CINEMA A BOMBA!

lunedì 30 maggio 2022

CANNES 2022. I VINCITORI

I vincitori della Palma d'Oro e del premio per la sceneggiatura: Ruben Östlund (a sinistra) e Tarik Saleh. 


La Palma d'Oro del 75° Festival di Cannes è andata a Triangle of Sadness, commedia satirica diretta dallo svedese Ruben Östlund.
Un verdetto inaspettato che suggella una delle edizioni meno memorabili nella storia recente della kermesse.

Quelli che fino alla vigilia erano stati i due grandi favoriti sono usciti addirittura a mani vuote: sia il dissidente russo Kirill Serebrennikov sia il veterano canasede David Cronenberg (ce lo ricordiamo in Jason X?) non hanno potuto fare altro che tornare a casa con le proverbiali pive nel sacco.

Chi può rallegrarsi - poco, ma può - è invece l'Italia: Le otto montagne, co-produzione europea con protagonisti i nostrani Alessandro Borghi e Luca Marinelli, è riuscita almeno ad accaparrarsi il Premio della Giuria (benché ex-aequo).

E proprio la Giuria - capitanata dal francese Vincent Lindon, ma comprendente tra gli altri anche Jasmine Trinca e l'ottimo regista indipendente Jeff Nichols - ci sembra sia stata l'anello debole del Festival.

Chi ha assegnato i premi, forse prendendo troppo alla lettera il tentativo del direttore artistico Thierry Frémaux di "de-americanizzare" la Croisette dopo la sbronza hollywoodiana degli ultimi 10-12 anni, lo ha fatto ignorando scopertamente le esigenze del mercato, cioé del pubblico.

Ma non è il caso di arrovellarcisi troppo: come abbiamo spesso affermato, il concorso è poco più di un gioco, quello che conta è la selezione, la proposta nel suo complesso, indipendentemente dai gusti dei giurati.

E quindi poco importa se il film che verrà ricordato di più di Cannes 2022 è il seguito fuori tempo massimo di Top Gun.
Per tutto il resto, se ne riparlerà l'anno prossimo.

Leggete qui sotto l'elenco completo dei vincitori!


Palma d'Oro: Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund

Grand Prix Speciale della Giuria (premio per l'opera più originale o innovativa): Close, regia di Lukas Dhont e Stars at Noon, regia di Claire Denis (ex-aequo)

Prix de la mise en scène (premio per la migliore regia): Park Chan-wook per He-eojil gyeolsim

Prix du scénario (premio per la migliore sceneggiatura): Tarik Saleh per Boy from Heaven

Prix d'interprétation féminine (premio per la migliore attrice): Zahra Amir Ebrahimi per Holy Spider

Prix d'interprétation masculine (premio per il migliore attore): Song Kang-ho per Broker

Premio della Giuria: EO, regia di Jerzy Skolimowski e Le otto montagne, regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (ex-aequo)


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venerdì 27 maggio 2022

I DOC: JULIAN SCHNABEL-A PRIVATE PORTRAIT, MA DOV'È RULA?

Rula (a sinistra) e Julian al Museo Correr di Venezia nel 2011 (clicca sulla foto per vedere il trailer). 

USA/Italia, 2017
84'
Regia: Pappi Corsicato
Con: Julian Schnabel, Jeff Koons, Mary Boone, Hector Babenco, Bono, Willem Dafoe, Al Pacino, Lou Reed (immagini di repertorio).


La vita e la carriera, i quadri e i film, i colleghi e gli amici, le mogli e i figli di colui che molti considerano il più grande artista vivente oltre a Banksy.
Parliamo naturalmente di Julian Schnabel.

Il primo contatto che abbiamo avuto con questo voluminoso pittore/regista newyorkese è stato nel 2011 durante la Mostra del Cinema di Venezia.
Ma non per una delle sue opere in celluloide: Julian aveva da poco inaugurato una sua personale al Museo Correr e, in attesa delle proiezioni serali al Lido, vi ci eravamo recati.

Per chi scrive, l'incontro coi suoi lavori fu una rivelazione.
Schnabel dipinge (principalmente) con un senso molto cinematografico e dirige (occasionalmente) con un senso molto pittorico: i due media si intersecano e si bilanciano, creando qualcosa di unico che rispecchia la sensibilità del suo autore.

