CINEMA A BOMBA!

lunedì 29 settembre 2025

I DOC: FORKS OVER KNIVES, UN FILM CHE PUÒ SALVARTI LA VITA

(Clicca sulla locandina per vedere il film intero). 

USA, 2011
96'
Regia: Lee Fulkerson


Ricordate Super-size Me?
In quel provocatorio film del 2004, il documentarista Morgan Spurlock filmava il rapido deterioramento della propria salute dopo essersi sottoposto ad una dieta basata esclusivamente sul junk food della McDonald's.

Dopo averlo visto, il collega Lee Fulkerson ha avuto un'idea: perchè non fare l'inverso?
Ecco allora un'opera in grado di mostrare come un'alimentazione sana possa migliorare - se non salvare - la propria vita.

Didattica benchè un po' didascalica, la pellicola snocciola dati, grafici, risultati di ricerche scientifiche ufficiali, alternandoli a interviste a medici, nutrizionisti e persone comuni che hanno contratto diabete e malattie cardiovascolari a causa di scorrette abitudini alimentari.

Lo scopo non è tanto criticare l'industria della carne, quanto di dimostrare gli effetti benefici di una dieta vegetale e sfatare alcuni miti.
Uno di questi è la falsa credenza per cui un'alimentazione plant-based non sia in grado di fornire sufficienti proteine, smentita dall'intervento di Mac Danzig, campione americano di arti marziali miste e vegano.

Forks Over Knives è diventato famoso per la pubblicità che gli ha fatto pubblicamente l'attrice Kristen Bell (Anna di Frozen) e, in termini cinematografici, rappresenta per la nutrizione ciò che Una Scomoda Verità di Al Gore è stato per l'ambiente.

Meno militante di altri documentari animalisti come Behind the Mask, eppure - o forse proprio per questo - più convincente, è un'opera da far vedere in scuole e università.

Perchè i film, a volte, possono cambiare la vita.
E, in alcuni casi, possono persino salvarla.


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domenica 21 settembre 2025

I CLASSICI: LE AVVENTURE DI JOE DIRT, ZOTICO È CHI LO ZOTICO FA

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2001
91'
Regia: Dennie Gordon
Interpreti: David Spade, Brittany Daniel, Dennis Miller, Rosanna Arquette, Christopher Walken, Jaime Pressly, Kevin Nealon, Kid Rock.


Inserviente in apparenza rozzo e sempliciotto, Joe (Spade) racconta in diretta la propria vita al DJ (Miller) della stazione radio in cui lavora.
Inizia così un lungo flashback che ripercorre la travagliata ricerca dei sui genitori e gli incontri, lungo la strada, che gli hanno cambiato la vita.


Membro del cosidetto "Clan Sandler" (gruppo di amici e colleghi che ruota intorno al comico di successo Adam Sandler e spesso e volentieri girano film con/per lui), David Spade è il George Clooney del gruppo, essendo noto più per la quantità di attrici/modelle frequentate che per la qualità del proprio umorismo.

Cresciuto come spalla dello strabordante Chris Farley al Saturday Night Live (celebre programma tv che lanciò gente come Chevy Chase, Bill Murray, John Belushi, Dan Aykroyd, Eddie Murphy...) e in lungometraggi come Tommy Boy, dopo la tragica morte del partner si è messo in proprio realizzando pellicole come quella che vi stiamo recensendo.

Joe Dirt sta a David come Dirty Work stava a Norm Macdonald: è scritta dal protagonista stesso ed è la sua opera più rappresentativa (almeno in ambito cinematografico); oltre ad essere stata un modesto successo commerciale, diventando di culto solo in seguito grazie al passaparola.

Una commedia grossolana e prevedibile, che mette alla berlina la comunità redneck (gli americani degli stati meridionali, considerati ignoranti e di scarso intelletto), benché non abbastanza da poter essere classificata come satira, e - nonostante l'umorismo scatologico e immaturo - riesce a mettere a segno qualche colpo.

