CINEMA A BOMBA!

lunedì 29 gennaio 2024

LYDIA TAR VS. LEONARD BERNSTEIN: DIRETTORI D'ORCHESTRA A CONFRONTO


A sinistra, Cate Blanchett in Tár; a destra, Bradley Cooper è Leonard Bernstein in Maestro



TAR



USA/Germania, 2022
158'
Regia: Todd Field
Interpreti: Cate Blanchett, Nina Hoss, Noémie Merlant, Mark Strong, Julian Glover, Sophie Kauer, Adam Gropnik.


MAESTRO



USA, 2023
129'
Regia: Bradley Cooper
Interpreti: Bradley Cooper, Carey Mulligan, Maya Hawke, Matt Bomer, Sarah Silverman, Michael Urie, Vinccenzo Amato.


Nella stagione dei premi cinematografici iniziata con i Golden Globe e fresca di nomination agli Oscar (a breve in nostro consueto Speciale), uno dei titoli di punta è sicuramente Maestro.

Presentata in anteprima alla Mostra di Venezia 2023, la biografia per il grande schermo di quello che è considerato uno dei direttori d'orchestra e uno dei compositori statunitensi più celebri e celebrati di tutti i tempi, Leonard Bernstein (suo è lo stranoto musical West Side Story), è l'opera seconda di Bradley Cooper (dopo l'acclamato A Star Is Born).

Curiosamente, un altro attore-regista, il molto meno noto Todd Field, sempre al Lido ma un anno prima aveva portato il suo ritratto di un direttore d'orchestra, una donna: Tár, dal nome della sua protagonista, Lydia Tár.

Mentre il divo di Una Notte da Leoni e American Sniper ha preferito impersonificare direttamente il personaggio principale, Field si è invece affidato ad una delle migliori attrici viventi, Cate Blanchett, che infatti per questo ruolo ha conquistato la Coppa Volpi (è stata tuttavia scippata di un Oscar strameritato a causa della solita stucchevole spartizione dei premi politicamente corretta hollywoodiana).

Lydia Tár e Leonard Bernstein. Entrambi omosessuali (ma lui con moglie e figli, lei con compagna e figlia); entrambi popolari e talentuosi; entrambi capaci, volenti o nolenti, di distruggere le vite delle persone che stanno loro accanto.

E ancora: uno uomo e l'altra donna; uno esuberante, passionale e pieno di vita, l'altra fredda, manipolatrice e cinica; uno realmente esistito e l'altra, allieva dello stesso Bernstein, no.

Tár e Maestro sembrano due film simili e allo stesso tempo speculari.

In entrambi il punto di forza sono le interpretazioni: mimetica, con tanto di naso posticcio, e immersiva quella di Cooper (che sembra abbia impiegato sei anni di studio per una scena di sei minuti, quella in cui il personaggio dirige la sua opera Mass), che però divide la scena con una Carey Mulligan eccellente nella parte di una moglie tradita con altri uomini, dolente e dignitosa; maestosa e terribile quella di Blanchett, che giganteggia su tutti per piglio, carisma e fascino.

Nel destino dei protagonisti le due pellicole divergono: se per Bernstein il trattamento è stato piuttosto indulgente - il film è piaciuto ai figli: ottimo; ma questo è anche un indizio che la sua storia è stata edulcorata, come insegna Bohemian Rhapsody - per Tár l'epilogo è amaro e beffardo.

Esse in comune hanno anche difetti. Uno è che in entrambe, ad un certo punto, la narrazione gira un po' a vuoto e alla fine si sfilaccia; un altro è paradossale: esse sono entrambe incentrate su due direttori d'orchestra, ma la musica ricopre un posto piuttosto secondario rispetto alle vicende personali.

Per renderle giustizia consigliamo di riprendere successivamente, approfondire, riscoprire (o scoprire) e riascoltare da una parte le grandi opere dirette o composte da Bernstein, dall'altra quelle di Gustav Mahler, cavallo di battaglia della virago con la bacchetta.

Vale la pena, tutto sommato, vedere sia Tár che Maestro, possibilmente uno di seguito all'altro.

Quindi, in estrema sintesi. Leonard Bernstein: presente! Lydia Tár: c'è! Niente Mahler!


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mercoledì 24 gennaio 2024

REBEL MOON: FIGLIA DEL FUOCO, LE GUERRE STELLARI DI ZACK SNYDER


(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA, 2023
135'
Regia: Zack Snyder
Interpreti: Sofia Boutella, Michiel Huisman, Charlie Hunnam, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Jena Malone, Ray Fisher, Cleopatra Coleman, Staz Nair, Doona Bae, Fra Fee, Anthony Hopkins (voce in originale).


