CINEMA A BOMBA!

domenica 30 marzo 2014

LONE SURVIVOR, NE RESTERA' SOLTANTO UNO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2013
121'
Regia: Peter Berg
Interpreti: Mark Wahlberg, Emile Hirsch, Ben Foster, Taylor Kitsch, Eric Bana, Alexander Ludwig, Jerry Ferrara, Marcus Luttrell.


Afghanistan, 2005. Un gruppo di Navy SEAL addestratissimi ha il compito di catturare ed uccidere un pericoloso capo talebano.
Le cose non andranno come previsto ed essi, circondati da nemici numerosi e ben armati, saranno costretti ad una dura e drammatica lotta per la sopravvivenza in un territorio ostile.

Girato in 42 giorni con un budget di circa 40 milioni di dollari - Mark Wahlberg e Taylor Kitsch, come il regista, hanno lavorato al minimo sindacale - Lone Survivor rappresenta uno dei più clamorosi successi di pubblico degli ultimi mesi negli Stati Uniti, avendo incassato oltre 120 milioni solo in patria, ed ha inoltre ottenuto pure due nomination agli Oscar come miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.

In realtà la pellicola non è esente da difetti: il sentimentalismo nazionalista e manicheo che trasuda sembra preso di peso da altri opus di propaganda come Black Hawk Down, con la differenza che qui non c'è Joe Strummer a nobilitarne la colonna sonora.

Inoltre il titolo rivela già come andrà a finire, ma essendo tratto da una storia vera con ogni probabilità non era l'effetto sorpresa quello che cercavano gli autori, quanto piuttosto dare una testimonianza del valore di questi soldati (i loro veri volti compaiono durante i titoli di coda, doveroso omaggio a chi si è battuto con coraggio e onore per salvare i propri compagni).

Tuttavia, è stata una buona idea quella di coinvolgere come consulente il vero Marcus Luttrell, unico sopravvissuto alla catastrofica missione ed autore del libro autobiografico dal quale Lone Survivor prende nome e spunto.
L'ex marine, che recita in un piccolo ruolo (all'inizio: è il soldato che rovescia il caffè e ordina alla recluta di pulire), ha contribuito con la propria testimonianza a mitigare gli aspetti più sensazionalistici e spettacolari del copione, in favore di un maggior realismo.

La pellicola, diretta e sceneggiata dall'ex attore (di secondo piano) Peter Berg - già autore del bellico/bellicista The Kingdom, sulla guerra in Iraq - è consigliata soprattutto a militari o amanti del genere, ma sicuramente può far discutere tanti.

Resta la lunga catena di morti che i vari recenti conflitti, quello afgano incluso, ha causato.
E una domanda, che riecheggia dalle storie dei sopravvissuti come Lutrell: si poteva evitare?

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giovedì 20 marzo 2014

THE WOLF OF WALL STREET, SESSO DROGA E DOW JONES

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2013
180'
Regia: Martin Scorsese
Interpreti: Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Jean Dujardin, Rob Reiner, Jon Favreau, Spike Jonze, Kyle Chandler, Jordan Belfort.


Secondo voi, quale poteva essere il destino di un broker giovane, ambizioso, spregiudicato, truffaldino e di successo nell'America fine anni Ottanta-inizio anni Novanta, se non quello di devastare la propria vita con droga, sesso (molto spesso a pagamento) e ogni sorta di depravazione ed eccesso, dopo aver dilapidato un patrimonio guadagnato non proprio onestamente?

È proprio quello che successe a Jordan Belfort, la cui vicenda ha talmente affascinato Leonardo DiCaprio da spingerlo a produrre e interpretare questo film e a farlo dirigere dal suo mentore Martin Scorsese.

Ma il quinto prodotto del sodalizio tra i due grandi italo-americani (anche se stiamo parlando di un capitolo importante di storia del cinema recente, occorre precisare che precedentemente c'erano stati Gangs of New York, The Aviator, The Departed, Shutter Island), questa volta, appartiene di più all'attore.

Sopra l'inconfondibile virtuosismo registico tipico dell'autore newyorkese, sopra la bravura degli interpreti secondari - soprattutto Jonah Hill (nomination come miglior attore non protagonista), il neo-oscarizzato Matthew McConaughey, la bella Margot Robbie (ne risentiremo parlare), il già vincitore dell' Academy Award per The Artist Jean Dujardin, il caratterista Kyle Chandler -, sopra il certo mestiere dei vari tecnici, è proprio DiCaprio a giganteggiare.

