CINEMA A BOMBA!

venerdì 23 dicembre 2016

MARVEL. IRON MAN, IL MILIARDARIO DI ACCIAIO

Robert Downey Jr. accanto all'armatura di Iron Man.  


Tony Stark, proprietario delle Stark Industries (multinazionale fondata dal padre, Howard) è un miliardario playboy, arrogante, strafottente, irriverente, narcisista ed egocentrico.
Ma anche un inventore geniale e visionario.

Lo dimostra quando viene rapito in zona di guerra (Vietnam o Afghanistan, a seconda delle versioni): ferito gravemente dall'esplosione di una bomba, anziché costruire armi di distruzione di massa come ordinatogli dai suoi carcerieri, improvvisa una potente armatura che gli permette di salvarsi e di fuggire.

Ritornato in patria ci prende gusto: migliora la sua creazione, la rende tecnologicamente più sofisticata e si trasforma in Iron Man, un uomo di ferro capace di volare grazie a propulsori e di sparare raggi laser dai palmi delle mani.
Un supereroe che impiega le sue qualità per combattere la criminalità.

Da solo o insieme agli Avengers, che contribuisce a fondare.

Nato nel 1963 - testi di Stan Lee e Larry Lieber, disegni di Don Heck (ma la copertina del primo albo è a firma Jack Kirby) - Iron Man è uno di quei personaggi che, al contrario di Hulk, maggiormente ha tratto vantaggio dalla versione cinematografica.

Buona parte del merito va riconosciuta all'attore che lo ha portato sul grande schermo: Robert Downey Jr.
Vale la pena soffermarsi un po' sulla sua biografia.

Figlio di un attore ed ex bambino prodigio, egli ha vissuto un'esistenza segnata da successo, fama, soldi, problemi di tossicodipendenza, arresti per droga, cliniche di riabilitazione, eccessi, cadute, ricadute, rinascite.
Come andamento le montagne russe, in confronto, sono una bazzecola.

Ma la sua è anche una storia di redenzione, seconde (e terze, quarte...) possibilità messe a frutto grazie ad un talento recitativo notevole - il suo cospicuo palmarès può vantare, tra i tanti riconoscimenti, due nomine agli Oscar (nel 1993 per Charlot, nel 2009 per Tropic Thunder) e la vittoria di ben tre Golden Globe (uno speciale per il cast di America Oggi di Robert Altman nel 1994, uno per il telefilm Ally McBeal nel 2001, l'altro per lo Sherlock Holmes di Guy Ritchie nel 2010) e una Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1994 (sempre di gruppo per America Oggi).

Sarà però il 2008 l'anno della consacrazione definitiva.






Iron Man (2008)

Il trailer di Iron Man.

Iron Man, cioè la genesi del supereroe e lo scontro con il primo terribile nemico, il socio e amico di famiglia Obadiah Stane.
Ed è subito successo planetario e incassi alle stelle.

In una sorta di transfert l'attore diventa il personaggio che interpreta. E viceversa.
Il pubblico dimostra di gradire l'eroe sopra le righe, imprevedibile, gaglioffo, esuberante e irriverente e si diverte all'istrionismo scatenato di Downey Jr.: in tempi di politically correct, una vera boccata d'ossigeno.

Emblematica, a tal proposito, la scena in cui Tony Stark svela al mondo la sua identità di supereroe, in barba anche alle convenzioni cinematografiche che vorrebbero mistero attorno al vero volto di un giustiziere mascherato.

A fare da spalla a Downey Jr., un cast notevole: Gwyneth Paltrow (già piccola stella di Hook e poi Oscar per Shakespeare in Love), Jeff Bridges (un film su tutti: Il Grande Lebowski!) e Terrence Howard (Big Mama, a fianco di Martin Lawrence; Crash-Contatto Fisico, miglior film agli Oscar 2006).

