CINEMA A BOMBA!

giovedì 25 febbraio 2021

GOLDEN GLOBE 2021. LE NOMINATION



Come saprete, mancano pochi giorni all'assegnazione dei Golden Globe, ossia gli Oscar assegnati dalla stampa estera.
Una competizione che ci appassiona e che negli anni siamo arrivati a ritenere qualitativamente superiore ai blasonati Academy Awards.

Quella di quest'anno è anche un'edizione sui generis, essendo la prima a svolgersi nel corso della Pandemia che ha cambiato, tra le altre cose, il nostro modo di concepire la settima arte.

Ovviamente la domanda sulla bocca di tutti i cinefili rimane la stessa di sempre: chi vincerà?
I pronostici abbondano, ma avremo il responso soltanto domenica 28.

Nel frattempo scoprite qui sotto tutti i candidati.
Per maggiori approfondimenti cliccate sui link!



MIGLIOR FILM DRAMMATICO
The Father, regia di Florian Zeller
Mank, regia di David Fincher
Nomadland, regia di Chloé Zhao
Una Donna Promettente (Promising Young Woman), regia di Emerald Fennell
Il Processo ai Chicago 7 (The Trial of the Chicago 7), regia di Aaron Sorkin

MIGLIOR FILM COMMEDIA O MUSICALE
Borat - Seguito di film cinema, regia di Jason Woliner
Hamilton, regia di Thomas Kail
Music, regia di Sia
Palm Springs - Vivi come se non ci fosse un domani, regia di Max Barbakow
The Prom, regia di Ryan Murphy

MIGLIOR REGISTA
Emerald Fennell – Una Donna Promettente
David Fincher – Mank
Regina King – Quella notte a Miami... (One night in Miami...)
Aaron Sorkin – Il Processo ai Chicago 7
Chloé Zhao – Nomadland

MIGLIORE ATTRICE IN UN FILM DRAMMATICO
Viola Davis – Ma Rainey's Black Bottom
Andra Day – The United States vs. Billie Holiday
Vanessa Kirby – Pieces of a Woman
Frances McDormand – Nomadland
Carey Mulligan – Una Donna Promettente

MIGLIORE ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO
Riz Ahmed – Sound of Metal
Chadwick Boseman – Ma Rainey's Black Bottom
Anthony Hopkins – The Father
Gary Oldman – Mank
Tahar Rahim – The Mauritanian

MIGLIORE ATTRICE IN UN FILM COMMEDIA O MUSICALE
Marija Bakalova – Borat-Seguito di film cinema
Kate Hudson – Music
Michelle Pfeiffer – French Exit
Rosamund Pike – I Care a Lot
Anya Taylor-Joy – Emma

MIGLIORE ATTORE IN UN FILM COMMEDIA O MUSICALE
Sacha Baron Cohen – Borat-Seguito di film cinema
James Corden – The Prom
Lin-Manuel Miranda – Hamilton
Dev Patel – La vita straordinaria di David Copperfield
Andy Samberg – Palm Springs

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Glenn Close – Elegia americana (Hillbilly Elegy)
Olivia Colman – The Father
Jodie Foster – The Mauritanian
Amanda Seyfried – Mank
Helena Zengel – Notizie dal Mondo (News of the World)

MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
Sacha Baron Cohen – Il Processo ai Chicago 7
Daniel Kaluuya – Judas and the Black Messiah
Jared Leto – Fino all'ultimo indizio (The Little Things)
Bill Murray – On the Rocks
Leslie Odom Jr. – Quella notte a Miami...



MIGLIOR FILM STRANIERO
Un altro giro (Druk), regia di Thomas Vinterberg (Danimarca)
La llorona, regia di Jayro Bustamante (Guatemala)
La vita davanti a sé (The Life Ahead), regia di Edoardo Ponti (Italia)
Minari, regia di Lee Isaac Chung (Stati Uniti d'America)
Due (Deux), regia di Filippo Meneghetti (Francia)

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
I Croods 2 - Una nuova era, regia di Joel Crawford
Onward - Oltre la magia, regia di Dan Scanlon
Over the Moon - Il fantastico mondo di Lunaria, regia di Glen Keane
Soul, regia di Pete Docter e Kemp Powers
Wolfwalkers - Il popolo dei lupi, regia di Tomm Moore e Ross Stewart

