CINEMA A BOMBA!

domenica 21 giugno 2015

MICHAEL KEATON. JACKIE BROWN, È LEI NOIR

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1997
154'
Regia: Quentin Tarantino
Interpreti: Pam Grier, Samuel L. Jackson, Michael Keaton, Robert Forster, Robert De Niro, Bridget Fonda, Michael Bowen, Chris Tucker, Sid Haig.


Un trafficante di armi e droga violento e senza scrupoli (Jackson).
Un piccolo criminale suo braccio destro (De Niro).
Una biondina tossica e imprevedibile (Fonda).
Un agente della sezione anti-frode che cerca di incastrare il primo (Keaton).
Un garante di cauzioni (Forster).

Tutti coinvolti in una vicenda di trasferimento illecito di denaro tra Messico e Stati Uniti che ha al centro Jackie Brown (Grier), matura ma ancora affascinante hostess afro-americana che cerca di destreggiarsi tra boss e poliziotti.

A metà degli anni 90, dopo Le Iene e Pulp Fiction, Quentin Tarantino è il regista più famoso e richiesto del momento: il suo stile è già riconoscibilissimo, le aspettative nei suoi confronti sempre alle stelle.

È quindi una sorpresa per tutti quando, giunto al suo terzo film, ispirato liberamente a un romanzo di Elmore Leonard, il nostro muta radicalmente: niente narrazione frammentata (o quasi) e niente violenza (si vede appena uno schizzo di sangue contro un parabrezza), suoi marchi di fabbrica, e spazio a una maggior linearità e all'introspezione psicologica dei personaggi.

Il futuro "papà" di Django Unchained prende spunto dai poliziotteschi afro-americani degli anni '70, affidando proprio alla diva del genere il ruolo della protagonista, ribattezzata per l'occasione Jackie Brown (nel libro si chiama Jackie Burke, ed è bianca).
Non è un caso: Foxy Brown è una delle pellicole per cui la Grier viene ricordata più spesso, una delle tante da lei interpretate con l'amico Sid Haig, che qui fa una comparsata nel ruolo del giudice.

In questo picaresco affresco di 6 personaggi in cerca di un malloppo, molta importanza hanno i lunghi dialoghi, spesso velati di malinconia per il tempo che passa (tutti i protagonisti a un certo punto del film fanno riferimento alla vecchiaia).
Ma anche la cornice è fondamentale: la fotografia satura del messicano Guillermo Navarro (conosciuto da Quentin sul set di Dal Tramonto all'Alba), la colonna sonora funk-soul che va dai Delfonics a Bobby Womack, il montaggio della fida Sally Menke.

Con una sola concessione al virtuosismo registico (la sequenza del centro commerciale, climax del film), Jackie Brown potrebbe deludere i fan abituati al Tarantino di sempre.

Però è notevole la prova degli interpreti, in particolare quelle di Pam Grier e Robert Forster - ennesimi, geniali recuperi vintage di Quentin - e quella di Michael Keaton, che riesce a infondere umanità e simpatia a un personaggio altrimenti troppo a senso unico.
Ed è quasi commovente sentire ancora De Niro doppiato dalla bellissima voce pastosa del compianto Ferruccio Amendola.

PS: Keaton tornerà molto brevemente a vestire i panni del supersbirro Ray Nicolette l'anno successivo, in Out of Sight di Steven Soderbergh (il produttore esecutivo del recentemente oscarizzato Citizenfour), anch'esso tratto da un romanzo di Leonard.
È l'unico caso, insieme a Batman-Il Ritorno, in cui il nostro ha recitato in più di un'occasione lo stesso personaggio.

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lunedì 15 giugno 2015

MICHAEL KEATON. MI SDOPPIO IN 4, CHI FA DA SÉ FA PER...QUATTRO!

(Clicca sulla locandina per vedere una scena con Michael Keaton). 

USA, 1996
113'
Regia: Harold Ramis
Interpreti: Michael Keaton, Andie MacDowell, Harris Yulin, Richard Masur, Eugene Levy, Brian Doyle-Murray.


Doug (Keaton) è ingegnere edile, marito della bella Laura (MacDowell) e padre di famiglia. Purtroppo - come molti - è anche vittima dello stress e della cronica mancanza di spazio da dedicare a se stesso.

Come conciliare allora lavoro, famiglia e tempo libero?
Il suggerimento viene a sorpresa da un genetista conosciuto quasi per caso: perché non farsi clonare?

Ma i guai, come i cloni, anziché risolversi si moltiplicano.