Funziona tutto, in questa pellicola: la scelta degli attori, la storia, i dialoghi quasi del tutto improvvisati (gustosi i battibecchi, che ricordano le commedie sofisticate degli Anni Cinquanta/Sessanta, tra il protagonista e la segretaria Pepper Potts, interpretata dalla Paltrow), le scene di azione, i combattimenti...

E poi i costumi, le ambientazioni, gli effetti speciali, la colonna sonora (di Ramin Diawadi, ma con contributi anche di Tom Morello dei Rage Against The Machine), le canzoni nei titoli di testa e di coda (Back in Black degli AC/DC e Iron Man dei Black Sabbath).

Senza dimenticare la regia pimpante e dal ritmo vivace di Jon Favreau, che ha una particina (ma ha recitato anche in Daredevil e in The Wolf of Wall Street).

Divertente il breve cameo di Stan Lee, che compare nei panni di... Hugh Hefner (sì, proprio il magnate di Playboy!).

Insomma, l'ambizioso primo film del Marvel Cinematic Universe - con tutta una serie di lungometraggi uno collegato all'altro - ha fatto subito il botto.

Ritroveremo il personaggio, quindi, in altri film successivi della saga, tra i quali ancora due da "solista".


Iron Man 2 (2010)

Il trailer di Iron Man 2.

Il primo seguito è di soli due anni dopo, sempre diretto da Favreau, ma con un copione firmato da Justin Theroux (attore caro a David Lynch ed esordiente nella sceneggiatura).

Questa volta il protagonista deve guardarsi dall'Esercito, che vuole impossessarsi del know-how tecnologico delle Stark Industries a scopi bellici, e deve difendersi dagli attacchi di Ivan Vanko, che ha un conto in sospeso con la famiglia Stark.

Questa volta si va ancora di più a tutto rock!

La colonna sonora firmata interamente dagli AC/DC è infatti la vera protagonista di questa pellicola scatenata e frenetica ed è la musica adatta per l'interessante confronto tra due attori "maledetti": Robert Downey Jr., appunto, e Mickey Rourke.

Il divo di L'Anno del Dragone era rinato dopo una vita tormentata grazie a The Wrestler di Darren Aronofsky nel 2008, pur deturpato da interventi di chirurgia plastica mal riusciti che lo hanno reso irriconoscibile.
E in Iron Man 2 offre un'interpretazione sporca e ruvida che ricorda quella del suo film di rilancio.

I due divi gigioneggiano alla pari senza rubarsi spazio e la pellicola assolve la sua funzione di intrattenimento scatenato, pur non rappresentando una novità dirompente come la precedente.

Ottimi incassi al botteghino e ottime vendite per l'album della band, comunque.


Iron Man 3 (2013)

Il trailer di Iron Man 3.

Per ritrovare il suo antagonista storico, il Mandarino, Iron Man ha dovuto aspettare il terzo film.

Costui - interpretato dal Premio Oscar Ben Kingsley - è a capo di un'organizzazione terroristica che compie attentati sanguinari e minaccia la vita dello stesso Tony Stark.

Ancora ottimi riscontri al botteghino, sebbene la pellicola sia nel complesso inferiore alle precedenti.

Jon Favreau è stato sostituito da Shane Black, ma questi non ha risposto alle attese riposte.
Dallo sceneggiatore di Arma Letale, Arma Letale 2, L'Ultimo Boy Scout, Last Action Hero, Spy e regista poi di The Nice Guys (fuori concorso a Cannes 2016), ci aspettavamo un film frizzante e divertente, pieno di quelle battute brillanti e ironiche alle quali ci ha abituato.

Non è che Iron Man 3 non sia divertente ma, viste le aspettative, pensavamo potesse esserlo di più: è un compitino svolto in modo corretto, ma senza grandi guizzi.

I villain - il già citato Kingsley e Guy Pearce - non sono granché memorabili e i combattimenti tendono ad essere un po' ripetitivi, benché spettacolari e coreografici.
La sceneggiatura - che avrebbe dovuto essere il punto di forza di Black - è abbastanza ordinaria.

