CINEMA A BOMBA!

domenica 24 dicembre 2023

I CORTI: THE CHRISTMAS ALIENS, BUON TARTA-NATALE!

(Clicca sulla locandina per vedere il corto). 

USA, 2004
22'
Regia: Roy Burdine
Voci originali: Wayne Grayson, Michael Sinterniklaas, Frank Frankson, Sam Riegel, Veronica Taylor, Darren Dunstan, Marc Thompson, Jason Griffith.


Mentre il resto della sua famiglia mutante sta organizzando nelle fogne un cenone di Natale con diversi ospiti, Michelangelo è in giro a godersi l'aria di festa.

Farà due incontri importanti: con il gattino randagio Klunk e con i malvagi Purple Dragons che vogliono rubare un camion di giocattoli destinato all'orfanotrofio di New York...


Le 5 pellicole in live action: Tartarughe Ninja alla Riscossa, Tartarughe Ninja II-Il Segreto di Ooze, Tartarughe Ninja III, Tartarughe Ninja e Tartarughe Ninja-Fuori dall'Ombra.
I lungometraggi animati: TMNT, Turtles Forever, Batman vs. Teenage Mutant Ninja Turtles e il recentissimo Tartarughe Ninja: Caos Mutante.
I cortometraggi: Pizza Friday, Un Topo e Quattro Tartarughe e il fan film The Last Ronin Animation.

Nel cine-universo degli anfibi antropomorfi più amati al mondo, The Christmas Aliens appartiene all'ultima delle 3 categorie sopra menzionate.
Trattasi ufficialmente di un episodio della seconda serie televisiva, quella dei primi anni 2000 (la migliore, a nostro avviso), ma ideato e trasmesso come opera a sé stante.

Tratto piuttosto fedelmente da una delle storiche storie a fumetti dei co-creatori Kevin Eastman e Peter Laird (il secondo figura qui come consulente creativo e produttore esecutivo), è un racconto di Natale edificante e divertente, in puro stile Turtles.

Tra le differenze si nota soprattutto la presenza di Miyamoto Usagi, il coniglio samurai ideato dal disegnatore nippo-hawaiano Stan Sakai di cui torneremo presto a parlare in un post prossimo venturo.

Grazie ad un bilanciato mix di azione e umorismo, animali antropomorfi e realismo urbano, questo corto è una piacevole opzione per tutta la famiglia.


La Redazione di CINEMA A BOMBA ne approfitta per augurare a tutte/i un BUON NATALE!
Qui sotto trovate tutte le recensioni "festive" degli anni precedenti... scriveteci nei commenti qual è la vostra preferita!

Vigilia 2012: Una Poltrona per Due.
Vigilia 2013: National Lampoon's Christmas Vacation.
Vigilia 2014: Canto di Natale di Topolino.
Vigilia 2015: Star Wars-Holiday Special.
Pre-Vigilia 2016: Iron Man 3.
Vigilia 2017: Festa in Casa Muppet.
Vigilia 2018: Silent Night, Deadly Night III.
Vigilia 2019: Nightmare Before Christmas.
Pre-Vigilia 2020: Rudolph, il Cucciolo dal Naso Rosso.
Vigilia 2020: Polar Express.
Vigilia 2021: A Very Murray Christmas.
Vigilia 2022: Guardiani della Galassia: Holiday Special.


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domenica 17 dicembre 2023

NAPOLEON, DUE (E PIÙ) VOLTE NELLA POLVERE


(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA/Regno Unito, 2023
104'
Regia: Ridley Scott
Interpreti: Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby, Tahar Rahim, Rupert Everett, Ben Miles, Ludivine Sagnier, Paul Rhys, Sinéad Cusack, Matthew Needham, Edouard Philipponnat.


Lui è Napoleone Bonaparte (Phoenix), giovane, brillante, ambizioso ufficiale destinato ad un glorioso futuro e ad una fine in esilio.

Lei è Giuseppina de Beauharnais (Kirby), aristocratica vedova, disinibita per sopravvivere a tempi tumultuosi.

I due si conosceranno, si sposeranno, avranno una vita coniugale piena di problemi, si lasceranno, ma non si dimenticheranno.