MIGLIORE SCENEGGIATURA
Emerald Fennell – Una Donna Promettente
Jack Fincher – Mank
Aaron Sorkin – Il Processo ai Chicago 7
Florian Zeller e Christopher Hampton – The Father
Chloé Zhao – Nomadland

MIGLIORE COLONNA SONORA ORIGINALE
Trent Reznor, Atticus Ross e Jon Batiste – Soul
Trent Reznor e Atticus Ross – Mank
James Newton Howard – Notizie dal Mondo
Alexandre Desplat – The Midnight Sky
Ludwig Göransson – Tenet

MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
Fight for You (H.E.R., D'Mile e Tiara Thomas) – Judas and the Black Messiah
Hear My Voice (Daniel Pemberton e Celeste) – Il Processo ai Chicago 7
Io sì (Seen) (Diane Warren, Laura Pausini e Niccolò Agliardi) – La vita davanti a sé
Speak Now (Leslie Odom Jr. e Sam Ashworth) – Quella notte a Miami...
Tigress & Tweed (Andra Day e Raphael Saadiq) – The United States vs. Billie Holiday


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giovedì 18 febbraio 2021

TARTARUGHE NINJA. ORA E SEMPRE... COWABUNGA!

Le Tartarughe Ninja della serie animata originale.  


Quattro giovani tartarughe antropomorfe, chiamate coi nomi degli artisti del Rinascimento (Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Donatello), vengono addestrate nell'arte ninja da un vecchio e saggio topo umanoide.

Vivono nelle fogne di New York e hanno come unici amici una bella giornalista televisiva e un vigilante con la maschera da hockey.
I loro principali avversari sono un criminale vestito da samurai mascherato e un alieno che pare un grosso cervello rosa.

Ah, quasi dimenticavamo: hanno una vera e propria ossessione per la pizza.

Questa idea strampalata è stata - a cavallo tra gli anni 80 e 90 - la chiave di un successo planetario, che dura ancora oggi e periodicamente si rinnova.

L'origine è un fumetto "adulto" e violento, opera degli artisti indipendenti Kevin Eastman e Peter Laird, ma il picco di popolarità è dovuto a Tartarughe Ninja alla Riscossa, leggendaria serie televisiva a cartoni adattata per un pubblico di bambini.

A cementarne la fama sono stati, oltre ai vendutissimi giocattoli, anche 5 film girati in live action per il grande schermo.

Ve li recensiamo tutti di seguito.
Pronti? Mondo pizza! Allora diamoci dentro!



Tartarughe Ninja alla Riscossa (1990)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

New York City. La giornalista televisiva April O'Neil (Judith Hoag) indaga sull'incremento di criminalità che sta colpendo la città, non sapendo che la causa è l'attività del Clan del Piede guidato dallo spietato Shredder.

Quando i cattivi cercano di farla fuori, in suo soccorso arrivano dalle fogne 4 Tartarughe Ninja addestrate dal topo Splinter, che a loro volta si alleano con Casey Jones (Elias Koteas), vigilante mascherato dal cuore d'oro.

Il titolo è quello della serie tv, ma questo adattamento - pur conservando alcuni elementi del cartone - è quello che più si avvicina al fumetto originale.
Le atmosfere sono infatti piuttosto cupe e i combattimenti sufficientemente brutali.

All'attivo ci sono soprattutto gli stupefacenti costumi di Jim Henson (il "papà" dei Muppet) e il montaggio della compianta Sally Menke (futura e assidua collaboratrice di Quentin Tarantino).
Notevole anche la scenografia: questa New York - ricostruita quasi interamente in studio - è degna della Gotham City di Batman.

Nonostante alcune cose meno convincenti, come la fotografia sgranata e la spaesata April di Judith Hoag, è forse il miglior adattamento del franchise, di certo il preferito dai fan della prima ora.

Un plauso a chi riesce a scovare la comparsata "hitchcockiana" del co-creatore Kevin Eastman (indizio: è verso la fine, vicino al camioncino dei rifiuti).


Tartarughe Ninja II - Il Segreto di Ooze (1991)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


Dopo gli eventi del primo film, le Tartarughe cercano una nuova casa e la trovano in una stazione della metro in disuso.
Intanto Sheredder è tornato, deciso a utilizzare il liquido mutogeno per creare dei supersoldati.

I quattro giovani ninja, aiutati come sempre dal maestro Splinter e dalla bella giornalista April O'Neil (Paige Turco), cercano di fermarlo e al contempo di scoprire finalmente l'origine della propria mutazione.

