CINEMA A BOMBA!

domenica 29 marzo 2015

GLI INEDITI: THE DISAPPEARANCE OF ELEANOR RIGBY-THEM, L'AMORE RITORNA?

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2013
120'
Regia: Ned Benson
Interpreti: Jessica Chastain, James McAvoy, Viola Davis, Bill Hader, Ciarán Hinds, Jess Weixler, Isabelle Huppert, William Hurt.


Eleanor Rigby - solo omonima della celebre protagonista della canzone dei Beatles - e Conor Ludlow ridono e scherzano assieme; si amano di un amore dolce.
Nelle loro vite irrompe però una tragedia terribile che li allontanerà sempre più.
Riusciranno a tornare insieme, rinsaldando la propria unione?

Dopo Boyhood ci siamo imbattuti in un'altra storia che solo apparentemente potrebbe sembrare semplice, ma che nella propria originalità risulta in realtà piuttosto ambiziosa .
L'esordiente Ned Benson ha pensato infatti di narrare le vicende di una coppia in crisi attraverso due opere distinte: una, dal punto di vista di lei; l'altra, dal punto di vista di lui.

I frutti di questo sforzo sono stati The Disappearance of Eleanor Rigby-Her e The Disappearance of Eleanor Rigby-Him, presentati in anteprima mondiale a Toronto nel 2013, dove hanno ottenuto una calda accoglienza da parte dei critici.

Ciononostante, il cineasta non ha avuto fiducia fino in fondo nel suo progetto: forse temendo che il pubblico avrebbe scelto di vedere solo uno dei due film anziché entrambi, ha deciso di farne un terzo che fondesse le due versioni e rendesse la sua idea commercialmente un po' più appetibile: The Disappearance of Eleanor Rigby-Them, presentato a Cannes 2014 nella sezione Un Certain Regard.

Il film perde quindi un po' del suo carattere sperimentale, ma Benson continua a tenere separati gli sguardi della donna e del marito e riesce a rimanere equidistante dai due, sebbene nello stesso tempo sia partecipe dei loro conflitti interiori, delle loro preoccupazioni, dei loro dubbi.

Il tocco è quello di un artista sensibile che si immedesima in entrambi i protagonisti e si rifiuta di giudicarli: in fondo l'amore è una faccenda così intima...
Il Claude Lelouch di Un uomo, una donna con Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée non è poi così distante.

È mai possibile quindi che una delle pellicole più emozionanti e significative dell'anno - anzi, degli ultimi anni - venga snobbata sia ai Golden Globe sia ai Premi Oscar e, come se non bastasse, ignorata dalla distribuzione italiana?

Evidentemente sì, purtroppo: anche quest'anno una delusione cocente per un'ancora straordinaria Jessica Chastain (qui anche produttrice), che con questo film - o alternativamente col suggestivo Interstellar - avrebbe potuto portarsi a casa senza sforzi un globo o una statuetta, se solo fosse stata candidata.

Per non parlare del fatto che nel nostro paese questo piccolo e importante lungometraggio salterà le sale per finire direttamente nel settore home video.
Da non crederci.

Polemiche a parte, consigliamo la visione del film e ci auguriamo un ripescaggio del breve The Westerner, prima collaborazione tra Benson e Jessica (ai tempi i due avevano avuto pure una liaison): sarebbe bello presentarlo nella sezione I CORTI.

Fino ad allora, abbiamo The Disappearance of Eleanor Rigby-Them a insegnarci che - come dice William Hurt in una scena - "La tragedia è un paese straniero", ma anche che la felicità, se lo si vuole, ritorna sempre.
Come l'amore, che - pur covando sotto la cenere - può divampare di nuovo, più forte di tutto, più forte che mai.

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domenica 15 marzo 2015

BOYHOOD, UN FILM LUNGO UNA VITA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2014
165'
Regia: Richard Linklater
Interpreti: Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Patricia Arquette, Lorelei Linklater, Jenni Tooley, Charlie Sexton.