Il nostro gigioneggia a tutto spiano, offrendo un'interpretazione iper-realista, volutamente esagerata, iperbolica: il suo è un personaggio negativo e al tempo stesso affascinante e seducente, in grado di trascinare gli altri nell'entusiasmo e se stesso in un vortice irrefrenabile e inesorabile di autodistruzione.
Una delle sue prove più convincenti ed impressionanti. Che però non è bastata a convincere i membri dell'Academy, che per la quarta volta gli hanno negato l'Oscar (a questo giro, lo avrebbe meritato davvero; si è invece dovuto accontentare di un Golden Globe).

Forse, oltre ad una diffusa antipatia/invidia nei confronti del protagonista di Titanic - che lo aveva fatto diventare un idolo di ragazzine adoranti e fanatiche e, di conseguenza, considerare ingiustamente come il prototipo degli attori-bimbominkia futuri - hanno pesato nelle tre ore di film le troppe volgarità verbali, le troppe orge e i troppi nudi, le troppe scene in cui i personaggi si drogano.
Ma - c'mon! - cari giurati: stiamo parlando pur sempre di un'opera di Scorsese!

E adesso alcune curiosità.

Nel cast fa colore la presenza di tre registi affermati - Jon Favreau (Iron Man, Iron Man 2, Cowboys and Aliens), Rob Reiner (Stand By Me-Ricordo Di Un'Estate, Harry Ti Presento Sally, Misery Non Deve Morire, Codice D'Onore), Spike Jonze (neovincitore dell'Oscar per Lei(Her) e autore anche di Essere John Malkovich) - e del vero Jordan Belfort, che fa la parte di colui che deve annunciare ad un seminario motivazionale di lavoro l'intervento di... Jordan Belfort (quello cinematografico).

Ad un certo punto, Matthew McConaughey si batte il petto ritmicamente e mugola una cantilena sullo stile dei nativi americani. Questo è in realtà un rituale che l'attore texano fa abitualmente prima di iniziare le riprese, e che DiCaprio gli ha chiesto di replicare.
La scena, che potete vedere in parte nel trailer (cliccate sulla locandina), ormai è diventata un cult.

Indovinate, ora, chi è il personaggio al quale si ispirava il vero Jordan Belfort... Qualche parola-chiave: yuppie, reaganomics, finanza, avidità...
Se avete pensato a Gordon Gekko, protagonista di Wall Street di Oliver Stone incarnato magistralmente da Michael Douglas - beh - ci avete preso.

Confrontate:
"Mi chiamo Jordan Belfort. L'anno in cui ho compiuto ventisei anni ho guadagnato quarantanove milioni di dollari. Il che mi ha fatto molto incazzare, perché con altri tre arrivavo a un milione a settimana". [Jordan Belfort]

"Mio padre lavorava come un mulo per vendere materiale elettrico e a quarantanove anni lo fulminarono un infarto e le tasse. Ti devi svegliare hai capito? Se non ci sei dentro, ne se proprio fuori, ok? E io non parlo di un impieguccio da quattrocentomila dollari l'anno in Wall Street, di volare in prima classe, di vita comoda. Io sto parlando di ricchezza, ricchezza sufficiente per avere un tuo jet, sufficiente per non buttare via il tempo: cinquanta, cento milioni di dollari, Bud. O capitano, o niente". [Gordon Gekko]

Entrambi, dopo un'ascesa verticosa, sono però caduti rovinosamente.
Ma, parafrasando un proverbio in inglese - l'equivalente di "Il lupo perde il pelo, ma non il vizio" - ci viene da pensare: "The Wolf (of Wall Street) loses his teeth. But never his nature".
Personaggi di tale risma potranno mai redimersi davvero?

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domenica 16 marzo 2014

DALLAS BUYERS CLUB, DA "KILLER JOE" ALL'OSCAR LA STRADA E' BREVE

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2013
116'
Regia: Jean-Marc Vallée
Interpreti: Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Steve Zahn, Griffin Dunne.


Si può riassumere la carriera di Matthew McConaughey dividendola in due sole parti: prima e dopo Killer Joe.
Prima il nostro è un bellimbusto monocorde, che spazia – con poche eccezioni – da commedie romantiche a filmetti d’avventura, sempre coi boccoli biondastri al vento e spesso coi muscoli toracici in bella mostra, per la gioia delle fan.