Per alcuni è il capitolo migliore della prima trilogia; se non il più riuscito lungometraggio in assoluto, è di sicuro quello che meglio bilancia i toni dark del precedente con gli elementi più leggeri e umoristici dei cartoni.

Dopo uno spassoso incipit, il film si dipana strizzando spesso l'occhio alla serie animata: la coppia di umanoidi creata da Shredder è una variante di Bebop e Rocksteady, lo scienziato è una specie di Baxter meno folle, nella sceneggiatura originale compariva persino l'alieno Krang (questa scena poi non fu girata).

Memorabile la canzone Ninja Rap di Vanilla Ice, mentre Paige Turco è una April per certi versi migliore della precedente.


Tartarughe Ninja III (1993)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


Dopo aver trovato a un mercatino dell'usato un antico scettro magico, April (Paige) si ritrova catapultata nel Giappone medioevale.

Le Tartarughe Ninja tornano indietro nel tempo per salvarla, ma dovranno anche porre fine a una guerra civile alimentata dall'infido consigliere di uno Shogun.

Questa terza pellicola sta alla prima come L'Armata delle Tenebre stava a La Casa, non solo per l'espediente del viaggio temporale.
Se nella trilogia di Sam Raimi si completava la progressiva transizione da horror a commedia, qui la cupezza del lungometraggio originale lascia il posto una volta per tutte al tono fanciullesco e "cartoonistico" delle serie tv.

Ritorna il Casey Jones di Elias Koteas e viene confermata Paige Turco come April (è un bene).
L'ambientazione nel Giappone feudale è invece l'idea più originale del film, che per il resto non regala sorprese.

Divertente e più adatto ai bambini, ma nel complesso inferiore al precedente, anche perché uscì quando la turtlemania era già in fase calante.



Tartarughe Ninja (2014)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


In cerca di uno scoop, la cronista televisiva April O'Neil (Megan Fox) si imbatte nelle Tartarughe Ninja, che col loro maestro-ratto Splinter vivono nelle fogne di NYC.

Insieme scoprono che il famigerato Clan del Piede che sta terrorizzando la città è guidato dal temibile samurai Shredder, a sua volta coadiuvato da un ex-ricercatore diventato imprenditore milionario (William Fitchner).

La bella giornalista, con la complicità di un collega vanesio ma generoso (Will Arnett), aiuta quindi i suoi nuovi amici mutanti a fermare i piani criminali dei malvagi.

Dopo oltre 20 anni, i Teenage Mutant Ninja Turtles tornano sul grande schermo.
I protagonisti non sono più figuranti nascosti in costumi di gomma, ma CGI realizzati con la tecnica del motion capture (la stessa di Polar Express, per intenderci).

Peccato che la mano del produttore Michael Bay si senta anche troppo: a tratti questo remake/reboot sembra l'ennesimo film dei Transformers, con le Tartarughe al posto dei "robotoni".
Infatti il risultato è una pellicola fracassona, spettacolare, iperbolica, però solo moderatamente divertente.

Come nuova April, la Fox si rivela una scelta sorprendentemente buona, ma la migliore aggiunta del cast è il comico canadese Arnett (voce di Batman in The LEGO Movie, ricordate?) nei panni del collega giornalista Vernon.

Curiosità: Kevin Eastman è accreditato nei titoli di coda nel ruolo di un "dottore", ma non l'abbiamo individuato.
Che il suo cameo sia finito tagliato nel montaggio?


Tartarughe Ninja - Fuori dall'Ombra (2016)
(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 


Con l'aiuto dello scienziato pazzo Baxter Stockman, Shredder evade e usa il liquido mutogeno per trasformare due teppistelli scemotti nei suoi scagnozzi.

Il suo obiettivo è recuperare quattro manufatti che, messi insieme, apriranno un portale inter-dimensionale che permetterà a un alieno megalomane di conquistare la Terra.

I Turtles si mettono in mezzo, nuovamente coadiuvati dai giornalisti April (Megan Fox) e Vern (Will Arnett), e stavolta anche con l'aiuto di Casey (Stephen Amell), sbirro con la passione per l'hockey.

Questa seconda parte del dittico-reboot sta alla precedente come Il Segreto di Ooze stava a Tartarughe Ninja alla Riscossa (il film, non il cartone): nel complesso risulta più divertente e vi si possono trovare maggiori collegamenti alla storica serie animata.