Ma il film, tutto sommato, si fa vedere e non delude i fan.
Bisogna dire che l'aver mantenuto la coppia Robert Downey Jr. - Gwyneth Paltrow è stata una mossa saggia e dà continuità con gli episodi precedenti: un reboot senza di loro - e soprattutto senza il primo - sarebbe stato catastrofico, anche per il prosieguo della saga.

Occorre però ammettere che, dopo la prima ottima pellicola, Iron Man riuscirà a dare il proprio meglio solo insieme agli altri Avengers.
Ma di questo parleremo in seguito.

Sostenitori del #TeamIronMan, abbiate ancora un po' di pazienza...

Nel frattempo, noi della redazione di CINEMA A BOMBA! auguriamo un BUON NATALE A TUTTI!







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domenica 18 dicembre 2016

MARVEL. I FANTASTICI QUATTRO, NON C'È DUE SENZA TRE

Il cast dei primi film (in alto) e del remake (in basso).  


I Fantastici 4 sono tra i personaggi più longevi della Marvel, la prima creazione - nel lontano 1961 - del mitico duo composto da Stan "The Man" Lee e Jack Kirby.

Sono anche il gruppo più insolito: a numero ridotto (solo... 4! X-Men e
Avengers sono ben di più), a formazione fissa (non ci sono mai stati membri diversi da quelli originali) e a composizione familiare (eccetto la Cosa, sono imparentati fra loro).

Le origini sono note: il secchione Reed Richards, il nerboruto Ben Grimm, la bellissima Susan Storm e il suo fratellino ribelle Johnny Storm si ritrovano per una serie di circostanze nello spazio, dove vengono colpiti da una pioggia di meteoriti.

Tornati roccambolescamente sulla Terra, scoprono di avere poteri sovrannaturali: Reed può allungare il proprio copro a dismisura (Mr. Fantastic), Ben ha il corpo fatto di roccia e una forza paragonabile a quella di Hulk (la Cosa), Susan diventa invisibile (la Donna Invisibile, appunto) e Johnny può ricoprirsi di fiamme e volare (la Torcia Umana).

Diventano così una squadra di eroi disposta a difendere l'umanità da cattivoni come il diabolico scienziato Dottor Destino e l'arrogante divinità spaziale Galactus, in una serie di storie a fumetti che appassionano i fan ancora oggi (il ciclo più interessante è probabilmente il revival operato dal disegnatore Jim Lee negli anni 90).

Essendo i FQ il team "fantascientifico" della Casa delle Idee, era ovvio che Hollywood prima o poi si interessasse a loro.
Con quali esiti, però?






I Fantastici Quattro (2005)


Il trailer di I Fantastici Quattro.

"Un vero capolavoro: la cosa migliore che Michael abbia mai scritto."

Con queste lusinghiere parole, Avi Arad - responsabile Marvel per le produzioni Fox - commentava lo script approntato dallo sceneggiatore Michael France (Cliffangher, 007: Goldeneye) a metà degli anni 90.

Il copione venne poi rimaneggiato da altri (tra cui Mark Frost, co-creatore con David Lynch della serie tv di culto Twin Peaks) e la pellicola uscì nelle sale solo 10 anni più tardi, diretta dallo sconosciuto Tim Story.

Benché non sia annoverato tra i capolavori del cinema supereroistico, I Fantastici 4 è un film simpatico e nel complesso divertente, che racconta le origini del gruppo e il primo scontro con l'arcinemico Destino.
Peccato per gli effetti non troppo speciali (la Cosa ha un costume di gommapiuma) e per la regia un po' troppo anonima.

All'attivo sicuramente il cast: Ioan Gruffudd (Hornblower) come Reed Richards è una scelta insolita ma riuscita; ottima quella di Jessica Alba come Susan Storm.
Chris Evans è uno dei pochissimi a potersi vantare di aver impersonato due eroi della Marvel: qui è la Torcia Umana, ma pochi anni dopo sarebbe stato promosso a Capitan America.