L'arrivo delle astronavi provenienti dal bellicoso e aggressivo Mondo Madre è sempre una disgrazia: i suoi occupanti, ovunque sbarchino, razziano tutto, saccheggiano e si dedicano ad ogni sorta di nefandezze.

Ne sanno qualcosa i pacifici abitanti di un tranquillo villaggio rurale sul pianeta Veldt, che hanno la sfortuna, un giorno, di veder arrivare in forze i predoni.

Una ragazza tormentata e dal passato fosco (Boutella) però non ci sta a vedere e subire le angherie perpetrate dagli invasori e prima si ribellerà da sola e poi andrà alla ricerca di altri che come lei non accettano di farsi sottomettere.

La scintilla che ha acceso divamperà in un incendio?


Nato come capitolo dell'universo Star Wars e poi diventato un progetto a sé stante dopo l'acquisizione del franchise da parte della Disney, Rebel Moon:Figlia del Fuoco è la prima parte di un dittico e forse di una trilogia.

La matrice si vede, sì, come i palesi rimandi ad altre celebri saghe (Il Signore degli Anelli, Warhammer...), in un miscuglio che sa di déjà vu: non aspettatevi nulla di originale né nella storia, né nella trama, né nelle ambientazioni, né nella caratterizzazione dei personaggi, né nella costruzione dei mondi, né nei pure buoni effetti speciali generati dalla computer grafica.

In condizioni normali un prodotto di puro intrattenimento come questo non genererebbe attesa spasmodica né discussioni accese e passerebbe quasi inosservato.

Se non fosse che il regista di questo film è uno dei più divisivi di Hollywood: Zack Snyder.

Osannato in una sorta di culto dai suoi fan più accaniti (si veda il clamoroso caso Justice League), che in lui vedono un regista visionario, maniacale nella cura di ogni singola inquadratura, esaltante nel suo èpos e nella sua epica (un film su tutti rappresenta questa idea: 300, ovviamente. Ma non dimentichiamo certo Man of Steel), solenne, maestoso.

Vituperato dai suoi altrettanto accaniti detrattori, che lo considerano eccessivo, kitsch, estetizzante, eccessivamente pomposo e quindi involontariamente ridicolo (uno dei film più bersagliati è, da questo punto di vista, Batman v Superman).

Fedele alle sue scene al ralenti, ai suoi corpi scolpiti, al suo immaginario, come c'era da aspettarsi anche questa volta Snyder ha diviso il pubblico.

Noi abbiamo approcciato il film senza pregiudizi e lo abbiamo trovato tutto sommato gradevole e sufficientemente accattivante da aver voglia di vedere come andrà a finire.

Ma ci siamo anche chiesti: quale sarebbe stato il destino di Rebel Moon se si fosse svolto nella "galassia lontana lontana" di George Lucas al posto della tanto esecrata trilogia sequel?

Le Guerre Stellari di Zack Snyder avrebbero visto scontrarsi i sostenitori del regista con i puristi di Star Wars in una battaglia senza quartiere a colpi di spade laser?

Dopo queste domande, tranquilli: non ci abbiamo perso il sonno.


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mercoledì 17 gennaio 2024

I CORTI: THE LAST REQUEST, IL RUGGITO DEL CONIGLIO

(Clicca sulla locandina per vedere il corto). 

USA/Giappone, 2014
8'
Regia: Roel Robles


Giappone feudale. Mentre fuori diluvia, in una taverna sperduta in mezzo alla campagna un coniglio samurai mangia in silenzio.
Dall'altra parte del locale un rinoceronte cacciatore di taglie fa la stessa cosa.

Mentre un flashback rivela che il primo è in missione per consegnare un importante documento, arriva nella locanda un gruppo di spietati gatti ninja che vorrebbe impossessarsi proprio di quel pezzo di carta...


Ideato dall'artista nippo-hawaiano Stan Sakai, Usagi è il protagonista di una serie a fumetti di culto - Usagi Yojimbo (ossia "coniglio guardia del corpo", un omaggio al leggendario cineasta giapponese Akira Kurosawa) - praticamente imparentata con le Tartarughe Ninja.
Coi personaggi creati da Peter Laird e Kevin Eastman - dei quali Sakai è grande amico - ha in comune l'anno di nascita (1984) e l'intuizione di animali antropomorfi esperti nell'uso delle antiche armi giapponesi.