Michael Keaton come la pecora Dolly?
Beh - o "beeee!" - in effetti Mi Sdoppio in 4 è uscito nelle sale americane il 17 Luglio 1996, cioè dopo soli 12 giorni dalla nascita del celeberrimo ovino e il tema della manipolazione genetica atta a generare vita era allora sulla bocca di tutti.

Un bel tempismo - non c'è che dire - che però non ha portato i risultati sperati in termini di incassi e recensioni.
Non riusciamo a comprendere perché: si tratta indubbiamente di una delle commedie più spassose degli anni 90 e il tempo, da vero galantuomo, la sta ripagando delle delusioni.

D'altra parte, Harold Ramis è sempre stato una garanzia: sceneggiatore di primissimo piano - aveva già scritto Animal House e Ghostbusters (qui vi recitava anche: era il dottor Egon Spengler) - e brillante regista (Palla da Golf-Caddyshack, National Lampoon's Vacation e soprattutto Ricomincio da Capo), con Mi Sdoppio in 4 era arrivato alla piena maturità artistica.

È morto l'anno scorso, purtroppo, ma mancheranno a lungo il suo tocco e la sua comicità: lo dimostra anche questo film, divertente, ben congegnato e godibile ancora oggi.

Impossibile riferire tutte le sequenze più spassose di questa spassosissima commedia, scritta tra gli altri dal duo Ganz & Mendel (quelli di Night Shift-Turno di Notte) e dallo stesso Ramis (non accreditato).
Di fatto non si smette mai di ridere, dal principio alla fine.

Buona parte del merito è da attribuire al protagonista del nostro Speciale, impegnato in un'ottima e funambolica "tetra-interpretazione".
Come in 4 Pazzi in Libertà i protagonisti sono 4, ma a differenza della pellicola del 1989, questa volta li impersona tutti lui: l'impareggiabile Michael Keaton.

Il mattatore di Pittsburgh mette ancora una volta in risalto il proprio grande talento nel genere brillante: anche grazie al feeling sul set con la sempre affascinante e bravissima Andie MacDowell (che era già stata consacrata con Sesso, Bugie e Videotape, Green Card-Matrimonio di Convenienza, Hudson Hawk-Il Mago del Furto, Ricomincio da Capo, America Oggi, Quattro Matrimoni e un Funerale...), è irresistibilmente simpatico in ogni scena, specie quando compare per quattro volte nella stessa inquadratura.

Non dev'essere stato comunque troppo difficile per lui: dovendo interpretare sia un tranquillo e indaffarato padre di famiglia sia uno stakanovista rude e maschio sia un uomo sensibile e delicato sia un mattoide fuori di testa, ha potuto attingere alla propria esperienza.
Sì, perché a veder bene questi tipi rappresentano una summa di quelli portati al successo nei suoi lavori comici precedenti.

Ricordarlo solo per Beetlejuice o Batman - ossia i ruoli per cui viene ricordato più spesso - è quindi veramente troppo riduttivo.

Un attore così bisognerebbe davvero... clonarlo.

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domenica 7 giugno 2015

MICHAEL KEATON. CRONISTI D'ASSALTO, SBATTI IL MICHAEL IN PRIMA PAGINA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1994
112'
Regia: Ron Howard
Interpreti: Michael Keaton, Glenn Close, Marisa Tomei, Robert Duvall, Randy Quaid, Jason Robards, Catherine O'Hara.


24 ore nella vita frenetica di un caporedattore di un quotidiano medio-piccolo (Keaton), alle prese con scoop mancati, scandali, fonti da trovare, inconvenienti a non finire, notizie da pubblicare prima della messa in stampa.
E come se non avesse abbastanza pensieri, anche: una moglie prossima a partorire (Tomei), i dubbi riguardo all'accettazione di un'ottima proposta di lavoro, la rivalità con una collega ambiziosa e determinata (Close)...

La terza collaborazione tra Ron Howard e Michael Keaton - dopo Night Shift-Turno di Notte del 1982 e Gung Ho del 1986 - è ancora una commedia di successo che permette al protagonista del nostro Speciale di mettere in mostra le proprie capacità recitative e dialettiche, anche grazie ad un ruolo che sembra tagliato apposta per lui: battute a raffica, scambi di dialogo velocissimi con i partner sullo schermo, tempi comici ottimi sono, d'altra parte, i suoi punti forti, perfetti per commedie brillanti come questa.