Per la prima volta Stan Lee compare in un ruolo preciso: Willie Lumpkin, il postino del quartetto.
Il suo breve scambio di battute con Reed è improvvisato, come attesta l'espressione un po' stranita di Gruffudd.


I Fantastici Quattro e Silver Surfer (2007)


Il trailer di I Fantastici Quattro e Silver Surfer.

Squadra che vince non si cambia: confermati Story (regia) e Frost (sceneggiatura), così come l'intero cast della pellicola precedente.
La novità principale è il personaggio di Silver Surfer, interpretato dal mimo Doug Jones (già visto in Batman-Il Ritorno e Il Circo della Farfalla): un co-protagonista che, aggiunto al titolo, fa sembrare il film quasi più uno spin-off che un seguito.

Il problema probabilmente è proprio questo: come sequel si discosta ben poco dall'originale e come pellicola a sé stante non aggiunge nulla all'universo cinematico marveliano.
I magri incassi costringeranno i produttori ad un ripensamento.

Da salvare c'è uno dei più divertenti cameo di Stan Lee, che interpreta se stesso mentre tenta - invano - di imbucarsi al matrimonio di Susan e Reed.


Fantastic 4 (2015)


Il trailer di Fantastic 4.

Che ci si trovi nell'era cinematografica del rifacimento continuo è cosa nota.
Che ci fosse effettivamente bisogno di far ripartire da capo la serie del quartetto è invece discutibile.

L'idea dei produttori era raccontare nuovamente le origini del team strizzando l'occhio al pubblico degli adolescenti, tramite un cast composto da volti giovani e non troppo noti.
Mal gliene incolse: il risultato è stato un vero fiasco, sia in termini di giudizi che di incassi.

Il giudizio severo della critica è stato pressoché unanime: effetti speciali mediocri, dialoghi ridicoli e soprattutto assenza quasi totale di ritmo e azione.
Per tacere degli attori, inadeguati se non addirittura fuori parte (su tutti, il Miles Teller di Whiplash).
Per la cronaca, Stan Lee non appare neanche.

I Fantastici Quattro non hanno avuto troppa fortuna al cinema, ma chissà che un giorno - modello Spider-Man - la loro serie non riparta per la terza volta, magari come parte integrante del Marvel Cinematic Universe.

Non ce li vedreste a salvare il mondo al fianco degli Avengers?




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lunedì 12 dicembre 2016

MARVEL. HULK, MI RICORDO MUTANTE VERDE

Dall'alto: Hulk interpretato, rispettivamente, da Lou Ferrigno, Eric Bana, Edward Norton, Mark Ruffalo.  

"Hulk spacca"!

L'esplosione di una bomba a raggi gamma in un laboratorio espone a radiazioni il timido, introverso, geniale scienziato Bruce Banner che vi stava lavorando.

Risultato? Il malcapitato, ogni qual volta prova un'emozione forte - rabbia, tensione, stress, paura... -, si trasforma suo malgrado in Hulk, una gigantesca creatura dalla pelle verde dotata di un'incredibile forza distruttrice, che egli però non riesce a controllare.

Il personaggio creato dalla fervida mente di Stan Lee (testi) e Jack Kirby (disegni) nel 1962 - coetaneo quindi di Spider-Man e più vecchio di un anno rispetto agli X-Men -, ebbe subito un successo molto buono come fumetto.

Molti lo hanno visto come una versione di Lo Strano Caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde di Robert Louis Stevenson aggiornata ai tempi moderni e visivamente più forte e accattivante per il pubblico degli adolescenti delle sue numerose trasposizioni cinematografiche.
In effetti, i debiti nei confronti del romanzo sono evidentissimi.

Fumettisticamente parlando, il periodo d'oro del personaggio fu a partire dal 1987, grazie all'apporto dello scrittore Peter David che ne curò le storie per 11 anni.
Ma la popolarità di Hulk era già saldissima dalla fine degli anni Settanta, quando venne trasmessa una fortunata serie televisiva a lui dedicata, seguita poi da cinque film Tv.