Lei morirà prima di lui e lui la ricorderà prima di spirare.


Sembra che le ultime parole del controverso Uom fatale di manzoniana memoria siano state infatti "La Francia, l’esercito, il capo dell’esercito, Joséphine".

Ridley Scott, quasi infischiandosi delle altre, ha costruito tutto un film intorno alla parte meno interessante e notevole della vita del Gran Corso: quella relativa al suo rapporto con la moglie Giuseppina, poi ripudiata perché non in grado di dargli un erede.

Il precoce talento strategico, il genio militare, il carisma, l'ascendente popolare e tra le file dell'esercito, la sfrenata ambizione, le ascese e le cadute, le riforme sociali introdotte, il rapimento di papa Pio VII, l'influenza nell'arte, nella storia e nella politica...: ce ne sarebbe stato, di materiale, per fare un kolossal degno della fama di un personaggio storico così importante.

Ma il regista di Il Gladiatore ha sprecato una grande occasione: pur sentendoci di salvare alcune inquadrature e le scene di battaglia (rappresentate solo quelle di Tolone, Austerlitz, Borodino e naturalmente Waterloo) - comunque non dettagliate né troppo accurate - per il resto ci sembra che tutto il potenziale biografico sia stato sacrificato in favore di una non originalissima vicenda di corna, attrazione e passione, intervallata qua e là da un'accozzaglia di errori e inesattezze storiche da far accapponare la pelle.

Si salva ben poco, quindi, in questa disastrosa trasposizione cinematografica e a farne le spese sono i due interpreti principali: Joaquin Phoenix, che pure ha già dimostrato ampiamente il proprio talento (soprattutto in The Master, Lei/Her, Joker), qui non rende al meglio il carisma del personaggio; Vanessa Kirby (ricordiamolo: Coppa Volpi come migliore attrice alla Mostra del Cinema di Venezia 2020) è brava, ma non basta.

A parziale scusante del cineasta britannico, che quando vuole sa il fatto suo (lo dimostrano, tra gli altri, Blade Runner e Sopravvissuto/The Martian) - salvo poi scivolare in passi falsi (come con House of Gucci) - c'è una considerazione: la vita di Napoleone, così complessa e ricca di avvenimenti, non si è dimostrata finora molto adatta per il grande schermo.

Ci aveva provato ai tempi del muto il francese Abel Gance, ma la sua agiografia, pur fervida di immaginazione e caratterizzata da notevoli innovazioni registiche, era talmente monumentale da risultare in un film di circa 6 ore che per di più si fermava... alla Campagna d'Italia! (lo sforzo produttivo era stato talmente notevole che, nonostante il successo commerciale, Gance finì con ridimensionare di molto le sue ambizioni di proseguire nella biografia).

Ci avevano provato gli studios hollywoodiani senza troppa fortuna, sfruttando in drammoni romantici la notorietà di divi come Charles Boyer e Greta Garbo (Maria Walewska, del 1937) e Marlon Brando e Jean Simmons (Désirée, del 1954).

Ci aveva provato il produttore Dino De Laurentiis, che aveva cercato di coinvolgere il grande regista John Huston, ma che si era dovuto accontentare del sovietico Sergej Bondarčuk: Waterloo del 1970, pur apprezzabile nella ricostruzione fedele della famosa battaglia, era stato un fiasco al botteghino.

Ci aveva provato perfino Stanley Kubrick: il suo Napoleone in chiave antieroica non venne alla luce (ma, a quanto si sussurra, mai dire mai...); tuttavia molte delle idee che gli erano venute in mente almeno confluirono poi in quel capolavoro assoluto che è Barry Lyndon.

E ci avevano provato anche diversi registi italiani, dall'inizio del Novecento in poi, con esiti non memorabili - anche se l'interessante N (Io e Napoleone) di Paolo Virzì, incentrato sull'esilio dell'Imperatore francese all'Isola d'Elba e tratto dal fortunato romanzo N. del compianto Ernesto Ferrero, ha almeno il merito di aver lanciato la carriera di Elio Germano.