E' stato il vincitore degli ultimi Golden Globe (miglior film drammatico, regia e attrice non protagonista) e al contempo il grande sconfitto agli Academy Awards (solo 1 Oscar su 6 nomination).
Segno che Richard Linklater rimane un autore apprezzato soprattutto all'estero, troppo lontano dai canoni commerciali per fare breccia ad Hollywood.

Amico fraterno di Quentin Tarantino e fonte d'ispirazione per Kevin Smith, il regista-sceneggiatore texano è in effetti influenzato da uno stile più europeo che americano: gli interessa soprattutto filmare lo scorrere del tempo, la crescita, la maturazione, lo sviluppo dei suoi personaggi e delle loro storie.

Si prenda ad esempio la sua Before Trilogy (Before Sunrise, 1995; Before Sunset, 2004; Before Midnight, 2013), con protagonisti Ethan Hawke - attore feticcio e grande amico del regista - e la francese Julie Delpy, dove si vedono gli attori invecchiare come i propri alter ego dello schermo e il rapporto della coppia evolversi col passare del tempo.

Con Boyhood, Linklater ha tentato un'impresa ancora più ambiziosa: cercare di catturare lo scorrere del tempo e mostrare il passaggio dall'infanzia all'adolescenza all'età adulta di un personaggio che cresce fisicamente e caratterialmente.
E questo senza la rapida e facile scorciatoia di dover utilizzare interpreti diversi - uno per il bambino, uno per l'adolescente, uno per il giovane uomo.

Coraggiosa l'idea del regista, allora, di utilizzare lo stesso attore - ripreso in un arco di tempo piuttosto lungo - e di documentarne i cambiamenti via via che passa il tempo.
E lo stesso fa con gli altri personaggi, che invecchiano a mano a mano che il film procede.

Una bella sfida, vinta grazie all'idea di realizzare la pellicola cucendo insieme cortometraggi di 14 minuti circa ciascuno, girati con gli stessi attori nell'arco di una dozzina d'anni.
Il sapiente e indispensabile lavoro di legarli tra loro per dare al tutto un flusso fluido e coerente è stato affidato alla montatrice Sandra Adair: un Oscar sarebbe stato un riconoscimento più che legittimo (la statuetta relativa a quest categoria è invece andata a Whiplash).

Ecco quindi che vediamo dipanarsi 12 anni nella vita di Mason (Ellar Coltrane): prima bambino, poi adolescente, poi giovane uomo.
Il rapporto con i genitori, separati: lei (Patricia Arquette, indimenticata nel tarantiniano Una Vita al Massimo e qui meritatamente oscarizzata come miglior attrice non protagonista), madre sempre preoccupata di far quadrare i conti e incapace di scegliersi gli uomini giusti; lui (Ethan Hawke), velleitario e bambinone, padre poco presente ma amorevole e pieno di buoni consigli.
Una sorella, Samantha (la figlia del regista Lorelei Linklater), dapprima bambina petulante, poi via via più complice col fratello.

E poi i continui trasferimenti di casa, le amicizie, la scuola, la scoperta dell'altro sesso, le delusioni, le piccole trasgressioni, i primi lavoretti.

Tutto qui: 12 anni di vita normale di un una persona normale che fa cose normali.
Niente colpi di scena, niente effetti speciali, niente storie d'amore tumultuose.
E niente flashback: l'intreccio si svolge in ordine cronologico, con naturale continuità.

Una piccola e intima storia quindi, nata dalla costanza e dalla pazienza di tutti coloro che sono stati coinvolti nella realizzazione del film.
Ne è valsa la pena: al di là dell'acclamazione unanime della critica e dei tanti riconoscimenti ottenuti, Boyhood riesce ad emozionare e a creare un'empatia tra i protagonisti e lo spettatore.
E questo nonostante la pellicola sia lunga - 2 ore e 45 minuti.