Alcune battute sono diventate a posteriori dei tormentoni sui social (in lingua originale: l'adattamento italiano dei dialoghi è come minimo superficiale); inoltre i personaggi principali sono ritratti con sincero affetto: oltre a Spade in un ruolo che ricorda Forrest Gump, dal cast emergono Arquette (ce la ricordiamo in Pulp Fiction?) e un autoironico Walken (visto recentemente in Dune-Parte 2).

Consigliabile a spettatori di bocca buona, Le Avventure di Joe Dirt è una possibilità per conoscere un comedian poco noto nel Belpaese e per passare un'ora e mezza senza troppi pensieri.
C'è chiaramente di meglio, ma rispetto - ad esempio - ai cinepanettoni nostrani sembra quasi un film di Chaplin.


[PS: ammesso che le due pellicole condividano lo stesso universo, non potrebbe essere che l'alligatore con cui lotta il protagonista sia lo stesso di Un Tipo Imprevedibile?!?]

[PPS: David ha realizzato anni dopo un seguito, Joe Dirt 2-Sfigati si Nasce; forse un giorno vi recensiremo anche quello... o forse no, chissà.]


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giovedì 18 settembre 2025

I CLASSICI: DIRTY WORK, IL GENIO "VENDICATIVO" DI NORM MACDONALD

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 1998
82'
Regia: Bob Saget
Interpreti: Norm Macdonald, Artie Lange, Chevy Chase, Traylor Howard, Christopher McDonald, Jack Warden, Rebecca Romijn, John Goodman, Gary Coleman, Ken Norton, Chris Farley, Adam Sandler.


Uno spiantato (Macdonald) e il suo miglior amico (Large) devono trovare i soldi per poter far operare il padre del secondo (Warden), malato di cuore, da un chirurgo ludopatico (Chase).

I due mettono così in piedi un'agenzia di "lavori sporchi" dedita a vendicare clienti che hanno subito dei torti, ma finiscono per scontrarsi con un imprenditore senza scrupoli (McDonald)...


Della generazione di comici emersi negli anni 90 dalla trasmissione di culto Saturday Night Live, Adam Sandler era il "leader" (o almeno quello di maggior successo), Rob Schneider il "selvaggio", David Spade il "playboy", Chris Farley la "forza della natura".
Norm Macdonald, dal canto suo, era il "genio".

L'attore canadese - purtroppo scomparso prematuramente qualche anno fa - era famoso per l'umorismo asciutto e sarcastico, nè fisico (tipo Jim Carrey) nè verbale (à la Robin Williams), piuttosto basato sulla cadenza delle battute e i tempi dilatati.
Per molti è stato il degno erede di Andy Kaufman e Chevy Chase.

Proprio quest'ultimo - in grande spolvero! - compare in uno dei ruoli più spassosi della pellicola, passando idealmente il testimone al più giovane collega, a sua volta circondato da una pletora di amici e caratteristi ispirati.

Tra questi, fanno macchia il "cattivo" McDonald di Un Tipo Imprevedibile e la statuaria Romijn (Mystica dei primi X-Men).
Qua e là spuntano anche altri reduci del SNL: Farley - alla sua ultima apparizione prima della tragica morte per overdose - e Sandler in persona che fa il diavolo.

Sono infatti le performance degli attori - oltre ad una manciata di battute effettivamente divertenti - il punto forte di questa commedia politicamente scorretta, che nonostante un successo limitato al box office è diventata col tempo un vero cult.
Ragion per cui andrebbe vista in lingua originale per essere apprezzata al meglio, benché il doppiaggio sia dignitoso.

Tra i difetti va segnalata una regia a tratti non troppo vispa; per contro, ci sono almeno due gag ricorrenti memorabili: gli appunti vocali di Norm su un registratore portatile e Chevy progressivamente menomato dai creditori.

Dirty Work-Agenzia Lavori Sporchi è nel complesso il migliore e più significativo contributo cinematografico di Macdonald, che avrebbe poi continuato la carriera come stand-up comedian e soprattutto come brillante ospite/conduttore di talk show televisivi.