I due franchise si sono incrociati spesso in questi decenni, sia in forma cartacea grazie a diversi albi crossover sia attraverso il mezzo televisivo (il coniglietto è comparso numerose volte nelle prime 3 serie animate dei Turtles: vedi ad esempio The Christmas Aliens).
Uno spin-off solista - in programma per molto tempo - si è concretizzato poi nel 2022 su Netflix col titolo Samurai Rabbit - The Usagi Chronicles.

Quello che vi proponiamo oggi è invece un cortometraggio che mette insieme animazione in stop motion stile Wallace & Gromit e disegni estrapolati proprio dalle tavole di Stan.
Un fan film che ricorda altri prodotti simili come Uncharted e The Last Ronin (ma il primo era un live action, il secondo un CGI).

Nonostante i mezzi artigianali, la tecnica mista è funzionale e il risultato piuttosto efficace, in particolare nella scena del combattimento.
Da non perdere la breve parentesi dopo i titoli che rivela come questo passion project sia stato realizzato in occasione del trentennale della nascita del personaggio.

E adesso che di anni ne sono passati altri 10, a quando un lungometraggio cinematografico?
Magari coi suoi coetanei "ninjanfibi" come guest stars...


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venerdì 12 gennaio 2024

I CLASSICI: THE BANSHEES OF INISHERIN-GLI SPIRITI DELL'ISOLA, TE L'AVEVO DITO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 



USA/Regno Unito/Irlanda, 2022
114'
Regia: Martin McDonagh
Interpreti: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Kerry Condon, Barry Keoghan.


1923. Nell'isola irlandese di Inisherin - il nome è inventato; gli scorci sono quelli di Achill Island (al largo della Contea di Mayo) e Inis Mór (la principale delle Isole Aran, nella baia di Galway) - l'ingenuo e candido Pádraic (Farrell) ha due soli affetti stabili: l'amata sorella Siobhán (Condon), che però vorrebbe fuggire dall'opprimente e deprimente villaggio dove vive e dove non succede mai nulla, e l'inseparabile amico Colm (Gleeson).

Questo, da un giorno all'altro e senza un apparente motivo, decide di troncare definitivamente con il sodale, che rimane molto sorpreso e che cerca di riconquistarne l'amicizia.

Ma Colm sarà irremovibile e minaccerà di tagliarsi un dito ogni qual volta Pádraic proverà a farlo desistere dai suoi drastici propositi.

La situazione ben presto degenererà e sconvolgerà il tran tran del tranquillo paesello, rimasto immune dalla violenza della Guerra Civile che sta nel frattempo sconvolgendo il resto dell'Irlanda.


The Banshees of Inisherin è stato uno dei titoli di punta della Mostra del Cinema di Venezia 2022, ha trionfato ai Golden Globe 2023, mentre agli Oscar è tornato a casa a mani vuote pur avendo ottenuto ben 9 nomination ( film, regia, Colin Farrell attore protagonista, Brendan Gleeson e Barry Keoghan attori non protagonista, Kerry Condon attrice non protagonista, colonna sonora, sceneggiatura originale e montaggio).

Un vero peccato per uno dei film migliori dell'anno appena trascorso, ma che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il suo regista, il drammaturgo convertito alla macchina da presa Martin McDonagh, è una delle menti più brillanti e originali dell'attuale panorama cinematografico mondiale.

Della sua vena caustica, dissacrante, sferzante, grottesca avevamo già avuto prova con il corto Six Shooter e successivamente con i lungometraggi In Bruges e 7 Psicopatici.

Il superbo Tre Manifesti a Ebbing, Missouri era stato un punto di svolta, sia per l'approfondimento tematico sia per il disegno dei personaggi, risultando spiazzante, ricco di spunti di riflessione e di inaspettata profondità.

The Banshees of Inisherin non si discosta dai precedenti lavori del suo autore, ma li arricchisce ulteriormente: prendendo spunto da un fatto apparentemente banale (la fine improvvisa di un'amicizia), McDonagh ci parla di ineluttabilità, di lotte fratricide senza senso (la guerra non è forse questo?), di tempo che passa, del ruolo di ognuno di noi nel mondo, di cinismo che vince sulla gentilezza, di solitudine, di lontananza e di allontanamento dalla propria terra, di vendetta e violenza; ma anche di compassione, di fraternità, di quel bisogno che abbiamo di restare umani nonostante tutto.