Ad incarnare il gigante verde fu scelto il culturista professionista Lou Ferrigno, che da allora ne è rimasto indissolubilmente legato: nell'immaginario collettivo, nonostante gli interpreti che si sono susseguiti dopo di lui al cinema, è a lui che si pensa subito quando viene nominato "Hulk".

Nonostante trucco, recitazione ed effetti speciali risultino oggi un po' datati, senza dubbio la serie era originale, divertente, gradevole da guardare e adatta anche ai bambini.

La prima delle famose comparsate di Stan Lee avvenne proprio qui (in un episodio compare come membro della giuria in un processo).

Caso più unico che raro, modernizzare il personaggio e renderlo più "cinematografico", però, non gli ha giovato.








Hulk (2003)


Il trailer di Hulk.

Per primo ci ha provato Ang Lee.
Sì, lo stesso regista di pellicole come Mangiare Bere Uomo Donna (1994), Ragione e Sentimento (1995), La Tigre e il Dragone (2000; Oscar per miglior film straniero, scenografia, fotografia, colonna sonora) e poi I Segreti di Brokeback Mountain (2005; Leone d'Oro a Venezia e Oscar per migliore regia allo stesso Lee, sceneggiatura originale, colonna sonora), Lussuria-Seduzione e Tradimento (2007; altro Leone d'Oro), Vita di Pi (2012; secondo Oscar alla regia e statuette anche per colonna sonora, effetti speciali, fotografia) e autore del prossimo e attesissimo Billy Lynn's Long Halftime Walk.

Cioè uno dei cineasti più importanti e acclamati degli ultimi decenni.
Lo ribadiamo perché il film, clamorosamente, fu un fiasco e rappresenta un passo falso nella brillante carriera del taiwanese.

Cos'è andato storto?
Innanzitutto, proprio la scelta del regista - ci spiace ammetterlo.
Lee, autore di pellicole raffinate ed eleganti, ha provato a fare un film di supereroi "d'autore", profondo e con invenzioni registiche suggestive - notevole l'utilizzo di più sequenze una accanto all'altra costruite e incorniciate in modo tale da far sembrare la scena come la pagina di un albo a fumetti.

Ma da un personaggio che ha come motto "Hulk spacca!" il pubblico non si attende certo grandi momenti di introspezione psicologica, che difatti stridono.
Insomma, non era una pellicola da Ang Lee, e lo stesso non ha saputo o potuto salvare una storia già di per sé piuttosto sconclusionata (si veda il finale, per esempio, con lo scontro padre-figlio).

Né lo ha aiutato il casting.
Salviamo Jennifer Connelly e Sam Elliott; ma Eric Bana è un protagonista inespressivo e senza carisma, mentre Nick Nolte fa Nick Nolte - cioè gigioneggia senza un perché - per tutto il film.

E anche gli effetti speciali - cosa strana per un film di Ang Lee - sono piuttosto grossolani.

Per la pellicola successiva dedicata al gigante verde si decise pertanto di cambiare registro.


L'Incredibile Hulk (2008)


Il trailer di L'Incredibile Hulk.

Uscito cinque anni dopo il predecessore, L'Incredibile Hulk non rappresenta un seguito, ma un vero e proprio reboot.
Dove cambia tutto.

Attori diversi: Edward Norton (anche co-sceneggiatore, benché non accreditato) al posto di Eric Bana, Liv Tyler di Jennifer Connelly, William Hurt di Sam Elliott.

Anche l'approccio è diverso: al fine Ang Lee subentra il più grossolano Louis Leterrier, regista francese di pellicole d'azione quali The Transporter e Transporter: Extreme.
Ciò si traduce in più scene spettacolari, più combattimenti, effetti speciali più fracassoni, una psicologia dei personaggi tagliata con l'accetta.

Insomma, si è barattata l'autorialità con la baracconata; e, paradossalmente, lo scambio ha funzionato meglio: pur non essendo un capolavoro né memorabile, il film si fa guardare.