Questa caratteristica dei suoi lavori è ben descritta in questo documentario, co-prodotto dalla RAI e diretto da un cineasta napoletano caro ai fratelli Coen (il proprietario del locale in A Proposito di Davis si chiama come lui, ci avevate mai fatto caso?).

Pappi ha messo insieme immagini di repertorio, filmati amatoriali, spezzoni di pellicole, interviste a familiari e conoscenti.
Ne emerge il ritratto di un personaggio larger than life, generoso e narciso, ambizioso e sempre disposto a mettersi in gioco, a sparigliare le carte, a cercare nuove vie di espressione.

Nel corso della pellicola compaiono diversi volti noti: artisti come Jeff Koons, cantanti come Bono degli U2 e il defunto Lou Reed (per il quale Schnabel aveva diretto il film-concerto Berlin), attori come Willem Dafoe (protagonista del suo ultimo lavoro cinematografico, At the Eternity's Gate, con cui l'interprete di Spider-Man ha vinto la Coppa Volpi a Venezia 2018) e Al Pacino.

Viene dato molto spazio ad amici, collaboratori e congiunti, ma in questo gruppo ci sono alcune assenze notevoli.
Non si fa ad esempio riferimento alla modella danese May Andersen né soprattutto al figlio da lei avuto nel 2013 (il 6° per Julian).

Cosa ancora più curiosa: non appare né viene mai nominata Rula Jebreal, la bella giornalista italo-palestinese che è stata compagna del pittore per 4 anni.

Corsicato passa in rassegna tutti i lungometraggi girati da Schnabel fino a quel momento, ma stranamente si dimentica di Miral, film del 2010 sul conflitto arabo-israeliano scritto proprio dall'ex volto di La7.

Omissioni a parte, A Private Portrait rende comunque giustizia all'ormai anziano autore di Basquiat e alla sua complessità come uomo e come artista, ricordandoci come la pittura e il cinema abbiano ancora bisogno di lui.
Per nostra fortuna.


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mercoledì 18 maggio 2022

DOCTOR STRANGE NEL MULTIVERSO DELLA FOLLIA, TURISTI PER DARKHOLD

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2022
126'
Regia: Sam Raimi
Con: Benedict Cumberbatch, Elizabeth Olsen, Chiwetel Ejiofor, Rachel McAdams, Xochitl Gomez, Benedict Wong, Patrick Stewart, John Krasinski, Hayley Atwell, Charlize Theron, Bruce Campbell.


Qualche tempo dopo gli eventi narrati in Spider-Man: No Way Home.

Lo stregone Doctor Strange (Cumberbatch) è al matrimonio dell'ancora amata ex fidanzata Christine (McAdams) quando gli tocca salvare l'adolescente America (Gomez) da un mostro che la insegue.

I due sembrano sbucati dal nulla; in realtà la ragazzina ha un potere unico: la capacità di viaggiare nel Multiverso, un insieme di innumerevoli universi alternativi al nostro.

Strange chiede allora aiuto a Scarlet Witch (Olsen), che nel frattempo ha acquisito il Darkhold, libro magico che le permette di controllare il Multiverso...


Fantastico? Avventuroso? D'azione?
28° lungometraggio del Marvel Cinematic Universe, questo film è il primo a poter essere catalogato sotto il genere horror.

Cupo, a tratti spaventoso, insolitamente violento (per gli standard MCU), necessitava di un regista capace di apportare il necessario cambiamento di tono senza tuttavia calcare troppo la mano.
E chi meglio di Sam Raimi?

Cineasta di culto che disertava il grande schermo da Il Grande e Potente Oz, Raimi aveva già bazzicato il mondo Marvel all'inizio del secolo, grazie alla storica trilogia di Spider-Man con protagonista Tobey Maguire.

Stavolta però il riferimento stilistico è un'altra sua trilogia, quella che lo aveva lanciato oltre 40 anni or sono come enfant prodige del cinema indipendente: Evil Dead, ossia La Casa, La Casa 2 e L'Armata delle Tenebre.

In un tripudio di rimandi e autocitazioni audio-visive, Sam sembra essersi divertito un mondo, complice l'ampia libertà concessagli dagli studios e la possibilità di avvalersi di alcuni collaboratori storici.

Tra questi non poteva mancare il suo attore-feticcio: il mitico Bruce Campbell, le cui due rapidi comparsate sono tra le cose più spassose della pellicola.