Il dipanarsi della trama è assurdo ed esagerato solo se non si considera tutto questo e il fatto che la vicenda si svolge in Irlanda.

Insieme agli straordinari interpreti (i due attori principali, in particolare; ma anche l'apporto di Condon e Keoghan è piuttosto significativo), è infatti l'Isola di Smeraldo la vera protagonista della storia, con i suoi paesaggi brulli, sferzati dal vento e dal mare, con i suoi miti e le sue leggende (se ve lo chiedete le banshees del titolo, cioè gli spiriti femminili del folklore irlandese messaggeri di sventure e morte, compaiono. Forse ce n'è solo una; o forse no), con i suoi spazi e i suoi cieli, con la sua popolazione indurita dalle difficoltà della vita e da una terra ingenerosa.

McDonagh è ritornato alle proprie origini e non poteva trovare terreno più adatto per la sua lucida e disincantata visione del mondo - un mondo duro e spietato, dove però sopravvive ancora la speranza che le cose possano cambiare.

In meglio.


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lunedì 8 gennaio 2024

GOLDEN GLOBE 2024. ALLA FINE VINCE BARBENHEIMER



Eh già: dopo aver dominato il botteghino questa estate, il fenomeno Barbenheimer non accenna ad affievolirsi e si ripete al primo appuntamento cinematografico utile.

Per chi si fosse perso qualche passaggio, ricordiamo che a fine luglio era stata programmata l'uscita di due dei blockbuster più attesi dell'anno, Oppenheimer e Barbie.

Perché dover scegliere tra uno dei due, quando c'era la possibilità di vederli entrambi?

E così le due pellicole, prodotte da due studios diversi e concorrenti, hanno beneficiato entrambe di questo traino inaspettato, dando vita al termine, nato dalla fusione dei due titoli, che ha furoreggiato sui social network per mesi e che è tornato in auge proprio in occasione dei Golden Globe 2024.

Infatti, mentre il trionfatore della serata è risultato essere il biopic di Christopher Nolan - suo il maggior numero di riconoscimenti e quelli più prestigiosi: film drammatico, regia, attore in un film drammatico (Cillian Murphy: finalmente!), attore non protagonista in un film drammatico (Robert Downey Jr.: strameritato), colonna sonora - l'opera di Greta Gerwig ispirata alla celebre bambola è destinata a passare alla storia in quanto prima vincitrice di un globo d'oro dedicato al miglior film pensato per il botteghino.

Poi, certo, probabilmente la regista si aspettava più premi (oltre a quello appena citato, anche uno per la migliore canzone, per Billie Eilish), ma le vittorie del più controverso Poor Things di Yorgos Lanthimos (miglior commedia), già Leone d'Oro a Venezia 2023, e soprattutto del francese Anatomia di una caduta (migliore sceneggiatura), Palma d'Oro a Cannes 2023 e ora anche premio come miglior film internazionale (battuto l'italiano Io Capitano di Matteo Garrone) sono state la vera sorpresa della cerimonia.

Greta Gerwig e Margot Robbie non disperino, però: agli Oscar il discorso sarà diverso.

Forse si aspettava di più anche Martin Scorsese, ma il suo comunque magnifico Killers of the Flower Moon ha visto premiare la sua protagonista come migliore attrice in un film drammatico: ora Lily Gladstone, in vista della Notte delle Stelle, potrà sperare in un risultato prestigioso.

Gloria anche per l'indipendente The Holdovers di Alexander Payne: statuette per Paul Giamatti (caratterista di talento) e per la misconosciuta Da'Vine Joy Randolph.

Uno sconfitto eccellente è Spider-Man: Across the Spider-Verse, rimasto a bocca asciutta: puntava al titolo di miglior film di animazione, che invece è andato a Il ragazzo e l'airone del maestro giapponese Hayao Miyazaki.

Dai Golden Globe generalmente escono fuori verdetti che non sempre sono confermati in occasione degli Oscar, ma chissà: non è detto che l'onda lunga del fenomeno Barbenheimer si fermi qui.