Insomma, i precedenti giocavano a sfavore di Ridley Scott, che però ci ha messo del suo per farci ricordare (e provare) i versi di Il Cinque Maggio:

Ahi! Forse a tanto strazio/cadde lo spirto anelo,/e disperò.

Cosa resterà quindi del suo Napoleone?

Ai posteri/l'ardua sentenza!


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martedì 12 dicembre 2023

I CLASSICI: SENTIERI SELVAGGI, IL WEST CHE PIACEVA A GODARD (E A TARANTINO)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1956
119'
Regia: John Ford
Interpreti: John Wayne, Vera Miles, Ward Bond, Jeffrey Hunter, Harry Carey Jr., Patrick Wayne, Natalie Wood.


Texas occidentale. 3 anni dopo la Guerra di Secessione, Ethan Edwards (Wayne) torna a casa pieno di monete d'oro e di risentimento nei confronti dei Pellerossa.

Quando i Comanche - dopo avergli trucidato la famiglia - rapiscono la sua nipote più giovane (Wood), l'uomo guida una spedizione per ritrovarla.
L'obiettivo è il salvataggio della ragazza o la sua uccisione in quanto ormai "contaminata" dal nemico?


L'amore che si prova per John Wayne nella scena in cui solleva Natalie Woods in "Sentieri Selvaggi" racchiude il mistero e il fascino del cinema americano.

Parole di Jean-Luc Godard, regista francese ed ex critico che più agli antipodi di Wayne - anche ideologicamente: marxistissimo il primo, ultraconservatore il secondo - non poteva essere.
Questo celebre giudizio da parte dell'auteur di Fino all'Ultimo Respiro rivela invece quanto l'arte possa mettere d'accordo persone anche molto diverse.

Non usiamo questo sostantivo a caso: Sentieri Selvaggi è davvero un'opera d'arte, una della vette - se non proprio la vetta, ma su questo punto torneremo in fondo - della folta filmografia di John Ford, il maestro indiscusso del western "classico" hollywoodiano.

Il regista di Ombre Rosse torna a girare nella propria location preferita - la stupenda Monument Valley - un dramma epico ed elegiaco, una lettera d'amore al mito della Frontiera, un'epopea familiare ricca di sfumature e di interrogativi (etici e non).

Perché il protagonista odia tanto gli Indiani? Dove è stato e che cosa ha fatto dopo la fine della guerra? In che modo ha guadagnato tutto quell'oro? Ha avuto una relazione con la cognata? E, nel caso, la ragazza rapita è sua nipote o sua figlia?
Domande cui Ford e i suoi collaboratori non danno risposte, se non in alcuni casi in maniera molto implicita (anche per non avere noie con la severa censura dell'epoca).

Ma probabilmente al grande cineasta con la benda sull'occhio le risposte importano fino a un certo punto.
Il suo interesse è - sì - realizzare una parabola morale, ma visivamente romantica e strutturalmente ineccepibile.

Obiettivo raggiunto, grazie anche ad un cast solido e ben diretto: il regista riesce a tirare fuori dal suo attore-feticcio Wayne - divo indiscusso ma attore monocorde - una delle migliori interpretazioni della propria carriera.

Numerose le sequenze memorabili, ma quella finale col protagonista che esce e si allontana, lasciando aperta la porta dalla quale vediamo il deserto stagliarsi sullo sfondo, è entrata di diritto nella Storia del Cinema ( Quentin Tarantino, per dire, l'ha copiata almeno due volte: in Kill Bill vol.2 e in Bastardi Senza Gloria).

Se Ombre Rosse è il film per cui Ford e Wayne verranno (vengono) ricordati, e L'Uomo che Uccise Liberty Valance si può considerare la loro ultima grande collaborazione, Sentieri Selvaggi è l'opera facilmente più rappresentativa del loro "periodo d'oro".

Il loro capolavoro? Il miglior western di tutti i tempi?
Giudicate voi.


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giovedì 7 dicembre 2023

DAMPYR, BENVENUTI NEL BONELLI CINEMATIC UNIVERSE


(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



Italia, 2022
104'
Regia: Riccardo Chemello
Interpreti: Wade Briggs, Stuart Martin, Frida Gustavsson, Sebastian Croft, David Morrissey, Luke Roberts.