Un'occasione per (ri)scoprire e apprezzare uno dei comici più sottovalutati dell'era moderna.


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venerdì 12 settembre 2025

I CLASSICI: PADDINGTON IN PERÙ, UN ORSETTO ALLA RICERCA DI EL DORADO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2024
106'
Regia: Dougal Wilson
Interpreti: Hugh Bonneville, Emily Mortimer, Antonio Banderas, Hayley Atwell, Olivia Colman, Julie Walters, Jim Broadbent, Hugh Grant (non accreditato).
Voci originali: Ben Whishaw, Imelda Staunton.


L'orso parlante Paddington (Whishaw) viaggia da Londra al Perù con la sua famiglia adottiva, i Brown, solo per scoprire che l'amata zia Lucy (Staunton) è scomparsa.

L'anziana mammifera ha lasciato la sua casa di risposo per orsi (!) per addentrarsi nella giungla, forse alla ricerca del leggendario El Dorado.

A Paddington e compagnia non resta che salire a bordo di un battello guidato da un ambizioso capitano (Banderas) con la figlia e buttarsi a capofitto nell'avventura...


Come saprete, specie se avete letto la nostra doppia recensione dei due precedenti capitoli, l'orso Paddington è uno dei personaggi più popolari e amati d'Oltremanica, un'icona di britishness alla pari di Mary Poppins e Peter Rabbit (chi scrive è stato all'omonima stazione londinese e può confermarlo!).

Dopo il successo planetario dei primi due film, l'aspettativa per il terzo era alle stelle, ma ecco due colpi di scena: il regista Paul King lascia il posto ad un esordiente (ma sia lui sia l'ex co-sceneggiatore Simon Farnaby risultano qui autori del soggetto) e Emily Mortimer prende il posto di Sally Hawkins come Mrs. Brown.

I cambi non hanno tuttavia inficiato la qualità della pellicola, che risulta all'altezza delle precedenti e benificia dell'ambientazione esotica, con numerosi riferimenti cinematografici nascosti per la gioia dei cinefili adulti: da Fitzcarraldo di Werner Herzog (il regista tedesco da pochi giorni premiato a Venezia) a Tutti Insieme Appassionatamente (la canzone della suora all'inizio).

Tra le scene più divertenti che non coinvolgono direttamente l'orsetto protagonista, ce n'è una che vede Mr. Brown (il sempre adeguato Bonneville) alle prese con una tarantola e un'altra in cui il capitano del battello è tormentato dai fantasmi dei propri antenati (tutti interpretati dallo stesso Banderas).

Nell'immancabile sequenza post-credits fa capolino anche uno dei personaggi principali del secondo film, e si tratta di un altro momento di grande spasso.
Non è l'unico cammeo degno di nota: per chi non la riconoscesse, il capo di Mr. Brown è Hayley Atwell, alias Peggy di Capitan America.

Similmente a quella del "collega" oltreoceanico Sonic, la trilogia di Paddington è una bella occasione di svago per famiglie, di alto livello e i cui seguiti - cosa rara - risultano all'altezza dell'originale.

Ci sarà spazio per un quarto film? Probabile, ma nel frattempo godiamoci questi 3 (e il cortometraggio con... la Regina d'Inghilterra!).
Alla prossima avventura, orsetto.


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martedì 9 settembre 2025

VENEZIA 2025. MA IL CORAGGIO DOV'È?

(Dall'alto: Jim Jarmusch con la Palma d'Oro; la regista Kawthar ibn Haniyya mentre mostra la foto della piccola Hind Rajab; Werner Herzog premiato alla carriera dal collega Francis Ford Coppola)


Alla fine, il Leone d'Oro della 82a Mostra del Cinema di Venezia è andato a Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch (qui trovate l'elenco completo dei vincitori).

L'autore di Daunbailò, Mystery Train e The Limits of Control ha realizzato una dramedy in 3 atti girata tra New Jersey, Dublino e Parigi, che ha conquistato la Giuria capitanata dal collega Alexander Payne (quello di The Descendants, Golden Globe nel 2012).