Miglior film drammatico

Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute), regia di Justine Triet
Killers of the Flower Moon, regia di Martin Scorsese
Maestro, regia di Bradley Cooper
Oppenheimer, regia di Christopher Nolan
Past Lives, regia di Celine Song
La zona d'interesse (The Zone of Interest), regia di Jonathan Glazer


Miglior film commedia o musicale

Air - La storia del grande salto (Air), regia di Ben Affleck
American Fiction, regia di Cord Jefferson
Barbie, regia di Greta Gerwig
The Holdovers - Lezioni di vita (The Holdovers), regia di Alexander Payne
May December, regia di Todd Haynes
Povere creature! (Poor Things), regia di Yorgos Lanthimos


Miglior regista

Bradley Cooper – Maestro
Greta Gerwig – Barbie
Yorgos Lanthimos – Povere creature! (Poor Things)
Christopher Nolan Oppenheimer
Martin Scorsese – Killers of the Flower Moon
Celine Song – Past Lives


Migliore attore in un film drammatico

Bradley Cooper – Maestro
Leonardo DiCaprio – Killers of the Flower Moon
Colman Domingo – Rustin
Barry Keoghan – Saltburn
Cillian Murphy Oppenheimer
Andrew Scott – Estranei (All of Us Strangers)


Migliore attrice in un film drammatico

Annette Bening – Nyad - Oltre l'oceano (Nyad)
Lily Gladstone Killers of the Flower Moon
Sandra Hüller – Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute)
Greta Lee – Past Lives
Carey Mulligan – Maestro
Cailee Spaeny – Priscilla


Migliore attore in un film commedia o musicale

Nicolas Cage – Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo? (Dream Scenario)
Timothée Chalamet – Wonka
Matt Damon – Air - La storia del grande salto (Air)
Paul Giamatti – The Holdovers - Lezioni di vita (The Holdovers)
Joaquin Phoenix – Beau ha paura (Beau Is Afraid)
Jeffrey Wright – American Fiction


Migliore attrice in un film commedia o musicale

Fantasia Barrino – Il colore viola (The Color Purple)
Jennifer Lawrence – Fidanzata in affitto (No Hard Feelings)
Natalie Portman – May December
Alma Pöysti – Foglie al vento
Margot Robbie – Barbie
Emma Stone – Povere creature! (Poor Things)


Migliore attore non protagonista

Willem Dafoe – Povere creature! (Poor Things)
Robert De Niro – Killers of the Flower Moon
Robert Downey Jr. Oppenheimer
Ryan Gosling – Barbie
Charles Melton – May December
Mark Ruffalo – Povere creature! (Poor Things)


Migliore attrice non protagonista

Emily Blunt – Oppenheimer
Danielle Brooks – Il colore viola (The Color Purple)
Jodie Foster – Nyad - Oltre l'oceano (Nyad)
Julianne Moore – May December
Rosamund Pike – Saltburn
Da'Vine Joy Randolph – The Holdovers - Lezioni di vita (The Holdovers)


Miglior film in lingua straniera

Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute), regia di Justine Triet (Francia)
Foglie al vento (Kuolleet lehdet), regia di Aki Kaurismäki (Finlandia)
Io capitano, regia di Matteo Garrone (Italia)
Past Lives, regia di Celine Song (Stati Uniti)
La società della neve (La sociedad de la nieve), regia di Juan Antonio Bayona (Spagna)
La zona d'interesse (The Zone of Interest), regia di Jonathan Glazer (Regno Unito/Polonia/Stati Uniti)


Miglior film d'animazione

Il ragazzo e l'airone (君たちはどう生きるか), regia di Hayao Miyazaki
Elemental, regia di Peter Sohn
Spider-Man: Across the Spider-Verse, regia di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson
Super Mario Bros. - Il film (The Super Mario Bros. Movie), regia di Aaron Horvath e Michael Jelenic
Suzume, regia di Makoto Shinkai
Wish, regia di Chris Buck e Fawn Veerasunthorn


Migliore sceneggiatura

Greta Gerwig e Noah Baumbach – Barbie
Tony McNamara – Povere creature! (Poor Things)
Christopher Nolan – Oppenheimer
Eric Roth e Martin Scorsese – The MasterKillers of the Flower Moon
Celine Song – Past Lives
Justine Triet e Arthur Harari – Anatomia di una caduta (Anatomie d'une chute)


Migliore colonna sonora originale

Jerskin Fendrix – Povere creature! (Poor Things)
Ludwig Göransson Oppenheimer
Joe Hisaishi – Il ragazzo e l'airone (君たちはどう生きるか)
Mica Levi – La zona d'interesse (The Zone of Interest)
Daniel Pemberton – Spider-Man: Across the Spider-Verse
Robbie Robertson – Killers of the Flower Moon