Ma poi avviene l’incontro che gli cambia la vita: il maestro William Friedkin in persona lo vuole nel suo nuovo film, nel ruolo principale.
Si tratta di una black comedy che ha come protagonista uno sbirro tanto carismatico quanto mefistofelico, che arrotonda lo stipendio come killer mercenario. Non proprio un ruolo consueto per l’attore texano.

La pellicola è, appunto, Killer Joe, che viene presentata in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2011, riceve recensioni importanti e diventa in brevissimo tempo un cult.
La carriera di Matthew prende una svolta: a Hollywood adesso viene preso sul serio, e tutti iniziano a corteggialo e richiederlo.
Basti menzionare Martin Scorsese, che gli riserva una breve e divertente apparizione all’inizio di The Wolf of Wall Street (a proposito, presto la recensione di CINEMA A BOMBA!).

Ecco allora che il nostro si impone una dieta ferrea, fino a dimagrire - si dice - di 23 kg (ma sullo schermo sembrano molti, molti di più) per interpretare il cowboy sieropositivo di questo Dallas Buyers Club.
La trasformazione è impressionante: McConaughey è irriconoscibile e la sua prova recitativa superba.
I premi fioccano, meritatissimi: prima il Golden Globe, poi l'Oscar come miglior attore.

Il film è ispirato - con qualche libertà - alla storia vera di Ron Woodroof, elettricista etero e "macho" appassionato di rodei, che scopre da un giorno all'altro di aver contratto l'AIDS e di avere solo un mese di vita.
Dopo un iniziale scoramento, l'uomo comincia a trafficare illegalmente farmici sperimentali in grado di rallentare il decorso della malattia, sfidando apertamente il Dipartimento della Salute e facendosi aiutare da una riluttante dottoressa (Garner, moglie di Ben Affleck) e da un giovane travestito (Leto, anch'egli oscarizzato).

Molto lontana dall'affettazione di tanti cancer movie (e dintorni), la pellicola diretta dal canadese Vallée fa intelligentemente del protagonista una sorta di Robin Hood improvvisato e spaccone, concedendo più di un momento di alleggerimento umoristico, nonostante la tragicità dell'argomento trattato.
Matthew McConaughey regge sulle spalle tutto il film da vero mattatore, ma non gli sono da meno né il cast di supporto né la sceneggiatura, che dribbla agevolmente molti luoghi comuni tipici del genere.

Una menzione finale merita il reparto trucco: pur avendo a disposizione un budget minimo (solo 250 dollari!), questi artisti del make-up sono riusciti a fare un lavoro egregio, arrivando addirittura a vincere l'Oscar della categoria.

Dallas Buyers Club è in definitiva un film da vedere in compagnia e di cui discutere insieme.
Un'opera contro i pregiudizi e a favore della vita.

PS: quanti volessero continuare a seguire la nuova carriera "autoriale" del buon Matthew sappiano che il prossimo appuntamento è con l'attesissimo Interstellar. Regista: Christopher Nolan, quello dell'ultima trilogia di Batman. Coprotagonista: la diva Jessica Chastain.
Vi basta?

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mercoledì 12 marzo 2014

LEI-HER, UNA STORIA D'AMORE 4.0

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA, 2013
120'
Regia: Spike Jonze
Interpreti: Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson (voce in originale; in italiano la voce è di Micaela Ramazzotti), Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde, Brian Cox (voce in originale).


In un futuro prossimo, Theodore vive alienato in un mondo alienato, dove i contatti umani sono ridotti al minimo indispensabile e dove il rapporto con la tecnologia, di riflesso, è ormai diventato simbiotico.
La sua vita cambierà quando deciderà di comprare un sistema operativo iperavanzato e avveniristico, in grado di interagire con lui e di evolversi in continuazione.

A poco a poco, Theodore troverà in Samantha (il nome che si è dato l'intelligenza artificiale) un'amica, una confidente, una "donna" da amare (!); lei, con lui, cercherà di provare le sensazioni e i sentimenti che normalmente un essere umano prova.
È quindi possibile una relazione amorosa tra un uomo e una macchina?

