CINEMA A BOMBA!

lunedì 31 ottobre 2016

GLI INEDITI: PLAN 9 FROM OUTER SPACE, IL PEGGIORE DI SEMPRE!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1959
80'
Regia: Ed Wood
Interpreti: Bela Lugosi, Vampira, Gregory Walcott, Mona McKinnon, Lyle Talbot, Tor Johnson, Tom Mason, Criswell, Ed Wood.


Un narratore dalla pettinatura improbabile (Criswell, psichico amico del regista) mette in guardia gli spettatori sul "futuro", per poi parlare di "eventi passati" (?).
Protagonisti del suo racconto sono: un anziano vedovo (Lugosi, alla sua ultima apparizione), un pilota di aerei (Walcott), un Generale dell'esercito (Talbot), una pattuglia di poliziotti e un trio di alieni.

Siamo in California: mentre i morti del cimitero di San Fernando tornano in vita, pronti a uccidere i viventi, un misterioso disco volante viene avvistato nei cieli...
I due eventi sono forse correlati?

Se questa sinossi vi pare terribilmente assurda, non stupitevi: è proprio così.
Abbiamo infatti a che fare con quello che è considerato il peggior film di tutti tempi, opera di un regista - ma chiamarlo così è già di per sé un complimento - che probabilmente è stato il dilettante più spudorato della storia del cinema.

Ed Wood, il cui nome completo era Edward D. Wood Jr., è diventato un autore di culto solo a partire dagli anni 80, quando le sue pellicole sono state riscoperte per la loro valenza trash.
Ma per lo più egli è noto al grande pubblico per essere stato oggetto di un biopic di Tim Burton: appunto Ed Wood, del 1994.

Nel film del regista di Beetlejuice e Batman il protagonista è interpretato dall'onnipresente Johnny Depp (che deve avere un debole per i personaggi realmente esistiti, avendo poi messo i panni del giornalista Hunter S. Thompson in Paura e Delirio a Las Vegas e The Rum Diary).






Sempre nella pellicola di Burton, la parte dell'attore di origine ungherese Bela Lugosi è invece ricoperta da Martin Landau, che per questa ha vinto un Oscar molto meritato.
Lugosi era ed è tuttora famoso per i suoi ruoli nei film del terrore, tra i quali Dracula di Tod Browning (1931), che contribuì a personificare come una figura dal fascino e dalla parlata mitteleuropei, aristocratico, romantico e decadente.

Il successo durò fin quasi agli anni 50, quando diventò morfinomane, affetto da numerosi problemi di salute e guai finanziari. Le parti divennero sempre meno, fino a che non fu costretto a lavorare nei "filmucoli" di Wood.
Morì a quasi 74 anni, nel 1956, per un infarto e fu seppellito ad Hollywood col mantello del personaggio che lo aveva reso celebre.
Plan 9 non avrebbe praticamente ragione di esistere senza di lui.

Le (poche) scene in cui compare sono in realtà spezzoni di provini che lo stesso Lugosi aveva fatto prima dell'avvio della produzione del film: il regista è partito da queste e gli ha costruito una storia intorno, incappando in errori logici goffissimi.
Per il resto della pellicola il suo ruolo è infatti ricoperto da una controfigura più giovane e alta (Mason, chiropratico della moglie di Wood), con il viso coperto da un mantello a celarne la fisionomia, benché si veda lontano un miglio che si tratta di due persone diverse.

E questa è solo una delle tante, ridicole incongruenze del film!
Tra effetti speciali che speciali non sono (si vedono i fili che reggono gli UFO), scenografie d'accatto (gli attori recitano davanti a sfondi finti che riflettono la loro ombra), costumi tremendi e sfacciati riciclaggi (la tendina dell'imbarazzante cabina di comando dell'aereo ricompare all'interno della navicella spaziale), si può provare una sorta di perverso divertimento.