Fanno infatti la prima apparizione ufficiale in live action tanto gli imbranati scagnozzi Bebop & Rocksteady quanto il mostruoso cervellone Krang.
Inoltre ritorna Casey Jones, stavolta interpretato dal protagonista di Arrow (la serie tv "sorella" di The Flash e Supergirl).

Di buono ci sono una regia meno confusionaria e qualche brillante riferimento cinematografico (il volo senza paracadute è un palese omaggio a Point Break); per contro, i dialoghi sono poco ispirati ed è presente lo Shredder più "maffo" mai apparso sul grande schermo.

Da segnalare infine il nuovo cammeo di Eastman in stile Stan Lee (è il consegna-pizze che compare all'inizio).


E adesso?
Dopo 5 pellicole, 3 serie a cartoni (oltre a quella del 1987 ce ne sono state una nel 2003 - curata dal co-creatore Peter Laird - e una nel 2012) e un telefilm di breve durata (1998), il futuro dei più amati anfibi antropomorfi sembra essere un altro lungometraggio animato (il precedente risale al 2007).

Peccato, perché il reboot prodotto da Bay e compagnia, per quanto non memorabile, meriterebbe un terzo capitolo.
Comunque sarà, la cosa positiva è che l'interesse nei confronti dei TMNT sia ancora vivo e vegeto.

Ora e sempre... Cowabunga!

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sabato 13 febbraio 2021

GLI INEDITI: FREDDY GOT FINGERED, IL NEO-SURREALISMO DI TOM GREEN

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2001
87'
Regia: Tom Green
Con: Tom Green, Rip Torn, Drew Barrymore, Marisa Coughlan, Anthony Michael Hall, Shaquille O'Neal.


L'aspirante fumettista Gord (Green) ha un sogno: trasformare la propria creazione in una serie televisiva animata.
Purtroppo ha pure un rapporto a dir poco conflittuale col padre (Torn), che lo considera un bamboccione fallito.

Dopo essersi fidanzato con una bella infermiera invalida (Coughlan), il giovane arriva ad accusare falsamente il genitore di abusi nei confronti del fratello minore (da cui il titolo del film).

Dopo uno spostamento - e un rapimento - in Pakistan, i due congiunti si riconcilieranno?
E Gord riuscirà a coronare la propria ambizione professionale?



Questo film non raschia il fondo del barile. Questo film non è al fondo del barile. Questo film non è sotto il fondo del barile. Questo film non merita nemmeno di essere menzionato insieme ai barili.

Questa famosa recensione del compianto Roger Ebert - il decano dei critici cinematografici americani - riassume il giudizio complessivo della stampa specializzata su questo film, annoverato quasi unanimamente come uno dei peggiori di tutti i tempi.

Eppure, in occasione del ventennale della sua realizzazione, ci sentiamo di rivalutarlo e spezzare una lancia in favore del suo autore, il comico canadese Tom Green (alcuni lo ricorderanno in Road Trip).

E se si fosse trattato di un grosso equivoco?
Se in realtà avessimo di fronte un esempio incompreso di neo-surrealismo, degno di Buñuel o Godard?

Generalmente considerata una pellicola demenziale, Freddy Got Fingered è in realtà una black comedy non convenzionale, una provocazione dadista, una performance art concettuale che potrebbe piacere a gente come Marina Abramović.
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Certo, è disordinata e spesso di cattivo gusto.
Però alcune gag - quella del ristorante, quella dell'uomo "al contrario" e quella ricorrente del bambino che si fa accidentalmente male - fanno genuinamente ridere col loro nonsense.

Tra le sequenze più famose - anzi, famigerate - ricordiamo anche:
- quella di Tom Green che suona (male) una pianola in una stanza piena di salsicce appese al soffitto, legate alle sue dita tramite dello spago;
- quella, pittosto splatter, in cui sempre Green aiuta una donna a partorire, recide il cordone ombelicale coi denti e fa roteare il neonato sopra la propria testa prima di ridarlo amorevolmente alla madre.

Nel cast fanno macchia Drew Barrymore, ai tempi moglie del regista (pochi anni dopo l'avremmo vista - anzi, sentita - in Curioso come George), e il protagonsita stesso, cui andrebbe riconosciuto almeno il coraggio di "giocarsi" in prima persona (appare in quasi tutte le scene senza controfigura, comprese quelle sullo skateboard).