Candidato a 5 premi Oscar, e tutti di un certo peso ( miglior film, miglior sceneggiatura originale, miglior scenografia, miglior colonna sonora, miglior canzone), Lei-Her è stato uno dei film rivelazione del 2013 per la critica (il pubblico, invece, non ha risposto con lo stesso entusiasmo).
Il copione - firmato dal regista - è stato premiato sia ai Golden Globe che agli Academy Awards, ma la pellicola aveva già fatto parlare di sé lo scorso autunno al Festival del Cinema di Roma, quando - tra lo stupore generale - a vincere il premio come migliore attrice era stata...Scarlett Johansson!

La cosa strana è che a Samantha la diva presta soltanto la propria voce, senza apparire fisicamente neppure un secondo.
Ciò non toglie che la sua interpretazione sia davvero notevole. Anche perché è difficile rendere le emozioni, le trasformazioni, la complessità di un personaggio senza poter utilizzare la mimica facciale, il linguaggio del corpo (e che corpo, il suo!).
Ma Scarlett ce la fa, risultando convincente: ennesima dimostrazione di un talento attoriale genuino.

E ce la fa anche grazie al pluripremiato script di Spike Jonze - in continuo equilibrio tra dolcezza e malinconia, amore e solitudine - che con la sua storia sentimentale tra un uomo in carne ed ossa e una "donna" virtuale spalanca le porte a nuovi modi di raccontare e intendere i rapporti con macchine sempre più sofisticate in una società sempre più consumistica, individualistica, autoreferenziale.
D'altra parte, non è forse vero che già ora passiamo più tempo davanti ad uno schermo - piccolo o grande che sia - piuttosto che con i nostri simili? Che sempre più spesso si preferisce all'interazione non personale la mediazione dei social network?

Come sembra triste l'amore ai tempi dei tablet e degli smartphone...
Ma, come suggerisce il finale da Aristogatti del nuovo millennio (!), non è mai troppo tardi per riscoprire la profondità dei rapporti umani.
E ricominciare a vivere.

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domenica 9 marzo 2014

12 ANNI SCHIAVO, SOLOMON UNCHAINED (MA SOLO ALLA FINE)

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer) 

USA/Regno Unito, 2013
134'
Regia: Steve McQueen
Interpreti: Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Lupita Nyong'o, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti, Garrett Dillahunt, Alfre Woodard, Quvenzhané Wallis, Brad Pitt.


Quella della schiavitù - una delle pagine più nere della storia americana - è una tematica che ultimamente Hollywood sembra aver riscoperto: prima c'è stato Django Unchained di Tarantino, subito dopo il Lincoln di Spielberg.
Ora è il turno di 12 Anni Schiavo, da poco insignito dell'Oscar per il miglior film.

I giudizi emersi dalla critica oltreoceanica sono stati in realtà piuttosto contrastanti, come evidenzia il contraddittorio verdetto degli Academy Awards: è vero, la pellcola ha vinto nella categoria più prestigiosa, ma è vero anche che di statuette ne ha collezionate in tutto solo 3 (le altre due: miglior attrice non protagonista e miglior sceneggiatura non originale).
Un bottino un po' magro se paragonato ai 7 riconoscimenti di Gravity, forse segno che i giurati ne hanno apprezzato più gli intenti di denuncia che l'effettivo valore cinematografico.
Si tratta quindi di un brutto film? No, niente affatto.

Terza collaborazione di fila tra il filmaker britannico Steve McQueen e il divo irlandese/tedesco Michael Fassbender dopo Hunger e Shame (con cui Fassy vinse la Coppa Volpi a Venezia 2011), 12 Anni Schiavo racconta la storia - purtroppo vera - di Solomon Northup, afroamericano nato libero che nel periodo pre-Guerra Civile viene rapito con l'inganno e trasformato in schiavo, passando da un latifondista all'altro, fino ad arrivare nelle grinfie del sadico Mr. Epps...

Questo crudo resconto di una vicenda di ordinario razzismo è arrivato a Hollywood forte del titolo di film-che-deve-essere-visto per la tematica che affronta, per poi diventare film-che-deve-essere-premiato; ma probabilmente non avrebbe avuto la medesima visibilità se non fosse intervenuto un divo a metterci la faccia e...il portafogli (ma ne è valsa la pena: la pellicola gli ha fruttato la sua prima statuetta, come produttore).
E il divo in questione è niente meno che Brad Pitt, che compare anche in una piccola parte - appena 7 minuti, verso la fine - di bianco di buon cuore con idee e barba alla Lincoln.