Nelle intenzioni del suo autore - che, per inciso, difese la propria opera fino alla morte - Plan 9 From Outer Space avrebbe dovuto essere il film più spaventoso di sempre.
È invece il più imbarazzante sci-fi movie della storia, perfetto per una serata tra amici a base di popcorn e commenti denigranti.

Buon Halloween dalla redazione di CINEMA A BOMBA!






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mercoledì 19 ottobre 2016

I CORTI: ZERO, VEDO LA GENTE CHE FLUTTUA

(Clicca sulla locandina per vedere il corto). 

USA/Spagna, 2015
29'
Regia: David Victori
Interpreti: Ryan Eggold, Felix Avitia, David Atkinson.


Un uomo, rimasto vedovo, cerca con difficoltà di conciliare lavoro e doveri di padre.
Il figlio, orfano, non si dà pace per la morte della madre.
I due vivono un rapporto complicato, chiusi come sono nel proprio dolore.

Un giorno, senza alcuna apparente ragione, la forza di gravità va e viene in modo intermittente.
Il mondo sta forse collassando e ci stiamo avvicinando alla sua fine?

Correva l'anno 2012.
YouTube e la compagnia aerea Emirates hanno lanciato un concorso per cortometraggi riservato a cineasti emergenti.
Dopo una lunga selezione, sono stati scelti 10 finalisti che hanno visto il proprio lavoro proiettato nel contesto della 69a Mostra di Venezia.

Alla fine è stato proclamato un vincitore, al quale è stato assegnato un premio di 500.000 dollari, utile per sviluppare un progetto in collaborazione con Ridley Scott e Michael Fassbender nei panni di produttori esecutivi per conto di YouTube.

Ad aggiudicarsi la vincita è stato il catalano David Victori con La Culpa, che noi di CINEMA A BOMBA! abbiamo visto, apprezzato e recensito.






Il futuro regista di The Martian e il divo - vincitore della Coppa Volpi 2011, bi-candidato all'Oscar nel 2014 per 12 Anni Schiavo e nel 2016 per Steve Jobs, protagonista di 300, Hunger, X-Men:Apocalisse - non si sono poi tirati indietro e, a distanza di tre anni, il successivo progetto si è concretizzato.

Come conferma questo nuovo corto, Victori è un autore che tende al metafisico: la trama e gli (ottimi) effetti speciali sono secondari al significato che sottendono.
A prescindere dal genere, thriller o fantascienza che sia, ciò che conta sono le relazioni tra i personaggi, gli interrogativi che essi si pongono, le risposte - per quanto sibilline - con cui sono chiamati a confrontarsi.

Qui non siamo nello spazio e non c'è Sandra Bullock come in Gravity, ma i temi della perdita, dell'abbandono e - ovviamente - della mancanza di gravità (quindi, metaforicamente, di certezze) li ritroviamo anche qui.

Come ne La Culpa, anche in Zero viene lasciata aperta la porta della speranza: l'uomo (l'umanità?) può ancora arrivare alla redenzione, se si rende capace di perdonare.

L'unico rimedio alla solitudine sembra essere la solidarietà.
E se per non andare alla deriva bastasse prendersi per mano?






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mercoledì 12 ottobre 2016

I DOC: ENCOUNTERS AT THE END OF THE WORLD, LA FREDDA SCIENZA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2007
99'
Regia: Werner Herzog


Pensate ad un pianeta come quello rappresentato in Interstellar, dove l'atmosfera è di varie sfumature di azzurro e il cielo è di ghiaccio.
Pensate a solitarie figure che vi fluttuano come la Sandra Bullock di Gravity.
Pensate di girare un film in condizioni estreme, come ha fatto Alejandro González Iñárritu per The Revenant.

Questo pianeta esiste e non si trova a milioni di anni luce da noi: è l'Antartide, il continente più freddo - in certe aree la temperatura media può raggiungere i -50° C! - e inospitale della Terra.

Entusiasmato dalle riprese subacquee effettuate da Henry Kaiser sotto i ghiacci del Polo Sud per la sua opera di fantascienza metafisica L'Ignoto Spazio Profondo (2005), il tedesco Werner Herzog - probabilmente il più geniale regista europeo vivente - ha deciso di andare di persona a vedere i paesaggi che tanto lo avevano affascinato, senza delegare nessuno.