Di certo, per il giovane Ellar Coltrane rappresenta un'esperienza che forse non gli aprirà le porte del divismo, ma rimarrà unica e indimenticabile.
Perché, si sa, la vita non è un film.
Ma a volte un film può essere lungo una vita.

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martedì 10 marzo 2015

I CORTI: WHIPLASH, JAZZ SO' PAZZO

(Clicca sull'immagine per vedere il corto) 

USA, 2013
18'
Regia: Damien Chazelle
Interpreti: J.K. Simmons, Johnny Simmons.


2013. Un regista ventottenne di belle speranze, che si è fatto le ossa come sceneggiatore di horror (The Last Exorcism-Liberaci dal male) e thriller (Il Ricatto con Elijah Wood e John Cusack), ha in curriculum una sola pellicola: Guy and Madeline on a Park Bench, piccola storia d'amore con protagonista un trombettista jazz.

Il suo nome è Damien Chazelle, e per la propria opera seconda ha le idee molto chiare: un'altra vicenda d'ambiente musicale, permeata di suspense psicologica, che vede il giovane allievo di un conservatorio alle prese con un direttore d'orchestra che assomiglia piuttosto ad un istruttore dei Marines.

Peccato però che il nostro non riesca a trovare fondi sufficienti.
Così trasforma il progetto in un cortometraggio, lo presenta al Sundance Film Festival (la celebre rassegna del cinema indipendente ideata da Robert Redford) e vince il Gran Premio della Giuria.

Il resto è storia: dopo questo successo Whiplash ridiventa un lungometraggio per mezzo di nuovi finanziamenti (grazie, tra gli altri, a Jason Reitman), ottiene a sorpresa 5 nomination agli Oscar - compresa quella per il miglior film - e vince in 3 categorie: miglior attore non protagonista (il caratterista J.K. Simmons nel ruolo della vita), miglior montaggio e miglior sonoro.

Il corto in questione rappresenta solo una scena di quella che sarà poi la pellicola vera e propria, ma quasi tutto il cast e i collaboratori tecnici sono gli stessi.
Praticamente solo il protagonista è diverso: qui Johnny Simmons (nessuna parentela con J.K. Simmons), là Miles Teller.

Però anche il tono è complessivamente differente: in questi 18 minuti scarsi si respira più pessimismo.
Il ragazzo, pur volenteroso e pieno di speranze, viene stroncato subito dal suo maestro: per lui non c'è rivincita né redenzione.
Il messaggio che Chazelle vuole trasmettere sembra dunque questo: il mondo - e quello della musica non fa eccezione - non è fatto per i sognatori, destinati a soccombere in una sorta di darwinismo sociale.
La sconfitta rappresenta banalmente solo il brusco ritorno alla realtà.

Chi ha visto il lungometraggio naturalmente sa che la storia del giovane batterista non finisce qui.
A chi invece non l'ha fatto consigliamo di rimediare al più presto, magari iniziando proprio da questo corto.
Potreste scoprirvi anche voi... pazzi per il jazz.

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lunedì 9 marzo 2015

WHIPLASH, HELL THAT JAZZ

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2014
105'
Regia: Damien Chazelle
Interpreti: J.K. Simmons, Miles Teller, Melissa Benoist, Paul Reiser, Austin Stowell, Chris Mulkey.


Il giovane Andrew (Teller) ha una grande passione: il jazz.
E un sogno: diventare uno dei più grandi batteristi al mondo.
Decide allora di iscriversi al conservatorio più prestigioso di New York; ma sulla sua strada incontra Terence Fletcher (Simmons), direttore d'orchestra che sarà la sua guida e renderà la sua vita un incubo.