McQueen dirige col suo classico stile freddo, quasi documentaristico, con lunghi e virtuosi piani sequenza che esaltano le qualità recitative degli interpreti: più dell'oscarizzata Lupita Nyong'o (esordiente), destano ammirazione l'intenso Chiwetel Ejiofor e il sempre maiuscolo Michael Fassbender nei panni del crudele e ottuso Epps (sono stati candidati per la prima volta in carriera, rispettivamente, come miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista; non hanno vinto, ma siamo sicuri che avranno altre occasioni).

La scelta del cast è quindi un altro punto a vantaggio del cineasta inglese, già in passato apprezzato video artist e ora finalmente accettato nel mondo cel cinema-che-conta. Speriamo che i tanti riconoscimenti e apprezzamenti non gli facciano perdere la strada: finora ha dimostrato di essere un autore in grado di distinguersi dalla massa.

Insomma, 12 Anni Schiavo è un film da Oscar?
A noi è piaciuto (meno male che c'è l'happy ending!) e, secondo la nostra opinione, il massimo premio dell'Academy non è immeritato.
Andate a vederlo e fateci sapere che cosa ne pensate... Scatenatevi.

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venerdì 7 marzo 2014

OSCAR 2014. MO' BASTA CON 'STO "POLITICAMENTE CORRETTO"!

Dall'alto: Brad Pitt festeggia con un divertito Will Smith la vittoria di 12 Anni Schiavo; Paolo Sorrentino fa il timido coi fotografi reggendo la statuetta per il miglior film straniero, vinta con La Grande Bellezza; Leonardo DiCaprio si congratula sportivamente con Matthew McConaughey, che gli ha soffiato l'Oscar come miglior attore. 


Domanda provocatoria: e se la rassegna dei Golden Globe - i premi cinematografici stabiliti ogni anno dalla stampa estera e spesso considerati come una semplice anteprima degli Oscar - fosse più importante e significativa di quella degli Academy Award?

Per la seconda volta consecutiva abbiamo la sensazione che i primi vengano assegnati secondo meriti genuinamente artistici, mentre i secondi siano almeno in parte legati a mere logiche politiche/economiche.
Insomma, anche quest'anno le statuette sembrano essere state distribuite un po' a casaccio, nel maldestro tentativo di accontentare tutti.
Ma chi ha vinto davvero? Chi ha perso?

Tra i trionfi c'è sicuramente quello de La Grande Bellezza, premiato come miglior film straniero: uno splendido risultato per Paolo Sorrentino e i suoi collaboratori, non certo per il cinema italiano in sé, che nel complesso continua a galleggiare su un livello di imbarazzante mediocrità.
Opere come quella interpretata da Toni Servillo sono un'eccezione nel panorama nostrano, non certo la regola. Speriamo che questa vittoria sia un incentivo per i nostri cineasti ad osare di più e ad essere meno provinciali e autoreferenziali.

Brad Pitt si è invece preso una bella soddisfazione aggiudicandosi il suo primo Oscar.
Era già successo lo scorso anno a Ben Affleck e George Clooney con Argo che un divo di Hollywood vincesse come produttore, ma questa volta è toccato al marito di Angelina Jolie portarsi a casa la statuetta per il miglior film, conquistato da 12 Anni Schiavo-12 Years a Slave (un colpo di coda dell'era Obama?).

Come miglior regista, al cineasta inglese black Steve McQueen l'Academy ha preferito il messicano Alfonso Cuarón.
Niente male per l'autore di Gravity, partito come outsider e man mano divenuto sempre più competitivo: il blockbuster fantascientifico ha collezionato in tutto 7 riconoscimenti (tra cui quello per la fotografia del grande Emmanuel Lubezki, già magistrale nei malickiani The Tree of Life e To The Wonder), diventando di fatto il vincitore morale di questa edizione.
Ma essendosi aggiudicato più premi di tutte le pellicole in concorso – compresa 12 Anni Schiavo, fermatasi a 3 – allora perché non assegnargli anche quello per il miglior film? Mah...