Ma quello di "Bruce Almightly" non è l'unico cammeo degno di nota.
Senza spoilerare nulla, riveliamo solo che nel corso della proiezione cui abbiamo assistito il pubblico è andato in visibilio per l'entrata in scena a sorpresa di alcuni personaggi - e attori - molto amati dai fan.

Che siano state solo apparizioni estemporanee o anticipazioni di nuove storie in cantiere (quella nella sequenza mid-credits appartiene sicuramente alla seconda categoria) lo scopriremo solo vivendo.

Per ora basta godersi le buone interpretazioni del cast, specie quelle dei due protagonisti: se da un lato Cumberbatch - da noi incontrato a Venezia 2011, ricordate? - è una gradita conferma, dall'altro la bellissima Olsen non è mai stata così brava.

Anche se i nostri personaggi preferiti sono stati il mantello magico di Strange (a quando uno spin-off dedicato?!?) e - ça va sans dire - il venditore ambulante di polpette di pizza impersonato da Campbell.

Nel Multiverso della Follia non è solo il miglior Raimi degli ultimi 20 anni, è anche un seguito superiore all'originale e uno dei più brillanti capitoli del MCU recente.

Alla faccia di chi pensava che dopo Avengers: Endgame la qualità Disney-Marvel sarebbe drasticamente calata.


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lunedì 16 maggio 2022

CANNES 2022. I FILM IN E FUORI CONCORSO

(La locandina del 75° Festival di Cannes). 


Siamo finalmente arrivati alla 75a edizione della kermesse più blasonata del grande mondo della celluloide.
Non necessariamente la migliore, però, essendo che da qualche tempo viene puntualmente surclassata - in termini di qualità della proposta - dalla concorrente Mostra del Cinema di Venezia.

Lo storico direttore artistico Thierry Frémaux quest'anno ha fatto una scelta tanto coraggiosa quanto rischiosa: puntare principalmente sulle pellicole d'autore, rinunciando in larga parte ai blockbuster hollywoodiani che hanno sempre contraddistinto la sua gestione (con qualche eccezione: si veda ad esempio la presenza in tabellone del tardivo seguito di Top Gun).

Tra i film in concorso, i riflettori sono puntati soprattutto su Žena Čajkovskogo di Kirill Serebrennikov, cineasta russo anti-Putin autoesiliatosi a Parigi.
Anche il virtù dell'attuale guerra in Ucraina, è uno dei favoriti per l'ambita Palma d'Oro.

C'è inoltre grande attesa per Crimes of the Future, che segna il ritorno del maestro canadese del body horror David Cronenberg a 8 anni di distanza dal precedente Maps to the Stars, presentato in anteprima proprio a Cannes nel 2014.

Molte aspettative sono riposte anche in Armageddon Time del regista indipendente James Gray, con protagonista una coppia di attori letteralmente da Oscar: la splendida Anne Hathaway (ricordate Les Misérables?) e l'immarcescibile Anthony Hopkins (Il Silenzio degli Innocenti, The Father).

Fuori concorso, tra il ritorno dell'australiano George Miller di Mad Max e il biopic dedicato a Elvis Presley firmato Baz Luhrmann, ritroviamo con piacere il premio Oscar Michel Hazanavicious, di cui avevamo perso un po' le tracce.
L'autore del bellissimo The Artist presenta una commedia interpretata come di consueto dalla moglie-musa Bérénice Bejo.

L'Italia è rappresentata essenzialmente da Mario Martone col drammatico Nostalgia e da Valeria Bruni Tedeschi con un'opera che, tuttavia, batte bandiera francese.
E potevano mancare beniamini del Festival come Olivier Assayas e i fratelli Dardenne? Ovviamente no, ma almeno il primo è relegato in una sezione "minore".

Nelle retrovie anche l'anziano Marco Bellocchio - da noi incontrato a Venezia qualche anno or sono - con una serie tv sul sequestro Moro.
Un tema che al regista piacentino interessa molto, avendovi già dedicato un lungometraggio nel 2003 (il controverso Buongiorno Notte).

Resta da dire delle Proiezioni Speciali, da cui emergono il documentario su Jerry Lee Lewis ad opera di Ethan Coen - clamorosamente senza il fratello Joel - e l'esordio alla regia della "morettiana" Jasmine Trinca.