Un cineasta americano indie che premia un cineasta americano indie... non sembra proprio essere una coincidenza, considerando che anche il Leone d'Argento per la miglior regia è stato assegnato ad un cineasta americano indie (Benny Sadfie per The Smashing Machine).

A farne sostanzialmente le spese è stata la pellicola favorita alla vigilia: Ṣawt al-Hind Rajab (letteralmente: "la voce di Hind Rajab") della regista tunisina Kawthar ibn Haniyya, che documenta l'omicidio di una bambina palestinese di 5 anni da parte dell'esercito israeliano nei primi mesi dell'invasione della Striscia di Gaza.

Un'opera forte, che si avvale della registrazione originale della bimba quando - intrappolata in auto con la cugina - chiamò gli operatori della Croce Rossa, che non poterono però far nulla per impedire l'uccisione della piccola e della sua intera famiglia (papà, mamma e tre fratelli).
Al film è andato il Gran Premio della Giuria: un po' poco.

Possono invece ritenersi soddisfatti i padroni di casa: l'Italia ha ottenuto ben 2 riconoscimenti, la Coppa Volpi al solito Toni Servillo (con La Grazia, del solito Paolo Sorrentino) e il Premio speciale della Giuria per Sotto le Nuvole di Gianfranco Rosi (documentarista che aveva già vinto il Leone d'Oro nel 2013, come ricorderete).

Tornano in patria con le pive nel sacco tanto Jay Kelly (con l'inedito duetto tra George Clooney e Adam Sandler) quanto Il Mago del Cremlino di Olivier Assayas (con un sulfureo Jude Law in versione Vladimir Putin), ma soprattutto due pellicole che avevano raccolto i favori della critica.

Guillermo del Toro col suo Frankenstein e l'acclamatissima Kathryn Bigelow con l'apocalittico A House of Dynamite sono i grandi delusi della kermesse, ma chissà che non si prendano una rivincita ai prossimi Oscar.

In definitiva, questa edizione della Mostra verrà ricordata per le scelte non esattamente felici della Giuria e per le polemiche da esse scaturite, con i contestatori che ora accusano Payne e compagnia - tra i giurati anche l'italiana Maura Delpero - di non aver avuto il fegato di condannare Israele.

Qualcuno dirà che non vanno messe insieme arte e politica; d'accordo, ma arte e coraggio sì.
E quest'ultimo davvero non si è visto.


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domenica 7 settembre 2025

VENEZIA 2025. I VINCITORI

Un serissimo Jim Jarmush col Leone d'Oro. 


Jim Jarmusch con Father Mother Sister Brother ha vinto l'edizione numero 82 della Mostra del Cinema di Venezia.

La Giuria, presieduta del regista americano indie Alexander Payne (Paradiso Amaro), ha dunque premiato un altro regista americano indie.

Regista americano indie - coincidenza? - anche Benny Safdie (Diamanti Grezzi), premiato per il biopic sportivo The Smashing Machine.

L'Italia può festeggiare con la Coppa Volpi a Toni Servillo e il premio speciale della Giuria a Gianfranco Rosi.

Prossimamente arriverà il nostro consueto post di commento, nel frattempo leggete qui sotto l'elenco dei vincitori principali!


Leone d'oro al miglior film: Father Mother Sister Brother, regia di Jim Jarmusch
Leone d'argento (miglior regia): Benny Safdie per The Smashing Machine
Leone d'argento (Gran premio della Giuria): Ṣawt al-Hind Rajab, regia di Kawthar ibn Haniyya
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: Xin Zhilei per Rì guà zhōngtiān
Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Toni Servillo per La Grazia
Leone d'argento per la migliore sceneggiatura: Valérie Donzelli e Gilles Marchand per À pied d'œuvre
Premio speciale della Giuria: Sotto le Nuvole, regia di Gianfranco Rosi
Premio Marcello Mastroianni: Luna Wedler per Stille Freundin


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