In ambito recitativo, è stata la volta di Cate Blanchett e Matthew McConaughey.
Lei – al secondo Oscar – conferma in Blue Jasmine la straordinaria abilità di Woody Allen nella direzione degli attori (ma spiace per Amy Adams, sua principale contendente: quinta candidatura andata a vuoto in 8 anni!).
Lui corona invece la propria seconda giovinezza artistica: folgorato dal maestro William Friedkin sulla via di Killer Joe, l'ex bellone texano da allora ha abbandonato i ruoli romantici per intraprendere una carriera "impegnata" con cui ha rivelato le proprie doti di star non monocorde, fino alla fragorosa vittoria come attore protagonista.

Tornano a casa col sorriso anche la squadra di Frozen, miglior film d'animazione e miglior canzone (meritatamente: è la più riuscita pellicola Disney da qualche anno a questa parte), e il cineasta indie Spike Jonze, premiato per la sceneggiatura di Lei-Her (prossimamente l’anteprima esclusiva di CINEMA A BOMBA!).

Gli sconfitti? In primo luogo American Hustle, fino all'ultimo dato tra i favoriti: zero statuette su 10 nomination!
Un verdetto forse troppo duro per la commedia interpretata tra gli altri dalla lanciatissima Jennifer Lawrence, che si è vista portar via anche l'Oscar per la miglior attrice non protagonista, pur presentandosi alla vigilia come frontrunner.
Senza nulla togliere all'esordiente Lupita Nyong'o, messicana naturalizzata kenyota (il suo nome deriva da un'abbreviazione di Nuestra Señora de Guadalupe, appellativo con cui viene venerata Maria in seguito ad un'apparizione in Messico nel 1531), questa ci pare una mossa dettata unicamente dal politically correct, similmente a quanto accadde 2 anni fa quando Octavia Spencer (who?) venne inspiegabilmente favorita a scapito della straordinaria Jessica Chastain.

Non dimentichiamo il sempre ottimo Michael Fassbender, che come non protagonista ha dovuto cedere la statuetta al "cantattore" Jared Leto, idolo delle ragazzine tramutatosi in transgender per Dallas Buyers Club.
E che dire di Leonardo DiCaprio, per l'ennesima volta snobbato dall'Academy nonostante lo sforzo profuso in The Wolf of Wall Street? Beh, non si rassegni: il suo mentore Martin Scorsese arrivò all'Oscar solo al 7° tentativo...

Spazio a qualche delusione anche nelle categorie minori: al coraggioso ed innovativo documentario The Act of Killing è stato preferito il più scontato 20 Feet from Stardom, mentre come miglior corto animato è emerso a sorpresa Mr. Hublot, di produzione franco-lussemburghese, anziché lo strafavorito Tutti in Scena, proiettato prima di Frozen nei cinema.

Insomma, come avrete capito, questa è stata un'edizione che non ci ha convinti fino in fondo. Ma per rifarci potrebbe essere sufficiente aspettare un altro anno, no?
Una sola cosa è certa: CINEMA A BOMBA! ci sarà. Come sempre.

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martedì 4 marzo 2014

OSCAR 2014. I VINCITORI

Dall'alto: Toni Servillo (a sinistra) con Paolo Sorrentino, che regge la statuetta vinta da La Grande Bellezza come Miglior Film Straniero; il regista di 12 Years A Slave-12 Anni Schiavo Steve McQueen fa i salti di gioia davanti ai produttori del miglior film dell'anno (sull'estrema destra Brad Pitt); Alfonso Cuarón: sua la miglior regia; i migliori attori: da sinistra Matthew McConaughey, Cate Blanchett, Lupita Nyong'o e Jared Leto. 



23 PREVISIONI AZZECCATE SU 24!

Ricordate lo scorso post? Beh, questa volta noi della redazione di CINEMA A BOMBA! ci siamo superati: abbiamo previsto i vincitori degli Oscar di tutte le categorie tranne una (quella per il Miglior Documentario).
FRA ne ha presi 19: bravissimo! Per lui, una bambolina simbolica e virtuale. [Applausi.]

Dei protagonisti della serata cinematografica più magica dell'anno - e dei nostri commenti - avremo modo di parlarvi successivamente.

Vi possiamo solo anticipare che celebreremo degnamente il trionfo di La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino (Miglior Film Straniero) ed esprimeremo la nostra contrarietà riguardo a certe scelte effettuate dall'Academy (un esempio: l'ennesima bocciatura di DiCaprio).