In attesa di scoprire i vincitori nelle varie categorie, trovate qui sotto l'elenco completo dei candidati.
E buon Festival a tutte/i!


CONCORSO
Les Amandiers, regia di Valeria Bruni Tedeschi (Francia)
Armageddon Time, regia di James Gray, con Anne Hathaway e Anthony Hopkins (Stati Uniti d'America)
Barādarān Leylā, regia di Saeed Roustayi (Iran)
Boy From Heaven, regia di Tarik Saleh (Svezia, Finlandia, Danimarca, Francia)
Broker, regia di Hirokazu Kore'eda (Corea del Sud)
Close, regia di Lukas Dhont (Belgio, Francia, Paesi Bassi)
Crimes of the Future, regia di David Cronenberg, con Léa Seydoux e Viggo Mortensen (Canada, Grecia)
Eo, regia di Jerzy Skolimowski (Polonia, Italia)
Frère et Sœur, regia di Arnaud Desplechin (Francia)
Heeojil gyeolsim, regia di Park Chan-wook (Corea del Sud)
Holy Spider, regia di Ali Abbasi (Danimarca, Germania, Svezia, Francia)
Nostalgia, regia di Mario Martone (Italia)
Le otto montagne, regia di Felix van Groeningen e Charlotte Vandermeersch (Italia, Francia, Belgio, Regno Unito)
Un petit frère, regia di Léonor Serraille (Francia)
RMN, regia di Cristian Mungiu (Romania)
Showing Up, regia di Kelly Reichardt (Stati Uniti d'America)
The Stars at Noon, regia di Claire Denis (Francia, Brasile)
Tori et Lokita, regia di Jean-Pierre e Luc Dardenne (Belgio, Francia)
Tourment sur les îles, regia di Albert Serra (Spagna)
Triangle of Sadness, regia di Ruben Östlund (Svezia, Francia, Stati Uniti d'America, Regno Unito)
Žena Čajkovskogo, regia di Kirill Serebrennikov (Russia, Francia)

UN CERTAIN REGARD
Bačennja metelyka, regia di Maksym Nakonečnyj (Ucraina)
Beast, regia di Riley Keough e Gina Gammell (Stati Uniti d'America)
Le Bleu du caftan, regia di Maryam Touzani (Marocco, Francia)
Corsage, regia di Marie Kreutzer (Austria)
Domingo y la niebla, regia di Ariel Escalante Meza (Costa Rica)
Harka, regia di Lotfy Nathan (Francia, Germania, Stati Uniti d'America, Tunisia)
Kurak Günler, regia di Emin Alper (Turchia)
Joyland, regia di Saim Sadiq (Pakistan)
Mediterranean Fever, regia di Maha Haj (Palestina, Francia, Germania, Cipro)
Metronom, regia di Alexandru Belc (Romania)
Les Pires, regia di Lise Akora e Romane Gueret (Francia)
Plan 75, regia di Chie Hayakawa (Giappone)
Plus que jamais, regia di Emily Atef (Francia, Germania, Lussemburgo, Norvegia)
Retour à Séoul, regia di Davy Chou (Cambogia, Francia)
Rodéo, regia di Lola Quivoron (Francia)
Silent Twins, regia di Agnieszka Smoczyńska (Polonia, Regno Unito, Stati Uniti d'America)
Syk Pike, regia di Kristoffer Borgli (Norvegia)
The Stranger, regia di Thomas M. Wright (Australia, Regno Unito)
Volaða land, regia di Hlynur Pálmason (Danimarca, Islanda, Svezia, Finlandia)

FUORI CONCORSO
Elvis, regia di Baz Luhrmann (Australia, Stati Uniti d'America)
L'Innocent, regia di Louis Garrel (Francia)
Masquerade, regia di Nicolas Bedos (Francia)
Novembre, regia di Cédric Jimenez (Francia, Belgio)
Three Thousand Years of Longing, regia di George Miller (Australia)
Top Gun: Maverick, regia di Joseph Kosinski, con Tom Cruise e Val Kilmer (Stati Uniti d'America)
Coupez!, regia di Michel Hazanavicius (Francia)

CANNES PREMIERE
Chronique d'une liaison passagère, regia di Emmanuel Mouret (Francia)
Dodo, regia di Panos H. Koutras (Grecia, Francia, Belgio)
Don Juan, regia di Serge Bozon (Francia, Belgio)
Esterno notte, regia di Marco Bellocchio – miniserie TV (Italia)
Irma Vep, regia di Olivier Assayas – serie TV (Stati Uniti d'America)
Nos frangins, regia di Rachid Bouchareb (Francia)
La Nuit du 12, regia di Dominik Moll (Francia, Belgio)