Uno short movie come base di partenza (presto ve lo proporremo nella sezione I CORTI); un regista giovane - 30 anni appena compiuti - alla sua opera seconda, che egli stesso ha scritto; un cast composto principalmente da un attore sconosciuto scelto per la sua capacità di suonare la batteria e da un caratterista bravo ma da sempre sottoutilizzato; una colonna sonora a ritmo di jazz, non esattamente un genere popolarissimo; un film a basso costo dagli incassi non proprio stellari.

Alzi la mano chi - prima dell'annuncio delle nomination di Golden Globe e Academy Award - si era accorto di Whiplash.

Un anno dopo la sua proiezione in anteprima al Sundance Film Festival di Robert Redford, se ne parla ancora e già si può definirlo un cult.
Di certo aiutano i 3 freschi Oscar vinti - attore non protagonista, montaggio, sonoro - su 5 nomine (tra le quali quelle per il miglior film e la migliore sceneggiatura non originale): un biglietto da visita niente male che, unito al passaparola, sta aiutando questa piccola pellicola a ritagliarsi spazio.
E lo merita.

I contributi tecnici sono effettivamente di ottimo livello; la regia ha un andamento a scatti (molto jazz) e, grazie anche ad una trama piena di svolte e colpi di scena, riesce a coinvolgere gli spettatori.
Speriamo che il talento di Damien Chazelle si confermi anche in futuro.

La musica può piacere o non piacere, ma non soffoca la storia - che è comunque incentrata principalmente sul rapporto tra allievo e maestro - anzi serve a scandire il ritmo dell'azione.

Miles Teller, che interpreta il protagonista, è una buona scelta e sa suonare benissimo la batteria (ha registrato anche alcuni brani della colonna sonora).
Si presume che ne sentiremo parlare ancora.

E poi c'è lui.
Alto, magro, sempre vestito di nero, completamente pelato, con occhi di ghiaccio e una faccia cattivissima: Terence Fletcher, l'insegnante che - con un parallelo tele-culinario - farebbe sembrare degli agnellini gente come Gordon Ramsay, Joe Bastianich e Carlo Cracco.

J.K. Simmons - il J.J. Jameson dello Spider-Man di Sam Raimi, nonché caratterista molto richiesto ma poco valorizzato - grazie a questo ruolo ha ottenuto Golden Globe e Oscar come miglior attore non protagonista, oltre a una miriade di altri premi.

Tutti riconoscimenti meritati: la sua interpretazione è competente (suona personalmente il piano nella scena del nightclub) ma non manieristica, sanguigna ma mai eccessiva.

Ricorda molto quelle di R. Lee Ermey - diventato un'icona pop come Sergente Hartman nel capolavoro di Stanley Kubrick Full Metal Jacket - e Louis Gossett Jr. - anch'egli vincitore di un Academy Award come attore non protagonista per il suo ruolo del Sergente Foley in Ufficiale e Gentiluomo di Taylor Hackford con Richard Gere.
Stessa cattiveria, stessa umanità rude e repressa, stesso carisma, stessa capacità di motivare gli allievi tramite metodi piuttosto brutali.

Come i colleghi, Simmons riesce a lasciare il segno nell'immaginario collettivo: numerose sono già le parodie (come questa, in cui ha a che fare con i Muppets; oppure questa, dove la pellicola drammatica diventa una sitcom) e scommettiamo che numerose saranno anche le imitazioni.

Non era facile distinguersi dai due modelli originari, ma ce l'ha fatta: Whiplash è uno degli esempi più fulgidi di quel cinema indipendente che tanto ci piace e che quest'anno ha conquistato a tutti i livelli anche i giurati dell'Academy.

Il finale ovviamente non lo sveliamo, ma il tema della pellicola fa e farà discutere: quando il troppo è troppo?
Un sistema basato su abusi verbali e psicologici forse è utile per formare i militari delle Forze Speciali, ma ha senso applicarlo alla musica?

Lasciamo il giudizio agli spettatori del film e ai lettori di CINEMA A BOMBA!
Il demone del jazz contagerà anche voi?

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