A proposito di questo bizzarro comedian barbuto, c'è un episodio su cui vale la pena soffermarsi.
Non molto dopo l'uscita nelle sale e il massacro da parte della critica, il film venne pluripremiato - si fa per dire - coi Lamponi d'Oro, detti anche Razzie (delle specie di Oscar al contario, assegnati alle pellicole più brutte dell'anno).

Tom - evento più unico che raro - si presentò alla cerimonia per ritirarli, salvo poi prendersi gioco dell'uditorio ("Non credo di meritare questo premio più di voi!") e lanciarsi in un interminabile assolo di armonica, prima di essere portato giù dal palco con la forza.

Un cineasta con così poco tatto e così tanta sfacciataggine potrebbe essere destinato a fare qualcosa di grande, un giorno.


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sabato 6 febbraio 2021

MA RAINEY'S BLACK BOTTOM, L'ULTIMO ATTO DI CHADWICK BOSEMAN

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA, 2020
93'
Regia: George C. Wolfe
Interpreti: Chadwick Boseman, Viola Davis, Glynn Turman, Colman Domingo, Michael Potts.


Chicago, anni Venti del XX Secolo.

Ma Rainey (Davis) è un'affermata cantante blues, matronale, capricciosa e testarda.

Arriva in ritardo alla registrazione del suo nuovo album e porta con sé una civettuola ragazzina e il balbuziente nipote, suoi protetti.

Nel frattempo nella sua band di supporto, composta da tre veterani professionali, placidi, accomodanti e dal giovane trombettista Levee (Boseman), talentuoso ma arrogante e ambizioso, le divergenze si fanno sempre più marcate e aspre tanto più si attende l'arrivo della diva.

Le differenze si trasformeranno presto in uno scontro generazionale e la tensione che si verrà a creare porterà ad esiti distruttivi.




Tratto dalla omonima pièce di August Wilson, vincitore di due Premi Pulitzer e considerato il più influente e apprezzato drammaturgo afro-americano, Ma Rainey's Black Bottom è uscito su Netflix alla fine del 2020, più o meno in contemporanea con One Night In Miami, trasmesso in anteprima su Amazon Prime Video.

I due, pur diversi nell'ambientazione storica, sono trasposizioni filmiche di opere teatrali di autori accclamati - e si vede in entrambi la matrice di provenienza, che li condiziona e limita - nei quali è centrale la situazione della gente di colore.

Ma se nel film di Regina King i quattro protagonisti (Malcolm X, Muhammad Ali, Sam Cooke, Jim Brown) sono uomini di successo che sgomitano per trovare il proprio posto nel mondo sfruttando i talenti a propria disposizione, in quello diretto da Wolfe Ma Rainey è costretta quasi suo malgrado a recitare la parte della diva bizzosa per non farsi mettere i piedi in testa dai produttori discografici bianchi, Levee prova ad emergere per riscattare un drammatico passato e i suoi anziani colleghi sono rassegnati ad una vita di compromessi e quieto vivere che ne mortifica però il talento.

Se il primo è intriso di malinconia, nostalgia e di rimpianto per un evento che non ha avuto forse il tempo di accadere, il secondo è invece carico di amarezza, disperazione ed è opprimente come lo scantinato nel quale i musicisti fanno le prove.

Inoltre, se da una parte brilla l'abilità registica di King, dall'altra a risaltare è l'accuratezza dell'ambientazione e dei costumi e le canzoni di Ma Rainey (sì, la "Madre del Blues" è esistita davvero).

Il vero punto di forza di entrambe le pellicole risiede tuttavia nella recitazione.

Se One Night In Miami si affida ad un quartetti di attori bravissimi ma non molto noti, Ma Rainey's Black Bottom può contare sulla presenza di tre buoni caratteristi (Turman, Domingo, Potts, cioè i tre attempati musicisti) e soprattutto di due divi del calibro di Viola Davis e Chadwick Boseman.

L'apprezzatissima vincitrice dell' Oscar nel 2017 (per Fences, adattamento cinematografico di un'altra opera di August Wilson) è coperta da un pesantissimo trucco e da vestiti larghi e sgraziati, ma sprizza carisma e magnetismo da ogni poro.

Fa male invece vedere Chadwick Boseman, alla sua ultima interpretazione.

Dimenticatevi i muscoli guizzanti del supereroe marveliano Black Panther: qui i segni della malattia che lo porterà a morte prematura nell'agosto 2020 si notano in un volto scavato e in un corpo magrissimo - uno schiaffo in pieno volto a chi pensa che gli attori hollywoodiani debbano sempre essere perfetti, sani e in forma.