PROIEZIONI SPECIALI
All That Breathes, regia di Shaunak Sen – documentario (India, Regno Unito, Stati Uniti)
Jerry Lee Lewis: Trouble In Mind, regia di Ethan Coen – documentario (Stati Uniti d'America)
Mi país imaginario, regia di Patricio Guzmán – documentario (Cile)
The Natural History of Destruction, regia di Serhij Loznycja – documentario (Ucraina)
Marcel!, regia di Jasmine Trinca (Italia)
Le Petit Nicolas - Qu'est-ce qu'on attend pour être heureux?, regia di Amandine Fredon e Benjamin Massoubre (Francia)
Restos do vento, regia di Tiago Guedes (Portogallo)
Riposte féministe, regia di Marie Perennès e Simon Depardon – documentario (Francia)
The Vagabonds, regia di Doroteya Droumeva (Germania)

PROIEZIONI DI MEZZANOTTE
Fumer fait tousser, regia di Quentin Dupieux (Francia)
Hunt, regia di Lee Jung-jae (Corea del Sud)
Moonage Daydream, regia di Brett Morgen – documentario (Stati Uniti d'America)
Rebel, regia di Adil El Arbi e Bilall Fallah (Stati Uniti, Belgio, Lussemburgo, Francia)


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mercoledì 11 maggio 2022

GLI INEDITI: CONFESSION OF A CHILD OF THE CENTURY, I DOLORI DEL GIOVANE PETER

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

UK/Francia/Germania, 2012
125'
Regia: Sylvie Verheyde
Con: Peter Doherty, Charlotte Gainsbourg, August Diehl, Lily Cole.


In depressione dopo la rottura con l'infedele fidanzata Elise (Cole), il giovane benestante Octave (Doherty) si immerge sempre più in un'esistenza dissoluta e apatica.
Un giorno incontra per caso Brigitte (Gainsbourg), donna più matura e single.

Tra i due nasce un'amicizia che si evolve rapidamente in un sentimento più profondo.
Basterà a salvare l'irrequieto libertino dal famigerato "male del secolo"?


L'Inghilterra ha una discreta tradizione di rocker prestati al cinema.
Si pensi ad esempio a Sting dei Police in Dune (l'originale di David Lynch, non il fresco rifacimento di Denis Villeneuve) oppure a Joe Strummer dei Clash in Straight to Hell e Mystery Train.

Ispirato all'omonima opera autobiografica scritta da Alfred de Musset nel 1836, il dramma storico che vi stiamo recensendo è il primo e finora unico excursus in ambito recitativo di Pete Doherty dei Libertines.
Purtroppo questo è anche l'unico vero motivo di interesse del film.

Poeta punk e bohémien, ex compagno della modella Kate Moss e idolo dei tabloid britannici, Pete - accreditato nei titoli come "Peter", con quella "r" finale che sa tanto di vezzeggiativo - sembra nato per interpretare questo ruolo.

Per essere un attore esordiente e dilettante, se la cava meglio di quanto si potrebbe pensare: difettando di tecnica, si appoggia al proprio carisma, adottando una strategia minimalista e infondendo al protagonista una credibile vulnerabilità.

Più brava, ma costretta in un personaggio un po' sfocato, Charlotte Gainsbourg - figlia del cantautore francese Serge e dell'attrice britannica Jane Birkin - con cui Doherty ha avuto una breve e strombazzata liaison proprio durante le riprese.

L'interprete di Independence Day: Rigenerazione compare solo dopo mezz'ora, ma ha almeno il merito di alzare il tono della pellicola.

Quello che, purtroppo, non si alza mai è il livello della regia, che rimane piatto e didascalico, con un abuso della cinepresa a spalla che dovrebbe conferire alle immagini un'idea di naturalezza e invece provoca agli spettatori un fastidioso senso di nausea.

Peccato, perché la prova complessiva del cast (tra i comprimari segnaliamo August Diehl, che era uno dei nazisti di Bastardi senza Gloria di Tarantino) e alcuni contributi tecnici (specie i costumi d'epoca) sono apprezzabili.