Ma non c'è stato solo Sorrentino a tenere alto l'onore patrio, quest'anno.
Assieme a Steve Martin (chi non lo conosce, dai...) e ad Angela Lansbury (l'indimenticabile e unica Signora in Giallo), è stato celebrato con un Oscar alla carriera il nostro Piero Tosi!

Primo costumista al quale è stato attribuito tale riconoscimento e storico collaboratore di Luchino Visconti - hanno lavorato insieme per Bellissima, Senso, Rocco e i suoi fratelli, Il Gattopardo, Morte a Venezia...; ma le sue prestigiose creazioni sono presenti in altre importanti pellicole del cinema nostrano - Tosi, però, non era presente alla cerimonia di consegna: in 86 anni di vita non ha mai preso un aereo, e ha deciso di non iniziare adesso.

Insomma, l'Italia esce molto bene da quest'edizione. Finalmente.

E ora, il momento che tutti aspettavate: l'elenco di tutti i vincitori e i video delle proclamazioni e delle premiazioni.


MIGLIOR FILM

12 Years a Slave, diretto da Steve McQueen
La premiazione.

MIGLIOR REGIA
Alfonso Cuarón – Gravity
La premiazione.

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Matthew McConaughey – Dallas Buyers Club
La premiazione.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Cate Blanchett – Blue Jasmine
La premiazione.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Jared Leto – Dallas Buyers Club
La premiazione.

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Lupita Nyong'o – 12 Years a Slave
La premiazione.

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Frozen – Chris Buck, Jennifer Lee e Peter Del Vecho
La premiazione.

MIGLIOR FILM STRANIERO
La Grande Bellezza (Italia) – Paolo Sorrentino
La premiazione.

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Her – Spike Jonze
La premiazione.

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
12 Years a Slave – John Ridley
La premiazione.

MIGLIOR COLONNA SONORA
Steven Price – Gravity
La premiazione.

MIGLIOR CANZONE
Let It Go da Frozen – Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez
La premiazione.

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Gravity – Tim Webber, Chris Lawrence, Dave Shirk and Neil Corbould
La premiazione.

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Gravity – Emmanuel Lubezki
La premiazione.

MIGLIORI COSTUMI
Il Grande Gatsby (The Great Gatsby) – Catherine Martin
La premiazione.

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Dallas Buyers Club – Adruitha Lee and Robin Mathews
La premiazione.

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Il Grande Gatsby (The Great Gatsby) – Catherine Martin (Production Design); Beverley Dunn (Set Decoration)
La premiazione.

MIGLIOR MONTAGGIO
Gravity – Alfonso Cuarón and Mark Sanger
La premiazione.

MIGLIOR SONORO
Gravity – Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead and Chris Munro
La premiazione.

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Gravity – Glenn Freemantle
La premiazione.

MIGLIOR DOCUMENTARIO
20 Feet from Stardom – Morgan Neville
La premiazione.

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
The Lady in Number 6: Music Saved My Life – Malcolm Clarke and Nicholas Reed
La premiazione.

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Helium – Anders Walter and Kim Magnusson
La premiazione.

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO ANIMATO
Mr. Hublot – Laurent Witz
La premiazione.

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domenica 2 marzo 2014

OSCAR 2014. LE NOSTRE PREVISIONI

Il logo dell'86a edizione degli Oscar. 


17 previsioni azzeccate su 24 (14 da FRA) nel 2013; addirittura 21 su 24 (FEDE 17) nel 2012.
Anche quest'anno - come ogni anno - noi componenti della redazione di CINEMA A BOMBA! ci sfidiamo per vedere chi riesce a predire il maggior numero di Oscar.

E dai dati che vi abbiamo presentato sopra, possiamo affermare che ci prendiamo abbastanza.
Volete sfidarci?
Date un'occhiata allo speciale che abbiamo dedicato alle nomination degli Oscar e scriveteci le vostre previsioni.

Le nostre sono le seguenti.