Ecco allora che il dramma personale e vero dell'attore si fonde con il dramma del personaggio e gli dà una forza che travalica la finzione.

Se Ma Rainey's Black Bottom sarà ricordato ancora in futuro sarà solo per merito suo.




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martedì 2 febbraio 2021

I CLASSICI: RICOMINCIO DA CAPO, È IL GIORNO DELLA MARMOTTA!

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1993
101'
Regia: Harold Ramis
Con: Bill Murray, Andie MacDowell, Stephen Tobolowsky, Chris Elliott, Brian Doyle-Murray, Michael Shannon, Harold Ramis.


È il 2 di Febbraio.
Phil Connors (Murray), meteorologo televisivo arrogante ed egocentrico, viene inviato nella cittadina di Punxsutawney insieme alla bella collega Rita (MacDowell).

Qui i due, insieme all'operatore Larry (Elliott), devono fare un servizio sulla tradizionale Festa della Marmotta.
Peccato però che Phil rimanga intrappolato in un loop temporale.

Il giornalista si risveglia ogni mattina il 2 di Febbraio e rivive all'infinito la stessa giornata.
Si tratta di una punizione o di un dono? È l'occasione per godersela impunemente o per migliorare se stesso?



Se dovessimo nominare i classici degli anni 90, questo film sarebbe sicuramente nell'elenco.
Ultima collaborazione (o quasi: c'è stato ancora un videogioco nel 2009) tra i due ex Ghostbusters Murray e Ramis, è un'opera perfettamente bilanciata tra i toni umoristici e quelli "drammatici".

Infatti, benché mascherata da commedia, Ricomincio da Capo è una pellicola dai forti risvolti metafisici e filosofici.
Che cosa faremmo se fossimo costretti a rivivere continuamente lo stesso giorno?
Saremmo in grado di redimerci e diventare persone più buone?

Domande che, a chi non l'ha ancora visto, farebbero pensare a un mattonazzo moralista.
Invece il film fa ridere. Tantissimo.

Il merito è sopratutto di Bill Murray, comico dallo sguardo espressivo e asso dell'improvvisazione.
Eccetto l'inedito Where The Buffalo Roam e il dimenticato Il Filo del Rasoio, questo è il suo primo ruolo (semi)serio e proprio da qui l'attore costruirà la seconda parte della propria carriera (vedere ad esempio i suoi recenti lavori col regista Wes Anderson).



Un'altra grossa fetta di meriti va al compianto Harold Ramis, uno dei più sottovalutati cineasti di Hollywood.
Attore, sceneggiatore e regista noto sopratutto per il ruolo di Egon Spengler nel succitato Ghostbusters (di cui firmò anche il copione, in coppia col Blues Brother Dan Aykroyd), lo spilungone occhialuto ha realizzato qui il proprio capolavoro, ex aequo con il successivo Mi Sdoppio in 4.

In comune tra le due pellicole "ramisiane" c'è anche la presenza, magnetica e luminosa, della sempre adorabile Andie MacDowell.
Peccato che il doppiaggio italiano - per quanto ottimo - diluisca un po' la performance dell'attrice, che nella versione originale esibisce un marcatissimo accento del North Carolina, sua terra d'origine.

In parti di contorno vanno segnalati il cammeo di Michael Shannon (il futuro interprete di Take Shelter e The Shape of Water era qui all'esordio) e Stephen Tobolowsky nel ruolo della vita.

Quest'ultimo, che tra l'altro ha scritto da solo l'ultima scena in cui appare il suo personaggio, è stato elogiato da un vero agente assicurativo per come è riuscito a rappresentare la categoria in modo realistico!
Le sue scenette con Bill Murray sono alcuni dei momenti più spassosi del lungometraggio.



Nel caso ve lo stiate chiedendo, il Giorno della Marmotta è una ricorrenza che esiste davvero!
Si svolge ogni 2 Febbraio proprio a Punxsutawney, ridende cittadina della Pennsylvania (tuttavia il film è stato girato a Woodstock, Illinois).

Commedia brillante? Esercizio narrativo? Love story romantica? Ricomincio da Capo è più di ogni altra cosa una delle pellicole più riuscite e influenti degli ultimi 30 anni (recentemente ha ispirato lo slasher "leggero" Auguri per la tua Morte, ricordate?).

Da vedere o rivedere.
E chissà se quest'anno la marmotta Punxsutawney Phil riuscirà a vedere la propria ombra...


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