Beh, chi ha visto i suoi film non può certo dire che il cineasta bavarese sia un tipo da tirarsi indietro, quando si tratta di andare in posti insoliti e lontani dalla "civiltà": per Fata Morgana era stato nel deserto del Sahara, per Aguirre, furore di Dio e Fitzcarraldo nella foresta amazzonica, per La Soufrière nell'isola di Guadalupa nell'imminenza di un'eruzione vulcanica (poi non avvenuta, fortunatamente).

La natura selvaggia e primordiale, d'altra parte, ha spesso un ruolo di primo piano nelle sue opere, con la sua potenza, la sua maestosità, la sua imprevedibilità: è in fondo il riflesso dell'animo umano, in particolare suo e di quei personaggi borderline che rappresenta così spesso.

Anche in Encounters at the End of the World - candidato all'Oscar per il miglior documentario nel 2009 e dedicato al celebre critico cinematografico Roger Ebert (morto nel 2013) - gli uomini e le donne descritti sono ai margini della società: sono gli scienziati e il personale di servizio che vivono nella stazione antartica USA McMurdo, un mondo a sé con porto, tre piste di atterraggio, eliporto, 100 edifici, una cappella per riti religiosi cattolici e anglicani, un campo da bowling, un campo da disc golf a nove buche, l'unico bancomat del continente.
Ma in mezzo al nulla.






Sono una comunità di professional dreamers (cioè sognatori professionisti, come vengono definiti da Herzog), avventurieri, persone che vogliono lasciarsi alle spalle un passato difficile, tutti uniti dalla scienza.

Le spettacolari riprese dei paesaggi si alternano così a scene di vita di tutti i giorni, con pizzichi di humour - come le esercitazioni con i secchi in testa sui quali sono dipinte delle facce - dando vita alla narrazione di una quotidianità nella quale Uomo e Natura interagiscono tra di loro, ma in un equilibrio instabile: il ghiaccio scricchiola paurosamente ed è minacciato dal surriscaldamento globale, gli scienziati devono prendere mille precauzioni per non soccombere a condizioni climatiche proibitive.

Secondo la visione di Herzog, la Natura infatti non è buona - né lo è in sé l'Uomo, con la sua invadenza e la sua smania di civilizzare ogni angolo del pianeta - ma ogni tentativo di comprenderla con parametri e criteri umani risulta inutile.
Come si può spiegare infatti il comportamento di un pinguino che si allontana dal branco, attraversa senza timore la stazione in mezzo agli uomini e va verso le montagne incontro ad una probabile morte solitaria?

Nei suoi film e documentari - tra i quali ricordiamo e raccomandiamo il suggestivo Cave of Forgotten Dreams - lo sguardo del cineasta tedesco è quello di uno scienziato e di un osservatore curioso ma distaccato, piuttosto che quello di un giudice.

Ciò non toglie, tuttavia, che egli si diverta a sovvertire le regole che distinguono documentari e opere di finzione: così nei primi inserisce scene ricostruite in studio, e nelle seconde sprazzi di realtà.

Anche grazie a questi espedienti, le sue storie risultano spesso accattivanti e le immagini non rimandano solamente alla bellezza della natura, bensì fanno sorgere riflessioni e interrogativi.

Ma se aspettate di trovarvi delle risposte - in questa occasione è proprio il caso di dirlo - state... freschi.




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giovedì 6 ottobre 2016

I CLASSICI: L.A. CONFIDENTIAL, LA PUPA E GLI SBIRRI (AUSTRALIANI)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1997
138'
Regia: Curtis Hanson
Interpreti: Kim Basinger, Russell Crowe, Guy Pearce, Kevin Spacey, James Cromwell, David Strathairn, Ron Rifkin, Simon Baker, Paul Guilfoyle, Danny DeVito.