E qui, in effetti, il suo personaggio è valorizzato da uno script brioso firmato dai fratelli David e Stephen Koepp.
Il primo è uno degli sceneggiatori più richiesti e pagati di Hollywood (avete presente La Morte ti fa Bella, Carlito's Way, Jurassic Park e, successivamente alla pellicola che stiamo recensendo, Il MondoPerduto-Jurassic Park, Spider-Man, La Guerra dei Mondi, Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo?), il secondo è tuttora uno dei pezzi grossi della prestigiosa rivista Time Magazine.

Il copione descrive infatti efficacemente le dinamiche e le tensioni all'interno di una redazione giornalistica, ed è supportato da un cast di tutto rispetto che comprende i due veterani Robert Duvall e Jason Robards (quest'ultimo non accreditato), il simpatico caratterista Randy Quaid e tre attori che allora erano all'apice della propria carriera.

Michael Keaton, lo sappiamo, era reduce dai successi planetari di Beetlejuice, Batman e Batman-Il Ritorno.
Glenn Close aveva già fatto Il Grande Freddo (1983), Attrazione Fatale (1987), Le Relazioni Pericolose (1988), Il Mistero Von Bulow (1990), l'Amleto di Zeffirelli (1990), La Casa degli Spiriti (1993).
Marisa Tomei aveva appena vinto un meritatissimo Oscar come migliore attrice non protagonista per Mio Cugino Vincenzo del 1992.

I momenti migliori della pellicola sono proprio quelli in cui il nostro interagisce con le due colleghe: la Tomei è come al solito fresca e pimpante, ma è la Close a sorprendere con un personaggio antipatico eppur sfaccettato (da non perdere la sua epica scazzottata col protagonista).

L'ex Richie Cunningham di Happy Days, ormai valente regista, dirige l'affollata squadra di attori con competenza, senza mai cedere nel ritmo e azzeccando tutti i tempi comici richiesti (il tormentone del cronista col mal di schiena cui rubano continuamente la poltrona è una delle cose più divertenti).

Il suo sguardo sul giornalismo made in USA è a tratti anche critico, ma per lo più sfiora l'idealismo.
Almeno si spera: se metà di ciò che emerge dal film sul mondo della carta stampata d'Oltreoceano - in termini di libertà di pensiero, autonomia, professionalità - fosse vero, parecchi qui da noi dovrebbero andare a nascondersi.

Cronisti d'assalto è un'opera fuorviante se pensate di intraprendere una carriera da reporter in Italia, ma è assolutamente consigliabile se amate i film corali, le screwball comedy e, ovviamente, Michael Keaton.

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mercoledì 3 giugno 2015

MICHAEL KEATON. BATMAN-IL RITORNO, TANTO VA LA GATTA AL LARDO CHE FA SQUADRA COL PINGUINO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1992
121'
Regia: Tim Burton
Interpreti: Michael Keaton, Danny DeVito, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken, Michael Gough, Michael Murphy, Pat Hingle, Doug Jones, Paul Reubens.


Joker e i suoi sgherri sono stati sconfitti, ma per gli abitanti di Gotham City e il loro "pipistrello custode" (Keaton) sono in arrivo nuove minacce.

Un essere dall'aspetto mostruoso - il Pinguino (DeVito) - vuole prendersi la ribalta e una terribile rivincita nei confronti del mondo che lo ha rigettato ed emarginato, e crea terrore e disordini alla guida di una banda di freak che sembrano usciti da un circo.

Max Shreck (il nome è lo stesso dell'attore che ha interpretato il vampirico Conte Orlok nel capolavoro Nosferatu-Il Vampiro del 1922 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau; ma "Schreck", in tedesco, vuol dire anche spavento), ricchissimo industriale senza scrupoli (Walken), manipola gli altri attraverso i propri soldi e potere per allargare sempre di più la propria sfera d'influenza e portare avanti i suoi piani criminosi.

Selina Kyle (Pfeiffer), segretaria impacciata e goffa, scopre i segreti del magnate, suo capo, che cerca di ammazzarla.
Sopravvissuta, trasformandosi nella sensuale e aggressiva Catwoman, cercherà la propria vendetta senza badare ai danni collaterali.

Tutti e tre - inutile dirlo - troveranno nel Cavaliere Oscuro il solo ostacolo alle loro mire, l'unico in grado di fermarli.