Balcani, 1992. Harlan (Briggs), accompagnato dal fido compare Yuri (Croft), gira di villaggio in villaggio spacciandosi per un Dampyr, un potente ammazzavampiri.

Quando gli uomini del comandante Kurjak (Martin) vengono attaccati da spietate creature umanoidi, questo si rivolgerà proprio al ciarlatano, che scoprirà di avere quei poteri tanto millantati.

Ciò attirerà l'attenzione del malvagio vampiro Gorka (Morrissey), disposto a tutto pur di liberarsi del pericoloso rivale.


Dampyr è un caso più unico che raro.

Presentato al Lucca Comics 2022 lo stesso giorno dell'esordio nelle sale, esso è tratto da un omonimo fumetto della Sergio Bonelli Editore.

Tale pellicola doveva lanciare il Bonelli Cinematic Universe, cioè il progetto di trasposizione cinematografica dei personaggi creati dalla celebre casa editrice su modello della Marvel Cinematic Universe e del DC Extended Universe.

Si pensava che il fumetto - invero non uno dei più noti del mazzo, ma pur con uno zoccolo duro di estimatori - si potesse prestare maggiormente rispetto ad altri ad un adattamento cinematografico, anche per i costi non eccessivamente elevati.

E così la Bonelli Entertainment (branca della Sergio Bonelli Editore) decise di stanziare un discreto budget per la sua realizzazione, di girare il film in lingua inglese, di utilizzare effetti speciali a profusione e di buon livello, di scritturare un cast fatto di volti più o meno noti di provenienza soprattutto televisiva, di affidare la regia ad un regista esordiente proveniente dal mondo del parkour (Riccardo Chemello) per dare dinamismo alle scene.

Si sperava, forse, di bissare il successo di un altro film di genere, quel Lo chiamavano Jeeg Robot che era stato un caso mediatico clamoroso qualche anno prima.

Il risultato? Un flop pazzesco.

Errori di valutazione, una promozione sbagliata, fan delusi, un personaggio troppo poco noto, una finestra temporale non particolarmente favorevole... Chissà quali sono stati i motivi, ma sta di fatto che in Italia ben pochi accorsero al cinema per vedere questo fantasy a tinte orrorifiche.

Insomma, appena iniziato il BCU rischiava già di affondare.

Dampyr uscì presto dai radar fino a che...

Fino a che non ricomparve qualche giorno fa dove meno uno si sarebbe aspettato: nella classifica dei film più visti in assoluto su Netflix USA, e per di più nell'affollato fine settimana del Giorno del Ringraziamento!

E davanti al tanto atteso The Killer di David Fincher con Michael Fassbender!

Forse non originalissimo ma tutto sommato ben fatto, Dampyr, pensato soprattutto per il mercato internazionale (anglofono in particolare), ha trovato l'America proprio al di là dell'Oceano Atlantico.

Un successo inaspettato, impronosticabile, clamoroso, che di fatto ha rilanciato le ambizioni della Bonelli in campo cinematografico.

Cosa farà ora la Bonelli Entertainment sull'onda di questo entusiastico risultato? Troverà la sua strada nelle piattaforme di streaming online e nella serialità, ritenterà ancora l'avventura nelle sale oppure adotterà una strategia ibrida?

Per ora sappiamo solo che ha fatto una mossa che ci fa ben sperare: si è ripresa i diritti filmici di Dylan Dog, che era stato portato sul grande schermo già nel 2010 con una libera e infelice trasposizione con protagonista Brandon Routh ( Scott Pilgrim Vs. the World, ma anche Superman per Bryan Singer) e con Sam Worthington ( Avatar e Avatar: La Via dell'Acqua) e Peter Stormare ( Il Grande Lebowski, Educazione Siberiana).

Non ci resta che attendere: se la risposta alla Marvel e alla DC passasse per il rilancio dell'iconico personaggio e per l'irrompere nei cinema di Tex, Zagor, Martin Mystère, Nathan Never..., quella dei cinecomics di produzione nostrana potrebbe rappresentare una prospettiva interessante nel panorama del cinema di genere italiano.


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