a male tuttavia fa precipitare la situazione.






Decimo capitolo del franchise Star Wars e secondo dell'antologia dedicata agli approfondimenti di fatti e personaggi della saga, Solo (che titolo infelice: nello slang giovanile dei paesi anglofoni il termine indica l'atto dell'onanismo) narra la storia di uno dei personaggi più iconici, quel Han Solo (in Italia conosciuto anche come Ian) impersonato sul grande schermo da Harrison Ford.

Per ovvie ragioni, il divo noto anche come interprete di Indiana Jones non ha partecipato alla realizzazione del film, ma ha espresso apprezzamenti per la scelta di Alden Ehrenreich come sua versione "giovane".

Questi, in effetti, pur non assomigliando moltissimoo a Ford, cerca di non farlo rimpiangere in quanto a verve spaccona da simpatico sbruffone - e se la cava bene.

Speriamo che questa parte gli faccia da trampolino di lancio: per ora non è notissimo, ma ha già al suo attivo partecipazioni convincenti in pellicole di Francis Ford Coppola (Affari di Famiglia e Twixt), di Woody Allen (Blue Jasmine) e dei fratelli Coen (Ave, Cesare!).

E ora, pure di Ron Howard.

Il regista - di Night Shift-Turno di Notte, Cocoon, Cuori Ribelli, Cronisti d'Assalto, Apollo 13, A Beautiful Mind (che gli valse gli Oscar per il miglior film e la migliore regia nel 2002), Rush, tra i tanti successi - in realtà non era la prima scelta.

Egli infatti è subentrato a Phil Lord e Christopher Miller, licenziati per divergenze creative - leggansi contrasti con la produzione e con gli sceneggiatori Lawrence e Jon Kasdan: sembra che il duo del geniale The LEGO Movie volesse stravolgere storia e personaggi della serie, con una potenziale e conseguente rivolta dei fan.

Howard è corso ai ripari rigirando circa il 70% del film (dei colleghi sono state salvate praticamente solo le scene più problematiche da rifare) e facendosi aiutare dal grande montatore Pietro Scalia (due Oscar per JFK-Un Caso Ancora Aperto e Black Hawk Down, due ulteriori nomination per Will Hunting-Genio Ribelle e Il Gladiatore).

Il frutto di tali traversie produttive è una regia fluida, professionale, senza tanti guizzi né invenzioni, ma gradevole e leggera (in pieno stile Ron Howard, quindi); una storia fedele alla continuitas della saga, che non aggiunge elementi di novità né stravolgimenti né colpi di scena clamorosi.
Senza contare l'assenza di scene madri.

La sceneggiatura lineare ed ortodossa ha però appiattito un po' gli altri personaggi, affidati ad un cast fatto per strizzare l'occhio al pubblico.

Donald Glover è una delle personalità del mondo dello spettacolo più influenti del momento - dopo esser diventato noto come Troy in Community, ha ideato e interpretato un'altra serie Tv (la pluripremiata Atlanta), è comparso in blockbuster quali Sopravvissuto-The Martian e Spider-Man: Homecoming, ed è un rapper di successo (con lo pseudonimo di Childish Gambino).

Nel ruolo di Lando Calrissian (nella prima trilogia era Billy Dee Williams), un briccone fascinoso e pieno di sé amico/rivale di Han, il poliedrico artista sembra un po' frenato nel suo potenziale dallo script e pertanto la sua interpretazione risulta non più che diligente.

Emilia Clarke, la Daenerys Targaryen di Il Trono di Spade, è tanto caruccia, ma il personaggio che incarna non ha il carisma e la personalità di quello che l'ha fatta diventare una star.

Thandie Newton è stata rilanciata recentemente dalla serie Tv Westworld, ma il suo spazio qui è poco, al contrario di quello riservato al suo partner di scena, Woddy Harrelson (reduce dalla nomination come attore non protagonista per Tre Manifesti a Ebbing Missouri), che gigioneggia come al solito.

Paul Bettany ha raggiunto notorietà come Visione nei film degli Avengers.
Qui fa il cattivo, ma purtroppo non è memorabile.

Tra gli altri soggetti, segnaliamo il pilota della banda di Beckett, una buffa scimmietta con tre paia di zampe, più utile al merchandise che alla trama; e la robot paladina dei diritti dei droidi, tanto politicamente corretta da risultare stucchevole.

Rogue One, primo racconto dell'antologia, aveva dimostrato che anche proponendo protagonisti e vicende nuovi si poteva fare un prodotto avvincente e gradito ai fan.