Ma anche allora gli incassi non furono esaltanti, di poco superiori a quelli del precedente.

Che fare, quindi, con un supereroe che non riesce più a fare breccia nel cuore del pubblico?

La soluzione forse sminuirà il personaggio, ma di sicuro aiuterà a rilanciarlo.


The Avengers (2012)

Il trailer di The Avengers.

Avengers: Age of Ultron (2015)

Il trailer di Avengers: Age of Ultron.

Innanzitutto, si cambia di nuovo attore: questa volta è il turno di Mark Ruffalo, uno degli attori più riconoscibili della sua generazione e candidato agli Oscar nel 2011 (I Ragazzi Stanno Bene), 2015 (Foxcatcher, presentato a Cannes 2014) e 2016 (per il vincitore Il Caso Spotlight, accanto a Michael Keaton).

Poi si inserisce il personaggio all'interno di un super gruppo di supereroi all stars: non più al centro dell'attenzione, quindi, ma parte - seppure importante - di un team, quello degli Avengers, accanto ai leader Capitan America e Iron Man e a Thor, Vedova Nera, Occhio di Falco...

Nei blockbuster campioni di incassi, Hulk fa quello che ci si aspetta da Hulk, ma questa volta riuscendo a tenere in equilibrio i tormenti di Bruce Banner e la furia distruttrice del gigante verde in modo più efficace (anche grazie ad effetti speciali finalmente adatti).
Il pubblico ha gradito e, visti i fiaschi precedenti, ciò rappresenta un ottimo risultato; risultato che ha garantito un futuro più sereno al personaggio.

Ma quale?
Sicuramente lo rivedremo nel 2017 in Thor: Ragnarok, nel 2018 in Avengers: Infinity War e nel 2019 nell'ultima pellicola dedicata ai Vendicatori.
Per ciò che concerne un nuovo film da "solista", invece, chissà: se ne parla, ma vedremo se il progetto andrà avanti.

Riuscirà nel frattempo Mark Ruffalo a sostituire Lou Ferrigno nel cuore dei fan?
Certo, la Marvel ci sta puntando decisamente.

Ma il fatto che l'ex culturista sia stato chiamato a comparire in Hulk e L'Incredibile Hulk come guardia di sicurezza e che presti la sua voce (nella versione originale) al mutante in tutti film da L'Incredibile Hulk compreso in poi, vuol dire che sì, siamo di fronte ad un'"operazione nostalgia", ma anche che, a distanza di tanto tempo, sono tanti ancora quelli che lo identificano col personaggio che lo ha reso celebre.

Sarà dura per il pur bravo Ruffalo: nonostante l'età non più verde, Lou Ferrigno... spacca!






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mercoledì 7 dicembre 2016

SULLY, MIRACOLO SULL'HUDSON?

(Clicca sulla foto per vedere il trailer). 

USA, 2016
96'
Regia: Clint Eastwood
Interpreti: Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Sam Huntington, Michael Rapaport, David Letterman.


15 Gennaio 2009.
In un freddo pomeriggio il volo interno US Airways 1549 diretto a Charlotte (North Carolina) parte con un po' di ritardo dall'aeroporto Fiorello La Guardia di New York.
Due minuti dopo il decollo, la collisione con uno stormo di uccelli mette fuori uso entrambi i motori.

Il comandante - l'esperto Chesley "Sully" Sullenberger (Hanks) - coadiuvato dal copilota Jeffrey B. Skiles (Eckhart) si vede costretto ad un ardito ammaraggio sul Fiume Hudson.

Salverà la vita di tutti, 150 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio.

Ma siamo sicuri che l'ammaraggio fosse veramente l'unica opzione a disposizione?
E Sullenberger può davvero essere considerato un eroe o si tratta di un incosciente che ha messo a rischio la vita di tante persone?