Los Angeles, primi anni 50.
Si incrociano le indagini di 3 poliziotti: l'iroso e violento paladino delle donne Bud White (Crowe), il secchione e ligio alle regole Ed Huxley (Pearce), l'ambizioso e vanesio Jack Vincennes (Spacey).

Che cosa collega la misteriosa strage in un coffee shop a un "servizio di appuntamenti" che offre prostitute somiglianti alle dive del cinema?
Le cose si complicano quando White si innamora di Lynn Bracken (Basinger), squillo con le sembianze di Veronica Lake...

Che cosa rende L.A. Confidential il miglior noir degli anni 90?
Prima di tutto l'ambientazione, molto curata nei dettagli; i contrasti forti tra chiaro e scuro (la limpida fotografia è del nostro Dante Spinotti), ma meno netti tra "buoni" e "cattivi"; i personaggi, tutt'altro che irreprensibili.
Insomma, vengono rispettati tutti i tòpoi del (sotto)genere.

Hanson - cineasta recentemente scomparso e qui al proprio meglio - e il suo co-sceneggiatore Brian Helgeland (anch'egli futuro regista) adattano liberamente un romanzo di James Ellroy, maestro del genere da cui Hollywood attingerà ancora nel 2006 con The Black Dahlia di Brian De Palma con Josh Hartnett, Aaron Eckhart, Scarlett Johansson e Hilary Swank e nel 2008 con La Notte non aspetta di David Ayer (sì, proprio quello di Suicide Squad) con Keanu Reeves e Forest Whitaker.

Lo script apportato dai due è a prova di bomba: non c'è un personaggio di troppo e viene descritta benissimo la Los Angeles contraddittoria di quegli anni: dietro le paillettes e le luci di Hollywood nel suo periodo d'oro, scopriamo un'ambiente degradato di malavita, miserie umane, corruzione, violenza, droga, sesso.
L'Oscar vinto per la miglior sceneggiatura non originale è meritatissimo.






E a proposito di Oscar, ancor più giusto è quello conquistato da Kim Basinger come miglior attrice non protagonista.
La diva era in un momento calante della propria carriera: il suo ultimo successo era stato diversi anni prima con Batman, aveva superato i 40 anni e, di conseguenza, i ruoli che le venivano offerti avevano iniziato a scarseggiare.

Hanson ha creduto in lei offrendole il ruolo dell'immancabile femme fatale, nonostante le sue controparti maschili siano ben più giovani.
La Basinger, ancora bellissima e magnetica, ha ricambiato con un'interpretazione sofferta e intensa, senza dubbio la migliore della propria carriera.
Ma questa non è stata l'unica scelta coraggiosa del regista in fatto di casting.

Ci voleva del coraggio ad affidare la parte dei due protagonisti principali a due attori australiani pressoché sconosciuti negli USA.
Per Pearce e Crowe questo fu il trampolino di lancio di una brillante carriera hollywoodiana, in particolare per il secondo, che allo scorso Festival di Cannes si è presentato con The Nice Guys, una pellicola che ricorda proprio L.A. Confidential in chiave umoristica (e di nuovo con Kim Basinger co-protagonista).

Anche nei ruoli di contorno sono state scelte le facce giuste.
Tra Kevin Spacey che gigioneggia facendo il verso a Dean Martin e Simon Baker (un altro Australiano!) che esordisce qui prima di passare alla televisione, si segnalano James Cromwell in un ruolo inusuale e il sempre pittoresco Danny DeVito come giornalista di pochi scrupoli.

Avete nostalgia dei noir per eccellenza, cioè Scarface - Lo Sfregiato di Howard Hawks (l'originale del 1932), Il Mistero del Falco di John Huston con Humphrey Bogart, La Fiamma del Peccato di Billy Wilder con Barbara Stanwyck, L'Infernale Quinlan di Orson Welles con Charlton Heston, Il Lungo Addio di Robert Altman e Chinatown di Roman Polansky con Jack Nicholson?

Fidatevi: L.A. Confidential non li fa certo rimpiangere.





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