Con Solo si è preferito andare su binari sicuri, ma il risultato finale è stato un film che alla fin fine non risulta indispensabile per il corpus di Star Wars, come si sono accorti i tanti spettatori che hanno disertato i cinema - gli incassi sono buoni, ma al di sotto delle aspettative e comunque bassi per gli standard del franchise.

Peccato, Han Solo avrebbe meritato di più - il potenziale c'era - e la pellicola, pur nei suoi difetti, in fondo è una piacevole storia di avventura e azione.

E Chewbacca, il braccio destro del protagonista?
Calmi, non ci siamo dimenticati di lui.

A dargli corpo e movenze è l'ex cestista finlandese Joonas Suotamo - che aveva sostituito lo storico Peter Mayhew a partire da Star Wars-Gli Ultimi Jedi - ma la simpatia del personaggio rimane invariata.

A quando uno spin-off dedicato al gigante peloso?

La risposta che darebbe Chew non potrebbe che essere: Ghrhwrhwrhwrh!

Più chiaro di così...




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martedì 5 giugno 2018

I CLASSICI: SINGLES, IL FILM "GRUNGE" PER ECCELLENZA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1992
99'
Regia: Cameron Crowe
Interpreti: Matt Dillon, Bridget Fonda, Campbell Scott, Kyra Sedgwick, Bill Pullman, Sheila Kelley, James LeGros, Tom Skerritt, Eric Stoltz, Tim Burton, Tad Doyle, Soundgarden, Alice in Chains, Pearl Jam.


La storia di due coppie a Seattle, all'inizio degli anni 90.

Il serio Steve (Scott) si innamora - ricambiato - di Linda (Sedgwick), che fatica a fidarsi degli uomini dopo essere stata tradita dal suo ultimo ragazzo.

L'allegra Janet (Fonda) è invece cotta persa di Cliff (Dillon), velleitario cantante rock che aspira al successo.

Intorno a loro, intanto, stanno fiorendo la musica e la cultura grunge...






Se esiste un film che più di ogni altro è riuscito a cogliere lo spirito del Seattle sound, allora è questo.

Girato nella Città del Caffè durante il periodo di massima esplosione del fenomeno grunge, Singles è - a suo modo - una delle pellicole più rappresentative degli anni 90 (occhio al titolo, ha 3 significati diversi: si riferisce ai piccoli appartamenti in cui vivono i personaggi, ma allude pure alla condizione sentimentale dei protagonisti - per l'appunto single in cerca di relazioni stabili - e ai singoli musicali).

Crowe è uno sceneggiatore/regista che nella propria carriera ha mostrato qualche limite (romanticismo affettato, tendenza al patetismo), ma qui dimostra di avere pochi eguali nel raccontare gli ambienti del rock.

Lo aiuta senza dubbio l'esperienza pregressa come giornalista di settore, che lo ha portato - tra le altre cose - a dirigere Pearl Jam Twenty, uno dei migliori documentari musicali degli ultimi anni (doveva concorrere a Venezia 2011, ma all'ultimo non venne selezionato, ricordate?).

In effetti la pellicola che recensiamo oggi vale, più che per le vicende sentimentali, per la trascinante colonna sonora firmata da Paul Westerberg (ex leader del gruppo punk/alt-rock The Replacements) e per le appassionate esibizioni dal vivo di Alice In Chains e Soundgarden.






Ma le band guidate, rispettivamente, dai compianti Layne Staley e Chris Cornell non sono le uniche apparizioni di musicisti grunge.
In piccoli ruoli fanno capolino anche Tad Doyle dei Tad e soprattutto i Pearl Jam nelle vesti dei Citizen Dick, il gruppo capitanato da Matt Dillon nel film (con Eddie Vedder come batterista!).

A proposito di Dillon, è suo il personaggio più riuscito del mazzo: un cantante così scalcinato e ridicolo nelle proprie aspirazioni da rock star da risultare sinceramente tenero e simpatico, molto più "a fuoco" degli altri protagonisti, in verità un po' piatti e manierati.

La lacuna principale di Singles?
Indubbiamente la mancata partecipazione - in qualunque forma - dei Nirvana, la band di punta della scena di Seattle.

Kurt Cobain e soci declinarono qualsiasi coinvolgimento nel progetto e la loro assenza in effetti pesa: in pratica come girare un film sul rock'n'roll senza i Rolling Stones o un film sul punk senza i Clash.

Nonostante questo, la pellicola di Crowe è riuscita a travalicare persino le proprie ambizioni e diventare il documento di un momento e di un mondo che non esistono più e probabilmente - ahinoi! - non torneranno.

Ma che mancano.
Eccome, se mancano.




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