Bird (1988, sul sassofonista Charlie "Bird" Parker), Flags of Our Fathers (2006, sui sei marines immortalati in una celebre fotografia nell'atto di innalzare la bandiera a stelle e strisce sul suolo di Iwo Jima), Changeling (2008, su una madre che perde il proprio bambino), J. Edgar (2011, sullo storico e controverso direttore dell'FBI J. Edgar Hoover), Jersey Boys (2014, sul gruppo musicale The Four Seasons), American Sniper (2014, sull'infallibile cecchino Chris Kyle).
E ora Sully.

Clint Eastwood prosegue con coerenza il proprio affresco dell'America attraverso i fatti di uomini comuni che - in circostanze eccezionali e pur affrontando dubbi e demoni personali - riescono a compiere grandi imprese o a fare comunque cose notevoli.

Questa volta la sfida era ardua: raccontare un evento durato in totale 208 secondi, le indagini per verificare se l'operato del comandante fosse stato corretto, i dubbi che si sono insinuati nella mente di un uomo fiducioso della fondatezza delle decisioni prese in un momento di forte tensione e pericolo.

Insomma, materiale più per un cortometraggio o per una breve pellicola.
Senza contare che la vicenda - almeno negli USA - è ancora piuttosto nota e i protagonisti sono tuttora vivi e vegeti.

Eppure il buon Clint è riuscito a trarci un lungometraggio appassionante e appassionato, seppur senza troppi fronzoli.

Ci ha messo il consueto stile, asciutto, sobrio, un po' ruvido ma sincero.
Niente suspence, quindi, pochissime concessioni al sensazionalismo, agli effetti speciali, ai virtuosismi registici - ma la sequenza dell'ammaraggio, ripresa e ripetuta nel corso della narrazione, è notevole.

Il ritmo è lento, ma è quello delle celebrazioni solenni, dell'omaggio agli eroi.
E Sully lo è stato veramente, come dimostrano anche le testimonianze dei veri superstiti nei titoli di coda.

Chi meglio di Tom Hanks, allora, per interpretarlo?

Il divo è perfetto nelle parti dell'uomo (medio) giusto al posto giusto e al momento giusto, con quella faccia così comune eppure così rassicurante.
Lo aveva già dimostrato nell'ottimo Il Ponte delle Spie e lo dimostra anche qui.

Fisicamente, poi, ha anche una qualche somiglianza con il vero comandante - ma d'altra parte era riuscito a diventare Walt Disney in Saving Mr. Banks! - e ciò ha aiutato molto.

Il suo ritratto è quello di una persona molto professionale, preparata, di grande esperienza, ma dotata di grande umanità, coscienza; una persona costretta ad affrontare le difficoltà e il tarlo dei dubbi da solo ma non chiuso in se stesso; solitario come i malinconici pistoleri interpretati dal regista ma solo perché porta il peso della responsabilità e delle conseguenze delle proprie scelte.

Probabilmente tenendo a mente i blockbuster della Marvel, è come se Eastwood, parlandoci di Sully, ci dicesse: "Ehi, non è necessario prendere a modello eroi inventati con chissà quali poteri: l'eroe che salva le persone potrebbe essere qualcuno che incontri per strada, un amico, il vicino della porta accanto, il pilota dell'aereo su cui stai viaggiando.
Potresti essere tu."







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domenica 4 dicembre 2016

MARVEL. DAREDEVIL, NON CI VEDO PIÚ DALLA FAME (DI GIUSTIZIA)

DareDevil interpretato da Ben Affleck (in alto) e da Charlie Cox (in basso).  


Esiste nella Marvel un corrispettivo del Batman della DC Comics?
Non proprio, ma tra tutti i personaggi della "Casa delle Meraviglie" quello che più vi assomiglia è probabilmente DareDevil.

Entrambi giustizieri della notte, entrambi con un immagine socialmente rispettabile durante il giorno, entrambi solitari e tormentati, entrambi con un costume e una maschera pensati per spaventare i malviventi.