MIGLIOR FILM
12 anni schiavo (12 Years a Slave), regia di Steve McQueen (ANG, FRA)
American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle), regia di David O. Russell (FEDE)

MIGLIOR REGIA
David O. Russell - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (ANG)
Alfonso Cuarón - Gravity (FEDE, FRA)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Leonardo DiCaprio - The Wolf of Wall Street (ANG)
Matthew McConaughey - Dallas Buyers Club (FEDE, FRA)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Cate Blanchett - Blue Jasmine (FEDE, FRA)
Judi Dench - Philomena (ANG)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Bradley Cooper - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (ANG)
Jared Leto - Dallas Buyers Club (FEDE, FRA)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Jennifer Lawrence - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (FEDE)
Lupita Nyong'o - 12 anni schiavo (12 Years a Slave) (ANG, FRA)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Craig Borten e Melisa Wallack - Dallas Buyers Club (ANG)
Spike Jonze - Lei (Her) (FEDE, FRA)

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Steve Coogan e Jeff Pope - Philomena (FEDE)
John Ridley - 12 anni schiavo (ANG, FRA)

MIGLIOR FILM STRANIERO
La grande bellezza, regia di Paolo Sorrentino (Italia) (ANG, FEDE, FRA)

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Cattivissimo me 2 (Despicable Me 2), regia di Pierre Coffin e Chris Renaud (ANG)
Frozen - Il regno di ghiaccio (Frozen), regia di Chris Buck e Jennifer Lee (FEDE, FRA)

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Emmanuel Lubezki - Gravity (ANG, FEDE, FRA)

MIGLIOR SCENOGRAFIA
Judy Becker e Heather Loeffler - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (FEDE)
Catherine Martin e Beverley Dunn - Il grande Gatsby (The great Gatsby) (ANG, FRA)

MIGLIOR MONTAGGIO
Jay Cassidy, Crispin Struthers e Alan Baumgarten - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (FEDE)
Alfonso Cuarón e Mark Sanger - Gravity (ANG, FRA)

MIGLIOR COLONNA SONORA
Steven Price - Gravity (FRA)
William Butler e Owen Pallett - Lei (Her) (ANG, FEDE)

MIGLIOR CANZONE
Happy, musica e parole di Pharrell Williams - Cattivissimo me 2 (Despicable Me 2) (ANG)
Let it Go, musica e parole di Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez - Frozen - Il regno di ghiaccio (FRA)
Ordinary Love, musica e parole di Paul Hewson, David Evans, Adam Clayton, Larry Mullen e Paul Hewson - Mandela: Long Walk to Freedom (FEDE)

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Tim Webber, Chris Lawrence, Dave Shirk e Neil Corbould - Gravity (FEDE, FRA)
Christopher Townsend, Guy Williams, Erik Nash e Dan Sudick - Iron Man 3 (ANG)

MIGLIOR SONORO
Skip Lievsay, Niv Adiri, Christopher Benstead e Chris Munro - Gravity (FEDE, FRA)
Christopher Boyes, Michael Hedges, Michael Semanick e Tony Johnson - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (ANG)

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
Steve Boeddeker e Richard Hymns - All Is Lost (FEDE)
Brent Burge - Lo Hobbit - La desolazione di Smaug (ANG)
Glenn Freemantle - Gravity (FRA)

MIGLIORI COSTUMI
Michael Wilkinson - American Hustle - L'apparenza inganna (American Hustle) (FRA)
Catherine Martin - Il grande Gatsby (The great Gatsby) (ANG, FEDE)

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA
Adruitha Lee e Robin Mathews - Dallas Buyers Club (FEDE)
Stephen Prouty - Jackass Presents: Bad Grandpa (FRA)
Joel Harlow e Gloria Pasqua-Casny - The Lone Ranger (ANG)

MIGLIOR DOCUMENTARIO
The Act of Killing, regia di Joshua Oppenheimer e Signe Byrge Sørensen (FRA, FEDE)
The Square, regia di Jehane Noujaim e Karim Amer (ANG)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO
CaveDigger, regia di Jeffrey Karoff (ANG)
The Lady in Number 6: Music Saved My Life, regia di Malcolm Clarke e Nicholas Reed (FRA)
Prison Terminal: The Last Days of Private Jack Hall, regia di Edgar Barens (FEDE)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Helium, regia di Anders Walter e Kim Magnusson (FEDE)
Pitääkö Mun Kaikki Hoitaa? (Do I Have to Take Care of Everything?), regia di Selma Vilhunen e Kirsikka Saari (ANG)
The Voorman Problem, regia di Mark Gill e Baldwin Li (FRA)

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DI ANIMAZIONE
Mr. Hublot, regia di Laurent Witz e Alexandre Espigares (ANG)
Tutti in scena! (Get a Horse!), regia di Lauren MacMullan e Dorothy McKim (FEDE, FRA)

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