Presentato in concorso a Cannes 2012 nella sezione Un Certain Regard, Confession of a Child of the Century è stato massacrato dalla critica, al punto che in Italia non è uscito nelle sale, mentre in USA si è distinto solo per il fatto di essere stato il film che ha incassato di meno quell'anno (74 dollari in totale!).

Piaccia o meno, lo spleen di Pete Doherty rende meglio in musica che al cinema.


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mercoledì 4 maggio 2022

I CLASSICI: VENOM-LA FURIA DI CARNAGE, ABBIAMO TROPPE COSE INSIEME

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2021
97'
Regia: Andy Serkis
Con: Tom Hardy, Woody Harrelson, Michelle Williams, Naomie Harris, Reid Scott, Stephen Graham.


San Francisco. Dopo gli eventi del film precedente, il giornalista investigativo Eddie Brock (Hardy) si reca in carcere per intervistare lo psicopatico serial killer Cletus Kasady (Harrelson).
Durante una breve collutazione, questi lo morsica ingerendo una piccola parte del simbionte alieno Venom, trasformandosi così nel mostruoso Carnage e riuscendo a fuggire.

Mentre Cletus si mette alla ricerca della mutante Shriek (Harris), suo amore di gioventù, Eddie deve affrontare una doppia crisi sentimentale: con l'ex fidanzata Anne (Williams), prossima alle nozze con l'attuale compagno, e con Venom stesso, con cui ha un rapporto reciprocamente affettuoso ma a dir poco turbolento...


Film supereroistico? Fanta-horror?
Nessuna delle due cose: questa è una commedia romantica, né più né meno.

Sì, avete capito bene: La Furia di Carnage è una tenera, bizzarra, esilarante storia d'amore tra un uomo e il proprio simbionte, con tanto di coming-out nella scena del rave party, sequenza-chiave che fa del linguacciuto alieno un'icona e un paladino dei diritti LGBTQI+.

Rispetto al primo capitolo, qui si insiste ancora di più sugli elementi comici (Venom & Eddie sono una "strana coppia" da MTV Movie Awards), nel tentativo di realizzare un prodotto maggiormente per famiglie e di trasformare il protagonista in un idolo dei bambini.
Vi immaginate i suoi giocattoli sugli scaffali dei negozi, tra le auto dei Paw Patrol e i peluche di SpongeBob?

Ma questa non è l'unica novità: ad esempio, il sempre più consolidato Tom Hardy è stato promosso co-sceneggiatore, come Paul Rudd dei due Ant-Man e Ryan Reynolds di Deadpool 2.
Il massiccio attore inglese - che ricordiamo per Inception, Il Cavaliere Oscuro-Il Ritorno, The Revenant... - in realtà non ha scritto una linea di dialogo, ma ha contribuito attivamente a definire la trama e la direzione da dare al franchise.

In cabina di regia è subentrato inoltre Andy Serkis, scelta alquanto insolita.
Visto recentemente in The Batman nei panni di Alfred e noto nel Marvel Cinematic Universe come uno dei cattivi di Black Panther, l'ex Gollum della saga della Terra di Mezzo è praticamente un esordiente dietro la macchina da presa, ma se la cava meglio di quanto ci si sarebbe potuto aspettare.

Infine, ci sono molti più riferimenti all'Arrampicamuri per eccellenza: dalla scena post-credits, che funge da ponte tra il finale di Far From Home e quello del successivo No Way Home, alla sequenza nella chiesa tra Venom e Anne che rieccheggia esplicitamente quella tra Peter e Gwen durante il climax di Amazing Spider-Man 2.

A proposito dell'Uomo Ragno interpretato dal recentemente globizzato Andrew Garfield, non è da escludere un futuro team-up tra i due protagonisti.

Pensateci: il nostro Venom-Hardy di certo non appartiene al MCU né all'universo della trilogia di Sam Raimi con Tobey Maguire (il personaggio compariva in Spider-Man 3 interpretato da Topher Grace, il cattivo di BlacKkKlansman), ma potrebbe benissimo esistere nel mondo del dittico diretto da Marc Webb.

Per scorprire se la nostra teoria verrà confermata o smentita dagli executive Marvel-Sony, restiamo in attesa di un nuovo capitolo della serie dedicata al mostro mangiateste più family-friendly della storia del cinema.
Con o senza un Ragnetto di spalla...


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