Creato da Stan Lee col disegnatore Bill Everett, il Diavolo Custode è in realtà un avvocato di nome Matt Murdock, rimasto cieco in gioventù per colpa di un incidente che gli ha permesso di affinare gli altri sensi.

Mosso da un insaziabile fame di giustizia, il nostro si traveste nelle ore notturne per ripulire il proprio quartiere, Hell's Kitchen, dalle bande di criminali.
I suoi acerrimi nemici sono il potente Kingpin e il sadico Bullseye, ma può contare su alleati quali la letale ninja Elektra e il goffo collega Foggy.

La testata a lui dedicata ha avuto due momenti di gloria: negli anni 80, sotto la guida di Frank Miller (autore, tra le altre cose, di 300), che lo ha reso un antieroe tanto risoluto quanto spietato, e a fine anni 90, grazie a un importante ciclo scritto dal cineasta Kevin Smith (proprio lui, il regista di The Flash).

Il successo dei film dedicati agli X-Men e a Spider-Man non poteva che portare Devil nelle grandi sale.
Anche se, come tra poco scopriremo, forse la dimensione che più gli si addice è quella del piccolo schermo.






DareDevil (film, 2003)


Il trailer di DareDevil.

Un personaggio di culto, un buon budget a disposizione, un cast di tutto rispetto: sulla carta c'erano tutti i presupposti per un grande film, eppure molti lo ricordano come un mezzo fallimento.
Per quale ragione?

Ben Affleck è un Devil discreto, benché quest'anno si sia scoperto più a suo agio - ironia della sorte - nei panni del "concorrente" Batman (vedi Dawn Of Justice e Suicide Squad).
Stessa cosa per gli altri comprimari buoni, a partire dalla statuaria Jennifer Garner (l'attrice vista in Dallas Buyers Club sarebbe poi diventata la signora Affleck, fino a poco tempo fa).

Meno bene i cattivi: il massiccio Michael Clarke Duncan e l'irlandese Colin Farrell recitano un po' troppo sopra le righe, specie il secondo, lontano dalle performance misurate di Saving Mr. Banks e Animali Fantastici e Dove Trovarli.

DareDevil non manca di idee (i fan del fumetto possono trovarvi numerosi riferimenti alle storie cartacee) né di sequenze spettacolari, ma difetta di organizzazione e non trasmette davvero emozioni.
Il problema principale è il regista/sceneggiatore Mark Steven Johnson, di anonima competenza: il Bryan Singer di X-Men e il Sam Raimi di Spider-Man sono di un altro livello.

Il meglio della pellicola è rappresentato dalle comparsate degli scrittori che hanno reso grande il personaggio, benché Stan Lee e Frank Miller appaiano brevemente in ruoli muti (il primo è il vecchietto distratto che il giovane Matt salva dall'essere investito, il secondo fa... il morto!).
Più spazio viene concesso a Kevin Smith, che interpreta un tecnico dell'obitorio di nome Kirby (vi dice qualcosa?) e ha probabilmente contribuito alla scena con qualche idea (leggete bene che cosa scrive sul computer del laboratorio).






DareDevil (serie tv, 2015-)


Il promo di DareDevil.

Idea geniale: anziché ritentare la fortuna con un altro lungometraggio, la Marvel trasforma il programmato reboot del Diavolo Rosso in una serie televisiva.
Il ruolo principale è affidato al britannico Charlie Cox, mentre Kingpin è impersonato da Vincent D'Onofrio (più adatto al ruolo del precedente Michael Clarke Duncan).

Questo nuovo DareDevil prende spunto - specie nella prima stagione - dalle storie di Frank Miller, recuperandovi le atmosfere dark e l'attitudine tormentata del protagonista.
La dose di violenza, per quanto non eccessiva, e in generale il tono cupo lo rendono un prodotto apprezzabile anche e soprattutto da un pubblico maturo.

Vedremo col tempo se la qualità continuerà a mantenersi alta, ma al momento sembra che il personaggio abbia trovato la propria dimensione ideale.
Diavolo di un Devil!




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