Batman-Il Ritorno rappresenta un unicum per Tim Burton.
Si tratta infatti dell'unico seguito che finora ha girato nella sua carriera (finora, poiché sarebbe in cantiere un Beetlejuice 2, come anticipato in questo nostro post).
Tuttavia, dal precedente film sono rimasti solo l'attore protagonista, certi personaggi di contorno (l'Alfred di Michael Gough e il Commissario Gordon di Pat Hingle), il tema musicale firmato Danny Elfman, i produttori, alcuni fugaci rimandi nella sceneggiatura (quelli sopravvissuti alla revisione condotta da Daniel Waters e Wesley Strick al copione originale di Sam Hamm) e poco altro.

È come se il cineasta californiano avesse voluto distaccarsi da un film che non sentiva totalmente suo per avventurarsi in qualcosa di diverso, che spiazzasse il pubblico.
Tentativo, questo, tutt'altro che disprezzabile; anzi, decisamente coraggioso: bissare un successo con un'opera-fotocopia è solitamente una tentazione molto forte per qualsiasi cineasta o produttore, ma Burton ha voluto percorrere la strada dell'originalità.

Piuttosto che un seguito di Batman, Batman-Il Ritorno sembra piuttosto una versione "nera" di Edward Mani di Forbice: in comune le due pellicole hanno l'atmosfera favolistica e il tema dei "diversi", oltre che buona parte dei collaboratori tecnici.

Il pubblico però è rimasto spiazzato per davvero: dopo un folgorante esordio al botteghino, questo nuovo capitolo ha portato incassi buoni ma non stellari e ha diviso nettamente gli spettatori comuni - che non lo hanno apprezzato molto - e i critici - che al contrario lo hanno preferito al predecessore.

Il nostro giudizio è un po' più sfumato.

Questo "numero 2" è cupo nelle atmosfere come nella trama quanto il precedente, ma più malinconico e pure più grottesco: Batman poteva contare sugli alleggerimenti farseschi di quel clown sulfureo e ghignante che è il Joker, mentre qui gli sgherri del boss venuto dal sottosuolo - tra i quali segnaliamo Doug Jones, mimo contorsionista che collaborerà poi con Guillermo del Toro (Hellboy, Il Labirinto del Fauno) e che comparirà anche nel bel corto Il Circo della Farfalla - sembrano più Pierrot tristi che pagliacci.

Il personaggio più emblematico è ovviamente il Pinguino, che suscita repulsione e compassione, ma non simpatia o empatia.
Basti pensare che: è stato abbandonato dai genitori perché nato deforme; è basso, grasso, puzza (ha pur sempre vissuto in una fogna ma - a differenza delle Tartarughe Ninja - non sembra aver mai mangiato una pizza); ha un caratteraccio; i suoi compagni più fidati sono pinguini (e si sa che conforto possano dare dei pinguini quando uno ha bisogno di confidarsi...); viene schifato dalle donne...
Poraccio, mai 'na gioia...

Senza contare che DeVito non ha potuto mettere in mostra la sua solita verve ironica e sarcastica e - anche a causa del pesante trucco - non ha potuto gigioneggiare quanto il collega Jack Nicholson: questi era il mattatore assoluto nel campo dei cattivi, mentre l'italo-americano ha dovuto dividere la scena con la sexy Michelle Pfeiffer - più a suo agio nei panni (aderenti) della donna-gatto che in quelli della segretaria - e con Christopher Walken - incisivo in un ruolo da diavolo faustiano.

Tre villain, però, hanno bisogno di molto spazio; e a farne le spese è stato proprio l'Uomo Pipistrello.
L'impressione, dopo aver visto la pellicola, è che alla fin fine il protagonista non compaia quanto meriterebbe: un vero peccato, perché Michael Keaton offre una prova convincente anche nelle vesti di un eroe tormentato ormai maturo e stanco.

Come dimostra per esempio la languida scena del ballo in maschera, una delle più riuscite e significative del film: Selina Kyle e Bruce Wayne vi arrivano entrambi senza travestimenti, in quanto è la loro stessa immagine pubblica la loro vera maschera.
Il ping-pong verbale tra i due trascende così il banale flirting per diventare il confronto fra due "diversi" che si somigliano più di quanto vorrebbero.

Insomma, Batman-Il Ritorno è un tentativo solo parzialmente riuscito di coniugare il cinema d'azione con quello d'autore: troppo serio e profondo per essere un prodotto d'intrattenimento; troppo grottesco e freak - e con un budget eccessivamente alto - per risultare veramente d'essai.

Comunque, con tutti i pagliacci e i pinguini sullo schermo, non ci sarebbe stata male qua e là qualche... freddura.

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