Migliore canzone originale

Addicted to Romance (Bruce Springsteen) – She Came to Me
Dance the Night (Mark Ronson, Andrew Wyatt, Dua Lipa e Caroline Ailin) – Barbie
I'm Just Ken (Mark Ronson e Andrew Wyatt) – Barbie
Peaches (Jack Black, Aaron Horvath, Michael Jelenic, Eric Osmond e John Spiker) – Super Mario Bros. - Il film (The Super Mario Bros. Movie)
Road to Freedom (Lenny Kravitz) – Rustin
What Was I Made For? (Billie Eilish O'Connell e Finneas O'Connell) – Barbie


Miglior incasso al botteghino

Barbie, regia di Greta Gerwig
Guardiani della Galassia Vol. 3 (Guardians of the Galaxy Vol. 3), regia di James Gunn
John Wick 4 (John Wick: Chapter 4), regia di Chad Stahelski
Mission: Impossible - Dead Reckoning - Parte uno (Mission: Impossible - Dead Reckoning - Part One), regia di Christopher McQuarrie
Oppenheimer, regia di Christopher Nolan
Spider-Man: Across the Spider-Verse, regia di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson
Super Mario Bros. - Il film (The Super Mario Bros. Movie), regia di Aaron Horvath e Michael Jelenic
Taylor Swift: The Eras Tour, regia di Sam Wrench


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giovedì 4 gennaio 2024

SPIDER-MAN: ACROSS THE SPIDER-VERSE, IL RAGNETTO SALVA ANCORA IL (CINE)UNIVERSO

(Clicca sulla locandina per vedere il trailer). 

USA, 2023
140'
Regia: Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson
Voci originali: Hailee Steinfeld, Shameik Moore, Oscar Isaac, Jake Johnson, Jason Schwartzman, Shea Whigham, Daniel Kaluuya, Mahershala Ali, Elizabeth Perkins, J.K. Simmons, Donald Glover (live action).


Sono passati 16 mesi dagli eventi del primo film.
Gwen (Steinfeld) entra a far parte della Spider-Society, un'alleanza di uomini-ragno provenienti da ogni angolo del Multiverso e guidata dal cupo Spider-Man 2099 (Isaac).

Torna in contatto anche con Miles (Moore) per fermare il supercattivo Macchia (Schwartzman), che intende sfruttare a proprio vantaggio le anomalie spazio-temporali che stanno danneggiando lo Spider-verso...


È difficile riassumere più di così la trama di questa lunga pellicola senza incappare in qualche spoiler!
La storia è davvero infarcita di colpi di scena, riferimenti e omaggi non solo al precedente Spider-Man: Un Nuovo Universo (diverse sottotrame che erano rimaste in sospeso vengono sviluppate o risolte), ma anche ai film in live action e più in generale a tutto l'universo "ragnesco".

Ma non si tratta di mero fan service: oltre ad una struttura narrativa a prova di bomba, Across the Spider-Verse gode anche di un'animazione stupefacente, che espande e migliora quella del primo lungometraggio (già "copiata" da altri: vedi Tartarughe Ninja - Caos Mutante).
Ogni spidey-universo è rappresentato con una tecnica diversa, eppure il risultato complessivo è sorprendentemente omogeneo.

Tra le altre cose, c'è spazio persino per uno Spider-Man LEGO e per un paio di parentesi con attori in carne ed ossa (non vi diciamo chi, ma ricompaiono personaggi già visti in Venom e in Spider-Man: Homecoming).

Nel cast vocale fanno invece il proprio ingresso Schwartzman (attore caro a Wes Anderson), Kaluuya (premio Oscar nel 2021) e soprattutto Simmons che riprende il ruolo di J.J. Jameson dalla trilogia di Sam Raimi e dagli ultimi capitoli del Marvel Cinematic Universe.

Forse meno divertente, ma probabilmente più emozionante, Across the Spider-Verse è un seguito all'altezza se non addirittura migliore di Into the Spider-Verse.
Di più: è in assoluto uno dei migliori film di Spider-Man e uno dei migliori lavori targati Marvel.

Un'ottima notizia per la Casa delle Idee, che dopo l'acme di Avengers: Endgame è entrata in una spirale involutiva da cui non si è (ancora) ripresa.
La sua ultima pellicola veramente bella risale a oltre 2 anni fa, ed è Spider-Man: No Way Home.

Una coincidenza? Non crediamo proprio.
Tocca ancora una volta al ragnetto salvare il proprio (cine)universo.


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